Hard Rock

Deep Purple (Ian Paice)

Di Marco Donè - 26 Gennaio 2016 - 0:01
Deep Purple (Ian Paice)

23 gennaio 2016, data importante in quel di Portogruaro, comune in provincia di Venezia. Lo storico batterista dei Deep Purple, il leggendario Ian Paice, si esibirà suonando i classici della propria band al Teatro Comunale intitolato a Luigi Russolo, compositore e musicista futurista, nato proprio a Portogruaro, inventore dell’intonarumori. Ad accompagnarlo sul palco in questa serata, si alterneranno alcuni musicisti locali. Per l’occasione il Teatro è sold out.

TrueMetal non poteva certo lasciarsi scappare l’occasione di fare quattro chiacchiere con il batterista inglese. Abbiamo quindi sguinzagliato il nostro Marco Donè per l’intervista che potete leggere di seguito. Purtroppo, il tempo messo a disposizione dall’organizzazione è stato limitato ma Paice si è dimostrato loquace e si è lasciato andare svelando alcuni particolari sugli imminenti impegni dei Deep Purple e sulle proprie visioni in ambito musicale.

 

Intervista a cura di Marco Donè

 

 

Ciao Ian, sono Marco. Benvenuto a Portogruaro e benvenuto su TrueMetal.it. Come va?

Grazie, grazie mille.

So che come Deep Purple state registrando un nuovo album. Come procedono i lavori?

Abbiamo appena finito la pre-produzione. La settimana prossima voleremo a Nashville dove ci occuperemo dell’arrangiamento dei brani. Poi inizieremo a registrare le backing tracks e vedremo cosa uscirà. Tra due settimane avremo sicuramente un’idea più chiara.

Ian, sei un’autentica leggenda vivente. Hai influenzato un sacco di musicisti, hai vissuto gli anni Settanta, Ottanta, Novanta e ora sei qui, pronto a registrare un nuovo album. Quali sono le differenze tra l’attuale scena musicale e quella dei tuoi esordi?

(Sorride) Diciamo che riguarda soprattutto chi manda avanti le case discografiche. Una volta erano bravi a vendere dischi, non a fare dischi. Lasciavano ai musicisti il compito di creare e facevano un sacco di soldi in questo modo. Adesso è tutta una questione di multinazionali della musica che sono in mano a multinazionali ancora più grandi. Ci sono ancora brave persone che lavorano al loro interno, ma molti non comprendono bene la musica nè come funzioni il mercato della musica. Inoltre, una volta, quando si registrava un disco, dovevi essere bravo, dovevi essere un professionista in studio perché i musicisti erano ancora esseri umani. Adesso non è più divertente, non senti più l’essere umano che suona, è tutto troppo perfetto. Una volta dovevi registrare e ri-registrare la tua parte finché non usciva perfetta, non c’erano computer. Al giorno d’oggi, tutti posso suonare come geni perché i computer tolgono tutti gli errori.

Quali sono i tuoi attuali gusti musicali? Hai qualche artista preferito?

Non mi piace praticamente niente della musica contemporanea, la trovo poco interessante. Ascolto musica degli anni Quaranta e delle big band jazz per cercare di svelare i segreti di quei meravigliosi fills di batteria. Inoltre mi piace la musica classica. Mi piace il country! Il country è incredibile, scrivono proprio delle gran belle canzoni. Il country, in realtà, non è nient’altro che rock’n’roll.

Ci sono batteristi “dei giorni nostri” che ti piacciono?

I batteristi che mi piacciono sono tutti morti. Ci sono grandi musicisti al giorno d’oggi ma quello che suonano non mi interessa. A me piacciono i classici come Gene Krupa, Buddy Rich. Adesso mi sembra che suonino tutti allo stesso modo e non mi interessa quel modo di suonare.

 

 

Purtroppo il poco tempo a disposizione sta per finire e l’organizzazione ci fa gentilmente capire che abbiamo giusto lo spazio per un’altra domanda.

Ian, abbiamo giusto il tempo per un’ultima domanda che sicuramente non ti sarà mai stata fatta prima d’ora… Qual’è il tuo disco preferito dei Deep Purple?

(Ride) Di sicuro non posso darti una risposta precisa, dipende da tanti fattori: dal mio stato d’animo, da come mi sento in quel momento, da come mi sono svegliato al mattino.

(Risate generali) Grazie Ian. E’ stato un vero piacere.

Anche per me, ciao.

 

Io e Ian ci salutiamo così. Esco dal camerino del batterista e non posso che restare sorpreso per la disponibilità e l’umiltà che ha dimostrato, il modo estremamente rispettoso, con cui ha risposto alle domande. Scendo le scale, gradino dopo gradino, un solo pensiero mi attraversa la mente, lo fa in maniera indelebile: “la vecchia scuola…”. Musicisti che sono stati dei precursori, che hanno scritto pagine, capitoli importanti nella storia della musica, influenzato molte generazioni a venire, vere e proprie icone che però mantengono i piedi ben piantati a terra. Se anche le nuove leve facessero altrettanto…

Un ringraziamento a Renato Pologno e Gianni Moretto per aver reso possibile quet’intervista.

Marco Donè