Doom

Anno Mundi (Alessio Secondini Morelli)

Di Tiziano Marasco - 30 Settembre 2013 - 8:00
Anno Mundi (Alessio Secondini Morelli)

Ciao Alessio e benvenuto su TrueMetal.it. Puoi raccontarmi un po’ come è nata l’idea del progetto Anno Mundi e come hai conosciuto Gianluca?Da circa metà anni ’90 compongo brani in uno stile prettamente hard’n’heavy. Tuttavia, trovare persone giuste per un impegno effettivo in una band è stato difficile e sempre infruttuoso. La situazione persistente qui a Roma in quegli anni mi ha portato a rinunciare per molto tempo al piacere di suonare in una band… essenzialmente a causa di perditempo di vario genere che non avevano altra velleità se non quella di fare cover e seguire acriticamente la moda musicale del momento. Pur essendo un ascoltatore di metal piuttosto “onnivoro”, le mie composizioni sono invece sempre state stilisticamente basate su un classic metal influenzato da gente come Black Sabbath, Angelwitch, Mercyful Fate, ecc. Nel 2009 finalmente, tramite il buon Andrea Ciccomartino dei Graal, ebbi modo di conoscere Gianluca, con cui feci una jam-session in uno studio di registrazione. Da lì è nata l’idea di dare vita ad un progetto musicale. Una volta messosi in sincronia con me, Gianluca mi ha spinto a sviluppare le mie idee musicali fino ad arrivare alle versioni definitive delle composizioni. Non da ultimo, anche io l’ho incentivato a portare avanti le sue composizioni. Il risultato della nostra osmosi compositiva è ciò che si può ascoltare nel vinile “Cloister Graveyard In The Snow” (autoprodotto in 100 copie nel 2011), oggi ristampato in cd con il titolo “Window In Time” dalla prestigiosa BTF con diversi pezzi nuovi, tra completamente inediti e versioni extended.

Come mai questo monicker particolare?

Dopo aver valutato varie idee, tra cui, per breve tempo Machine Messiah, ci siamo basati su un’idea nata proprio per caso. Gianluca ha proposto Caput Mundi e, per scherzo, ha citato il brano Anno Mundi dei Black Sabbath. Invece era un nome bellissimo perchè si riferiva ad un brano epico e maestoso, emblematico primo pezzo dell’album TYR del 1990, che piaceva ad entrambi. Il titolo in latino suonava bene. Quando gli ho proposto di adottarlo, non scherzavo affatto.

Noto che voi vi presentate come una band heavy, ma siete categorizzati da molti come doom. A cosa è dovuto secondo voi questo fenomeno?

Beh i cosiddetti “ritmi doom” sono solo una piccola parte di tutto il nostro background musicale. Vi sono doom bands che basano l’intera loro produzione soltanto su quei ritmi lì. A volte mi ritrovo a pensare: che palle! Per carità, non sputo sul lavoro altrui, ma noi non ci consideriamo doom metal poiché non possiamo intimamente esserlo. Fare un brano di 15 minuti basato su un solo riff lento (spesso di sole 2-3 note) può andar bene per altri, non per noi. Alcune di queste bands sono anche molto brave, perché con questo tipo di composizione minimalista finalizzano un lavoro davvero… “angosciante”, che risulta avere anche una propria riuscita artistica. Però, davvero, una cosa del genere non fa per noi. Il nostro esordio su vinile del 2011 ha ottenuto molti riscontri positivi, ma ho notato che un paio di recensori ci attribuiscono l’etichetta doom. Probabilmente taluni non sono stati attenti alle parti più sperimentali, come il secondo movimento di Gallifreyan’s Suite, il brano acustico Dawn, per non parlare di Scarlet Queen, a metà tra NWOBHM e Sleazy. È forse possibile affermare che un brano veloce, quasi speed, come Venus Fight sia accostabile al doom? Anche perchè, se ci fai caso, i molti artisti presenti nel disco, militano o hanno militato in formazioni che nulla hanno a che fare con il doom: Graal (hard rock e heavy metal), Ezra Winston, Banco del Mutuo Soccorso e Periferia del Mondo (progressive), Rondò Veneziano (musica classica, seppur arricchita di strumenti elettrici). Parlando dei brani composti da me invece, come dicevo prima, uno dei gruppi cui mi ispiro più spesso sono i Mercyful Fate. Loro sono parte della storia del Metal, e nonostante il loro uso massiccio di parti rallentate, chi se la sentirebbe di etichettarli come doom?

Dato che apri il discorso, a quali band vi siete ispirati mentre avete composto il nuovo album?

Non ai Black Sabbath: faccio qualunque altra cosa fuorché i Black Sabbath. Ah Ah Ah. Scherzi a parte, è ovvio che Iommi & soci sono una componente importantissima per me, poiché da quando ho 14 anni li ascolto e li suono spesso (suonare un riff di Iommi è sempre stato qualcosa di terapeutico per il sottoscritto). Ne consegue che ho profuso questa influenza principale nella mia musica. Basilarmente mi piacciono anche perché, pur essendo i capistipite del cosiddetto doom metal (ci risiamo!) non lo suonano di certo. Partono dall’heavy-riff di Iommi, ma fanno molto altro, specie quelli dell’era Ozzy, che sono stati molto eclettici, sperimentali, addirittura progressivi. Ecco, questo è un aspetto che molti non conoscono dei Sabbath degli anni ’70, a parte i fans sfegatati come me. Io invece lo trovo estremamente affascinante. Particolarmente, poi, altri dischi che adoro di loro sono quelli con Ronnie James Dio (RIP), soprattutto Mob Rules. Altre bands che posso citare come influenza, a parte quelle che ti ho indicato ad inizio intervista, sono sempre appartenenti al metal classico, come Maiden, Motorhead, Saxon, anche Death SS, così come in genere anche gruppi musicali dell’area anglosassone degli anni ’60/’70: Pink Floyd, Black Widow, ecc. Credo sia evidente ed assolutamente non riduttivo indicare che le influenze di Gianluca, vertenti invece molto più sul prog-psych settantiano (seppur anch’egli sia appassionato di parecchi sottogeneri di metal), si sposino con la mia anima più metal. Il risultato è qualcosa di molto “personale”, se vogliamo, e non si riduce ai canoni del solo metal

Le liriche invece sembrano attingere da campi assai diversi tra loro. A chi vi ispirate per scriverle?

Le liriche sono spesso nate già quando la parte strumentale era pronta. Finora, per le argomentazioni da trattare nei testi, mi sono fatto ispirare dall’atmosfera propria del brano in questione. Il brano Timelord, per esempio, appartenente alla Gallifreyan suite (ispirata al telefilm Doctor Who), sembrava davvero evocare il viaggio sul Tardis, che tra l’altro ha ispirato la parte sperimentale e psych creata da Gianluca che precede la stessa Timelord nella suite. Posso infine affermare che, probabilmente, lasciandoci ispirare in questo modo, si sia creato un nesso sottile e allo stesso tempo solido tra testi e musiche, molto difficile da spiegare, direi esperibile solo direttamente. Diciamo che, generalmente, l’anima “lirica” degli Anno Mundi si basa su un contesto “mitologico-scientifico”. God Of Sun ne è un esempio evidente: un testo che parla del Sole come antica divinità di vari popoli umani arcaici e che finisce per parlare del pericolo della bomba H. Anche questo è il Sole: vita e pericolo di morte. Un altro esempio è Dwarf Planet: è bastato che la scienza ufficiale declassasse Plutone a semplice pianeta nano, che la fantasia di Gianluca si sia messa in moto per illustrare una storia che vede il “sovrano” Nettuno togliere il regno all’insignificante Plutone. E’ un argomento scientifico, allo stesso tempo rivisto in chiave mitologica, sublimato da una certa pesantezza della musica molto rappresentativa del “lento” moto dei pianeti.

Puoi descrivere il rapporto con la vostra label, la BTF?

La BTF si è subito interessata alla nostra proposta. Di questa label mi è piaciuta innanzitutto la chiarezza contrattuale, oltre al fatto che si tratta di un’ottima realtà del mercato Prog/NewProg su suolo Italico. Poi, anche il fatto che, assieme ai lombardi Tool Silence, siamo stati scelti per tenere a battesimo la loro nuova divisione di musica “pesante”, la EarShock, ci ha molto lusingati. Grazie a questa label siamo finalmente riusciti a sintetizzare in un prodotto discografico molto professionale ed esteticamente accattivante, anni di sforzo compositivo e creativo.

 

Oltre a questo, nell’edizione in vinile avete dimostrato una gran cura per l’aspetto estetico. Chi si è occupato degli artwork e come avete deciso di pubblicare proprio in vinile?

Gianluca è sempre stato d’accordo con me sull’utilizzo di soggetti “gotici” (che ben si adattano al suono “sabbathiano”). In tal senso, il primo omonimo album dei Black Sabbath, oltre ad essere uno dei miei dischi preferiti di sempre, possiede una copertina che reputo tra le più belle della storia del rock. Il quadro di Friedrich, Cloister Cemetery In The Snow, l’ho sempre avuto in mente; invero immaginavo fosse troppo inflazionato, perciò all’inizio non ci avevo pensato più di tanto. Quando però Gianluca lo ha proposto, mi è risultato naturale concordare con lui. Tra l’altro, siamo stati d’accordo entrambi a non deturparlo aggiungendoci titolo e/o logo della band (prova a vedere ciò che hanno fatto altre bands e capirai cosa intendo). La miglior front-cover dell’LP è quella, senza aggiunte di sorta. Poi dietro e dentro (la copertina è apribile a poster) sono presenti i credits, i testi, una riproduzione integrale dello stesso dipinto. L’idea di allegati, foto, biografia, poster acquerellati/autografati è stata di Gianluca: riguardo ai poster, lui aveva quei fogli giganteschi a disposizione ed ha pensato di utilizzarli nel modo che hai visto. Il tutto ha richiesto solo una giornata, che abbiamo passato nel giardino di casa sua a cospargere le mani di vernice e a posarle sulla carta. Credo che tutto questo (i gadgets contenuti nella grande ed accogliente confezione di un LP) sia una vera e propria peculiarità di alcune edizioni su vinile, molto consone al collezionismo, soprattutto come buona e rimpianta abitudine dei mitici anni ’70. Questa è anche la ragione principale per cui abbiamo scelto il formato vinile come prodotto d’esordio. Siamo finiti anche noi nel mercato delle autoproduzioni collezionistiche, “di nicchia”, sempre affascinanti. Una cosa del genere non l’avevo mai fatta prima d’ora, ci ho partecipato volentieri e ne sono anche orgoglioso, anche se solitamente preferisco dedicarmi a comporre e suonare.

Nella band siete solo in due ma vantate molte collaborazioni. Possiamo aspettarci qualcosa di simile per il secondo album?

Sì. Non anticipiamo nulla ma sul secondo album (tutt’ora work-in-progress) ci sarà la possibilità di avere numerosi ospiti speciali, come è stato per il primo album. Posso dirti che lo studio sarà sempre il 3 Fates Rec Studio, di proprietà degli Ezra Winston, band storica del progressive rock romano). Ci teniamo a ribadire che lo abbiamo scelto perché il fonico, il grande Paolo Lucini (Ezra Winston), è riuscito ad infondere ai suoni un pathos retrò che ci ha subito affascinati. Per questo motivo abbiamo deciso di non cambiare per il secondo album. E ricordiamoci che Paolo è anche uno degli illustri ospiti musicali del disco, in qualità di pianista, flautista e altro.

Il fatto di essere in due condiziona la vostra attività live?

Come detto in apertura, è dal 1997 che cerco gente per suonare: qui a Roma non è interessato nessuno! E i pochi interessati, erano ragazzetti perditempo o “coveristi” dell’ultima ora. Esistiamo come progetto musicale dal 2009 e abbiamo sempre avuto questa necessità dettata da situazioni contingenti: non siamo mai riusciti in questi anni a trovare un bassista e un cantante in pianta stabile. Abbiamo sempre sofferto questa situazione, a causa di musicisti che non riuscivano a tenere il passo con i nostri ritmi e, una volta stufatisi, prendevano il volo, lasciandoci sempre regolarmente nei guai. Nonostante ciò, cambiando 2 cantanti e addirittura 5 bassisti, siamo riusciti comunque a suonare diversi concerti. Ma al giorno d’oggi, permanendo nel tempo questa situazione, abbiamo bloccato le audizioni, rendendo di fatto gli Anno Mundi un progetto a due. In futuro vedremo il da farsi, anche per i concerti, durante i quali useremo probabilmente amici di altre band. Di più, dato anche il lavoro e altri impegni, non possiamo fare.

Come passate il vostro tempo al di là dell’attività musicale?

Semplicemente, lavorare ed occuparci delle nostre rispettive famiglie ed amici.

Ho notato che, myspace escluso, è molto difficile reperire info sugli Anno Mundi via internet. Fa parte di una vostra scelta? Esistono altri canali tramite cui trovare altre notizie su di voi?

Da che è uscito l’album su vinile nel 2011, sono apparse parecchie interviste e recensioni, anche in inglese e tedesco, mentre questa è la seconda intervista che realizziamo da che la BTF ha pubblicato il CD. Oltre a MySpace, abbiamo anche la nostra pagina ReverbNation  e la pagina FaceBook, sulle quali è possibile ascoltare parte dei brani dell’album. Ora che siamo sotto contratto con questa label, provvederemo ad aggiornarle, anche graficamente. Siamo presenti in diverse enciclopedie on-line: la canadese Encyclopaedia Metallum – Metal Archives, comunemente conosciuta come Metal Archives e considerata come la fonte enciclopedica più importante ed autorevole del genere metal presente nel web l’italiana Italian Metal, esteso data-base dedicato al solo metal naziona; la interessantissima giapponese Spirit Of Metal. Infine, qualcuno ci ha inserito su You Tube, con il brano Dwarf Planet, inserendo un “video” che riproduce l’immagine statica della copertina sulle note del brano, riportato integralmente. E da buona ultima, la mail: annomundigroup@gmail.com