Heavy

Intervista Iron Maiden (Steve Harris – 1981)

Di Stefano Ricetti - 7 Luglio 2016 - 12:30
Intervista Iron Maiden (Steve Harris – 1981)

Dopo le interviste a Paul Di Anno del 1981 e Bruce Dickinson del 1985, entrambe riproposte su questi stessi schermi a sfondo nero rispettivamente il 6 ottobre 2005 e il 12 dicembre 2006, ora è la volta di Steve Harris, messo alle strette da Beppe Riva e Stefano Colombo dopo l’esibizione degli Iron Maiden al Palasport di Torino, tenutasi il 3 aprile del 1981. I testi e l’unica foto sono tratti dalla mitica rivista Rockerilla numero 14 del maggio 1981, che vedeva incredibilmente la Vergine di Ferro britannica addirittura appropriarsi della  copertina del famoso e glorioso magazine italiano.

Buona lettura,

Steven Rich     

 

IRON MAIDEN ROCKERILLA NUMERO 14 MAGGIO 1981 2

 

Il successo delle date italiane di Iron Maiden e Saxon, inimmaginabile nelle sue proporzioni, ha svelato l’enorme attrazione che l’Heavy Metal esercita anche nel nostro Paese, dove attualmente può essere qualificato senza indugi come il genere di musica (rock) che complessivamente gode del pubblico più compatto e numeroso, al di là del richiamo che artisti di grossa levatura internazionale praticano su più eterogenee platee.

II Killers Tour di Iron Maiden ha conquistato ovunque orde di fans superiori ad ogni aspettativa, basti pensare al “caso”, di Milano, dove l’imponente affluenza di persone ha costretto gli organizzatori a garantire una doppia esibizione nello stesso giorno; e gli HM Kids sono stati indiscutibilmente ripagati da uno show pienamente maturo dal punto di vista tecnico-strumentale, professionalmente approntato con un attento dosaggio delle componenti d’ordine spettacolare.

Lo show di Torino a cui abbiamo assistito, svoltosi in condizioni ideali anche per la puntuale organizzazione di Radio Flash, ha confermato le impressionanti potenzialità di Iron Maiden, band capace di conciliare i fans di Motorhead e Rush, poli opposti nel prefigurare un’originale interpretazione del rock duro.

Non mi dilungo sulle peculiarità del sound di Iron Maiden, già ampiamente sviscerate su queste stesse colonne, urge comunque sottolineare come la band londinese abbia affermato il proprio carisma di “forza globale” nonostante sporadiche escursioni in veste solistica offerte dalla chitarra di Dave Murray (più disinibito nella sua azione a fianco di Adrian Smith) e dall’eccellente drummer Clive Burr. Proprio la sezione ritmica, giostrante sull’autentico fulcro della formazione, il bassista Steve Harris, ha consolidato il proprio ruolo di “corpo” strumentale di maggior rilievo in Iron Maiden, caratterizzandosi come sicuro elemento distintivo rispetto alla più tipica tradizione dell’hard inglese.

E se pur è riscontrabile una maggior freddezza esecutiva rispetto agli esordi lo si deve alla struttura compositiva dei brani stessi, ricchi di “stacchi e riprese” pirotecnici ed in possesso di una vasta gamma di soluzioni sonore, che necessitano di un notevole controllo di mezzi espressivi, per non incorrere in scompensi che ne pregiudichino l’equilibrio ottimale. Ma sono queste prerogative che sanciscono la superiore dignità di un sound avvincente per tutti gli 80 minuti del concerto, a differenza della greve monotonia denunciata dai supporters More, incapaci di spezzare le catene di una uggiosa uniformità di temi.

Iron Maiden hanno presentato l’intero LP “Killers” ad eccezione della tiepida “Prodigal Son” e brani come “Remember Tomorrow”, “Phantom of the Opera” e “Iron Maiden” dal primo album, hanno suscitato nel pubblico clamori entusiastici, qualificandosi degni di essere accostati, in un’ipotetica graduatoria di valori, ai grandi classici del passato, come “Paranoid” o “Black Night”.

Non aggiungiamo altro alla cronaca concertistica, riportando conseguentemente l’intervista rilasciataci da Steve Harris, ottenuta non senza intralci dovuti a scorbutici personaggi dell’entourage, discografico e non, della “tutelatissima” band.

BEPPE RIVA

 

IRON MAIDEN ROCKERILLA NUMERO 14 MAGGIO 1981 3

 

Rockerilla: Parliamo del vostro nuovo LP, “Killers”: siete pienamente soddisfatti della sua realizzazione?

Steve Harris: Certamente, “Killers” è molto superiore al primo LP, noi stessi abbiamo compiuto notevoli progressi dal punto di vista strettamente tecnico, ed il nostro suono è riprodotto decisamente meglio; questo è dovuto alla nostra superiore esperienza in sala d’incisione e alla produzione di Martin Birch, ma devo aggiungere che anche sotto il profilo compositivo, “Killers” si fa preferire.

La scelta di un producer come Martin Birch non mette certo a tacere le voci che vi definiscono diretti discendenti dei Deep Purple…

I Deep Purple sono stati un’ottima band, ma non credo che noi possiamo essere accusati di emularli. Birch è un grande produttore, ha sempre ottenuto il meglio dalle bands con cui ha lavorato, ed in più è convintissimo delle nostre potenzialità. Comunque ritengo che formazioni come Who, Zeppelin e Purple siano difficilmente eguagliabili, avendo contraddistinto un’epoca aurea del rock. Quindi è sbagliato cercarne a tutti i costi dei successori: noi non pretendiamo di conseguire le loro stesse “glorie” però è altrettanto errato credere che l’Hard Rock si sia estinto con esse: il rock duro, Hard o Heavy Metal, come preferite denominarlo, dopo gli esordi degli Zeppelin, è sempre stato presente ed ascoltato, attraverso bands che io stimo moltissimo come UFO, Judas Priest e Scorpions. Anche il punk rock, se si vuole, è fondamentalmente rock carico di energia, ed in questo senso esistono delle affinità con il nostro approccio alla musica. La gente non rinnegherà mai l’Hard Rock. Avete visto stasera? Migliaia di Kids chiedevano solo heavy sound, ed anche Iron Maiden “crede” in questo suono.

 

IRON MAIDEN ROCKERILLA NUMERO 14 MAGGIO 1981 1

Paul Di Anno, indimenticato e indimenticabile frontman degli Iron Maiden del primo periodo

 

Ritieni dunque che la Nwobhm potrà prolungare ulteriormente le sorti favorevoli al rock duro?

Sicuramente. Le formazioni sorte recentemente si rivolgono ad una nuova generazione, per la quale rappresentano quello che hanno rappresentato gli Zeppelin o i Deep Purple per gli attuali venticinquenni. Comunque, rispetto alle old bands, i nuovi heavy rockers si distinguono per un’aggressività molto più accentuata; soprattutto dal vivo, sono davvero “fisicamente” aggressivi. L’Hard Rock non deve però essere inteso come un’incitazione alla violenza. Oggi ad esempio c’è stata una rissa sotto il palco, ed è la prima volta che accade durante un nostro concerto. Non auspichiamo certamente episodi di questo genere, anzi, preferiremmo che chiunque venga ai concerti per fomentare disordini se ne stesse piuttosto a casa.

Nell’intervista che ci concesse all’epoca del vostro tour con i Kiss, Paul Di Anno negò la vostra adesione ad atmosfere Dark. Come si spiega allora un titolo come “Murders in the Rue Morgue”?

“Murders in the Rue Morgue”, così come “Phantom of the Opera” è ispirata ad un vecchio film giallo… personalmente ritengo significativo instaurare un rapporto fra la nostra musica e storie intrise di mistero.

Forse non la pensava così Dennis Stratton, che ha lasciato la band…

Dennis non era troppo vicino all’Heavy Rock; Adrian Smith, che l’ha sostituito, oltre ad essere dotato di maggiore esperienza, è certamente il chitarrista ideale, affiancato a Dave, negli Iron Maiden. La band ha acquistato un miglior impatto globale con la sua venuta.

 

IRON MAIDEN rockerilla 14 maggio 1981

La copertina di Rockerilla numero 14, maggio 1981

 

Steve, tu hai formato gli Iron Maiden e ne sei il principale compositore, oltre ad essere forse il più carismatico strumentista. Ti ritieni il leader della band, o come tale sei accettato dai compagni?

E’ una domanda interessante, ma non so rispondervi con esattezza. Effettivamente i miei compagni mi seguono molto, ma ognuno offre il suo contributo, ed io pur componendo la maggior parte del repertorio, non impongo i miei punti di vista, mi limito a dare suggerimenti. Se Iron Maiden fosse solo l’espressione di un singolo musicista, avrebbe un altro nome: Steve Harris Band. Ma così non è, e la conferma l’avrete dal prossimo album, che sarà frutto di un lavoro collettivo, a tutti i livelli (definisce scherzosamente i suoi compagni, “lazy sods” – Ndr).

Comunque il tuo strumento resta una presenza di primo piano nel sound di Iron Maiden. Qual è la tua interpretazione del ruolo di bass player in una Hard Rock band?

Ritengo decisamente positivo offrire una posizione di maggiore evidenza al basso, all’interno della band. Noi proviamo a lungo affinché il mio strumento acquisisca un suono d’insieme, molto chiaro, con le chitarre. Vorrei ottenere qualcosa di diverso dal solito “rimbombo”, perciò provo a suonarlo proprio come una chitarra, in chiave solistica dunque, anche se il suo ruolo fondamentale rimane quello di sostenere, unitamente al drumming, la base ritmica delle songs. Per la maggior attrattiva del live show, mi sembra importante che il bassista non stia relegato in disparte, come un semplice comprimario, ma che sappia mettersi in evidenza, anche sotto il profilo “scenico”…

Cos’è cambiato in voi, personalmente, da quando inviaste il primo demo-tape a Neal Kay?

Siamo molto più amici, ci conosciamo meglio e crediamo sempre nella musica che “è” in noi. Non aspiriamo ad atteggiarci a rockstars, e continuiamo a vivere nell’East End londinese…

I vostri programmi futuri? Hai accennato all’album…

Fino ad agosto saremo in tournée: è prevista fra le altre, una serie di esibizioni in America, dove ci confronteremo con un pubblico le cui stars sono Van Halen, Aerosmith e Rush, bands notevolissime e che apprezzo molto, anche perché sono vicine ad un Heavy sound tipicamente inglese. In seguito proveremo per circa sei settimane il materiale per il nuovo album, che sarà collaudato durante alcune date inglesi, verso Natale. Successivamente uscirà l’LP, dunque circa un anno dopo “Killers”.

BEPPE RIVA & STEFANO COLOMBO

 

Articolo a cura di Stefano “Steven Rich” Ricetti