Heavy

Intervista Denner’s Inferno (Michael Denner)

Di Davide Sciaky - 23 Settembre 2019 - 12:56
Intervista Denner’s Inferno (Michael Denner)

Intervista a Michael Denner da parte di Mickey E.Vil (The Mugshots, Radio Onda D’Urto FM). In fondo alla pagina è possibile ascoltare la stessa in versione audio con sottotitoli.

Buona fruizione.

 

Nel 1999 assistetti a Milano e a Wacken agli ultimi strascichi della reunion dei Mercyful Fate, quella creata nel 1993 che inizialmente includeva anche Michael Denner, il quale negli ultimi due dischi e tour fu degnamente sostituito da Mike Wead. Fu in quel momento che venni a sapere che Michael gestiva un negozio di dischi a Copenhagen: Hank Shermann mi scrisse il suo indirizzo sul retro di un bootleg in vinile della band. Di questi tempi molte persone speravano in una sua inclusione in questa seconda reunion e a ragione: al di là del fatto che si affronterà la primissima fase della band, quella degli anni Ottanta, Michael Denner ha in alcuni casi dato anche un decisivo contributo a livello compositivo oltre che esecutivo. Qualche esempio di brani da lui scritti? Gipsy (da Don’t Break The Oath), A Gruesome Time (da In The Shadows) e Nightmare Be Thy Name (da Time). E’ ormai nota la sua delusione per questa esclusione dalla reunion dei Mercyful Fate ma noi siamo felicissimi di poter parlare del suo nuovo entusiasmante progetto, i Denner’s Inferno che si presentano al pubblico con un disco davvero interessante e coinvolgente…senza compromessi, un vero e proprio atto d’amore per la musica Hard’N’Heavy!

 

Dunque caro Michael, cosa devono aspettarsi i fan dal tuo nuovo album In Amber? Io sento delle incredibili vibrazioni anni Settanta con un sound moderno e potente!

E’ quello a cui miravo: creare uno stile anni Settanta senza dimenticare da dove vengo, i miei giorni coi Mercyful Fate! Ho dato un po’ di sapore alla Mercyful Fate ma allo stesso tempo l’ho reso anni Settanta perchè l’Heavy Rock di quegli anni è la musica che preferisco! Se vedi la mia collezione di dischi puoi notare che la maggior parte sono cose oscure degli anni Settanta quindi è stato abbastanza ovvio per me creare con questo album esattamente lo stile musicale che amo, ecco quello che è successo!

 

E di cosa trattano i testi di In Amber?

Di cose profonde della vita, ho un poeta – Jesper Harris – che mi aiuta a scriverli! Ha scritto il grosso dei testi e io ho aiutato a trasformarli in melodia, ad adattarli. E’ la mia amicizia stretta con il poeta Jesper Harris che ha reso possibile questi testi: è un tipo molto profondo, ha viaggiato in Himalaya per ammirare le montagne e pensare a cose profonde come l’universo e via dicendo (ride, n.d.M.)! Ma anche questioni personali come sentimenti che si provano per le persone che si ama però in un modo profondo, non cercando di scrivere una canzone pop! Più profondo ma anche in un modo più hippie e psichedelico (ride, n.d.M.)! Questo era l’obbiettivo: rendere più interessante la cosa e ovviamente cercare di evitare il satanismo nei testi, così come i litigi tra persone e l’andare in moto! Abbiamo cercato di creare una musica adatta per rendere i testi più profondi, ecco cosa abbiamo cercato di fare e credo che abbia funzionato alla perfezione!

 

Com’è lavorare con un cantante americano?

Quello che ho fatto è andare in studio e mandare i brani con i testi a Chandler, il nuovo cantante: lui ha preso le mie melodie e i miei testi e ha dato loro la sua impronta, ha funzionato perfettamente! Questo era il nostro compito ed è stato così facile dato che Chandler anche se è più giovane di me ha i miei stessi gusti musicali, dunque è stato facilissimo lavorare con questo ragazzo. Forse il più facile cantante con cui abbia mai lavorato, ha! E’ stato un grande piacere per me.

 

Con i Denner’s Inferno stai anche pianificando un’attività live? Cosa possiamo aspettarci sul palco?

Sì! Il fatto è che stiamo lavorando per suonare a festival e fare show qui in Scandinavia, poi si spera di riuscire a viaggiare in europa occidentale, per esempio in Germania, Olanda, Belgio, Italia, Spagna e via dicendo. Abbiamo fissato alcune date con organizzatori scandinavi e da lì in poi continueremo a fissarne per inizio estate: partire da aprile/maggio e proseguire a fissare per fare un tour completo, a quel punto! Spero davvero di venire da voi gente (ride, n.d.M.), dato che è passato parecchio dall’ultima volta che ho suonato in Italia! Si parla della metà degli anni Ottanta coi Mercyful Fate, dunque vorrei tornare a suonare là!
 

Quali sono le tue principali influenze come compositore e come chitarrista?

Le mie principali influenze come compositore sono tutte le cose oscure che ho nella mia collezione di dischi! Sono un grande fan dei Deep Purple fino a quando non si sono sciolti…le prime cose con Blackmore alla chitarra, tutto quello che hanno fatto con Blackmore, i primi Mercyful…scusa (ride, n.d.M.) i primi Deep Purple, gli Uriah Heep con David Byron alla voce, i Led Zeppelin, i Mountain…voglio dire, tutte queste band dei primi anni Settanta: sono un grande fan di quel genere di musica! Come chitarrista ho dei preferiti, ho già menzionato Ritchie Blackmore ma per lo più i tipi tedeschi come Michael Schenker, Uli Roth che sono influenze sicure nel mio modo di suonare la chitarra. Ma ho iniziato a suonare perchè mio padre suonava Blues a fine anni Sessanta, inizio Settanta e naturalmente sono stato ispirato da lui e ho imparato tante cose semplicemente guardando le sue mani e come suonava la chitarra. Quindi è stata un’enorme influenza per me.

