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Fallen Fucking Angels (tutta la band)

Di Stefano Ricetti - 25 Settembre 2012 - 12:00
Fallen Fucking Angels (tutta la band)

Italian Restaurant è l’ultima fatica discografica dei toscani Fallen Fucking Angels, combo attivo da tre lustri e che non ha la minima intenzione di mollare di anche solo un centimetro. La parola a Filippo “Butch” Belli, Stefano “SG” Giusti, Leonardo Tomei e Alberto Moriani.

Buona lettura.

Steven Rich

 

Fallen Fucking Angels, decisamente un bel nome per una band HM. Com’è nato?

(Butch): Quando abbiamo iniziato avevamo 14 anni e decidemmo che il primo nome dei Megadeth ovvero Fallen Angel era allettante. Successivamente, visto che esistevano tante bands con quel nome, proposi di mettere il celeberrimo insulto inglese in mezzo al monicker e gli altri accettarono. Attualmente devo dire che per motivi di lunghezza preferisco semplicemente F.F.A.

Cosa rappresenta il vostro simbolo?

(Butch): E’ un disegno che fece la mamma di Lorenzo, uno dei chitarristi fondatori della band. Risale ai tempi dei Fallen Angel ed è un serpente con un ala da angelo e una da diavolo.

Da sempre dichiarate che gli Exciter rappresentino la maggior fonte di ispirazione della band. Qual è secondo voi il loro – o i loro – dischi migliori?

(Butch): “Kill After Kill” è il disco che preferisco. Sottovalutato, uscito nel periodo sbagliato ma con una manciata di killer tracks infallibili. Segue “Blood Of Tyrants”, veramente bello, (infatti non capisco l’ostracismo verso i “nuovi Exciter”) e ultimo ma non per importanza “Heavy Metal Maniac” naturalmente.

(Stefano “SG”): Io vado sul classico e rimango fedele alla doppietta iniziale “Heavy Metal Maniac” / “Violence And Force” e aggiungendoci anch’io “Blood Of The Tyrants” del periodo con Jacques Belanger alla voce.

(Alberto): In realtà non sono un grandissimo fan degli Exciter, tuttavia, periodicamente mi tengo informato su tutte le cose che escono, anche a livello più underground

(Leo): Mi accodo a quanto detto da Stefano…

Un vostro commento riguardo i full length in carriera:

Fat Totalitarian Metal (2005) – (Butch): Uscito con vari problemi di formazione, è un disco molto classico per i nostri standard. Registrato in due sessioni diverse, si tratta quasi di una raccolta di canzoni che suonavamo da anni ed altre più nuove. “Extralarge”, “A Lethal Injection Of Metal” e “Asskickers” sono le mie preferite.

Everything Concernin’ Pork (2008) – (Butch): Ha indubbiamente qualche pecca ma quando uscì servì come conferma soprattutto per noi. Nonostante questo trovo che pezzi come “Downhill” o “Under Martial Law” siano molto validi. Anch’esso fu registrato in due sessioni diverse, sempre per problemi di budget.

(Stefano): La registrazione di alcuni pezzi è veramente pessima però rimane il punto di ripartenza della band dopo un periodo di stallo e inoltre contiene uno dei miei pezzi preferiti, ovvero “Under Martial Law”.

Italian Restaurant – (Butch): Il prodotto che personalmente mi soddisfa di più, abbiamo avuto più tempo per ragionarci e credo che sia un ottimo risultato. La title track, “Ludicrous Speed” (dedicata al film “Balle Spaziali”), “Road Pigs On the Highway” (con la collaborazione di Andreas “Gerre” Geremia dei Tankard), “Stopper”, “B-Movie Mania” e “Vega(n)azism” che ironizza sulle prese di posizioni di alcuni vegani, sono le mie preferite.

(Stefano): A livello tecnico il salto di qualità è innegabile soprattutto per quello che riguarda le parti chitarristiche, i pezzi mi piacciono tutti e come registrazione le cose sono migliorate ma sono ancora… migliorabili.

(Alberto): Sono soddisfatto del mio contributo chitarristico e delle idee che ho inserito nel full length, mettendomi alla prova in quella che per me è stata la prima registrazione discografica.

(Leo): Penso che a livello di songwriting siamo passati da un livello pseudo demenziale ad uno molto più ironico e tagliente. Le atmosfere musicali si susseguono in alternanza dando al prodotto finale una certa eterogeneità.

Italian Restaurant possiede una copertina che difficilmente vincerà l’Oscar per la migliore dell’anno. Concordate? Potete spiegare su che basi avete fatto una scelta del genere?

(Butch): Non concordo, tra l’altro mi assumo totalmente la responsabilità per la copertina. La trovo in linea con lo spirito della band, sembra demenziale ma non lo è. La tabella della borsa di Francoforte che va su e giù e noi che da buoni italiani si mangia alla faccia di tutto. La trovo molto ironica.

(Stefano): Sulla copertina forse si poteva fare meglio e io in fase di decisione sono stato quello più critico… il messaggio è molto ironico, ma forse è reso male. La prossima volta cercheremo di migliorare.

(Alberto): Il vero problema era trovare qualcosa che rispecchiasse le varie tematiche e le idee, le passioni della band. La scelta è caduta su una creazione ironica, realizzata nel miglior modo possibile, nonostante la difficoltà del progetto alla radice.

(Leo): Senza dubbio ha comunque ha colpito l’attenzione… anche questo può essere un risultato.

 

 

Alla fine della sua recensione vi ho definito gli Anvil italiani, se continuate su questa strada. Vi ci ritrovate?

(Butch): Direi metà strada tra Tankard in versioni “mangereccia” e Razor… quando riguardo il video di “American Luck” di questi ultimi, mi ci ritrovo pienamente!

(Stefano): Se parli di tenacia, avversità, sfighe assortite ecc… il paragone con gli Anvil è abbastanza calzante, oltre che un vero onore!

(Alberto): Se fosse davvero così, sarebbe un onore.

(Leo): Mi è sempre piaciuta un certo tipo di attitudine e credo che in questo possiamo essere accomunati agli Anvil.

Come mai una canzone intitolata come la vetta Annapurna?

(Butch): Mi piace molto lo sport, qui si vede con “Stopper”, sul disco precedente c’era “Heavy Weights” che tratta di pugilato e “The Downhill” di sci. Un giorno guardavo un documentario sull’alpinismo, si parlava dell’Annapurna come della vetta col più alto numero di vittime per tentativi di scalata …. così mi è venuta l’ispirazione.

Spiegate i presupposti di pezzi come “B-Movie mania” e “I’m The Stopper”.

(Butch): Ogni volta, sia in sala prove che quando si va a suonare fuori, Leo e Ste danno agio a una loro passione: citare a memoria battute della commedia italiana anni ’70-’80. Quindi un giorno mi son detto che dovevo fare un pezzo ad hoc e naturalmente in italiano. Riguardo “I’m The Stopper” invece, la prima stesura fu in inglese, poi provammo anche con l’italiano e visto il buon risultato decidemmo di farci video e singolo. Si tratta di un tributo al vecchio calcio di una volta, al valore di un ruolo sottovalutato ma importante. Oltre a questo si tratta di un pezzo che invita a farsi forza e non arrendersi mai, non importa di chi ti vuole sopraffare. Anche se dicono di valere più di te, tira fuori le tue capacità e combatti sempre.

(Stefano): Quella a cui si riferisce Filippo è una vera e propria mania mia e di Leo… il testo originale del pezzo era quasi interamente composto di titoli di film di questo tipo ma poi abbiamo concordato che ricordava troppo le sigle del rapper G-Max per la trasmissione “Stracult” di Marco Giusti (sempre sia lodato!) e abbiamo optato per lasciare pochi riferimenti e ricostruire un testo più neutro ma che comunque difende strenuamente un certo tipo di cinema disimpegnato che bene o male ha segnato l’adolescenza di tutti noi.

(Alberto): Come precedentemente detto da Filippo, ‘B-Movie Mania’ nasce da situazioni condivise tra i vari membri, vissute nei momenti in cui si viaggiava o in sala prove; tuttavia, non posso condividere appieno questa passione, essendo il più giovane e non avendo vissuto il periodo boom del genere.

(Leo): Lo “Stopper” è dentro ognuno di noi…

Quali sono e quali sono state le band che hanno dato maggior spinta all’intera scena toscana?

