Live Report: Arona Metal Beach Fest

Di Fabio Vellata - 25 Settembre 2012 - 20:00
Live Report: Arona Metal Beach Fest

 

 

Live Report a cura di Massimiliana Simioli e Giacomo Cerutti.
Fotografie a cura di Massimiliana Simioli.

Una location da favola e una giornata solare hanno fatto da cornice al primo anno dell’Arona Metal Beach Fest. Sul palco, una dietro l’altra, ma con qualche incidente di percorso, si sono esibite sette band (anche se da manifesto erano otto), che, chi più chi meno, ci hanno fatto roteare le folte chiome a tempo di doppio pedale.
Un nome un perché, verrebbe da dire. Questo festival gratuito di band italiane, si svolge nel suggestivo lido di Arona che si affaccia sul meraviglioso Lago Maggiore, location dove il torrido cemento a cui siamo abituati è sostituito da un soffice prato alberato, e dove, oltre ad ascoltate buona musica è possibile ristorarsi nell’accogliente chiosco, piuttosto che visitare le bancarelle delle band e gli stand di EMP, AFFLICTION ITALY, GARGOYLE ed EMILIA CALLING a pochi metri dal palco.
Possiamo definire il tutto come una versione ridotta del Metal Camp, festival di cui non si può provare sempre un po’di nostalgia.

A dare il via al festival i VersoZero. Si sono presentati come il “gruppo più leggero della giornata”, ed è stato effettivamente così. Con le loro sonorità rock-metal attraversate da sfumature elettroniche e coi loro testi (in italiano!) pensati, diretti e accattivanti hanno tentato di coinvolgere il poco pubblico che c’era, ma, purtroppo per loro, il caldo e il gazebo con la birra fresca non li hanno aiutati.

(Massimiliana Simioli)

Primi ad esibirsi sono i VersoZero. Nascono nel 1994 fondati dal bassista Dario Leoni, suonano rock-metal sapientemente mescolato con l’elettronica tipo Nine Inch Nails e cantano in italiano, rara scelta in questo genere. Il gruppo da grande importanza ai testi che esprimono una ricerca analitica del quotidiano, toccando il corpo, l’ego, Dio, la vita, il sogno, l’amore.
Esordiscono nel 2000 con l’omonomo CD “Versozero” mentre nel 2003 esce “Terra”. Entrambi riscquotono gran successo che li porta ad esibirsi live moltissime volte, nonché come ospiti in trasmissioni radiofoniche e televisive. Nel 2006-‘07 avviene un cambio di line up: alla chitarra subentra Stefano Parodi e alla voce il formidabile Fabio Privitera, attuale cantante dei Bejelit  (power metal) e Freddie band (tributo ai queen).
Oggi è stata un ottima occasione per dimostrare la loro bravura, peccato per la poca affluenza di metà pomeriggio. I VersoZero hanno riscosso comunque un bel successo, calore ed applausi non sono mancati.

(Giacomo Cerutti)

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Ora tocca ai The Megs, mosca bianca del festival in quanto unica band non metal, che con il loro sound ci riportano agli anni ’70, proponendo pezzi della loro prima fatica “Jealousy”. Classico rock’n’roll influenzato dal punk e dallo stoner, uscito dopo solo un anno dalla formazione nel 2010. Nonostante la poca pertinenza con le altre band, i The Megs non si fanno intimidire, Edoardo Laino (cantante/bassista e fondatore) e Mattia Aldibek (chitarra e cori) tengono degnamente il palco, non da meno le due new entry Roberto Maraviglia (batteria) e David Visin (chitarra e cori) che portano adrenalina ed effervescenza allietando i presenti. Anche l’attenzione delle famiglie coi bambini nel parco giochi a fianco del chiosco viene catturata dallo show, contribuendo al crearsi di una singolare ed armoniosa sinergia, assolutamente piacevole.

(Giacomo Cerutti)

 

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Dopo i The Megs on stage troviamo i Kesium, una band dove la voce di Stefania, pulita ma sporcata correttamente sulle note alte, fa da padrona. Inevitabilmente guardandoli fanno ripensare ai Guano Apes, probabilmente per la composizione della band, ma principalmente per l’intensità del loro rock in ogni brano. Si divertono e ci fanno divertire. Corna alzate per i Kesium!

(Massimiliana Simioli)

Il quartetto milanese composto da Andrea Picara chitarrista e fondatore, Stefania Nebuloni alla voce, Simone Marazzi al basso e Umberto Tonella alla batteria, ama sperimentare, fondendo i propri gusti personali, influenzati da gruppi come Tool, Perfect Circe e Filter, nel creare un rock / progressive / metal.
Oggi ci propongono i pezzi del loro primo EP “It Starts by the Flow” inciso nel 2009: hanno un sound molto particolare, che fluidifica parti melodiche e pesanti e subito cattura l’attenzione del pubblico, soprattutto per la potenza vocale e la presenza scenica di Stefania. L’affluenza di gente aumenta e comincia a formarsi una discreta platea fronte palco. È la prima volta che i Kesium si esibiscono nella zona e se il loro scopo era di farsi riconoscere ci son ben riusciti!

