Attualità, politica e società

Bisogna specializzarsi: finché uno fa un lavoro dove è facilmente sostituibile, non potrà mai avere potere contrattuale, perché gli verrà sempre risposto: - Non ti sta bene? Allora vattene, la porta è quella. Tanto via te, ce ne sono altri mille in grado di sostituirti.
Vale ormai più ai livelli alti di istruzione che a quelli bassi. Un mio professore in università parlava di "disoccupazione intellettuale". Ormai ci sono in giro più ingegneri che operai. Ingegneri però fatti con lo stampino ed intercambiabili. E quando si è così tanti, è difficile eccellere, anche perché i posti dove si possono far valere le proprie qualità sono pochi e già tutti occupati ed il turnover è molto lento, anche perché il datore di lavoro difficilmente sostituirà un elemento valido e consolidato con un promettente sconosciuto.

 

Mah, io intendevo dire un'altra cosa: quello che ha detto Monti è condivisibile nel senso che alcuni non aspirano a fermarsi tutta la vita nello stesso posto. Io personalmente non mi vedo a fare per anni e anni la stessa cosa (a meno che non sia una cosa che davvero mi entusiasma, chiaro).

E poi anche l'interpretazione che dò io al concetto di precariato è diversa da quella che dai tu: se uno con il suo percorso di studi si apre più possibilità lavorative, concretamente praticabili (e qui sta la chiave del mio discorso), darà meno peso al fatto di avere un contratto a tempo determinato, sapendo di poter ripiegare su altre occupazioni. Insomma, si ha la certezza di poter fare affidamento sulle proprie forze e competenze.

Poi, capisco perfettamente che alcuni se non hanno il posto fisso garantito si sentano insicuri.

 

se sei precario la banca non ti dà il prestitino per la casa o per l'auto ...
non è un discorso farsi piacere o meno un lavoro, possibilità di più esperienze o cosa, è un discorso di affidabilità e possibilità ad avere aiuti esterni

 

Sull'attualità economica: scenari presenti e futuri

La misma luna - rivista italiana di geopolitica - Limes

 

secondo me in italia potremo iniziare a parlare seriamente di flessibilità quando alle aziende non converrà più cambiare continuamente i dipendenti. La fornero dalla gruber ha detto che questo è un obiettivo, vedremo...

 

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Mah...sono i soliti discorsi sulla flexicurity. Niente di più, niente di meno.
Anche se questa volta ha parlato di flessibilità sia in entrata che in uscita. La flexicurity ha funzionato abbastanza in Norvegia (ma comunque a costo di una pressione fiscale esorbitante), in Italia c'è sempre il rischio che le imprese non abbandonino il vizio di scaricare i costi sullo Stato sociale, o quel che di agonizzante ne rimane.
I sindacati parlano di valorizzare il contratto di apprendistato perché almeno prevede che l'imprenditore che assume con questa modalità investa nella formazione del dipendente, pur potendo licenziare per 5 anni. E stiamo comunque parlando di un'innovazione berlusconiana (non disprezzabile, per me), e ciò dà l'idea di dove si siano impantanati i sindacati con il Governo Monti.

Di certo fino ad ora hanno difeso l'articolo 18 ma non hanno affrontato il tema del lavoro nel suo complesso, non impedendo peraltro che proliferassero tutta una serie di contratti atipici che poi hanno creato il bacino di precarietà di cui si parla da tempo.

 

io non ho dubbi sulle qualità del prof Monti, ma secondo me sta sbagliando.
In questo momento nella lista delle priorità non vedo come possa esserci in cima la riforma del lavoro.
Amesso che il governo possa attuare tale riforma, per inciso, mi auguro che sia il testo di legge proposto da ichino e non strani accrocchi provenienti da personaggi come sacconi & brunetta.
A mio modesto perere una riforma del lavoro che agevolasse in entrata e soprattutto in uscita, difficilmente potrebbe aumentare il numero degli occupati.

Secondo me la vera priorità del paese è la crescita, si devono trovare le risorse per raddrizzare il pil, solo così per le aziende italiane potrà essereci una nuova prospettiva di nuove assunzioni.

Criminalità, Corruzione, Evasione, queste sono le priorità, solo riducendo drasticamente questi fenomeni si potranno abbassare le tasse alle aziende (il famoso cuneo fiscale) che strangolano decine di aziende, o alle persone.
Si potranno fare nuovi investimenti, penso a fincantieri o investendo in nuove tecnologie come la banda larga.
E soprattutto si potrà ricominciare una vera e propria politica di ricerca nel mondo universitario,in modo che l'azienda Italia possa iniziare a competere, nongià con Cina o India sui jeans o i giocattoli, ma con Germania, Stati Uniti o Finlandia su prodotti di altissimo valore tecnico-scientifico.
Il nostro paese se non perde altro tempo, è in grado di competere con i paesi più all'avanguardia in tutti i rami scientifici, ma se gioca a rincorerre la Cina, abbiamo perso in partenza, noi i nostri diritti (che io non considero ancora come privilegi) le nostre aziende fette di mercato strategico.

Solo quando il paese avrà abbassato le tasse e nel frattempo avrà reso efficiente la macchina burocratica del fisco e della politica stessa, fatti i dovuti conti, potrà decidere se è il momento di liberalizzare anche il mercato del lavoro, non un minuto prima.

A chi mi risponde che certe piaghe come criminalità e corruzione non si risolveranno mai, rispondo, questo dipende da noi, alle prossime politiche per esempio quelli che stanno in parlamento oggi, mandiamoli a casa tutti, diamogli un segnale forte....

 

Ichino è l'ispiratore principale del Brunetta/Sacconi pensiero, eh...

 

una scenata inutile che non risolve il problema principale.
se scopro la mia donna con un'altro mica mi metto a litigare e mazziare qualcuno, la lascio e basta cavolo, mi sembra logico no?

 

L'ho vista ieri sera, l'ho trovata molto interessante, soprattutto dal momento che sono cresciuta sentendo meramente il bombardamento mediatico contro di lui ma senza conoscere la vicenda più di tanto.

 

...e Ichino si ispira al welfare danese, come anche la piattaforma programmatica dell'Unione Europea. E' un bel gioco di scatole cinesi.
In Italia abbiamo la pressione fiscale di un paese nordico, ma non la stessa efficienza del settore pubblico, e nemmeno lo stesso senso civico. I costi e la gestione della formazione professionale continua cui è sottoposto il lavoratore - almeno in quel modello - sono a carico del sistema welfaristico statale. Ecco perché i Nordici pagano tante tasse.
Ma noi abbiamo fatto appena adesso una manovra in cui se hai 50 anni e ti lasciano a casa ti devi arrangiare...

 

infatti la riforna sul lavoro, per me è l'ultima cosa a cui si dovrebbe arrivare, se ce ne fosse bisogno, dopo aver sistemato cose molto molto più importanti.

 

Per esperienza personale indiretta ti posso dire che era già così una decina d'anni fa, anche a 40 anni...