Vario

Infernal Poetry (Daniele Galassi)

Di - 20 Aprile 2005 - 0:00
Infernal Poetry (Daniele Galassi)

A quasi tre mesi dal ritorno degli Infernal Poetry, TrueMetal ha l’opportunità di scambiare qualche battuta con Daniele Galassi, chitarrista nonché principale compositore della band marchigiana. Piatto forte, ovviamente, il nuovo Beholding The Unpure (leggi la recensione), che sta collezionando ovunque ottimi responsi, ma non solo… Buona lettura!

Ciao Daniele, un sincero benvenuto a te e a tutta la band dalla redazione di TrueMetal.it!

Partiamo con una domanda di carattere prettamente musicale. Nel 2001 vi siete presentati al pubblico con il motto ‘the most harmonic fusion between American brutality and European classic melodies‘, a mio parere uno slogan che ben riassume le peculiarità del vostro debutto Not Light But Rather Visible Darkness. Ad oggi, fresco dell’ascolto del nuovo Beholding The Unpure, ritengo obsoleta una definizione del genere, se non altro per come si è ampliato e personalizzato il sound degli Infernal Poetry, che offre più sbocchi rispetto al passato. Cosa mi dici a riguardo? Cos’è successo in questi quattro anni?

Beh è successo che ci siamo stancati di andare nella stessa direzione, che ormai appare sempre più per quello che è: un binario morto. Cosa potevamo dire noi in ambito melodic death che non fosse già stato detto e ribadito? La risposta è semplice: anche facendo qualcosa di buono, o addirittura ottimo, si sarebbe comunque trattato di ripetere esperimenti già collaudati da band molto più famose di noi.
Nel nostro piccolo, l’esperimento di Not light consisteva nel fondere melodia e brutalità… per noi è un esperimento riuscito. Capitolo chiuso, con BTU abbiamo voluto virare verso altre strade partendo comunque dal nostro sound originario.

Il vostro nuovo lavoro è disponibile da più di due mesi. Quali sono stati finora i responsi in Italia e all’estero, sia a livello di recensioni che di vendite? Consideri un ostacolo la vostra nazionalità o reputi finiti i tempi di magra per le band italiane?

Parlo di critica: per ora tutto a gonfie vele. Parlo di vendite: non ne ho idea! Quanto al razzismo c’è e in parte ce lo meritiamo: siamo storicamente delle clone band. Anche per questo abbiamo cercato di sperimentare il più possibile.

Come ho sottolineato in sede di recensione, trovo veramente brillante la produzione adottata per Beholding The Unpure, grezza e potente, quasi una sfida lanciata a tutti i gruppi pseudo-estremi che si avvalgono di registrazioni troppo sofisticate. Anche questo fa parte del nuovo corso della band?

Assolutamente sì. Il lavoro è estremamente curato, ma è pieno di angoli duri contro cui urtare e farsi male…le produzioni di oggi sono tutte ultralimate, e quello che guadagnano in nitidezza e potenza lo perdono in attitudine. C’è stata una grande ricerca sui suoni, la produzione tecnica è risultata funzionale a quella artistica.

Si parlava da tempo di una cover di lusso inclusa nella track-list del nuovo cd, alla fine è spuntata Fear Of The Dark degli Iron Maiden. È raro imbattersi in un album dove il puntuale tributo ai Giganti di turno non risulti un mero esercizio di stile, eppure di questa ‘rivisitazione’ si può dire tutto tranne che si tratti di un riempitivo! Cosa vi ha spinto a scegliere un pezzo del genere? Personalmente ho riscontrato una perfetta alchimia con le restanti composizioni, sei d’accordo?

Pensa un po’ che questo è l’unico punto in cui i pareri si sono divisi: sono tutti d’accordo nel fatto che la cover sia molto riuscita e molto personalizzata, ma per qualcuno il risultato è poco in linea con le atmosfere asfissianti del resto dell’album. Io credo che la verità stia nel mezzo, ma credo anche che la rivisitazione sia molto personale e avvincente.

Soffermiamoci per un attimo sui testi che fanno da corredo ai brani, per i quali ti sei alternato con il bravissimo Paolo Ojetti. Trovo molto interessante il concept che si cela dietro alle composizioni di Beholding The Unpure, credo possa dare adito a molti spunti di riflessione tremendamente attuali. Mi sono permesso di riportare un passaggio da Fleshapes che reputo significativo: …As the tree hides his gloomy half in cold wormed ground, so we show the whitened part of ourselves, hiding the darkest perverse part lying in us… but the root, vile, unpure, is for the plant a source of life…   
Ti va di partire da queste righe per commentare le lyrics e, inevitabilmente, il titolo dell’album?

Beh, ero partito proprio da questa frase in un’altra intervista per spiegare il titolo dell’album: l’impuro è la parte più sporca e vergognosa secondo le regole sociali e la morale corrente, ma non per questo è una componente meno vitale delle altre. Proprio come la radice che, vile e impura, è per la pianta fonte di vita. Chiunque voglia scandagliare, guardare, ammirare l’essere umano nella sua interezza, non può prescindere da questo elemento.

A completare un’opera curata sotto ogni punto di vista giunge un artwork splendido firmato da Lorenzo Mariani. Non è facile trovare un filo conduttore tra musica, parole e immagini ma credo che il giovane artista marchigiano abbia confezionato un booklet coi fiocchi! Com’è nata la vostra collaborazione? Ti consideri soddisfatto del risultato finale?

Lui è della nostra città e si è proposto per l’artwork. Abbiamo aspettato di avere la registrazione definitiva per poter iniziare a lavorare sulla grafica proprio perché volevamo una perfetta sinergia tra parola, immagine e musica. Credo che Beholding the Unpure non possa essere apprezzato in tutta la sua complessità senza integrare la musica con le lyrics nel preciso contesto grafico. E considerate che tutto, dal front cover al retro, passando per il booklet, è disegnato a matita! Un vero quadro!

Lasciamo un attimo da parte la tua band (non me ne vogliano i tuoi compagni!) e concediamoci un breve excursus sulle divertentissime pubblicazioni quindicinali che ti vedono protagonista assieme a Christian Morbidoni sulle pagine di TrueMetal. Molti lettori forse lo dimenticano, ma sei tu l’autore piccato della rubrica ‘10 ragioni per iniziare a suonare e 1000 per smettere’. Com’è nato questo progetto? Sono fondate le voci che ne vogliono una futura pubblicazione cartacea?

Eh ma guarda che anche Christian è un chitarrista del gruppo! (nessuno lo nega eheh, ndR). Solo che lui è un ingegnere e pensa alle cose serie (a parte qualche vignetta), io che invece sono un economista mi diverto a scrivere cazzate…forse andremo a finire sul cartaceo, bisogna vedere un po’ di cose…con nuove vignette e ampliamenti vari. Mi piacerebbe anche mettere alla fine di ogni capitolo i commenti degli utenti di TrueMetal che come avrai notato sono numerosissimi…nel frattempo uscirà un mio romanzo per Prospettiva Editrice entro qualche mese.
Anche quello abbastanza sperimentale, breve ma molto intenso…se a qualcuno viene voglia di conoscere la trama la può trovare su
www.danielegalassi.com

Torniamo alla tua band madre. Recentemente vi siete separati dal batterista Andrea Rabuini, che ha comunque contribuito alle registrazioni di Beholding The Unpure. Il sostituto ha già un nome, Alessandro Vagnoni, e chi l’ha già visto assicura che non farà assolutamente rimpiangere il pur ottimo predecessore. Quali sono le ragioni dietro a questo cambio di line-up e come siete arrivati ad Alessandro?

Sì, il Vagnoni è un altro squilibrato attanagliato da profondo disagio mentale, come d’altronde lo sono tutti i batteristi…ed ha pure velleità pittoriche, quindi il suo si configura come un vero e proprio caso clinico. Lo conoscevamo già, ed era l’unico in zona che potesse suonare le cervellotiche macchinazioni del predecessore. Le ragioni dello split sono le solite: incompatibilità di impegni e intenti.

La dimensione live è sempre stata un punto di forza per gli Infernal Poetry, che negli anni – bisogna ammetterlo – hanno consolidato la fama di killer band sul palco. In questi mesi avete già avuto diverse occasioni per presentare al pubblico la vostra nuova fatica: che giudizio ti senti di dare a queste prime esibizioni con la nuova formazione? Per quanto riguarda i nuovi brani, credi che la generale complessità delle nuove composizioni possa essere uno svantaggio per voi? Apporterete delle modifiche in termini di arrangiamenti o i nuovi brani sono così efficaci anche dal vivo?

I primi report usciti sono davvero incoraggianti! Abbiamo fatto ormai almeno una decina di concerti presentando i nuovi brani, che rendono davvero benissimo. Vengono comunque riproposti molto fedelmente, con un pizzico di brutalità in più che dal vivo non guasta mai.

Non esiterei a definire gli Infernal Poetry un gruppo di ‘infaticabili’, almeno a giudicare dalla mole di concerti e apparizioni che vi hanno visti protagonisti nel corso di questi ultimi anni. Quali sono i progetti futuri della band? Un tour da headliner? Un nuovo video? Svelami tutto.

L’attività live continuerà, anche se in trenta giorni ci sono state cancellate tre date sparse per l’Italia! Una sfiga pazzesca! Comunque stiamo pensando anche di tornare all’estero il prima possibile. Quanto al video lo abbiamo già girato! Adesso è in fase di montaggio e sarà pronto verso metà maggio. La canzone scelta è CRAWL. Il tutto è stato girato da Michelangelo Neri Orliani e ci ha lavorato anche lo stesso Mariani…e alla fine noterete che anche il video sarà perfettamente integrato con l’ artwork!

Vorrei concludere quest’intervista con una constatazione sullo stato di salute della scena tricolore. Considero Beholding The Unpure il classico cd da sbattere in faccia a chi si ostina a svalutare i prodotti di casa nostra, una moda che tristemente si ripete ogni anno. Mi auguro che in futuro l’underground (perché ad oggi tale rimane) italiano assuma una posizione di maggior rilievo all’interno del mercato internazionale, le premesse ci sono tutte. Sei d’accordo?

Me lo auguro ma non credo che usciremo dal ghetto. Il mercato affonda, le label non hanno voglia di investire in gruppi sconosciuti o quasi a livello mondiale che hanno difficoltà a suonare all’estero. La pubblicità costa molto e non serve quasi a nulla se non vai in giro a suonare…e considerate che noi italiani siamo quelli che fanno meno tour a livello europeo…quindi la vedo dura, anzi durissima. Mi scuseranno coloro che partono carichi di belle speranze, ma a mio onesto parere la verità è questa: anche avendo il cd del decennio in mano si ha il 99% delle possibilità di rimanere intrappolati nella melma.

Siamo giunti al capolinea. Ti ringrazio per la disponibilità e faccio agli Infernal Poetry un grosso ‘in bocca al lupo’ per il futuro! Per tutti vale il consiglio già espresso in sede di recensione: date una chance a questi ragazzi, non ve ne pentirete!

Federico ‘Immanitas’ Mahmoud