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[OT] Mooolto OT: notizia e riflessione

Discussione in 'Chiacchiere' iniziata da Krevads, 4 Ottobre 2002.

  1. Krevads

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    BANNATO

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    4 Ottobre 2002

    Pausa studio...Controllo la posta, c'è questo giornale on line cui mi hanno abbonato a forza, e che di solito non leggo. Stavolta no...leggo quest'articolo, per curiosità, all'inizio.
    Ora vorrei farlo leggere, anche a voi.

    (sperando di poterlo fare [​IMG]


    altrimondi



    :: sezione > altrimondi

    NEW!
    Dead man walking
    L'altra America di cui non si parla più

    di Claudia Andreozzi


    Atlanta - Mi è arrivata la prima lettera di James. Adesso so che gli piace leggere, che quello che sa dell’Italia lo ha imparato dalle guide turistiche, che gli manca il rumore dell’oceano nella notte. Gli manca perché James è nel braccio della morte, per un delitto commesso a diciannove anni di cui non so niente. Mi ha detto su quale pagine di internet posso andare a leggere il suo file, se ho proprio voglia di saperlo. Ma non ne ho. Inseguo la sua bic nera un po’ nervosa per quattro pagine, lungo le quali mette in fila ringraziamenti e brevi racconti, essenziali descrizioni della sua vita di carcerato, pochi frammenti di un passato con cui non si identifica. Dice di credere molto nel potere della scrittura, di amare la lettura, di cercare un senso alla sua vita, di voler “vivere invece di esistere e basta”, di considerare questa corrispondenza la sua unica fuga dalla sua cella di tre metri per tre. Corro dietro la sua calligrafia da liceale e mi fermo solo arrivata alla sua firma. Un baffo, James, a metà dell’ultimo foglio. Ancora prima di rileggerla sto già provando a immaginarlo, mentre cerca l'Italia sul National Geographic, mentre fa ginnastica nei tre metri per tre che rinchiudono la sua esistenza, mentre aspetta la mia lettera. Ci provo: ma è difficile. Non so neanche se ha le rughe dei quarant’anni o le braccia dei venticinque, se il suo sguardo mette paura o se sembra averne. Non so neanche se è nero o bianco.

    Perché il colore della pelle fa davvero la differenza, nel braccio della morte. Non per me che cerco di essere sua amica, ma per il sistema giudiziario americano che si definisce ipocritamente imparziale. Negli States paladini della libertà e della democrazia, un afroamericano che uccide un bianco ha il triplo delle possibilità di ricevere una sentenza di pena di morte. Gli afroamericani sono la più grande minoranza etnica degli Stati Uniti: fuori dalle mura carcerarie costituiscono il 13% della popolazione. Dentro, sono il 60%. Ci sono più possibilità che un uomo di colore finisca in galera piuttosto che in un’aula universitaria. Il Texas e la Florida dei Bush sono in testa a questa macabra classifica con il maggior numero di esecuzioni annue, seguite da una Georgia che non riesce a scrollarsi di dosso la memoria delle tensioni razziali. Sono qualifiche di cui si vantano, come se quei numeri da obitorio fossero una prova di efficienza e diligenza.

    Rileggo i quattro fogli e questa volta trovo l’angoscia di James. Il suo bisogno di questo nostro contatto che si sente dietro il tentativo di apparire sempre simpatico, amabile, spiritoso. La solitudine gocciola dall’autoironia. Scrive: “Leggo guide turistiche, non si può mai sapere quando si fa un viaggio!” e subito aggiunge una faccina sorridente, come a dire: non sono pazzo, sto solo scherzando. Ora non mi interessa più sapere se ha le rughe, se è basso, bianco, magrissimo. Non riesco nemmeno a vederlo all’interno di una cella di tre metri per tre. L’unica cosa che riesco a immaginare è il suo sguardo. Lo sguardo di un uomo che attende quietamente la morte.

    Quello che poi stupisce quaggiù è il clima di indolenza, la mancanza di opinione, l’assenza di una presa di posizione. A loro, agli americani, in fondo non importa. Loro, la middle class bianca e protestante, i benpensanti chiusi nei propri sobborghi col prato ben curato: sono il cuore dell’America. La pena capitale, ci sia o non ci sia, non si mette troppo in discussione. Compare ogni tanto sugli schermi del telegiornale delle sei, giusto per annunciare che ci sarà un’esecuzione. Il servizio è sempre lo stesso: immagini di repertorio della camera della morte, la foto del condannato al momento dell’arresto, quella della vittima (sempre bella e sorridente), ogni tanto un’immagine del condannato che viene portato fuori dall’aula di tribunale. Si chiama Tizio, ha ammazzato Caio, morirà alle sette, non cambiate canale per la pubblicità e buona serata a tutti. Linea allo studio.

