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Allhelluja (Massimo Gajer)

Di Alberto Fittarelli - 16 Giugno 2005 - 16:39
Allhelluja (Massimo Gajer)

Gli Allhelluja sono un giovanissimo gruppo milanese, ma con cantante
danese, dedito, come detto nella recensione, ad un miscuglio tra Entombed,
stoner rock e Motorhead che ha suscitato più di una curiosità nell’ambiente
metal italiano e non: un’immagine azzeccata, un suono decisamente interessante
sono state le carte principali di un piccolo successo da non sottovalutare. Ho
avuto l’occasione di parlarne con Massimo Gajer, chitarrista e
compositore della band.

Ciao Massimo, per iniziare direi che è inevitabile chiederti da dove nasce il progetto Allhelluia, che approda al suo primo album senza aver fatto sapere nulla di sé precedentemente.

Allhelluja nasce in un estate caldissima di due anni fa, con una chitarra e una batteria che non chiedono altro di sfogarsi, di fare musica in un modo diretto, semplice ma che risulti marcio e d’impatto. Così abbiamo iniziato a buttare giù le strutture di pezzi che di volta in volta caratterizzavano un nostro stile particolare con sonorità che volevano riprendere o comunque infilarsi fra gli ultimi Entombed, i Motorhead e i Queens Of The Stone Age. Le idee e i riff nascevano in modo naturale e a profusione, così quando abbiamo raggiunto un numero di 12 pezzi, abbiamo pensato di registrarli e di
cercare un bassista. Avendo registrato le tracce di chitarra e di batteria in modo decente il lavoro per un bassista sarebbe
stato più facilitato (meglio che ascoltare i pezzi registrati in qualche modo con un portatile scassato). A questo punto, con tutta la parte strumentale preparata, ci siamo dedicati ai cantati, ai testi e non ultimo alla ricerca del cantante.

Mi puoi parlare in dettaglio degli altri musicisti facenti parte del gruppo? Anche se di Jacob si sa già molto…

Beh, a parte me,chitarrista, alla batteria troviamo Stefano Longhi, personaggio impegnato full time nell’ambiente musica, in quanto produttore discografico e musicista con già alle spalle un suo progetto musicale, i
‘Monksoda’, e un disco all’attivo. Il bassista è Roberto Gelli, anch’egli musicista a tempo pieno e turnista. Cerca di campare
suonando, anche se a suo dire è durissima! Questo è il ‘Power trio’ tutto italiano , un trio affiatatissimo grazie al fatto che in primis siamo tre amiconi, per cui ci è risultato facile comprenderci, suonare, comporre e mandarci a cagare. La ciliegina sulla torta è data da Jacob Brendahl, ‘lo straniero del gruppo’, cantante dei danesi ‘Hatesphere’ e chitarrista dei ‘Barcode’ sempre danesi. Possiamo dire anche lui già amico e da noi conosciuto visto che Stefano è stato suo produttore con gli Hatesphere per tre dischi. Quando eravamo alla ricerca del cantante, così, quasi per scherzo gli abbiamo fatto sentire i pezzi, lui è rimasto folgorato, ed entusiasta ha accettato di cantare !

Partiamo con l’analisi di questo vostro “Inferno Museum”: prima di tutto, da dove arriva l’idea di trarre spunto per il concept da uno dei
migliori libri di Derek Raymond, autore di culto del noir londinese?

Abbiamo sempre avuto passione per il noir e l’orror, sia a livello cinematografico che letterario. E le letture riguardanti i serial killer ci
hanno sempre affascinato. Ecco che fra gli innumerevoli libri è spuntato questo “Il Museo Dell’Inferno” (traduzione italiana) di Derek Raymond , che
fra tutti quelli letti ci è sembrato veramente ‘il capolavoro’. Il libro tratta della pazzia di un uomo, che diventa un folle omicida seriale a causa
delle sue paranoie, delle sue fissazioni, delle sue manie, anche di onnipotenza, e il bello è che in qualche modo, leggendo siamo portati a
comprenderlo, paradossalmente a giustificarlo. Per questo ci siamo voluti concentrare per il concept lirico su questo argomento, molto violento, ma
che ci fa riflettere sul fatto che forse non siamo tanto lontani da lui. Per comprendere meglio i nostri testi invito quindi tutti a leggere il libro.

Proprio Derek Raymond è stato definito “un fiore selvaggio nato negli scantinati della letteratura”: pensi che le cose migliori di un certo modo
di intendere il rock (ed il metal) possano essere nate nella stessa ottica?

A mio modo di vedere , sì! Gli sbattimenti, il sudore che cola sulle corde, il fare musica con grinta a volte non ripagata, ma con la consapevolezza che
fai quello che ti piace e che ti appaga, sono gli ingredienti per tirare fuori effettivamente qualcosa di originale, e che quando vanno bene, se
vanno bene, sono uno schiaffo ‘in your face’ !

Direi che le vostre coordinate stilistiche vi vedono unire diversi stili, dallo stoner al rock tout-court, passando per il metal in qualche
momento anche “estremo”… puoi illustrarmi quali sono, a grandi linee, le vostre influenze e gli obiettivi che vi prefiggete nella composizione?