(Giacomo Cerutti)


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La potenza del metallo inizia a farsi sentire e vedere con i novaresi Anthologies. Il metal si mischia con sonorità folk e gothic, ma una cosa mi impressiona più di tutte, che da dietro il cantato in growl e i ritmi duri, gli occhi di Ale brillano di amore puro per quello che sta facendo. E poi finalmente al basso una ragazza che si fa sentire (sono un po’ di parte, lo ammetto!). Devono però confrontarsi con l’improvvisa assenza di elettricità, e a causa di un blackout si vedono costretti ad interrompere il concerto. A malincuore il pubblico, che nel frattempo ha iniziato ad esistere, li applaude ed è come se li stesse abbracciando.

(Massimiliana Simioli)

Prepariamoci ad un cambio di atmosfera… arrivano gli Anthologies, band del novarese già nota per aver preso parte a concerti importanti di supporto a band come Finntroll, Alestorm e Eluveitie. Freschi della pubblicazione del primo EP “Alpha” con il loro doom/gotic metal calano sul lido un velo oscuro tenuto stretto dalla tenebrosa figura di Alessandro “SANdMAN” Schümperlin, che con la sua voce cavernosa colpisce gli spettatori nel profondo. Certo non sono da sottovalutare gli altri membri Fabrizio Amapane  e Samuele Marchi alle chitarre, Silvia “Neko” Gadina al basso e Valerio Ferrari che aggiungono al genere in sé sfumature dark, folk e thrash influenzate da Moonspell, Tiamat, Paradise Lost, Type O Negative, Opeth, In Extremo e Dark Tranquillity. L’esibizione procede per il meglio, ma purtroppo gli imprevisti capitano sempre e a metà scaletta salta la corrente: dopo lunghi tentativi di ripristino la band si vede costretta a salutare il pubblico, rincuorata da calorosi applausi. Cari Anthologies avete dato il meglio di voi: è stato breve ma intenso!

(Giacomo Cerutti)

 

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Dopo quasi un’ora torna la corrente all’Arona Metal Beach Fest! Finalmente possiamo continuare ad ascoltare buona musica e nella prima serata troviamo ad accompagnarci i MirrorMaze, gruppo rock prog metal dalle mille influenze. Ci presentano il loro album Walkabout, appena uscito, zeppo di brani forti ma con sfumature malinconiche. La performance, a causa dell’intoppo elettronico, ha una scaletta veloce, ma grazie a loro il pubblico, che nel frattempo inizia a popolarsi, si è fatto un po’ più caldo.

(Massimiliana Simioli)

Fortunatamente la corrente ritorna in tempo per l’esibizione dei MirrorMaze: dall’oscurità si passa alla psichedelia del prog/metal. Propongono i pezzi del primo CD “Walkabout” (2012) che vanta la partecipazione di Ray Alder, lead singer dei pionieri Fates Warning e Redemption, nella song “Deeper Signs”. Questi ragazzi: Fabio D’Amore (voce), Davide Penna (chitarra), Samuele Lanfranchini (tastiere), Fabio Nasuelli (batteria) e Juan Manuel Savoini (basso), mi avevano già fatto una buona impressione quando li vidi di spalla ai grandiosi Labyrinth ed anche stavolta non si sono risparmiati, confermando la loro notevole preparazione tecnica. Il loro è un sound molto ricercato – composto da parti strumentali ed orchestrali influenzate da colossi come Dream Theater, Pink Floyd e Rush, ma anche melodie e riffing tipiche di Alter Bidge e Nevermore – da cui scaturiscono atmosfere emotive dal malinconico al sognante, dal reale al sovrannaturale che avvolgono gli spettatori come se intraprendessero un viaggio interiore che termina proprio in contemporanea con l’esibizione.

Performance ripagata con applausi e richieste di bis, che purtroppo le tempistiche non hanno consentito.

(Giacomo Cerutti)

 

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A seguire, con un ingresso trionfale, salgono sul palco i Bejelit, gruppo di Sandro, uno degli organizzatori del Festival. La sintonia col pubblico è immediata e palpabile. Il frontman Fabio, anche se vestito in maniera improponibile, oltre ad essere un abile maestro dell’intrattenimento, è riuscito ad immergerci nel power metal. Ma i Bejelit non sono una band convenzionale, ed accanto a suoni forti e chitarre metalliche hanno accostato cori angelici e svariate influenze musicali (credo proprio di aver sentito delle sonorità sud americane!). E finalmente le teste piene di lunghi capelli hanno iniziato a roteare a ritmo.