    Non te lo dice, la CNN, che Tizio viene da una famiglia senza un soldo, che ha un quoziente intellettivo di 60, che non sa l’alfabeto ma non è mai stato sottoposto a una perizia psichiatrica, che il suo avvocato d'ufficio si è addormentato in tribunale senza interpellare testimoni chiave. Non te lo dicono che l’iniezione letale (che tutti giudicano molto più umana della sedia elettrica) gli paralizzerà tutti i muscoli e gli organi: cuore e polmoni scoppieranno, ma sul volto non ci sarà neanche una smorfia di dolore a offuscare la coscienza di chi è venuto ad assistere. Non te lo dice, la tivù: ti dice: buona cena e ricordatevi di guardare l’edizione della 11. Vi daremo l’aggiornamento su quanto il condannato ci ha messo a morire e cosa hanno detto i parenti della vittima presenti all'esecuzione. Il giorno dopo leggeremo il resoconto stupefatto dei nostri corrispondenti italiani, e penseremo: sono tutti barbari e arroganti, questi americani. Tutti?

    Non tutti. Mentre la CNN manda le sue immagini di repertorio, una trentina di persone si ritrova sotto la Corte Suprema o davanti alla prigione per chiedere l'impossibile grazia per il condannato di turno e per gridare i numeri dell’ingiustizia. C’è Amnesty International, qui infoltita per lo più da studenti universitari, che ogni volta si occupa di chiamare in piazza gli altri movimenti. C’è una coalizione civile, Georgians For Alternatives to the Death Penalty, che si batte riformare il sistema. Ci sono decine di movimenti che bombardano di fax ed e-mail il governatore. E poi ci sono quelli di CEDP (Campaign to End the Death Penalty), che - per esemnpio - cercano di farsi arrestare.

    “Non è vero che vogliamo farci arrestare” spiega John, il coordinatore. “E’ che certe cose fanno più notizia di altre. E se non fai notizia, alla pena di morte qui non ci pensa nessuno.” John è uno che dell’attivismo ne ha fatto la propria vita. Ha venticinque anni e da sette è in tutte le piazze in cui si dimostri per i diritti civili. Il suo cespuglio di capelli neri può essere avvistato a qualsiasi manifestazione politica di Atlanta. Socialista convinto, ha una laurea in giornalismo che non ha mai usato e di cui non sa che farsene. Fa l’autista per il corriere UPS, giusto quello che gli serve per campare e per comprare lo spray per gli striscioni. Come quello che prepareranno questa sera a casa sua: “Moratorium now, abolition next.” Domani vanno tutti al senato, per la prima puntata del Barnesstorming (tempesta su Barnes, il governatore, ma anche assonanza con brainstorming, tempesta di idee). Appuntamento alle dieci all’università, dove si mettono i cartelli sotto i cappotti: un po’ per la pioggia, un po’ per non farsi arrestare.

    Eccoli al Senato, come tanti giudiziosi cittadini che vogliono sentirsi il pistolotto inaugurale del Governatore. Alla quinta pausa del discorso, come stabilito, tirano fuori da sotto i cappotti i loro cartelli e cominciano a urlare “via la pena di morte!”. Dura un minuto, forse meno, poi li buttano fuori di peso. Chiedono documenti, fanno fotocopie, rimproverano. Ma loro sorridono e mormorano contenti sottovoce: questa, Barnes non se l’aspettava. Adesso si aspettano i telegiornali. Ma la televisione non dice niente. Su internet non c’è niente. Domani, sui quotidiani non ci sarà niente. Li hanno ignorati. Della pena di morte non si parla. L’opposizione non esiste.

    A qualcuno però è stato concesso un intero minuto di gloria. Billy Noal Moore, condannato a morte per un omicidio che giurava di non aver commesso, comparve quasi dieci anni fa al telegiornale delle sette. Mostrarono la foto segnaletica scattata in carcere: guardate che cattivo soggetto stiamo per uccidere, non facciamo bene ad eliminarlo? Poi arrivò la telefonata del governatore. Si rese conto che veramente qui ci scappava l’omicidio di un innocente, fece qualche breve calcolo (se lo sa Amnesty International, sai il casino... Poi quelli dei diritti umani, poi le Nazioni Unite, poi finisce che c’è uno scandalo e non mi posso candidare a senatore…) ne gli salvò la vita. Il telegiornale delle 11 spiegò: il nostro egregio governatore ha dato prova di essere una persona giusta e ha concesso la grazia a William Moore, decidendo di riaprire il suo dossier. Visto che la giustizia funziona? Ma non vi preoccupate, non abbiamo salvato un delinquente, guardate chi è: e via con la fotografia di Ed a vent’anni, all’epoca del servizio militare: in uniforme, sull’attenti. Sullo sfondo la bandiera americana. Abbiamo salvato un bravo cittadino. Tutto funziona. God bless America!!!

    James mi ha chiesto una storia. Parlami del tuo libro preferito, dimmi perché ti piace tanto. Vado in libreria e compro Oceano mare in inglese. Sono sicura che me ne parlerá nella prossima lettera. Mi sbaglio. Passano due settimane e Ocean Sea è ancora in qualche ufficio del braccio della morte. “Ma ho una guardia amica- scrive James - che sta cercando di farmelo avere.”
    Per decreto del Ministero della Giustizia una guardia carceraria dovrà frugare queste duecento pagine sul mare, sulla vita e sulla morte alla ricerca di una limetta, o di un po’ di veleno, o magari er capire se questo Baricco sia uno scrittore sovversivo… James aspetta pazientemente nella sua cella. Ti faccio sapere se mi arriva, mi scrive. Senza rabbia. Tanto non vado da nessuna parte, aggiunge.

    C’è un numero, sulle buste di James. 377605. Per un momento ho pensato che fosse la sua casella postale. No, è lui. Lui è questo numero. Per il governo, per il sistema giudiziario, per l’America che si lamenta di pagare le tasse per mantenere “quelli come lui,” James è solo un numero. 377605, il tuo file viene dopo 377604, non hai nome, non hai passato. E non è previsto alcun futuro, per te. Fisso la busta e prima di rendermene conto ho già imparato a memoria queste sei cifre. Ne ho orrore. Lui per me è James, non una serie di numeri messi in fila. Allora le sommo, le sottraggo, le inverto, vi cerco un segno, una simbologia, magari rigirate a dovere mi danno un numero importante... Tre più sette dieci, quindi uno, sette e sei tredici, quindi quattro, uno più quattro cinque, cinque e cinque dieci, uno più zero uno. Ecco, la somma finale è uno. Uno come James da solo nella sua cella. Uno come l’amico che non ha più: è stato giustiziato ieri sera e a James non hanno detto niente. Uno come tanti che aspettano di morire. Centotrentaquattro in Georgia. Tremila e settecento negli USA. Migliaia nel mondo.
     
    #1
  2. Deathmaster

    Deathmaster
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    4 Ottobre 2002

    osti non ho tempo di leggerlo tutto! [​IMG]
     
    #2
  3. Krevads

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    4 Ottobre 2002

    Eh si e' lunghetto, quando m'e' arrivato non volevo leggerlo nemmeno io, pero' e' scritto bene, quindi passa in fretta [​IMG]
     
    #3
  4. enkidu

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    Puchu!!!
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    4 Ottobre 2002

    Visto che OT molto OT, lo sposto [​IMG]
     
    #4
  5. Krevads

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    BANNATO

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    4 Ottobre 2002

    Ah uh si grazie [​IMG]
     
    #5
  6. Strix

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    5 Ottobre 2002

    io l'ho letto tutto....
    bellissimo articolo.
    E mi fa stare male anche un pò. Non vi da fastidio sapere di essere impotenti?
    che tristezza... [​IMG]
     
    #6
  7. Lord_of_the_Thunder

    Lord_of_the_Thunder
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    5 Ottobre 2002

    Appena sveglio sono un po' pigro. Mi fate il riassunto?? [​IMG] [​IMG]
     
    #7
  8. Overdrivegt

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    5 Ottobre 2002

    L'articolo non ho letto tutto.....
    Ma io mi pongo una domanda :
    Come può definirsi un paese come l'America il più progredito del mondo se usa mezzi "antichi" come la pena di morte ?
     
    #8
  9. Strix

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    5 Ottobre 2002

    l'america può essere definita solo come il paese più presuntuoso del mondo.
    Non c'è dubbio che abbia fatto un sacco di bene al resto del mondo, con la sua tecnologia, l'economia eccetera...
    ma ciò non toglie che si sentano dei in terra
     
    #9

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