Quello che ci piacerebbe forgiare sarebbe l’anello mancante fra gli ‘Entombed’ e i ‘Kyuss’, ovvero riuscire a creare una congiunzione fra il
rock’n roll-stoner e il metal. Diciamo che partiamo da una matrice puramente rock’n roll, ma vogliamo che sia marcia, semplice, diretta e devastante.
Ecco che allora subentra anche il nostro background metal fondamentale a colorare e dare un sapore più pesante ai pezzi.
La nostra musica è puramente istintiva; sì, possono esserci dei richiami a determinati gruppi come ‘Black Sabbath’ o i già citati ‘Entombed’ e ‘Kyuss’, ma è talmente un miscuglio senza regole stilistiche, che riusciamo a
scorgere passaggi alla ‘Slayer’ o alla ‘Deftones’ , dando così origine ad una musica che ti spiazza e che ti prende per questa sua volubilità.

Parliamo per esempio di “Nervous Titter”, brano che vede Jacob tornare cimentarsi nel suo classico screaming e che curiosamente si inserisce
benissimo nella scaletta… com’è nato?

‘Nervous Titter’ è stato uno dei primi brani che abbiamo concepito, infatti è molto diretto: un riff portante per tutto il pezzo , ritornello , bridge ,
basta , ” è perfetto” ci siamo detti!. Curiosità : il nostro titolo, prima che pensassimo ad un cantato ed ad un testo, voleva essere ” El Bujtre”
perché nel rallentamento centrale, quello un po’ “Deftones” per intenderci 🙂 volevamo utilizzare un campionamento di una telecronaca calcistica in
spagnolo con una discesa a tutto campo e che si concludeva con il classico ‘delirio-sudamericano’… GOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOLLLL!!!
OK! Dei pazzi! Meglio lo screaming di Jacob!

E una “Who’s gonna kill my lady?” ? E’ il pezzo più veloce e diretto dell’album, uno dei migliori sicuramente…

..Uaohh!! Uno dei migliori, e composto in due minuti! Fantastico! Praticamente eravamo stanchi morti a fine prova, pronti a smontare, e
Stefano dice: ” sì, ma che pppalle! Sempre mid-tempo! La prossima volta facciamo qualcosa di veloce!” Io rispondo:” Un po’ Motorhead? Tipo, così?
” e parto improvvisando due accordi. Lui sudato, sorride, si lancia, ed ecco nata ” Who’s gonna kill my lady”.

Quello che viene automatico chiedersi è anche quanto disimpegno ed ironia possano esserci negli Allhelluja, visto che se a prima vista
l’attitudine “rock’n’roll” sembra prevalere (almeno guardando le foto promozionali!), ma fate anche molto sul serio…

Ormai entrambe le cose. Inizialmente è partito tutto per scherzo e puro divertimento. Voleva essere un nostro sfogo e un distacco dai nostri vari
problemi. E lo puoi capire da quello che ti ho detto su come nascevano i pezzi. Poi più andavamo avanti, più ci rendevamo conto che le cose che
uscivano ci esaltavano e per noi erano fighe; al punto di volerle registrare. E quando abbiamo fatto sentire un po’ in giro questi provini,
tutti erano esaltati e convinti che eravamo sulla strada giusta e che avremmo dovuto fare seriamente. Per noi è stata un’ulteriore conferma, e pur
divertendoci, perché questo è alla base degli Allhelluja, siamo andati
avanti dritti e convinti.

Avete in programma la possibilità di concerti, italiani e/o europei? Come potete superare le distanze e gli impegni di Jacob?

Jacob purtroppo è un bell’ ostacolo. Con il fatto che vive in Danimarca non è facile organizzarsi, ma non impossibile. Un altro suo problema è l’essere
perennemente in tour con gli Hatesphere e i Barcode, anche se lui stesso ha avanzato richieste di suonare con noi dal vivo: il ragazzo è esaltatissimo.
Anche lo stesso Filippo della Scarlet dice che sarebbe una cosa fattibile. Lui dice: ” organizziamo dei concerti per un week-end e poi ci spariamo una
settimana in Brasile!” Il disco verrà pubblicato anche lì e se la mettiamo così: ORGANIZZIAMOCI!

Obiettivi a lungo termine? Quali mete credi potrebbe essere realistico raggiungere, ammesso che tu ti voglia porre dei “limiti”?

Per adesso vediamo come va questo debutto. A vedere l’accanimento che si sta creando attorno, le premesse sono buone! Noi sicuramente siamo gia
soddisfatti, ed infatti stiamo gia lavorando a materiale nuovo proprio perché gli Alhelluja non è un progetto fine a se stesso, ma un gruppo vero e
proprio. Non ci prefiggiamo obbiettivi o mete, andiamo avanti per la nostra strada, facendo la musica che ci piace, senza pressioni e senza compromessi.

In conclusione, uno spazio aperto agli Allhelluja: non per i saluti di rito, ma per convincere definitivamente gli accoliti del genere a
cercarvi! Un saluto e grazie per le tue risposte.

WARNING! WARNING!… DANGER! DANGER! Si sta diffondendo uno strano fenomeno! Un VIRUS chiamato ‘ALLHELLUJA’ . Una “pericolosa” forma virale letale
facilmente acquisibile! Nessuna controindicazione, MEGLIO,” malatevi” del sanissimo DIRTY FUCKIN’ ROCKIN’ METAL AL 666% degli
ALLHELLUJA !!!! Ciao!

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli