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lords of chaos: il film.

Discussione in 'Black Metal - Avantgarde' iniziata da katane, 5 Ottobre 2007.

  1. MetalMusic667

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    17 Gennaio 2019

    Fatevi un giro sui trailer del film su YouTube, troverete i peggio commenti dei TRVE BLACKSTER che fanno scompisciare talmente rasentano il patetico.
     
  2. Thrashead

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    17 Gennaio 2019

    C'è gente che con 5 secondi di teaser già giudica il film, ignorando che anche i vecchi componenti dei Mayhem, ad eccezione di Burzum, hanno dato il loro contributo
     
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  3. Peste Noire

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    17 Gennaio 2019

    Per me questa è la locandina migliore:

    [​IMG]
     
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  4. Thrashead

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    17 Gennaio 2019

    Concordo e non capisco perché l'abbiano sostituita con quel faccione pagliaccione
     
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  5. Peste Noire

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    17 Gennaio 2019

    Non è che è stata "sostituita", semplicemente per i film di solito si fanno più locandine diverse e non una sola, per sponsorizzare il film.
     
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  6. Thrashead

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    17 Gennaio 2019

    Ah meglio
     
  7. MetalMusic667

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    18 Gennaio 2019

    Voglio la locandina con Burzum che sorride a processo.
     
  8. dolgar

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    18 Gennaio 2019

    io 'sto film son curioso di vederlo
     
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  9. Peste Noire

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    18 Gennaio 2019

    Ecco il trailer finalmente!



    Mostra praticamente tutto il film, vabbè che le vicende sono stranote, ma odio i trailer montati così. :già:
     
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  10. Legionarivs

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    18 Gennaio 2019

    Dal trailer sembra meno peggio di quanto mi aspettassi per fortuna :hihi:
     
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  11. Tigersuit

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    18 Gennaio 2019

    Di seguito un mio scritto sul film con un'introduzione per i non addetti ai lavori (leggasi contatti Facebook che non sanno cosa sia il black metal). Scusate la lunghezza.

    Essere un adolescente fa schifo, ma essere un adolescente metallaro è una guerra. Significa dover fronteggiare una serie di ingiustizie, di incomprensioni, di battaglie perse in partenza, di frustrazioni e di delusioni che vanno ad accumularsi ai patemi del teenager regolare e inserito nei canoni convenzionali imposti dalla società. Se il metallaro viene emarginato e mal visto non gli resta che una soluzione, quella di sottrarsi alla tirannia di un mondo di adulti e coetanei difettosi addentrandosi sempre più nei meandri di un universo solo all’apparenza nichilista. Il metal è forse l’unico genere musicale che spinge alla negazione del presente e del reale grazie a un forte legame con una territorialità arcaica e tangibile (il retaggio culturale e le tradizioni ereditate dal passato, il contatto con la natura e tutte le speculazioni filosofiche che ne conseguono) e a una cosmogonia fittizia che spazia dalla letteratura fantasy a quella post-apocalittica e distopica, dall’infatuazione per le arti oscure e del misticismo alla contemplazione e allo studio del pessimismo cosmico. Il metal si nutre di una miriade pressoché infinita di influenze letterarie, filosofiche e scientifiche e permette di forgiare una cultura collettiva che prescinde da quella imposta dalla famiglia, dalla scuola e dalla società. Non a caso i metallari sono l’unica sottocultura di massa sopravvissuta allo scorrere del tempo e delle mode: un popolo orgoglioso, un eterno e compatto Noi contro il sopravvento minaccioso dell’individualismo dell’Io. Un esercito vestito di pelle, denim, borchie e toppe accomunato da due sentimenti opposti ma speculari: da una parte l’orgoglio di appartenenza e dall’altra l’odio per due specifiche categorie umane: coloro che non credono in nulla e quelli che credono troppo. Quel disprezzo mai corrisposto dei metallari per gli indifferenti, per i credenti e soprattutto per Dio stesso, instrumentum regni da seppellire sotto tonnellate di riff e urla demoniache. Dentro un mondo parallelo, costruzione dogmatica, negativa e negazionista dell’esistenza, governato da regole (im)morali differenti da quelle convenzionali, potevano (anzi, dovevano) essere generati dei mostri, soprattutto nel silenzio e nella quiete di un ambiente solo all’apparenza tollerante e progressista come quello delle regioni scandinave. Nonostante il seme del black metal sia stato gettato agli inizi degli anni ‘80 in Inghilterra (Venom), in Svizzera (Hellhammer, poi diventati Celtic Frost) o nell’assolata California (Slayer) è tra l’immanenza dei fiordi e delle foreste norvegesi che viene modellata la sua forma più completa e pericolosa. Tra Oslo e Bergen si compie la trasformazione da semplice genere musicale alla militanza pratica, dall’evocazione di una mitologia passata alla creazione di un nuovo pantheon di guerrieri in carne e ossa. Perchè in sostanza, Lords of Chaos non è il racconto di una sequenza di eventi criminali perpetrati da adolescenti annoiati: i suicidi, le chiese bruciate, gli omicidi sono solo la conseguenza di un processo evolutivo (e di crescita individuale attraverso un macabro coming of age) molto più complesso e stratificato, radicato nei recessi più oscuri dell’umano. Bisogna scavare molto più a fondo e cercare di comprendere perché un gruppo di ragazzi mediamente benestanti ha messo a ferro e fuoco un’intera nazione e quali sono state le reali motivazioni dei loro gesti. Troppo comodo e banale ascrivere i loro crimini a rituali di un culto satanico quando è proprio attraverso al black metal che hanno potuto trovare finalmente (e tragicamente) un’identità, un modo per esprimere quel nulla interiore, quella incomunicabilità strozzata e disperata, urlata verso un mondo incapace di ascoltare chi forse ha carpito la sua viscerale essenza/assenza. La poetica black metal (perché l’unione tra idea e azione è forse il gesto più estremo dell’espressione artistica) viene condensata già nel suo nome e nelll’abolizione delle precedenti coordinate musicali: rock’n’roll, hard rock, heavy metal, addirittura death metal sono tutte definizioni ascrivibili a un elemento tangibile e legato alla sfera umana, mentre la negazione cromatica simboleggia la fine, la rinuncia, il rifiuto, l’esclusione di qualsiasi forma di legame terreno. Il buco nero al di là della materia, dimensione speculare circoscritta dentro un abisso senza fondo, senza princìpi né ideali ma con un nuovo significato nascosto alla luce mondana. Non c’è da stupirsi se i protagonisti di queste vicende abbiano visto la morte in faccia, essendo questa la soluzione più ovvia, necessaria e coerente con il pensiero fondativo alla base della scena black metal. Quattro metallari, quattro anime perse, quattro sfumature di un’inquietudine che va ben oltre la loro dimensione generazionale: rappresentano quel male di vivere intrinseco nell’animo umano, l'insoddisfazione prodotta della ragione moderna che spinge a rifugiarsi nell’illusione di un universo parallelo infestato da demoni o nella nostalgia di in passato glorioso e migliore del triste presente. Nel film non appaiono mai figure genitoriali e l’adulto-autorità entra in scena solo nel momento in cui deve denigrare o riportare l’ordine precostituito. Se l’individuo è abbandonato a sé stesso e non riesce a rivelare le contraddizioni della società attraverso accettato, cerca di distruggerne i simboli. Se il cattolicesimo ha sradicato le radici pagane delle popolazioni norrene allora bisogna abbattere le sue cattedrali. Se l’ossessione per la morte diventa un culto, bisogna portare questa devozione alle estreme conseguenze togliendosi la vita. Se l’industria cinematografica desensibilizza e propina quotidianamente massicce dosi di violenza bisogna massacrare individui indifesi per il gusto di farlo. Se qualcuno si erge a falso profeta, non è contemplato il dialogo o la contrattazione. L’unica soluzione è l’annientamento. Qua sta la chiave di comprensione degli adolescenti protagonisti di Lords of Chaos: nell’istante che passa tra l’esibizione di un temperamento estremo e l’estremizzazione del gesto senza ritorno. Quel momento cruciale in cui il linguaggio mortifero (la musica, il look, le fantasie, sostanzialmente il cinema) per assurdo prende vita, acquisisce un senso attraverso un’esplosione di sangue e di fuoco diventando finalmente reale, finalmente verità consegnata alla storia. Proprio nel conflitto tra teoria e prassi si dispiega la faida principale, quella tra Euronymous e Varg Vikernes, yin e yang della scena black metal norvegese dei primi anni ‘90: comunista, accentratore di attenzioni e carismatico il primo; con tendenze destrorse e schivo il secondo, entrambi talentuosi musicisti accomunati dal bisogno di emergere e dimostrare il proprio valore artistico per affrancarsi in un microcosmo chiuso (il famoso Inner Circle) e mantenuto in equilibrio da dinamiche tribali. Il negozio di dischi aperto da Euronymous, l’Helvete di Oslo, doveva essere il centro di un nuovo e millenario impero fondato sull’oscurità, il luogo da cui si propagava il male attraverso la musica più estrema mai concepita da essere umano. Ogni gesto, ogni azione erano studiati ad arte per shockare i benpensanti ed eccitare i loro discepoli. Volevano portare l’Inferno sulla Terra, volevano essere superuomini in mezzo a esseri inferiori, lupi tra pecore. Volevano essere, ma non erano. Erano solo degli adolescenti metallari, con le loro fragilità, le loro paure e le loro frustrazioni, accomunati da un’infatuazione per il maligno più estetica che ideologica. Lords of Chaos non è la celebrazione di un culto ma la decostruzione di un falso mito: Jonas Åkerlund evita accuratamente di trasformare quel gruppo di ragazzini in eroi o martiri, scegliendo una narrazione svuotata da qualsiasi condanna e utilizzando un registro quasi più vicino alla dramedy che al thriller sporcato di splatter. Il regista compie un percorso inverso a quello dei suoi personaggi: più i blacksters norvegesi si prendono sul serio cercando di convincere la scena, il pubblico e il mondo di essere molteplici incarnazioni dell’Anticristo e più Åkerlund mostra il loro lato infantile, l’imbarazzo di fronte alle ragazze o l’incapacità di affrontare le difficoltà. D’altronde il mito ha cominciato a vacillare nel momento in cui si è deciso di girare l’infausto film sul black metal norvegese: fino a quel momento esistevano solo i racconti e la vasta documentazione iconografica, come la fotografia scattata da Euronymous al cadavere ancora caldo di Dead o gli shooting promozionali dentro caverne o nelle notti di luna piena. Un’unica versione dei fatti, un mythos inscalfibile resistente al tempo e alla polvere, citando un brano dei Mayhem. Nessuno ne aveva mai messo in discussione la sua autenticità attraverso l’aggiunta di una terza dimensione spaziale e significante, con una profondità di campo concreta, fallace, umana in cui mettere a fuoco ciò che era stato volutamente nascosto dalle cronache del tempo. Akerlund sfonda la quarta parete intrisa di sangue di porco, fetida muffa e alcol scadente e toglie la maschera ai demoni, li umanizza e ne racconta le relazioni perverse ma profondamente terrene. Lords of Chaos non pretende di essere un documentario esaustivo o un biopic fedele alla linea, ma sviluppa una serie di riflessioni tematiche e concentriche partendo dai crimini perpetrati e via via allargando lo sguardo a un riflessione più estesa e universale: dall’inquietante spettacolarizzazione ante-litteram del culto dell’immagine al bisogno di attenzione di una generazione (non per forza di una sottocultura) di adolescenti apocalittici condannati a un destino di sereni integrati in una comunità resistente a ogni forma di dissenso. Ma non è la legge dell’uomo a governare il mondo, sono il caos, la paura, l’oscurità. Solo chi ne comprende le potenzialità spirituali ed elementali potrà evitare il cupio dissolvi e continuare ad esistere in eterno. Questa è l’eredità lasciata dai signori del caos alle nuove generazioni di adolescenti metallari, non i roghi o gli omicidi Questa è l’essenza del true norwegian black metal.
     
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  12. Peste Noire

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    18 Gennaio 2019

    WOW, grandissima recensione Tigersuit, ora ho molto più hype per il film!
     
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  13. Tigersuit

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    18 Gennaio 2019

    L’ho visto a Londra mesi fa e, non contento, torno a rivederlo a Torino.

    P.s.: lo sapevate che lo proiettano due volte a Torino, vero?
     
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  14. Peste Noire

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    18 Gennaio 2019

    SI, ma non potrò vederlo. :(
     
  15. gianowar

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    è ora di basta1!1!

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    18 Gennaio 2019

    Certo che si sono impegnati per trovare gli attori meno somiglianti possibili:sisi:
    Però il trailer mi ha intrigato parecchio
     
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