Death

Intervista Dark Tranquillity (Mikael Stanne)

Di Davide Sciaky - 31 Ottobre 2016 - 8:30
Intervista Dark Tranquillity (Mikael Stanne)

Approfittando dell’uscita del nuovo album dei Dark Tranquillity, “Atoma“, (in uscita questo venerdì, l’abbiamo recensito qui) abbiamo intervistato il frontman della band svedese, Mikael Stanne.
Insieme abbiamo parlato del nuovo album, dei recenti cambi in formazione e della storia della band fin dalla sua formazione, fin dalla nascita della cosiddetta scena di Gothenburg.

Ciao Mikael, come va?

Tutto bene, voglio dire, la vita potrebbe andare peggio, no? E c’è pure il sole! [ride]

Eh, eh, già; cominciamo parlando del nuovo album, “Atoma”, come descriveresti il suo sound?

Questa è una domanda difficile perché è ancora così nuovo, l’abbiamo finito tipo quattro settimane fa o giù di lì, non sono ancora riuscito a sedermi bene ad ascoltarlo perché lo ascolti così tante volte mentre lo registri.
Per me è un album emozionante in molti modi, penso sia coerente come forse non abbiamo mai fatto prima, penso ci sia un’insistenza ed un’immediatezza nelle canzoni, vanno dritte al punto.
Penso che non ci sia niente di superfluo, tutto è nel posto giusto; ci abbiamo lavorato per così tanto tempo da poter dire “sì, magari questo non funziona” e scartare delle parti per essere sicuri che ogni singolo aspetto fosse giusto.
Penso che ognuno abbia sperimentato e provato piccole cose nuove, anche se le basi delle canzoni sono sempre lì, quello che Anders fa con la batteria e quello che Martin Brändström fa con alcune delle sue nuove tastiere e suoni, quello che Niklas fa con le sue nuove chitarre è fantastico e aggiunge così tanti livelli alle canzoni e penso che semplicemente ascoltandole trovo sempre qualcosa di nuovo che mi fa dire cose tipo “Oh, queste melodie interagiscono in un modo che non avevo notato prima”.
Penso che a cosa di cui sia più fiero è di come tutto sia venuto fuori, funziona dall’inizio alla fine anche se alcune canzoni sono molto diverse c’è un certo collegamento che mi piace.

Immagino che pubblicherete almeno un singolo, quando potremo ascoltare qualcosa [N.D.R. l’intervista è stata condotta il giorno prima dell’esibizione dei Dark Tranquillity al MetalItalia.com Festival quando non erano ancora stati pubblicati singoli]?

Sto cercando di capirlo in questi giorni, prima dell’album pubblicheremo tre canzoni: la prima sarà solo un assaggio, poi ci sarà un video, sto parlando proprio in questo periodo col regista per capire quando accidenti potremo registrare qualcosa, e poi ci sarà un singolo digitale vicino alla data di pubblicazione dell’album.

Avete registrato il live “Where Death is Most Alive” proprio qui a Milano, com’è stata quell’esperienza? Perché avete scelto proprio questa città? E com’è stata la reazione del pubblico rispetto alle vostre aspettative?

Prima di tutto bisogna dire che sin dal nostro primo tour qui, nel ’95 o ’96, siamo stati sconvolti dall’entusiasmo e dalla passione dei nostri fan italiani; abbiamo sempre sentito come una connessione speciale, come se questa fosse la nostra seconda casa, è sempre stato così fantastico: alcuni dei nostri migliori show di sempre sono stati qui.

Dopo un concerto con i Kreator nel 2010…no, no, no, nel 2005 forse [ride], abbiamo sentito subito come siamo scesi dal palco che quello era stato il nostro migliore concerto di sempre, uno dei nostri preferiti in assoluto, pure i ragazzi dei Kreator avevano un’aria che diceva  “Ma che cazzo, come possiamo fare meglio di voi?”.
Così quando abbiamo cominciato a pensare di registrare un live la scelta è stata facile, “Torniamo a Milano dove abbiamo il pubblico migliore del mondo”; il locale era carino e accogliente [N.D.R. il Rolling Stones], abbiamo sentito che è stato chiuso ma almeno è rimasto aperto abbastanza a lungo da permetterci di registrare il nostro DVD.
Organizzare tutto è stato molto divertente, trovare una buona compagnia di produzione che facesse giustizia allo show e questo genere di cose; abbiamo invitato un sacco di fan sfegatati, abbiamo fatto venire qui un sacco di gente per rendere la cosa speciale ed è stato così davvero!