(Stefano): Secondo qualcuno la Toscana è la vera culla del metal italiano e credo che sia in parte vero: già negli anni ’80 bands come Strana Officina, Dark Quarterer e Sabotage facevano dischi e suonavano in tutta Italia e la scena era molto viva grazie ad una miriade di altri gruppi come Masterstroke, Hyaena, gli allora giovanissimi Domine e Tossic, Airspeed, i nostri Monolith ecc… Per molti metallari toscani però la Strana Officina ha un posto particolare… la prima volta che ho incontrato Bud avevo 16 anni e gli chiesi un autografo tremando come una foglia, così come quando conobbi Fabio e Roberto Cappanera, che mi invitarono personalmente a visitare il loro studio a Livorno, un ricordo meraviglioso di due grandi uomini oltre che di due grandi musicisti.

(Alberto): Nel corso degli anni, l’intera scena toscana è sempre stata influenzata e ispirata dalle pietre miliari della scena heavy metal estera. L’evoluzione è stata favorita dalla predisposizione ad acquisire influenze esterne che, ad oggi, danno speranza alle giovani band emergenti e dalla crescita culturale in campo metal, più diffusa che altrove.

(Leo): L’underground mi ha sempre affascinato e la scena toscana è sempre stata molto attiva non soltanto nel metal. Penso anche al Punk e all’HC che aveva come centro propulsivo il glorioso Macchia Nera di Pisa, conosciuto a livello nazionale.

In che rapporto siete con gli altri gruppi della Vostra regione?

(Stefano): Ottimi direi, c’è una buona collaborazione, si cerca il più possibile di organizzare date insieme, mini-festival ecc… l’area di riferimento è sempre quella Firenze/Prato con qualche “avanguardia” tra Lucca, Pisa e Livorno.

(Alberto): La definirei una situazione di amore/odio …

(Leo): Ottimo per quanto mi riguarda…

La pecca che da sempre contraddistingue i Vostri lavori è rappresentata dalla resa sonora insoddisfacente. Avete intenzione per il futuro di migliorare le cose?

(Butch): Se devo essere sincero, trovo soddisfacente la resa sonora di questo disco e di “Fat Totalitarian Metal”. Su “Everything Concernin’ Pork” abbiamo avuto problemi legati al tempo e al budget ma credo che sia una cosa normale. Poi magari ci sono labels che possono spendere migliaia di euro per registrare o bands che hanno sale di registrazioni in casa. Non è il nostro caso.

(Stefano): Questa volta abbiamo avuto un po’ più di tempo e mezzi rispetto al passato ma possiamo migliorare ancora. Ritengo però che il nostro genere mal si presti a registrazioni troppo pulite che lo snaturerebbero troppo… i miglioramenti possono esserci ma entro un certo limite, se si va troppo oltre lo si rende troppo “plasticoso” e falso…

(Alberto): Personalmente, mi sto specializzando in hard disk recording, in modo da migliorare la resa futura dei prossimi lavori, che preferisco curare in prima persona, dati i precedenti risultati discreti ma non pienamente soddisfacenti.

(Leo): Mi pare che questa volta abbiamo fatto un buon lavoro con un sound adatto al nostro stile.

 

 

Siete in ballo da quindici anni. Quali le differenze fra allora e oggi in ambito HM? (scena, locali, fan, etichette etc etc)

(Butch): Personalmente ho vissuto il periodo “pre-internet/post internet”. Prima per sentire una demo mandavi una lettera o telefonavi. Ora con Youtube e le mail sei in contatto con tutto il mondo. Quando suonavo con gli Steelclad a Genova e riuscimmo a trovare un modo per suonare ad Imperia una domenica sera di 12 anni fa, ci sembrava un miracolo. Oggi con due mail puoi provare ad andare all’estero senza bisogno di manager o altro. E’ un bel salto!

(Stefano): Io parto ancora prima, visto che con l’altra mia band, i Twilight Zone, ho iniziato nel 1993… Internet a livello di contatti, possibilità di trovare date, possibilità di pubblicizzare la band ecc… ha aperto veramente un mondo di possibilità prima impossibili. Quando io ho iniziato le uniche fonti per reperire notizie erano le bacheche delle inserzioni su “Metal Shock” e “HM”, dove potevi trovare l’indirizzo di una fanzine o di una radio a cui mandare il demo e sperare in un minimo di visibilità. Per le date lo stesso, non si usciva dal circondario… nel 1994, quando grazie alle mie frequentazioni universitarie a Pisa riuscii a trovare un contatto per suonare allo storico Centro Sociale “Macchianera” mi sembrò di aver fissato una data al “Marquee” di Londra!

