Thrash

Intervista Eversin (Angelo Ferrante e Ignazio Nicastro)

Di Andrea Bacigalupo - 27 Giugno 2018 - 8:30
Intervista Eversin (Angelo Ferrante e Ignazio Nicastro)

Il 29 di giugno esce il quarto album dei Thrashers Eversin. Visto la loro disponibilità non c’è occasione migliore per fare due chiacchiere con loro.

 

Ciao Ragazzi, benvenuti sulle pagine di TrueMetal.it. Partiamo dall’inizio: cosa significa Eversin?

Ignazio: Eversin sta a significare il peccato perpetuo, la natura stessa dell’uomo. Con la scelta di questo moniker abbiamo voluto sottolineare la vera essenza dell’essere umano, un eterno e recidivo peccatore. La storia ce lo insegna, la letteratura, la stessa scienza: l’uomo è dedito all’autodistruzione ed all’annientamento dei suoi simili e degli altri esseri. Il peccato contro Dio, contro la Natura, contro l’esistenza è e sarà sempre parte dell’essere umano. 

 

In molti anni avete mantenuto la stessa formazione, cosa abbastanza rara (forse giusto i Beatles). Quale è il segreto per andare sempre d’accordo nel fare qualcosa dove le idee sono mille e spesso contrastanti (lasciando perdere problemi più seri quali il lavoro e famiglia)?

Ignazio: come nelle migliori famiglie ci sono spesso attriti tra di noi, ma alla base di tutto c’è il rispetto reciproco ed il rispetto dei ruoli all’interno della band. Ci conosciamo da tanti anni, eravamo amici ancor prima di intraprendere questa bella avventura assieme e quindi la cosa ci ha molto giovato.

Angelo: penso che il conoscersi a fondo sia un punto a nostro a favore sia nella composizione della nostra musica che nei rapporti all’interno del gruppo. Ormai ci capiamo con uno sguardo e siamo ben coscienti di ciò che possiamo proporre in sede di composizione senza che questo rappresenti un problema o un motivo di attrito. Secondo me la chiave di tutto sta in una parola che dovrebbe essere cara un pò a tutti ed è “appartenenza”, penso di parlare a nome di tutta la band quando dico che noi tutti siamo fieri di appartenere agli EVERSIN.

 

Avete alle spalle una discografia di un certo spessore, con tre Full-Length più il quarto, ‘Armageddon Genesi’, in uscita. Ascoltandola è evidente una continua progressione, che non è solo insita nel miglioramento come musicisti, ma si sente molto nella ricerca di un proprio stile, un qualcosa che vi renda unici. Può dirsi esatta questa mia affermazione?

Ignazio: assolutamente si. Fin dagli esordi abbiamo cercato di formare la nostra personalità, di non essere una band derivativa. Non siamo interessati a tributare onori ad altre band e, pur avendo delle chiare influenze, siamo sempre riusciti a dare alla nostra musica una forte personalità ed una forte riconoscibilità. Non abbiamo mai fatto un disco uguale al precedente, anzi, abbiamo usato i nostri album come punti di partenza per sviluppare qualcosa di sempre diverso. Sarebbe stato facile per noi fare un “Trinity parte 2”, l’album ha avuto un successo allucinante come mai prima era accaduto e quindi non sarebbe stato affatto difficile riciclare qualche idea. Invece lo abbiamo preso come spunto per sviluppare “ARMAGEDDON GENESI” che, seppur presentando le caratteristiche che ci hanno reso un nome molto noto al mondo del Metal, è un disco molto diverso da “Trinity”.

Angelo: vedi, gli EVERSIN non hanno mai avuto come obiettivo primario quello di piacere per forza. Noi scriviamo musica fondamentalmente per noi stessi, perché ci piace e perché attraverso la musica ci sentiamo più completi. Molte band invece compongono per gli altri, perché sentono la necessità di dover piacere a tutti, come se questo fosse un qualcosa di fondamentale, e quindi percorrono strade già conosciute proprio per non rischiare, finendo così per diventare dei cloni, senza personalità e senza vita.

