Incantation+Zyklon+guests: il report

Di Alberto Fittarelli - 18 Gennaio 2004 - 16:41
Incantation+Zyklon+guests: il report

La terza edizione del Nihil Zine Extreme Metal Festival si presentava ricca ed eterogenea: un bill invidiabile, che lasciava spazio a gruppi che raramente riusciamo a vedere nelle sale della nostra penisola e che incuriosivano parecchio anche il sottoscritto. Purtroppo non tutte le aspettative sono state soddisfatte, per delle improvvise defezioni da parte di alcune bands e per la non ottimale condizione di alcune tra quelle presenti.

Innanzitutto il locale: il Thunder Road di Codevilla (PV) è sì abbastanza disperso nelle campagne dell’Oltrepò pavese, forse un po’ difficile da trovare, ma ha dalla sua il fatto di essere isolato dal centro abitato e non avere quindi provblemi di disturbo alla quiete pubblica (penso a certe sale milanesi); oltretutto si tratta di un bel locale, ben strutturato e capiente.
E le presenza, sin dall’inizio del festival, non sono certo poche: anche se va detto che molto si deve alle numerose bancarelle di cd e oggettistica metal presenti in sala, che catalizzano l’attenzione della gente per gran parte delle prime ore.

Il concerto vero e proprio inizia, con qulche ritardo, con gli italianissimi Northern Tod: dopo un breve soundcheck la band, di soli tre componenti, sale sul palco con una suggestiva (ma già vista) esibizione come “mangiafuoco”, solo il primo dei clichè black metal che il gruppo decide di ricalcare fedelmente; anche la proposta musicale è infatti decisamente fedele agli stilemi scandinavi, più precisamente norvegesi, e sinceramente non sembra attirare granchè l’interesse dei presenti, ancora impegnati nello shopping selvaggio tra cd e vinili. Dalla sua il gruppo ha sicuramente un buona dose di convinzione, purtroppo però non emerge assolutamente dalla massa black che è emerse negli ultimi anni. Rimandati a momenti di maggior maturità.

Il gruppo seguente sono i The Tombers: gruppo di cui ho appena recensito un discreto demo-cd, ma che dal vivo acquista molti punti in funzione di una tenuta di palco spettacolare! E’ vero che i pezzi restano comunque buoni ma forse ancora non di primissima qualità, ma il gruppo ha veramente capito il significato dell’espressione “live-show”, con un carisma che non lascia indifferente la folla: ho visto pogare più gente con loro che con alcuni gruppi successivi… e tra frattaglie che volano sul pubblico, una motosega ed incitamenti più o meno ortodossi all’audience la band esaurisce il proprio set, abbastanza breve, lasciando comunque un’ottima impressione sui presenti.

Da questo momento iniziano le sorprese: sale infattisul palco un gruppo che non è, chiaramente, quello dei previsti Defleshed; si tratta in realtà dei lombardi Kenòs, chiamati all’ultimo a rimpiazzare gli svedesi e che, devo dire, si sono resi protagonisti di una performance davvero ottima, con una padronanza tecnica di prima categoria ed una buona presa sul pubblico. Le canzoni , già giudicate in fase di recensione, sono davvero ottime, articolate e fantasiose, ed hanno comunque la capacità di lasciare un segno anche in chi non le conosce. Unica (piccola) pecca, un  atteggiamento del pur bravo cantante molto più vicino al power/heavy che non ad un gruppo estremo, ma è un’opinione del tutto personale… tanto più che la band ribadisce il proprio amore per certo classic sound con la cover di “Be quick or be dead”, ovviamente degli Iron Maiden, con cui chiude il proprio set.

Ed i cambiamenti di scaletta non si fermano qui, dato che anche gli attesissimi Red Harvest, ahimè, risultano assenti: ma per loro purtroppo il rimpiazzo non è decisamente all’altezza. Si tratta infatti dei Funerus, side-project di due componenti degli Incantation (headliners di questa serata), dediti ad un death metal semplice, ma banale e scontato all’eccesso: tutti i pezzi sembrano uguali, francamente, e la band non sembra neanche troppo convinta di quello che sta facendo vedere sul palco. Il cantante è palesemente imbarazzato, e la gente, che all’inizio sembrava incuriosita dal combo, ben presto denota un calo di attenzione preoccupante.

Per fortuna anche il loro concerto scivola via veloce, lasciand spazio ai ben più noti Seth: la band francese si rende protagonista di un concerto di black metal tiratissimo, in pieno stile svedese (e parlo di gente come i Dark Funeral o, su certi passaggi, i Dissection); è vero che chi non conoscesse i pezzi potrebbe restare un po’ annoiato dalle ritmiche tiratissime del gruppo, ma non si può ignorare l’impatto che i pezzi, tratti da tutta la ormai ampia discografia dei francesi, hanno sull’audience ormai annichilita. Davvero uno show più che buono, segno di un ottimo stato di salute della band, prossima alla pubblicazione del suo nuovo album.

La palla passa poi ai belgi Enthroned: devo premettere che non sono certo un grande fan della band, anzi; ho sempre trovato le loro produzioni parecchio banali, e per di più penalizzate pesantemente da delle vocals sì particolari ma, per quanto mi riguarda, davvero fastidiose. Detto ciò non posso che criticare, con tutta l’obiettività possibile, lo show della black metal band: se con i Seth avevamo avuto uno spettacolo di grande precisione ed impatto qui l’impressione è invece di trovarsi di fronte semplicemente ad un gran macello. Vero che la colpa non è solo dei musicisti, ma in primis dei fonici che non riescono a migliorare la qualità sonora del quartetto,  ma c’è da dire che i pezzi sono solo vagamente riconocibili, e questo anche perchè gli stessi Enthroned sembrano parecchio impacciati sui propri strumenti. A patrte qualche pregevole estratto dal buon Towards the Skullthrone of Satan direi che di questo concerto si salva purtroppo ben poco: peccato davvero.

A questo punto tocca ad una delle bands più attese, a quanto pare, dal pubblico: forse anche per i trascorsi di Samoth e Trym negli Emperor, la gente sembra ansiosa di vederli per la prima volta suonare in Italia con il loro nuovo gruppo. Ed in effetti gli Zyklon si rendono protagonisti di uno show essenziale e diretto, nel pieno dello stile già espresso su disco, ma decisamente pregevole e dalla potenza sonora finalmente perfetta: i suoni sono ben definiti, le sbavature praticamente inesistenti ed i pezzi tratti dai soli due full-lenght della band scivolano via uno dopo l’altro tra il pogo delle prime file e l’incitamento della restante folla. A dire la verità i componenti del gruppo non sembrano particolarmente “in serata”, quanto a presenza scenica: Samoth e compagni sembrano voler semplicemente fare il proprio dovere in più di un’occasione, ma va detto anche che lo fanno egregiamente, con Trym che si dimostra di nuovo, dopo la data degli Emperor nel ’97, uno dei migliori batteristi estremi in assoluto. Probabilmente gli Zyklon sono stati gli headliners morali della serata.

E lo dico anche perchè con gli Incantation arrivano le note dolenti: se già i Funerus, come detto sopra, avevano creato qualche imbarazzo, la main band non sembra voler offrire uno show molto migliore, sfortunatamente; il loro death metal ricco di partidoom forse si adatta poco ad un contento aggressivo come quello presentato durante la serata, sta di fatto che molta gente è visibilmente annoiata da uno spettacolo decisamente monocorde, che si dipana tra rallentamenti ed improvvisi sprazzi di energia. Sicuramente sono una delle bands storiche della scenna death, ma penso che avrebbero potuto fare molto di meglio in una serata in cui l’attenzione del pubblico era stata portata a massimi livelli dagli Zyklon: invece la sensazione è quella di trovarci di fronte a musica abbastanza piatta, senza particolari spunti, ed anche la presenza scenica del gruppo lascia abbastanza a desiderare.

In sostanza, il Nihil Fest ha rappresentato un’ottima occasione per vedere o rivedere molte bands, in un vontesto decisamente eterogeneo: il problema è nato col fatto che non tutti i gruppi chiamati hanno saputo rispettare le aspettative del pubblico, senza considerare la delusione per la defezione di due bands come Red Harvest e Defleshed. Un concerto che comunque ha avuto momenti di grande qualità (Kenòs, Seth, Zyklon) e che risulta sempre utile per poter apprezzare gruppi altrimenti rari sul suolo italico.

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli

Foto:

The Tombers: 12
Kenòs: 12
Seth: 12
Enthroned: 12
Zyklon: 123
Incantation: 123