Eravamo molto nervosi, pensavamo “come sembrera? Magari scazzeremo qualcosa, dobbiamo essere sicuri di essere puntuali” e questo genere di cose, ma alla fine tutto è andato fantasticamente bene e quando ho visto il risultato la mia reazione è stata “Porca t***a, è fantastico!”.

L’unico lato negativo è che non ho idea di come potremo mai farne uno migliore, per me è semplicemente perfetto, non so se saremo mai in grado di fare di meglio; magari dovremo tornare qui.

Martin Henriksson ha recentemente lasciato la band, è stata una sorpresa per voi o ve l’aspettavate?

E’ stato inaspettato ma col senno di poi ora che ci penso, ovviamente, ho visto tutti i segni e sapevo che aveva perso l’interesse per suonare la chitarra e stare sul palco; l’ho visto ma non ho mai pensato che sarebbe arrivato a tanto.

Martin è colui che si occupa di tutto quello che gira intorno alla band; è quello pratico, sa tutto quello che succede con la band: ogni show, ogni locale, ogni volo, ogni bus, lui si occupa di tutto.
Immagino che per lui fosse, magari a volte sul palco pensava “ok, domani dobbiamo fare questo, quello, devo scrivere questa email…”, non era davvero lì al 100%, col pensiero era da qualche altra parte e ha pensato che non fosse giusto nei confronti dei nostri fan e della band.
Ovviamente è molto triste da dire, come “oh, hai perso la cosa che lo rende così speciale”, voglio dire, è la cosa che amo di più dello stare su un palco, vivere quel momento, non avere alcun altro pensiero al mondo, sentire che l’aveva persa è stato molto, molto triste.
Ma, sai, sono cose che succedono e bisogna rispettare la sua decisione; quindi è stato triste ed uno shock, ma in qualche modo l’avevo precepito.

Martin ha sempre partecipato al processo di scrittura delle canzoni, come ha influito la sua assenza sul nuovo album?

A dirla tutta nel passato, certamente, l’ha sempre fatto, ma già dallo scorso album “Construct” si sentiva tipo “Non ho niente da offrire”, non aveva la creatività, già allora era come se “Forse non sono qui al 100%”.
Per questo album avevamo 10 canzoni già pronte prima che lasciasse quindi non ha davvero influenzato la scrittura delle canzoni, ma ovviamente come ci sentivamo per lui ha influenzato l’album; per noi era tipo “ok, abbiamo perso qualcuno, ma questo significa che dobbiamo metterci qui e concentrarci ancora di più per rendere l’album super speciale”, quindi in qualche modo è diventato qualcosa che ci ha motivato invece dell’opposto.
In un certo senso ci ha spinto in avanti.

Negli anni avete evoluto costantemente il vostro sound, è qualcosa che è successo naturalmente o vi siete sforzati volutamente per essere sempre originali?

Un po’ di entrambi forse?
Voglio dire, abbiamo sempre pensato di dover fare così, altrimenti che senso ha?
Ripeterci… assolutamente no.
Ma allo stesso tempo dev’essere naturale, altrimenti sarebbe strano.
Questo è perché a volte ci prendiamo del tempo in più, tornare dal tour e andare subito in studio non ha nessun senso perché così non trovi il motivo di fare qualcosa nuovo, capisci?
Quindi anche se abbiamo fatto molti concerti in supporto di “Construct” ci sono stati molti momenti di pausa dove dicevamo “bene, magari ora è il momento di fare qualcosa di nuovo”, perché a volte mentre sei in tour ti stanchi e ti viene da dire “Non riesco a scrivere niente di originale”.
A volte hai bisogno di tempo, e ovviamente diventa sempre più difficile ogni anno e ovviamente ti sforzi molto e questo causa molto stress e pressione su di te e lo rende molto, molto difficile.
Capita di essere seduto lì e pensare “Perché lo sto facendo? Perché non mi viene l’ispirazione in questo momento?” e continui a sforzarti; non ho dormito per qualcosa come sei mesi perché è costantemente nei tuoi pensieri “Fai qualcosa migliore! Fai di meglio di quanto ti aspetteresti da te stesso!” e non è salutare ma allo stesso tempo dev’essere così, e il modo in cui ti senti quando finisci è fantastico.

Adesso siete senza un chitarrista, state cercando uno nuovo o pensate di continuare con un turnista?

Il piano è di usare un turnista per i prossimi show e vedere come ci troviamo, perché ora è strano non avere Martin qui.
Quest’estate abbiamo abuto un vecchio amico che si chiama Jens, lui è fantastico ma non può davvero impegnarsi ad andare in tour tanto quanto vorremmo, quindi per il prossimo tour in America avremo un altro tipo, poi dopo vedremo; vediamo se funziona, se lui ci sta bene.
Sai, siamo amici d’infanzia, è un amico da quando eravamo quattordicenni o qualcosa del genere, ma avere un membro completamente nuovo nella band è qualcosa di cui siamo un po’ spaventati, quindi vogliamo andarci cauti.
E poi adoro il fatto che andando in tour con dei vecchi amici che non sono mai stati sul palco posso fargli vedere il nostro pubblico, “Guarda questa gente fantastica che viene ai nostri show!” perché, ovviamente, quando torno a casa da un tour dico ai miei amici, “oh, è stato fantastico, avreste dovuto vederlo, avreste dovuto esserci” e ora posso davvero farglielo vedere!

 Dopo molti album con copertine disegnate al computer quella di “Atoma” è nuovamente fatta a mano, perché avete fatto questa scelta?

Non è stata una scelta di gruppo, Niklas ha deciso ma gli ho sempre detto che amo i suoi disegni praticamente dal primo giorno che l’ho conosciuto, che è quando avevo 5 anni, disegna da sempre ma non usa mai questi disegni; ha pubblicato un paio di libri con i suoi disegni, ma a parte questo la maggior parte delle copertine che fa sono digitali e penso che sia bravissimo a farle, ma amo i suoi disegni.
Per la versione in vinile di “Construct” abbiamo avuto un disegno e lo amo, così abbiamo pensato “Continuiamo così”.
Per l’artwork di quest’album abbiamo pensato a come avremmo dovuto chiamarlo, non avevamo un titolo per l’album, avevamo tutte le canzoni e Niklas si mise a leggere tutti i testi e disse qualcosa tipo “Ok, questo cos’è? Di che parla l’album? Come troviamo un titolo che copra tutti gli argomenti che abbiamo trattato?” e una volta deciso “Atoma”, che non vuol dire niente e tutto, Niklas fa “Forse ho un’idea” e tre o quattro giorni dopo ci manda la copertina finita che ci ha sconvolto.
Amo come mixi il disegno e i colore e ti faccia pensare e sentire molto che è quello che l’arte dovrebbe fare e sono molto contento.
Ho visto l’edizione deluxe dell’album e Niklas ha disegnato un artwork per ogni canzone, apri questo libro e ci sono montagne di disegni e sono davvero spettacolari, quindi spero che chi apprezza queste cose prenda quest’edizione così che possano godersi tutta l’esperienza: ascoltare l’album, leggere i testi, vedere i disegni…nei mei sogni è come tutti sperimentano l’album, ma ovviamente non sarà così [ride].

Siete considerati tra le band che più hanno contribuito a sviluppare il Melodic Death Metal; molte delle altre band storiche si sono sciolte o hanno cambiato direzione musicale come gli In Flames. Quali sono i tuoi ricordi di quando tutto è iniziato? Eravate consci di star creando qualcosa di così grosso?

Quello che ricordo è che erano tempi eccitanti, ovviamente, erano i primi anni novanta, eravamo diciottenni, diciannovenni, vivevamo fuori Gothenburg ma tutti quelli che conoscevo, tutti i miei amici ascoltavano Metal, erano completamente assorbiti dal Metal e qualcuno aveva una band e pure noi volevamo una band, tutti volevano essere in una band.
Eravamo tutti tipo “Oh, siete in una band? Fantastico!” e poi andavi nella loro sala prove ad ascoltarli e pensavi “Wow! Forse posso fare anch’io qualcosa del genere!”, quindi era come incoraggiarsi molto l’un l’altro, ma parlavamo sempre dell’importanza di essere originali e di far qualcosa che non faceva nessun’altro perché all’epoca si cominciava a sentire il Death Metal americano, tutte queste band Death Metal e molte erano molto simili; pensavamo che fossero forti e brutali ma i testi parlavano solo di roba horror e…non sono cose che mi interessano molto, ma amo la musica.
Quando sentivamo qualcosa di originale pensavo “Wow!”, come quando ho sentito gli Atheist, qualcosa di super tecnico, e “QUESTO è fantastico!” e pure i Death che erano primitivi ma le loro abilità di scrivere canzoni era straordinaria, e ovviamente eri influenzato da tutta l’altra musica con cui crescevi, tipo Iron Maiden, band Speed Metal, quindi avevamo questo grande amore per la musica, non solo “Questo è Death Metal e lo amiamo”, eravamo molto aperti.

Eravamo una grande comunità di amici che uscivano insieme, bevevano birra, parlavano di musica ogni singolo minuto del giorno, vivevano la musica in pratica, andavano a concerti…questo era quanto, questo era tutto; a quell’età, quando hai sedici o diciassette anni in pratica è quando decidi cosa diventare…e noi diventammo musicisti Metal. [ride]

Più avanti, intorno al 1995, quando pubblicammo “The Gallery” e “Slaughter of the Soul” uscì cominciammo a realizzare “Wow, sta davvero funzionando, alla gente interessa la nostra musica” e questo era davvero, davvero figo, ero così fiero dei miei amici che ottenevano attenzione, poi abbiamo cominciato ad andare in tour e non ci vediamo più molto, solo ai festival e cose del genere.
Ho amato quel periodo perché era davvero esaltante, quando sei giovane senti di poter fare tutto, tutto è possibile, non hai da pensare a niente, non devi pensare ai soldi, vivi dai tuoi genitori e cose così, puoi andare in tour quanto vuoi e pensare “In tour è molto meglio, hai la birra gratis”, era davvero esaltate e molto divertente ovviamente.
Poi quando la gente ha cominciato di parlare del “Gothenburg sound” era più tipo “Mmh, questo non è divertente”, perché tutta l’idea era di essere originali, essere qualcosa di nuovo ed innovativo ed improvvisamente eravamo un gruppo di band che suonavano tutte uguali secondo la gente?
Ma ora ovviamente sono super orgoglioso del fatto che la gente sia interessata; e amo il fatto che molte di queste band siano andate avanti, siano diventate qualcosa di diverso ma che siano ancora amate, sono molto orgoglioso dei miei amici.

Immagino che dare il nome della tua città natale ad un genere intero, o sottogenere se preferisci, per via di quello che suonavi debba essere strano…

E’ strano, molto strano…solo negli ultimi anni ho cominciato a realizzarlo davvero e…perché quando ci penso alcune delle mie band preferite vengono da casa.
Anche in altri generi, per esempio ora esce il nuovo album degli Evergray e non vedo l’ora di sentirlo, e abbiamo band come i Monolord, i Blues Pills che sono completamente diversi, come anche i Graveyard che sono uno dei miei gruppi preferiti…sono tutti lì, li vedo sempre.

E come pensi che stia la scena oggi? Ci sono delle nuove band interessanti che la tengono viva?

Penso che sia proprio così, ovviamente devi pensare che se oggi formi una band a Gothenburg e suoni Death Metal verrai scrutinato e faranno confronti con band storiche, per un po’ è stato così, molte band facevano del loro meglio ed era sempre “Suonano come una versione brutta di questa e quell’altra band” e quello che succedeva è che queste band si scioglievano o trovavano il loro stie, la loro identità e questo è quello che dico da sempre, questo è quello di cui hai bisogno, prendere le influenze delle band che ami e creare qualcosa di originale, altrimenti sparirai in fretta.
Ci sono molte cose interessanti a Gothenburg oggi, c’è decisamente una scena con locali più piccoli dove ci sono 3-4 band che suonano una settimana sì e una no, piccoli locali che hanno un sacco di concerti, ci sono nuovi locali che aprono per diverse tipi di musica, c’è decisamente un diffuso “revival” e quindi ci sono band Thrash vecchia scuola, Black Metal, è fantastico.

Per me andare a vedere nuove band è parte della mia routine.

A parte il concerto di domani al MetalItalia Festival per ora avete solo un tour nordamericano in programma, possiamo sperare di vedervi tornare qui a breve?

Sì, fino a dicembre abbiamo quello e poi stiamo programmando proprio ora la parte europea del tour che sarà estesa, molto lunga, iniziamo…mi sembra ad inizio marzo, fine febbraio, qualcosa del genere e andremo dappertutto.
Faremo un tour di supporto ad una band davvero, davvero fantastica e poi faremo anche un lungo tour da headliner, quindi verremo sicuramente quaggiù.

 

Davide Sciaky