The Cure

"penso" è più o meno sinonimo di "secondo me"

 

no, non per forza

 

E appt....in "soli" due dischi!

Indubbiamente "Pornography" rappresentò l'apice della loro cosidetta "dark trilogy" (inaugurata con "The seventheen second", contenente una certa "A Forest" ), o se vogliamo l'apice della "depressione" di Smith.... a quel tempo infatti faceva uso di droghe e simil. Tant'è vero che proprio all'indomani di quell' album, litigò pure con Gallup , costringendolo a lasciare (temporaneamente) il gruppo. Disintegration rappresentò più che altro il vero successo "commerciale". È un po' il loro "Black album"..

 

Bowie può starci...nel baritonale. Ma più che il "nostro" Lindo, io direi "Jim Morrison" soprattutto negli episodi più "rabbiosi".

 

Miscredente! Eretico!!! Ritira quanto hai scritto ghghgh, scherzo logico, però forse guidato dall'amore, non riesco a considerarlo come il loro "black album", solo come un piccolo (per me inarrivabile) capolavoro che ha avuto il merito di arrivare a più persone. Comunque la storia tra chi fosse "migliore" tra joy e cure è vecchia quanto i gruppi stessi. Che poi non ha molto senso IMHO, visto che entrambi hanno creato opere d'arte meravigliose.

 

I gusti son gusti si sa.......ma 4:13 pur non essendo tra i loro migliori album è a mio avviso ampiamente sopra la sufficienza con signori pezzi come underneath the stars, freakshow, sleep when i'm dead, the hungry Ghost ed altri ancora.
Wild mood swings è un album che adoro letteralmente, e che ha avuto la sola sfortuna di essere uscito dopo Disintegration e Wish........detto questo detto tutto.
Mi ricorda un po la sorte di No Prayer For The Dying che usci' dopo Somewhere in time e Seventh son.

È un album pieno di intuizioni felici, la roboante opener Want (che dal vivo rende moltissimo ed è quasi sempre presente nelle setlist della band), This is a lie, Trap, Bare, i toni scanzonati di Mint Car e Strange Attraction, le atmosfere tex Mex di The 13th.
Come difetto gli riconosco di essere solo troppo lungo, pochi pezzi in meno avrebbero giovato.
Cmq lo ascolto sempre con gran piacere.

 

Eh insomma.........paragone a mio avviso arditissimo per quanto mi piaccia il black album (piacevole e paraculo allo stesso tempo).
Se dobbiamo rimanere in casa metallica, possiamo paragonare Disintegration (per me il secondo top album di tutti i tempi) a Master of Puppets.
Ovvero l'album della perfezione, dell' alchimia perfetta tra musica, parole ed atmosfere.
Di quei dischi che segnano indelebilmente le menti di chi li ascolta.
Già kiss me kiss me kiss me aveva sdoganato la band a livello commerciale, ai tempi vendette più di tre milioni di copie nei soli states, una cifra inaudita per lo zio Bob and friends.
Disintegration è il caleidoscopio perfetto, c'è tutto.

 

Lo dici solo perché ha avuto successo

 

Ma commercialmente parlando anche "The Head on the door" volendo...con quel videoclip di Close to me dell"armadio" sul dirupo in super-rotazione su MTV dalla mattina alla sera... album che peraltro vide il pronto "ritorno" di Gallup dopo il litigio di cui dicevo indietro e il periodo "interlocutorio" tra le sperimentazioni "dance pop" di Japaneese wisper e "The Top".

 

Quanto a Japanese Whispers è un mini che raccoglie i lati A e B dei singoli usciti tra il 1982 e 1983, l'idea fu del loro ex manager storico Chris Parry che convinse Robert a smuovere l'immagine depressiva che la band si era creata con la nota trilogia.
Walk, let's go to bed e la stellare Lovecats ( e relativo video) ottenennero il risultato sperato.

Quanto a The Top è un album a tratti psichedelico, non facile ma bellissimo, in realtà album solista se vogliamo, con un Robert strassatissimo anche per gli impegni nei Banshees.

The head on the door è tra i più belli dei loro album e contiene il mio pezzo preferito, Kyoto song.
Vero che i video di Close to me ed anche in between days andavano in heavy rotation su MTV, ma l'esplosione commerciale vera ed effettiva fu con il successivo Kiss me, kiss me, kiss me.

 

Anche perché con quest'ultimo la line-up divenne per la prima volta "stabile". Tuttavia per "ironia della sorte" dopo Kiss me, venne allontanato quel "Lol Thorulst" che era rimasto il solo unico componente originario. Fu infatti il batterista dei primi 4 album, poi passato a tastierista durante la fase "interlocutoria" di cui sopra (tra Japanese Whispers e The Top), su The Head on the door e appunto in Kiss me... si disse fu cacciato dallo stesso Smith per problemi legati a droghe e alcool. è evidente che ciò gli ricordasse "brutti momenti"... e che volesse svoltare definitivamente pagina.

 

Povero Lol, era un rottame oramai sia come musicista che come membro della band.
Fino al triste epilogo della sua uscita dalla band e della causa intentata e poi persa nei confronti di Robert.

 

Diciamo che in questa discussione concordo con @sebek, nel senso che anche nel loro periodo più marcatamente dark i Cure hanno avuto comunque qualche piccolo spiraglio di luce che illuminasse il buio, sprazzi di leggerezza che poi sono culminati nelle canzoni più "commerciali" del periodo successivo, laddove invece i Joy Division hanno mantenuto sempre la cupezza originaria: il basso ossessivo di Hook e la voce catacombale di Curtis ti scarnificano e ti raggelano senza soluzione di continuità. Disorder, She's lost control, Atmosphere, Shadowplay, Transmission, New dawn fades, solo per citarne qualcuno, sono tutti pezzi che ti fanno calare il ghiaccio dentro. Mettendola proprio sul grossolano: nella discografia della Divisione del piacere non è dato rinvenire una Friday I'm in love, ma nemmeno neppure una Just like heaven.
I Cure sono sempre i Cure, e ci mancherebbe, ma nel confronto puro e semplice con Ian Curtis e co. secondo me qualcosina-ina-ina lasciano per strada.

 

Infatti ad es. l'opener "Play for today" dello stesso "Seventheen Seconds" (il primo dei 3 dischi della cosidetta "Trilogia dark") lasciava presagire di tutto, tranne il "prosequio notturno" successivo dell'album. Come se il brano in questione fosse stato messo lì a proposito quasi a far da ponte tra le "frivolezze adolescenziali" del debutto "Three Imaginary Boys" e il salto nel "buio" dei seguenti, culminato nella magistrale "A FOREST" , uno dei 4-5 pezzi che (imho) rappresentantano al meglio la quintessenza della "Dark wave" di quegli anni a cavallo del 1980.

 

beh i Cure hanno fatto una marea di dischi e non si sono mai fossilizzati in un genere, ma ciò non vuol dire che dischi come Faith o Pornography non siano due dischi cupissimi