 E pogo fu!

(Massimiliana Simioli)

È giunta l’ora della penultima band, gli acclamati Bejelit, band power/metal aronese presente sulla scena metal locale da ben undici anni, con alle spalle un demo e quattro CD che hanno ricevuto ottime critiche, in particolare il freschissimo “Emerge” (2012). Dopo una lunga gavetta e cambi di line up, riescono ad esordire in molte date all’estero, partecipando anche al Metal Camp ed avendo, inoltre, il grande onore di fare da supporto ai Rhapsody Of Fire nel tour europeo.
Ho avuto molte occasioni di vederli esibire ed è sempre emozionante: di certo era improbabile pensare che si sarebbero risparmiati in un festival che li vedeva giocare… anzi che “suonare” in casa! Appena saliti sul palco sono molte le urla ed i cori dal pubblico, ora molto più addensato. Senza indugi Giorgio Novarino (basso), Giulio Capone (batteria e tastiere), Sandro Capone e Marco Pastorino (chitarre) irrompono col loro sound aggressivo, abbinato alla voce potente dal timbro vocale penetrante di Fabio Privitera. Il quintetto esalta la platea, proseguendo a suonare pure giù dal palco in una forte alchimia che ha regalato anche momenti lirici ed epici, in un mix di tastiere, fisarmoniche, chitarre classiche e violini. Un altro bel traguardo in casa Bejelit.

(Giacomo Cerutti)

 

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Il pubblico è infine caldo e pronto ad accogliere i Furor Gallico, questa grande famiglia celtica che ha trovato la formula vincente tra strumenti elettronici e strumenti legati alla tradizione. La loro musica è una perfetta amalgama tra le sonorità violente del metal è quelle morbide della musica celtica che accompagnano la voce dalle mille sfaccettature di Pagan. E che successo questo Pagan: le ragazze ne vanno matte e non si sono risparmiate in urla di piacere! E anche se hanno avuto qualche intoppo, anche loro, con l’elettronica (quel palco aveva un tappeto di cavi, dato il numero elevato dei componenti della band) il successo è stato inevitabile. Il tempo non è stato tuttavia magnanimo e terminata la scaletta, i Furor Gallico hanno concluso il festival con un’idea mai vista prima (e spero sinceramente di non rivederla mai più!), il pogo silenzioso. Nel silenzio, al via di Pagan i ragazzi tra il pubblico hanno scatenato un pogo dettato non dalla batteria, bensì dal nulla. Una fine sconcertante per il primo e spero non l’ultimo Festival Metal di Arona.

(Massimiliana Simioli)

Siamo giunti al finale di questo fantastico e soprattutto variegato festival, siamo passati dal rock’n’roll al prog/metal, dal doom/gothic al power, ed ora prepariamoci al massacrante folk/metal dei pagani Furor Gallico, gloriosi headliner della serata.
Gli otto bardi di Monza nati nel 2007, dopo un anno registrano il loro primo demo “390 b.c. – The Glorious Dawn” che verrà in seguito incorporato nel primo full-lenght “Furor Gallico” (2010) autoprodotto ed autodistribuito, ottenendo un gran successo che li porterà ad esibirsi in molti live, incluso il celebre Fosch Fest, festival celtic/folk.
Come da copione, Pagan (voce), Ste e Oldhan (chitarra e cori), Fabio (basso), Paolo (whistles, bouzouki e cornamuse), Becky (arpa celtica e cori), Laura (violino e redpipe) e Simo (batteria) indossano i loro kilt, si dipingono in assetto di guerra e dopo il richiamo del pubblico impaziente, entrano in scena. Il boato si alza: il gruppo si arma dei propri strumenti e come guerrieri assetati di sangue scatena il massacro sul lido. Passando dal metal cantato in growl e scream, animando poghi simili a battaglie per poi rifiatare in parti più melodiche e pulite, ci narrano ancora di antiche leggende e suggestioni del mondo celtico.
Grande prestazione ed interazione col pubblico: una band che dà sempre il meglio di sé dimostrando grande passione, preparazione e sinergia migliorando nel tempo, purtroppo penalizzata da un audio imperfetto. Pazienza… succede anche nei migliori festival.

(Giacomo Cerutti)


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In conclusione, possiamo chiaramente affermare che grazie all’impegno degli organizzatori locali, mossi dalla passione per la musica e soprattutto il bel tempo a nostro favore, questa edizione dell’Arona metal beach, salvo imprevisti tecnici è andata per il meglio. L’augurio sincero è, che questa ottima iniziativa sappia riconfermarsi per tutti gli anni futuri.

All’estate prossima metallari!