(Alberto): Quindici anni fa avevo quattro anni … quindi non ho sentito sulla pelle il contrasto o vere differenze tra il “prima” e il “poi”, che, però, ho potuto comprendere grazie al confronto con gli altri. Inoltre, arrivando da un background musicale votato più alla tecnica chitarristica (Malmsteen, Lynch, Al Di Meola, Pat Metheny etc), piuttosto che alla furia e all’irruenza del classico speed metal, contribuisco con un approccio leggermente differente che rende forse più fresco il nostro sound.

(Leo): Essendo il grande vecchio del gruppo io parto ancora prima (ehehehhe facciamo una gara?). La scena non capisco se sia migliorata oppure no. Con i FFA ho comunque ritrovato quello spirito che mi ricorda molto gli anni ’80.

Cosa pensate della stampa italiana sia su carta che su web?

(Stefano): Qui parlo da”operatore del settore”… la stampa metal italiana sicuramente è attualmente lontana dai fasti di vendite e “prestigio” della prima metà degli anni ’90. Le cause sono tante ma inizierei da alcune colpe come certe “sbandate” verso il trend di turno, alcune recensioni davvero troppo pompate per motivi “misteriosi” e tante cose che col tempo hanno contribuito a creare un clima di sfiducia in quello che era il pubblico di riferimento dei metal-magazines. Insomma, chi teoricamente doveva pendere dalle labbra del giornalista di turno per spendere in dischi la sua paghetta, si trovava a comprare dischi che poi in fondo in fondo non erano poi dei capolavori come scritto nelle riviste. Internet e la possibilità di ascoltare le cose in anticipo ha risolto questo problema: con internet non riesci più a creare un trend o a pompare una band solo con le parole perché il pubblico prima di comprare va a sentirsi se davvero ne vale la pena. Di contro, oltre al “downloading selvaggio”, ha dato la possibilità a gente con in casa 30 cd masterizzati di aprire webzine e saturare la rete con recensioni poco oggettive e spesso scritte in un italiano approssimativo. Le armi di selezione come sempre sono nelle mani del pubblico: selezionare le webzine più competenti per avere informazioni rapide e privilegiare le riviste più rispondenti al proprio gusto e più competenti.

Il vostro parere – uno per uno su:

OVERKILL – (Butch): i primi due dischi, in particolare il secondo, sono a mio avviso pietre miliari musicali.

(Stefano): grandissima live band, sul disco a volte penalizzati da produzioni non all’altezza. Adoro i primi due lavori ma anche il più cupo “The Years Of Decay” e le cose anni ’90 tipo “W.F.O.”. Un gruppo che dopo quasi trent’anni di carriera tira poi fuori un capolavoro come “Ironbound” è davvero grandioso, nonostante diversi colpi a vuoto.

(Alberto): Una sola parola: fondamentali.

(Leo): eh beh mica pizza e fichi!!!

ABATTOIR – (Butch): Meglio “Vicious Attack” rispetto al secondo, comunque nel 2009 sono andato al KIT per loro e per i Militia… giusto per rendere l’idea su quanto mi piacciano.

(Stefano): Ovviamente il primo Lp è un classico dello speed metal… al KIT spaccarono realmente !

(Alberto): Ascoltati poco per dare un giudizio netto.

(Leo): Li conosco solo di nome…

SODOM – (Butch): altra grande band, oltre ad “Agent Orange” e “Persecution Mania” ascolto sempre molto volentieri “M-16”.

(Stefano): la faccia trucida del thrash tedesco… quando li ascoltai per la prima volta sarà stato il 1988 e tanta violenza non l’avevo mai sentita… fu amore a prima vista e ascoltarsi “Mortal Way Of Live” sul bus che mi portava al Liceo era una cosa che facevo almeno una volta alla settimana. Li seguo ancora e difficilmente il grande Tom tradisce le attese.

(Alberto): Pietra miliare del metal, apprezzati anche grazie al tributo di una band locale.

(Leo): All’epoca, quando uscirono un certo tipo di thrash non mi piaceva molto. Però grandiosi nella costanza.