 

Il 29 giugno esce il vostro quarto album ‘Armageddon Genesi’, come sopra detto. In generale di cosa parla? Continuate a trattare il più che serio tema della Guerra?

Ignazio: solo parzialmente e sotto un’ottica diversa. L’unica canzone che tratta apertamente della guerra è Jornada del Muerto che si riallaccia alla title track del precedente album. Il resto dei testi si basa sul declino dell’umanità schiava delle tecnologie da essa create. Inoltre il tutto è analizzato secondo un’ottica religiosa che mai avevamo trattato in precedenza, infatti per la stesura dei testi ho molto consultato la Bibbia e mi sono reso conto che ciò che è scritto nell’Apocalisse di San Giovanni ricalca, seppur in maniera abbastanza allegorica, quasi perfettamente l’abisso verso cui l’umanità si sta dirigendo. La Genesi della Fine. Siamo ai cancelli dell’abisso.

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Con l’intro ‘A Dying God Walks the Earth’ date voce alla paura. Chi è che deve averla?

Ignazio: il dio morente che da sempre cammina sulla terra è appunto l’Armageddon, la fine suprema, un dio che è morente solo in apparenza dato che viene continuamente evocato dalla razza umana. Secondo la Bibbia la battaglia finale tra il bene ed il male avrà luogo presso l’altipiano israeliano di Har-Megiddo e da questo deriva il nome Armageddon. Io invece ho voluto vedere nell’Armageddon un concetto puramente astratto ma con risultati devastanti, una sorta di eutanasia che l’umanità si auto infligge nel nome del progresso e dell’evoluzione della specie. Tutte cazzate. L’uomo dovrebbe cominciare ad avere davvero paura di ciò che sta creando.

 

Il secondo brano dell’album s’intitola ‘Jornada del muerto’. In ‘Trinity’, ultimo brano estratto dal vostro terzo disco ‘Trinity: The Annihilation’ si sentono, all’interno di una strofa, le stesse parole (pushed by a supreme hate, the holy wars, the hands of faith. Tears of blood upon our face, marks of death upon our race. We are the nuclear gods. We are the eyes of war. Jornada del Muerto). C‘è un collegamento?

Ignazio: come dicevo pocanzi Jornada del Muerto è l’unico brano di ARMAGEDDON GENESI che si riallaccia al precedente album, più precisamente, come tu notavi, alla title track. In entrambi i brani il tema trattato è la creazione della bomba atomica. Mettiamo in risalto il primo test nucleare chiamato  “Trinity” che venne eseguito in una parte del deserto chiamata appunto “Jornada del Muerto”. 

 

‘Armageddon Genesi’ presenta svariate differenze rispetto ai precedenti lavori: ad esempio la voce growl è più utilizzata e le viene data maggiore importanza ed anche il clean è quasi più sofferto. Volete parlarci di queste vostre scelte evolutive?

Angelo: sui nostri primi due lavori avevo adottato uno stile di cantato meno ruvido, leggermente più fluido, perché sentivo che dischi come Divina Distopia e Tears on the Face of God necessitavano di un approccio diciamo più classico. Nel corso del tempo mi sono accorto che quello stile vocale non mi apparteneva più, che sentivo il bisogno di esprimermi attraverso qualcosa di più aggressivo e ruvido, soprattutto perché la nostra musica era cambiata, si era evoluta. Tra le mie influenze principali ci sono singer come Bruce Dickinson, Ozzy e R.J.Dio ma anche vocalist come Tom Araya, Mille Petrozza o Chuck Billy sono da sempre parte della mia formazione di cantante, quindi modificare il mio stile vocale è stato per me del tutto naturale. Ho studiato molto i metodi di canto per valorizzare al massimo le mie capacità, ho studiato la respirazione e soprattutto il modo per poter avere una voce sempre potente e completa soprattutto on stage. Penso che su ARMAGEDDON GENESI ci sia la mia miglior prova di sempre anche se vado molto fiero di ciò che ho fatto sugli altri dischi sopratutto su Trinity: the Annihilation, e ciò che ascoltate, lo stile vocale intendo, è venuto da sè….

Ignazio: mi sono occupato io di tutti i growls del disco, tranne di quello sulla title track che è opera di Lee Wollenschlaeger, cantante dei Malevolent Creation. Penso che il growl completi alla perfezione il comparto voce dell’album e che riesca a dare una varietà di soluzioni che arricchiscono il tutto creando un mix devastante.

 

‘To the Gates of the Abyss’, brano conclusivo, ha, per circa metà tempo, una struttura diversa dalle tracce che lo precedono, richiamando quasi lo stile dei Rage Against The Machine. Perché questa scelta compositiva? Anticipa ancora una vostra ricerca evolutiva? Inoltre, finisce con una sezione acustica, qual’ è il significato di tale finale?  

Ignazio: è un brano che presenta una struttura molto atipica soprattutto nella prima parte come tu notavi. Volevamo dare l’idea di una “marcia verso i cancelli dell’abisso” che poi è ciò che viene trattato nel testo. Non saprei dirti se richiama i RATM, sinceramente nessuno di noi è un fan della band, però non c’è dubbio che la prima parte sia davvero molto atipica per una band come gli EVERSIN. L’inizio del brano è molto doom, molto evocativo, e la cosa si sposa benissimo con il riff portante cadenzato ed estremamente lento. Il brano assume le tipiche caratteristiche della band solo nella seconda parte.

 

Come nasce un vostro brano?

Ignazio: scriviamo molto per conto nostro, registriamo le nostre idee e poi le studiamo assieme in sala prove. Le idee del singolo vengono comunque modificate più volte da tutta la band, infatti da sempre siamo soliti arrangiare i brani diverse volte fino a raggiungere la giusta formula, formula che verrà quindi applicata per la composizione di tutti i brani. Non ci fermiamo mai alla prima stesura, se un brano ci sembra buono lo mettiamo in stand by per poi tornare a prenderlo in considerazione in un secondo tempo. Siamo molto puntigliosi e scrupolosi in fase di scrittura, non lasciamo assolutamente nulla al caso o di incompleto.

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I vostri progetti per il futuro? Avete in programma delle attività live?

Angelo: a breve partiremo per l’Estonia per suonare all’Hard Rock Laager Fest assieme ai Lacuna Coil e agli I Am Morbid di Dave Vincent, e sono già in programma altre date live che però al momento non posso anticipare.

 

Avete suonato con gruppi di notevole fama (Iron Maiden, Slayer e Megadeth ad esempio). Che esperienze vi hanno portato a ciò?

Ignazio: avere la possibilità di stare fianco a fianco con certi professionisti è un privilegio, poter parlare, imparare e confrontarsi con artisti di quel calibro non è cosa che succede tutti i giorni. Abbiamo imparato moltissimo, da come si tiene il palco a come ci si relaziona con il pubblico e con gli addetti ai lavori. Da quando abbiamo iniziato a calcare palchi di alto livello abbiamo iniziato a vedere le cose in maniera diversa e la cosa ha davvero giovato alla band. Potrà non piacere a molti ma adesso gli EVERSIN sono una band internazionale, è un dato di fatto.

Angelo: ciò che siamo riusciti a fare nel corso degli anni è frutto di un durissimo lavoro, un processo di maturazione che ha davvero richiesto grossi sacrifici. Questo processo ha raggiunto il culmine quando, grazie ad una persona che ha creduto e crede ancora oggi nella band, abbiamo iniziato a rapportarci con certe realtà enormi come quelle che hai citato tu. Vorrei aggiungere i Death Angel, i Destruction, gli Exodus, i Carcass, tutte band con cui abbiamo diviso il palco e da cui abbiamo davvero imparato molto. Come diceva Ignazio, gli EVERSIN sono oggi una band internazionale, una band che è riuscita ad uscire dall’underground con sforzi e sacrifici non comuni, una band che dopo anni di gavetta merita ciò che sta ottenendo, senza “se” e senza “ma”.

 

Quanto tempo dedicate alla band?

Ignazio: meno di quanto vorrei, purtroppo.

Angelo: abbiamo tutti del lavori che occupano molto della nostra giornata e quindi siamo costretti a dedicare alla band il tempo strettamente necessario per non lasciare nulla di incompleto. Riusciamo a fare comunque le nostre ottime date dal vivo, riusciamo a comporre nuovo materiale e a fare degli album che vengono apprezzati ovunque, quindi possiamo dire di esser sempre riusciti a fare della band un impegno a tempo pieno, molto più che un semplice hobby. Alla base di tutto c’è la ferrea volontà di continuare e il credere fermamente nella nostra musica.

 

Cosa ne pensate dell’attuale scena Metal italiana?

Ignazio: next question please…

Angelo: ho iniziato a suonare nel lontano 1992, quando non c’era internet e la musica veniva conosciuta attraverso il tape trading. Allora c’erano limiti evidenti, le band riuscivano a produrre a stento un demo e tutto era difficile da realizzare, soprattutto la comunicazione tra gruppi. Oggi siamo nell’era della tecnologia, basta un click e sei collegato al mondo ma certi limiti e certe difficoltà sono rimaste, anzi sono aumentate. Le band non si supportano a vicenda, preferiscono insultarsi sui social e spalare merda sui colleghi per il proprio finto tornaconto. Da quando abbiamo iniziato a suonare a livello internazionale non hai idea di quanti attacchi abbiamo subito, i soliti idioti che da dietro uno schermo si sentono leoni ma che in realtà son solo dei poveri smidollati vigliacchi. Purtroppo la scena italiana, se di scena possiamo parlare, non fa eccezione, c’è tanto da cambiare, iniziando ad esempio dai concerti. Qui in Italia non esistono concerti di un certo calibro se non con gruppi esteri, le persone alzano il culo dalla poltrona solo per i soliti nomi, e troppo spesso sono presenti ai concerti per vedere i soli headliner snobbando le band di supporto. Non hanno capito nulla.

 

Quanto può essere importante un mezzo come la rete per promuovere una band?

Ignazio: purtroppo la rete è un mezzo troppo importante oggigiorno per ogni aspetto della nostra vita. Siamo dei fottuti schiavi e siamo felici di esserlo. Relativamente alla musica, bè, che dire? Ci sono gruppi che vivono sui social, che pensano che avere un gruppo significhi postare foto e fare i fighi su Facebook, gente che valuta se una band è buona o meno in relazione al numero dei like che ha sulle pagine dei social. Che andassero a cagare loro ed i social. Personalmente uso queste piattaforme unicamente per mantenere i contatti che possono servire alla band, ormai tutto si svolge sui social e non posso che prenderne atto, ma non condivido assolutamente certi comportamenti. Tutto ciò è’ aberrante.

 

Il tempo a disposizione è finito. Ringraziamo gli Eversin per la loro disponibilità, lasciando a loro i saluti finali ai lettori di TrueMetal.it. Grazie!

Ignazio: grazie e a te Andrea per il supporto ed il tempo che ci hai dedicato. Un caro saluto a tutti i vostri lettori, che da anni ormai ci supportano e ci sopportano. A presto.

Angelo: grazie per la bella intervista, e per il supporto che ci avete sempre dato. Ai vostri tanti lettori vorrei dire di supportare sempre e solo la musica fatta col cuore, quella vera, il resto è solo finzione. You rule.