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Fake Idols (tutta la band)

Di Stefano Burini - 16 Agosto 2014 - 8:41
Fake Idols (tutta la band)

Ciao ragazzi e benvenuti sulle pagine di Truemetal.it! Come va?

Tutto ok, grazie!

Partiamo dal vostro debutto: ho avuto modo di ascoltarlo e di recensirlo e uno dei nomi che mi sono balzati in mente fin dal primo ascolto è quello degli Avenged Sevenfold; vi riconoscete in qualche modo in questo paragone con la band americana? E lo trovate un paragone lusinghiero oppure no?

Paragonarci ad una delle band più grosse uscite negli ultimi anni è indubbiamente più che lusinghiero! In qualcosa ci riconosciamo, anche se gli A7X non sono tra le band che più seguiamo…

Ovviamente l’accostamento (peraltro piuttosto condiviso, spulciando in rete) con gli A7X è per una questione di stile e sonorità, ma per il resto ci mettete moltissimo del vostro (personalmente, direi andando pure a migliorare quanto fatto dagli americani, NdR); dove prendete l’ispirazione? Quali sono i vostri modelli/riferimenti?

Veniamo tutti da esperienze diverse e molteplici. Si va dal metalcore degli Slowmotion Apocalypse al prog/swedish metal dei Raintime, per finire al grunge dei Jar of Bones. Quindi, come vedi, sono diversi i background da cui proveniamo. Inoltre ascoltiamo molti generi diversi: metal e rock su tutti, passando per il death, il grind e l’heavy…diciamo che non abbiamo un gruppo/genere di riferimento e i pezzi vengono composti sempre in maniera diversa…partendo da un riff di chitarra, a volte, ma anche da una linea vocale. In sala prove registriamo tutto, e poi andiamo a scomporre e ricomporre in studio se qualcosa nel brano ci sembra non funzionare, finchè non raggiungiamo una soluzione che soddisfi tutti.

E il bagaglio tecnico/sonoro/esperienziale maturato con i vostri precedenti gruppi/progetti quanto e come influisce nell’economia del vostro sound attuale?

Indubbiamente molto. L’aver suonato generi diversi agevola sia da un punto di vista tecnico che creativo. Un’attenzione maggiore all’aspetto melodico, essendo nuova per noi, ci permette di non avere cliché e di non escludere alcuna soluzione. Inoltre, aver suonato con molte band in vari contesti (al Gods of Metal (IT); Hellfest (FR); Prog Power Festival USA; Basinfire Fest (CZ); Dong Open Air (DE)), l’aver fatto tour di supporto a band del calibro di W.A.S.P. e MNEMIC e l’aver collaborato con molte icone della musica metal (sia in occasione di registrare/produrre gli album delle nostre precedenti band, con Tommy Hansen, che ha lavorato per Helloween, Hatesphere, oppure con Logan Mader, (Machine Head, Soufly, Gojira) e Andreas Magnusson, (The Black Dahlia Murder, Municipal Waste, A.Douches, Converge, Mastodon, Killswitch Engage) o avere la fortuna di ospitare come guest Tomas Lindberg degli At the Gates, Jacob Bredhal, degli Hatesphere, Myke Terry dei Bury Your Dead e i nostrani GL Perotti degli Extrema ed Ettore Rigotti dei Disarmonia Mundi) ci ha permesso di crescere molto dal punto di vista professionale, oltre che umano. 

A proposito: che fine hanno fatto Raintime, Jar of Bones e Slowmotion Apocalypse?

Diciamo che sono tutti in stand by per diversi motivi: i Raintime in cerca di formazione stabile (oltre dieci cambi di line up negli ultimi anni metterebbero in difficoltà qualsiasi progetto musicale), gli Slowmotion in attesa che un membro della band si riprenda da una grave malattia, i Jar of Bones di riuscire a trovare il tempo di ritornare in sala prove senza altri progetti paralleli…

Raccontateci qualcosa sulla scena underground friulana: ci sono molte band? Qual è lo stato di salute complessivo? Ci sono nuove leve di livello? Come vedete la situazione a livello regionale (ma anche nazionale) nel breve e medio/lungo termine?

Le band ci sono, e alcune sono molto brave e apprezzate all’estero (Elvenking e The Secret su tutte). Il problema é riuscire a ritagliarsi uno spazio per suonare. Questo penso ci accumuni a tutto il resto d’Italia ed é un peccato perché, soprattutto per band emergenti come noi o gli Invivo (per rimanere sempre in Friuli e sempre con album appena usciti), é molto difficile farsi notare e avere opportunità di crescita. Purtroppo la situazione non sembra migliorare e, esclusi i festival estivi organizzati da pochi coraggiosi (a cui va tutta la nostra stima e il rispetto), la scena musicale sembra appesa al destino dei pochi locali che riescono a proporre musica live magari non di gruppi cover.

Immagino che stiate facendo il più possibile per cercare di ritagliarvi la giusta attenzione sul mercato; com’è stata l’accoglienza di fan e addetti ai lavori per il vostro disco? E in termini di vendite? Avete in mente qualche iniziativa/evento particolare, date live (in Italia o anche all’estero), partecipazioni a festival o altro, sempre in ottica promozionale?

Siamo rimasti piacevolmente stupiti dalle recensioni che sta ottenendo il nostro debut album. Onestamente non ci saremmo aspettati recensioni così positive, perché il primo album quasi sempre risulta un po acerbo. invece, dai feedback che stiamo ricevendo, sembra che il debutto stia andando a gonfie vele. Essendo passati solo due mesi non abbiamo ancora dei responsi dalla nostra etichetta (la tedesca Lifeforce). Ci stiamo comunque impegnando su più fronti per quanto concerne i live: quest’estate parteciperemo a festival con band di nostri “eroi musicali” (i Down di Phil Anselmo e i Candlemass su tutti) e inoltre avremo la fortuna di condividere il palco con band che stimiamo molto, come i già citati Invivo e i Rhyme. Inoltre stiamo valutando l’ipotesi di tour autunnali per meglio promuovere l’album. Come se non bastasse stiamo comunque continuando, nei pochi ritagli di tempo, a registrare e comporre nuovo materiale per il seguito del nostro album…

Tornando al vostro album, se devo citare l’unico aspetto che non mi ha convinto, mi tocca citare la copertina: certamente particolare, se non addirittura insolita, ma anche un po’ enigmatica. Che cosa rappresenta per voi? Ritenete che, per l’acquirente “casual” (il curioso insomma, quello che si fa magari attirare dalla copertina perché ancora non conosce la band), dia una corretta immagine di quello che è poi il contenuto del disco?

La volontà era di trovare qualcosa che non fosse banale e che attirasse la curiosità di un ipotetico acquirente. Volevamo una grafica che rispecchiasse anche il nome, che si rifacesse a quei falsi idoli che sembra ci circondino (anche in campo musicale!). La copertina ad opera di Mirkow Gastow è stata una scelta molto discussa all’interno del gruppo ma che alla fine ci soddisfa tutti, anche perchè si differenzia nettamente dalla marea di proposte, spesso simili, se non uguali, che caratterizzano il panorama musicale odierno (soprattutto nel metal).


 

Chi cura i testi? E, per chi non fosse in possesso del libretto, raccontateci di cosa parlate nelle vostre canzoni e se ce n’è qualcuna in particolare a cui vi ritenete più legati per via degli argomenti trattati o per qualche aneddoto legato alle fasi di scrittura/lavorazione.

I testi (eccetto per due pezzi ad opera di Ivo) li scrive Claudio. Gli argomenti sono molto vari. Non hanno un tema specifico. Partono piuttosto da sensazioni ed emozioni che si vivono quotidianamente per essere astratte ed assumere toni più generali su cui speriamo l’ascoltatore si possa riconoscere e condividere.

Com’è nata la collaborazione con Mia Coldheart delle Crucified Barbara?

Il gruppo precedente di Cristian, i Jar of Bones, fecero da spalla al tour italiano delle Crucified qualche anno fa. I due gruppi rimasero sempre in contatto tra loro e quando abbiamo pensato ad una guest per il nostro album abbiamo subito creduto che Mia fosse la cantante giusta per duettare con Claudio…e così è stato!

Una domanda per Claudio: l’elemento che ho ritenuto personalmente di maggior spicco all’interno dell’album, senza nulla togliere al resto, è la tua voce, melodica ma anche in grado di graffiare e di dare il giusto pathos. Qual è il tuo registro canoro preferito? Quanto ha influito l’utilizzo del growl sulla tua tecnica e, in definitiva, sulla tua voce?

Grazie mille per I complimenti!!! Non cerco registri canori che rischierebbero di vincolarmi…cerco, nel mio piccolo, soluzioni non scontate o banali. Questo ovviamente si traduce in un lavoro di stretta collaborazione con le parti strumentali. Spesso inffatti accade che si modifichino riff o strutture dei pezzi per meglio far risaltare la voce o per creare soluzioni più catchy e originali. Indubbiamente l’avere cantato (urlato??) coi Raintime negli album precedenti mi è servito ad avere più varietà di soluzioni vocali. Ultimamente però (dall’ultimo album dei Raintime, “Psychromatic”) sentivo la necessità di ”ammorbire” le parti di voce, cercando al contempo una soluzione che fosse comunque aggressiva.

Da parte mia è tutto, vi ringrazio per essere stati con noi e vi lascio concludere l’intervista come meglio preferite!

Grazie mille a Truemetal.it per l’intervista, speriamo di incontrare voi e i lettori in qualche nostro live. Intanto ascoltatevi il nostro debut album e… Fake the System!

Intervista raccolta da Stefano Burini