RAZOR – (Butch): I Migliori, potrei chiuderla qui. Sono andati avanti contro tutto e tutti, sempre a testa alta. Per quanto mi riguarda sono L’ESEMPIO, vedi “Evil Innvaders”, “Violent Restituiton” e “Shotgun Justice”.

(Stefano): Sono meno maniaco del Butch ma sono ottimi, la quintessenza della rozzezza e dell’efficacia… quando nei concerti mettiamo in scaletta “Snake Eyes” mi vengono i crampi alla mano destra solo al pensiero di suonarla.

(Alberto): Veloci, potenti e spietati.

(Leo): Scoperta tardiva fatta proprio grazie alla cover di “Snake Eyes”… recupererò!

ALLTHENIKO – (Butch): Non ho loro dischi ma abbiamo diviso il palco un paio di volte, a memoria direi che erano tecnicamente molto preparati.

(Stefano): Dal vivo mi ricordano i Raven, molto preparati tecnicamente e simpatici !

(Alberto): Sono poco informato a riguardo.

(Leo): Li conosco solo di nome… sorry!

ANGUISH FORCE – (Butch): Conosco troppo poco

(Stefano): Buoni ma ho ascoltato poco…

(Alberto): Davvero notevoli, gradisco molto “ City Of Ice” del 2005.

(Leo): Ecco, questi proprio non li ho mai sentiti…

ANVIL – (Butch): Alcuni loro lavori non riesco a digerirli, in compenso apprezzo tantissimo “Metal On Metal” e “Forged In Fire”.

(Stefano): Lips è una delle persone più umili di tutto il mondo del metal… questo ritorno al successo è strameritato e rivederli suonare davanti a grandi platee mette la gioia nel cuore a chi come me li ha supportati anche nei momenti più bui.

(Alberto): Meritano supporto totale …

(Leo): Classici del classico

 

 

Maggior soddisfazione provata:

(Butch): Suonare con gli Exciter e la data a Dresda su tutte. Aggiungerei anche la grande esperienza all’ “Icciano Metal Fest”, passione underground allo stato puro. Ricordo con piacere una data a Lecco, quella del weekend di Dicembre 2010 con mezza Italia bloccata dalla neve. Alla fine trovammo una sala gremita con pubblico caldissimo. Fantastico.

(Stefano): Il “Play It Loud” è stato fantastico ma la data a Dresda ha un significato anche personale… a quasi 39 anni e dopo quasi 20 passati a suonare ormai avevo perso le speranze di suonare all’estero.

(Alberto): Un ragazzo che mi chiese un mio plettro dopo un concerto.

(Leo): Ricevere ancora complimenti per come suono ogni volta mi stupisce. Grazie!

Quale invece la peggiore delusione?

(Butch): In quindici anni ci sono state tantissime delusioni ma francamente guardo sempre avanti e finché mi divertirò, andrò avanti coi FFA.

(Stefano): Più che delusione qualche incazzatura… magari con qualche cambio di line up in meno avremmo fatto qualcosa di più ma adesso le cose vanno bene e sia a livello umano che artistico abbiamo trovato un bell’equilibrio.

(Alberto): Aver suonato, praticamente, davanti a nessuno o all’uomo invisibile.

(Leo): Tantissimi anni fa non avere continuato con un band e scoprire che un’altra band, presente con noi in una compilation di bands underground, dopo poco tempo sarebbe arrivata ad un livello di successo nazionale.

Avete qualche cosa in cantiere per l’immediato futuro?

(Butch): Cercare nuove date e suonare live in giro, si tratta di una di quelle cose che amo fare.

(Stefano): Suonare dal vivo per promuovere il disco… intanto stiamo lavorando ad alcune “nuove versioni” di qualche vecchio pezzo ma non sappiamo se finiranno su un EP o altro… staremo a vedere!

(Alberto): Lavoriamo a nuovi progetti, ma ancora niente di definito.

(Leo): Suonare, suonare e suonare

Chiusura a Vostro piacere, grazie.

(Butch): Ti ringrazio per lo spazio che ci hai concesso, nonostante su alcune cose non sia della tua opinione è sempre bello confrontarsi. A presto.

(Stefano): Grazie a te e a Truemetal per lo spazio concesso… stay heavy!

(Alberto): Grazie per l’ intervista. Alla prossima.

(Leo): che Dio ci assista nello spirito nella mente e nel corpo. Grazieeeeeeeeeeeeeeeeeee!

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti