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Carved (Cristian Guzzon e Damiano Terzoni)

Di Daniele D'Adamo - 2 Maggio 2013 - 23:24
Carved (Cristian Guzzon e Damiano Terzoni)

 

“Carved”, cioè “lavorato”. Come mai questo strano nome, per una band di metal estremo?

(Cristian): Carved è il miglior nome che potrebbe mai rappresentarci. Scolpito, intagliato, lavorato, questo è ciò che siamo, e ciò che ci poniamo come obiettivo ultimo: scolpire delle emozioni, intagliare messaggi, parole, note e immagini su uno sfondo da cui nascono le nostre canzoni; siamo scolpiti nelle difficoltà finora affrontate, e nelle emozioni finora raccolte!

Già che siamo in argomento, quali significati si nascondono dietro i simboli del logo?

(Cristian): Il logo è nato per caso, attorno ad un tavolo durante una cena, nella nostra pizzeria di fiducia, se non sbaglio per la mia festa di laurea; il nostro ex-chitarrista e co-fondatore dei Carved Alessandro Ferrari, disegnò una C su una tovaglietta, sembrava per l’appunto intagliata, scolpita, capimmo subito che quel disegno ci avrebbe rappresentati per sempre!

Nel 2009 avete autoprodotto l’omonimo EP. Quest’anno, con la Bakerteam Records è uscito l’album d’esordio “Dies Irae”. In mezzo, quali sono stati i più importanti avvenimenti che hanno segnato la vostra carriera?

(Cristian): Sicuramente l’attività live, dal tour europeo di supporto ai Necrodeath nel loro tour per il venticinquennale di carriera, a tutte le altre importanti date italiane, alcune di spalla a grandi realtà della scena tricolore. Ma forse la risposta più vera a questa domanda sarebbe: sopravvivere! In questi anni siamo sopravvissuti ai contraccolpi della vita, che inevitabilmente si frappongono lungo un percorso, e soprattutto ad alcuni e rilevanti cambi di line-up che ci hanno ‘tolto il fiato’; ma c’è un momento in cui ci si rende conto che la musica è diventata ossigeno, e si torna a respirare… Pazienza? Forza di volontà? Determinazione? Sì, o forse, appunto, solo sopravvivenza!
     

Sia nell’EP, sia in “Dies Irae” si percepisce, con prepotenza, la vostra personalità artistica, che conduce a uno stile variegato comprendente più generi come il death e il black. Senza, però, che si perda la strada maestra. Tanti sound, insomma, che confluiscono in uno solo: il vostro. Come vi spiegate, posto che sia possibile farlo, questa rara caratteristica?

(Cristian): La musica è una forma d’arte, e avere una personalità artistica credo che debba essere indispensabile. Abbiamo dei punti di riferimento inevitabilmente, ma non vogliamo fare i cloni di nessuno; proveniamo da diversi background musicali, che poi in sala prove si miscelano, è una rara forma di alchimia, e quando ci sentiamo dire che si percepisce il nostro stile, che nonostante l’eterogeneità delle nostre canzoni, e dei vari elementi più nello specifico, restano comunque coerenti tra loro, beh è il miglior complimento che si possa ricevere!

Come suggerisce la copertina… ‘goticheggiante’, le vostre canzoni hanno una profonda impronta emozionale. Da cosa deriva, quest’attitudine al sentimento?   

(Cristian): Hai colto un dettaglio fondamentale; la copertina fa da collante a tutte le interconnessioni che vi sono nel Dies Irae! L’artwork, realizzato magnificamente dai PGX Studio, è la perfetta visione e rappresentazione dei fili che legano musica e liriche di questo disco! È indubbiamente vero, questo è un marchio di cui vado molto fiero, questo disco è un racconto di visioni, una descrizione di quadri che immortalano degli stati d’animo. Da cosa deriva quest’attitudine? Dal nostro vissuto, dai frammenti di memoria che desideriamo preservare, e conservare dentro i brani… e naturalmente condividere con chi vuole cogliere a fondo ciò che vi è dentro queste canzoni, canzoni che diventano dei contenitori, piccoli scrigni di ricordi.

In alcuni brani si sente una voce femminile… di chi è e perché, l’avete usata?

(Cristian): La voce femminile presente nel disco è di una nota cantante e insegnante di canto spezzina, Laura Lerti! Le abbiamo affidato un compito importante, seppur vi siano solo due interventi nell’arco dell’album: Laura ha interpretato un ruolo, una parte, quello della presenza femminile che echeggia lungo tutto il Dies Irae, questa figura ancestrale rappresentata anche nell’artwork, divina madre e al contempo figlia, amante ed al contempo assassina, vittima e causa del ghiaccio, metafora di emozioni sopite e congelate, che resta il substrato su cui è scolpito e intagliato questo disco. Quando Laura ha deciso di partecipare come ospite nel disco, le abbiamo parlato di questi aspetti più che dei dettagli tecnici vocali, di cosa doveva fare dal punto di vista armonico; era più importante che capisse come interpretare questo ruolo, mentre per quanto riguarda l’esecuzione vocale abbiamo lasciato libero spazio al suo estro e alla sua bravura!

Di quali argomenti trattano i testi di “Dies Irae”? C’è un filo portante che li lega assieme oppure si tratta di riflessioni sparse?

(Cristian): Il “Dies Irae”, il giorno dell’Ira, è una famosa composizione medievale che descrive il giorno del giudizio, l’ultimo squillo di tromba, l’ultimo requiem! L’intro del disco, che dà il nome all’intero album, è preso dal Dies Irae del Totentanz di Franz Liszt, danza macabra per pianoforte e orchestra, riarrangiato dal nostro pianista Mattia Nuti. Il giorno dell’ira è un viaggio, un percorso che passa attraverso le fasi di una risalita dopo una caduta, causata da una perdita, da una delusione, da un errore. Ho voluto descrivere questo viaggio in una serie di visioni, di sogni, facendo scorrere veloci immagini di sacrificio e dolore, di ira e vendetta, di nostalgica malinconia, e narrando la storia fino al momento in cui ci si ritrova ad osservare le cicatrici sul proprio corpo, ritrovandosi a ridere sopra questi segni indelebili che da sofferenza e lacrime si sono tramutati in sprezzanti risate di orgoglio e in un’armatura ben forgiata! Non svelerò altro, ma ogni canzone è un tassello di questo sentiero, un quadro che descrive un sentimento; e chi volesse provare a capire al meglio questa storia, può cercare nelle liriche le parole ricorrenti che fanno da filo conduttore, i dettagli nella descrizione, e magari ritrovarsi a essersi immedesimati in questo viaggio! Mi piace definirlo un concept emozionale!

La poliedricità della vostra musica fa pensare a una miriade d’influenze. Qual è il vostro background musicale?

(Cristian): Come detto poco fa, le influenze sono davvero variegate; il nostro pianista Mattia è arrivato nei Carved catapultato dalla musica classica, e questo inevitabilmente ha donato al sound della band quella spiccata componente orchestrale. Io personalmente provengo dalla parte più oscura e malinconica del movimento heavy metal, ma i miei ascolti sono decisamente eterogenei; lascio comunque la parola al chitarrista Damiano, che in quanto nuovo compositore della band rappresenta la vera nuova linfa vitale compositiva dei Carved!

(Damiano): Per quanto mi riguarda, il mio percorso musicale è decisamente stato influenzato molto dalla musica classica e dal mondo progressive, dai mostri sacri del metal estremo e dell’heavy anni ‘80!

Considerato che il vostro stile sia già perfettamente formato e, soprattutto, valido; sono sicuro che abbiate dei notevoli margini di miglioramento, specificamente nella stesura delle song. Cosa ne pensate, di quest’affermazione?

(Cristian): Che l’esperienza è sempre la variabile più significativa, e che indubbiamente non possiamo di certo fermarci a questo primo, seppur importante, tassello. Anzi mi auguro che il nostro stile non sia già formato, che debba ancora affinarsi e crescere, e solo il continuare a collezionare esperienze, suonando e suonando e ancora suonando, possa realmente spianare la strada per questo percorso.

(Damiano): Sicuramente dopo i vari cambi di formazione che hanno avuto i Carved, ora si può aprire un percorso stabile che pone le sue fondamenta sul Dies Irae e sulle sue caratteristiche forti. È, ovviamente, solo l’inizio: le potenzialità che l’attuale formazione può esprimere sono immense rispetto a quelle già espresse!

 

Come si sviluppa il processo compositivo all’interno della vostra band?

(Cristian): Scegliamo una tela, che rappresenta lo sfondo e il contesto su cui creare un concept, e iniziamo a versarci sopra del colore! Finora le canzoni non hnno mai avuto un unico processo compositivo, a volte nasce prima una melodia, altre volte prima un testo. L’importante è il punto di partenza e la scelta della nuova storia da dover raccontare.

La Liguria è terra avara (anche) per il metal. Malgrado ciò, sono emerse realtà diventate via via sempre più note come i Necrodeath e i Sadist. Nella vostra provincia (La Spezia, ndr) siete gli unici a suonare a un certo livello, o c’è qualcun altro che potrebbe uscire allo scoperto?

(Cristian): Sebbene il nucleo originale provenga da La Spezia, oramai facciamo fatica a definirci liguri, avendo all’attivo ben quattro elementi toscani. Posso tranquillamente dire che nella mia città vi sono musicisti eccezionali; la scena locale ha molto da dire, e molto da dimostrare!
     
Avete in cantiere dei tour a supporto di “Dies Irae” e, soprattutto, avete già in mente di dargli un degno successore?

(Cristian): Ora è vitale suonare dal vivo il più possibile, per portare fuori questo album, farlo conoscere, e sì, anche amare, magari!
La dimensione dal vivo è la più coinvolgente, e istintiva, e ora ne abbiamo davvero bisogno! A breve verranno comunicate sui nostri canali web, tutte le prossime date live, in particolare le prime date estere che tra poco verranno ufficializzate. Inoltre, sì abbiamo già in mente un successore, e non abbiamo perso tempo, stiamo già lavorando sulla stesura, e sulla scelta del concept che caratterizzerà l’erede del “Dies Irae”!

Quando suonate dal vivo riuscite a far emergere la vostra interiorità, il vostro umore a volte malinconico? Non sembrerebbe così facile, per voi che comunque pestate anche duro…

(Cristian): Non starebbe a noi dirlo, ma a chi ci segue dal vivo! Posso dire che ci mettiamo l’anima, è quella che deve parlare e trasmettere le emozioni che racchiudiamo nei nostri brani! Pestiamo duro, molto duro, ma non vuol dire che non vogliamo trasmettere dei sentimenti… sul palco si ride tra noi, ci si autoironizza a volte, e io personalmente, quando canto i nostri brani, rivivo il motivo per cui li ho scritti, inevitabilmente mi ritrovo a risentire certe sensazioni, e mi auguro solo di riuscire a trasmetterle!

Due parole ai lettori di Truemetal.it in totale libertà, per finire!

(Damiano): Sono sempre stato un fan di Truemetal.it e sono veramente onorato di essere recensito e intervistato dalla webzine che mi ha formato musicalmente. Un saluto a tutti i lettori e la redazione e uno speciale a chi ha avuto il buon cuore di ascoltare il nostro disco e leggere questa intervista!

(Cristian): Due parole? Stay Carved! Scherzi a parte, seguiteci sui nostri siti, segnatevi le date più comode dei nostri prossimi live, e venite sotto il palco, lì e solo lì si può vedere la realtà di ogni parola finora detta nei nostri riguardi… lì c’è l’anima, la reale pulsazione del nostro fare musica!

Intervista a cura di Daniele “dani66” D’Adamo