 

Possiedi un negozio di dischi a Copenhagen da una vita…

Da trent’anni, in effetti! E’ una cosa davvero bella perchè sono un musicista ma allo stesso tempo posso vendere i miei dischi nel mio negozio e incontrare gente! Incontrare i fan di King Diamond, Mercyful Fate e via dicendo…sanno che sono a Copenhagen e vengono a visitarmi, io gli preparo una tazza di caffè e possiamo parlare dei vecchi tempi, del nuovo disco e così via! Succede tutti i giorni, gente da tutto il mondo viene a visitarmi: qui in Danimarca abbiamo la regina, la piccola sirena, la casa di Hans Kristian Andersen ma di questi tempi sono come un’attrazione turistica, quando dei metallari vengono a Copenhagen sanno che io sono qui e vengono a visitarmi come se fossi un vecchio castello! E’ molto bello per me incontrare e salutare i fan, è qualcosa di perfetto!

 

Che differenze trovi tra il vendere dischi oggi rispetto al passato?

Ho vissuto un periodo davvero difficile negli anni Novanta perchè sono sempre stato decisamente interessato a vendere dischi in vinile! Ma improvvisamente la gente ha buttato via i vinili e si è liberata delle collezioni di vinili dicendo: “Non voglio più questa merda in casa! Puoi darmi in cambio qualche cd o dei soldi?”…Io ho continuato a comprare e la gente mi diceva: “Ma sei pazzo? Cosa te ne fai di questa vecchia robaccia?”….Io dicevo di aspettare che un giorno le cose sarebbero cambiate (ride, n.d.M.) ed è successo qualche anno fa: la gente ha ricominciato a comprare i vinili e non voleva più i cd! Dunque negli anni ho raccolto un grande ammontare di vinili perchè un giorno nel futuro potessi venderli e di questi tempi i miei affari vanno alla grande!

 

E parlando del passato, quali sono i tuoi migliori e peggiori ricordi dei giorni coi Mercyful Fate?

Devo ammettere che la cosa peggiore che mi è capitata è avvenuta qualche giorno fa, quando hanno deciso di riformare la band senza di me! Dunque quella è una delle cose peggiori mai vissute…ma ci sono tante piccole cose: mi ricordo che abbiamo suonato a Roma, in Italia, un tipo ha preso un estintore e l’ha acceso! Eravamo ricoperti di schiuma, sembrava neve e io suonavo su un palco scivoloso come una pista da pattinaggio! King aveva tuta questa schiuma in gola e la voce se ne andò, è stato terribile…era sulle corde della mia chitarra, dappertutto! Credo fosse un cristiano che voleva punirci (ride, n.d.M.) e ci riuscì!  Quella fu una delle peggiori esperienze! Ma naturalmente una delle cose migliori fu suonare ai grandi festival, andare in tour per la prima volta con la band ed ottenere successo in altri paesi oltre alla Danimarca. Ovviamente anche registrare Melissa e Don’t Break The Oath fu un’esperienza fantastica perchè la band era così unita, eravamo grandi amici e suonavamo buona musica…e improvvisamente il successo arrivò! Anche sapere che grossi nomi nell’Heavy Metal sono stati ispirati dai Mercyful Fate è un grande onore per noi, per me…ci sono tante belle cose da dire sui giorni coi Mercyful Fate!

 

Sei ancora in contatto con King Diamond e Hank Shermann?

(ride, n.d.M.)…lo ero fino a questo punto, sai? E’ stato un grosso shock per me sapere che mi avevano escluso, dunque non ho più parlato con loro da quel momento: non c’è nient’altro di cui parlare adesso! Naturalmente sono rimasto deluso, mi hanno lasciato fuori, dunque è la fine!

 

L’ultimo progetto con Hank è stato Denner/Shermann…

Sì ed è triste perchè i due dischi che abbiamo fatto erano assolutamente brillanti e ho avuto il piacere di lavorare con uno dei migliori batteristi Metal del mondo, Snowy Shaw che è anche uno dei miei migliori amici! E anche di lavorare con gli americani Sean e Marc che hanno fatto un lavoro meraviglioso su quei dischi. E’ stata una grande esperienza ma quelli sono gli unici due dischi fatti, perchè non ci sarà nient’altro dopo quanto successo, è la fine…triste da dire!

 

C’è qualche band italiana che conosci o che ti piace?

Come dicevo prima, cose del passato come la PFM, il Rock Progressivo, amo molto quel genere di musica! Ma anche un tipo chiamato Paul Chain che suona roba Doom…mi piace la roba vecchia e la gente che suona cose di quel tipo!

 

Quale messaggio e saluto finali manderesti ai fan italiani di Michael Denner?

Sarebbe un immenso piacere per me mettere insieme questo tour, tornare in Italia per suonare per tutti voi, sarebbe una grandissima esperienza! Anche perchè negli anni Novanta avevo una relazione  con l’Italia dato che avevo una fidanzata italiana, dunque potevo viaggiare verso Milano, Genova, posti come Firenze…mi sentivo vicino all’Italia e ho persino cercato di imparare l’italiano a quel punto! Ho imparato qualcosa ma con gli anni, circa trent’anni fa, l’ho perso (ride, n.d.M.), non so più la lingua italiana! Ma forse è il momento di prendere lezioni prima del tour (ride, n.d.M.), così potrò parlarvi nella lingua locale!