Editoriale: del Tradate Iron Fest e del futuro dei Festival italiani

Di - 6 Giugno 2005 - 21:06
Editoriale: del Tradate Iron Fest e del futuro dei Festival italiani

Il Tradate Iron Fest, giunto alla terza edizione, è un evento rimarchevole soprattutto per la filosofia con cui è concepito: pura passione per il rock. Dopo cinque giorni di musica è il momento di tirare le somme: ci sono stati alti e bassi, ma il giudizio complessivo è più che positivo.

HONOR

Innanzi tutto complimenti all’Associazione Culturale Orpheus e in particolare ai fratelli Alex e Riccardo Quadrelli, sempre in prima linea e cortesi. In Italia è dura organizzare un concerto metal, figuratevi che inferno può essere mettere in piedi un festival di queste proporzioni.
A livello organizzativo c’è poco da criticare. I “dilettanti” del TIF hanno allestito un palcoscenico enorme e gestito alla grande le necessità di tutte le band, grandi e piccole. Ho parlato con esponenti di vari gruppi e tutti erano entusiasti del trattamento, dell’accoglienza e dell’atmosfera.
I ragazzi del pubblico sono sembrati a loro volta ubriachi al punto giusto e più che soddisfatti. Sulla falsariga dei grandi festival tedeschi, dei braccialetti colorati garantivano di muoversi a piacimento. Chi si è portato la tenda ha trovato un campeggio gratuito, a ridosso dell’area concerti, e il supporto di docce e bagni a portata di piede. A completare il quadro, un ristorante self service dove mangiare seduti e a prezzi popolari. Niente male come servizio al cliente.


Questa eclatante T-shirt indossata da Rob Cohen degli Exciter è stato il leit motiv del festival.

VALOR

Parliamo di musica. Anche questa volta è stata la vecchia guardia a farla da padrone: abbiamo assistito a esibizioni spettacolari di band come Riot, Anvil, Exciter, Saxon, Rage, Axel Rudi Pell. La maggior parte dei musicisti aveva un’età media elevata, ed è ormai un fenomeno ricorrente. A quanto pare nella scena metal il ricambio generazionale non esiste, altrimenti come mai per avere successo bisogna chiamare sempre i grandi vecchi?


Inossidabile. Biff Byford durante l’esibizione del sabato sera.

Con oltre sessant’anni, però, il grande vecchio dello spettacolo era l’Immortale Ronnie James Dio, che ha dato l’ennesima grande prova. Ha cantato per quasi due ore, infondendo ai fan il coraggio per sfidare la pioggia che ci ha funestato per un’oretta la domenica sera. Non pago, Dio ha speso nel dopo concerto un mucchio di tempo con i fan rimasti ad attenderlo. E non sto parlando dei soliti raccomandati che riescono a infilarsi nelle zone riservate, in attesa di contatti esclusivi e paraculati con gli artisti. Ronnie è tornato sul campo di battaglia e ha tenuto un lungo meet & greet, concedendo foto e autografi in abbondanza, e ringraziando personalmente ogni fan per la partecipazione.

Tornando alle esibizioni, ogni giornata ha avuto un gusto particolare. Mercoledì sera le band tributo hanno scaldato l’atmosfera con una bella prova. Giovedì è stato il turno degli italiani, e purtroppo il suono non era il massimo, come pure l’affluenza. Meno gente il venerdì per la serata hard rock, un esperimento che i ragazzi dell’Orpheus hanno avuto il coraggio di rischiare sui propri portafogli.

Il sabato finalmente il pubblico si è fatto più numeroso, con un’affluenza che stimo attorno ai 4000 spettatori – siamo ancora in attesa di cifre ufficiali. Una giornata con una line up degna del Wacken, aperta dai grandi Battle Ram e chiusa da degli strepitosi Saxon. Per i miei gusti personali il meglio è stato dato nella giornata conclusiva, con ancora più pubblico e con gli Exciter che hanno trascinato, in pieno pomeriggio, una folle enorme sotto il palco; con la prima, fantastica esibizione in Italia dei Candlemass; a chiudere l’icona Ronnie James Dio.

PRIDE

Il nostro stand era sempre ben frequentato. Oltre agli inossidabili True Metallari, era facile incontrare i vari Mike Terrana, Onkel Tom, gli Exciter in gran completo, Schmier, il Messiah, Jon Oliva e altri ancora.


Messiah Marcolin con una magnifica maglietta.

Due cose ci hanno riempito di orgoglio: gli Exciter, un pezzo di storia del metal, che si sono esibiti con la nostra t-shirt. Chi sa quanto tengo ai Candlemass potrà immaginare l’emozione che mi ha dato vedere il Messia con la maglia di TM.

AGONY

Mangiare terra e polvere per cinque giorni non è stato il massimo, ma sempre meglio della palta primordiale che t’ingoia al Wacken. Consiglio, per l’anno prossimo, d’imitare l’esempio del Blind Guardian Festival: disporre per terra dei teloni di plastica – robusti, rimuovibili e lavabili – per evitare di alzare nuvole di polvere nelle zone di fronte al palco.


Un gruppo di prodi metallari tra le sabbie del Tradate Iron Fest.

Cinque giorni, inoltre, mi sembrano un po’ troppi. Non sono in tanti ad avere la possibilità, anche economica, di affrontare un’avventura così lunga. Forse sarà meglio limitarsi a tre giorni, da venerdì a domenica. In questo modo si potrebbe anche sistemare il festival in periodi non a ridosso degli altri eventi. Scuotersi dalla concorrenza dei grandi festival europei sarebbe una mossa scaltra. Soprattutto, però, bisogna che il prossimo TIF disti almeno tre settimane dal Gods of Metal – almeno i due festival non si ruberebbero spettatori a vicenda, per la gioia sia di Orpheus che di Live.

SHAME

Al Tradate Iron Fest c’era uno schieramento di gruppi degno del Wacken e tra l’altro, gli headliner sono proprio gli stessi visti al festival tedesco l’anno scorso. Perché allora lassù vanno in 30.000 e qui meno di un terzo? Quali sono le ragioni di questa differenza di afflusso?

Sicuramente il festival di Tradate deve ancora farsi un nome, ma la prima colpa va ricercata nei metallari italiani, che sembrano far di tutto per assomigliare a una massa di pecoroni. Ci si muove solo per vedere i soliti cinque o sei gruppi – Maiden, Megadeth, ecc… – che a loro volta furbescamente moltiplicano i propri cachet. Di conseguenza la nostra pigrizia intellettuale ci porta a pagare biglietti sempre più cari. Quindi, invece di lamentarci per il caro concerti, sarebbe meglio dare maggiore supporto a tutte quelle band – come Exciter, Riot e Anvil, per esempio – che meritano non meno di altri nomi storici e che non vedono l’ora di spaccarvi le orecchie dal palco!


Ronnie James Dio ha chiuso il Tradate Iron Fest con un’esibizione superba.

Tre critiche anche ai ragazzi di Orpheus, ovviamente nessuno è perfetto!
Innanzitutto, nella line up ci sarebbero stati bene un paio di gruppi prog, giusto per variare un po’ il tema. L’anno prossimo buttiamo la giornata hard rock alle ortiche e apriamo a più band metal melodiche e tecniche.

Secondariamente, è preferibile evitare la giornata solo italiana. Preso atto che siamo una nazione di esterofili, meglio buttare i nostri “paesani” nel calderone, sarà meglio per tutti.

Infine, come anticipato, sarebbe il caso di ridurre la durata a tre giorni, in modo da concentrare gli investimenti e migliorare le potenzialità di afflusso.

CONCLUSIONI

Speriamo che nell’immediato futuro si apra una stagione di festival italiani, non concorrenti, ma complementari. È l’unica strada da seguire per far contenti sia gli organizzatori che gli spettatori. I primi, ma soprattutto le testate specializzate, devono però riuscire a educare il pubblico a seguire un numero maggiore di band. Se continueremo a fissarci sui soliti noti le cose non cambieranno mai.

In conclusione, grazie mille agli amici di Orpheus, per la simpatia, la cordialità e per lo splendido stand concesso a TM. In bocca al lupo per l’anno prossimo.
Calato il sipario sul TIF lo spettacolo continua, ed è il turno del Gods of Metal. In bocca al lupo ai ragazzi della Live – che ci supportano da sempre – e buon concerto a tutti quelli che andranno a Bologna.

Roberto “Keledan” Buonanno