Death

Intervista Kataklysm (Maurizio Iacono)

Di Davide Sciaky - 3 Maggio 2018 - 12:00
Intervista Kataklysm (Maurizio Iacono)

Approfittando del tour degli Ex Deo abbiamo incontrato Maurizio Iacono per parlare dei Kataklysm e del loro nuovo album, “Meditation“.
Maurizio ci ha parlato (in italiano, lingua che parla perfettamente) del processo di scrittura e registrazione dell’album, dei testi, dell’ispirazione, ma anche della crescita della band negli ultimi anni.

Intervista a cura di Davide Sciaky

 

Ciao Maurizio, benvenuto su TrueMetal, come stai?

Bene bene, siamo sempre impegnati con tante cose, adesso con gli Ex Deo, domani con i Kataklysm, siamo sempre in giro.

L’1 giugno uscirà “Meditations”, il vostro tredicesimo album: sto ascoltando il promo già da qualche giorno, quindi è pronto da un po’, ma mancano ancora più di due mesi all’uscita.
Mi spieghi un po’ la cronologia dell’album? Quando avete cominciato a scriverlo, quanto ci avete messo, quando l’avete registrato e perché tanta attesa prima della release?

Abbiamo passato tutto il 2017 sul disco perché è un disco dove non abbiamo fatto come nostro solito.
Adesso con la tecnologia si manda tutto via Skype e WeTransfer, ti mandi i riff eccetera, perché noi abitiamo tutti in posti differenti: io sto a Chicago, il mio chitarrista sta in Texas a Dallas, tutti gli altri in Canada, quindi ci è difficile trovarci tutti insieme per mettere la musica insieme.
Questa volta però abbiamo deciso di fare tutto insieme nello stesso posto come facevamo 10, 15 anni fa e allora abbiamo deciso di fare una cosa più come facevamo prima, per avere un suono più organico che normalmente non esce quando lo fai con un computer o al telefono, non è la stessa cosa.
Quindi ci ha preso più tempo facendo in questa maniera, ci sono voluti 6, 7 mesi per fare il disco.

Ascoltando l’album, una parte che mi ha colpito molto è il chorus di ‘Guillotine’, molto melodico e anche forse un po’ anomalo per i Kataklysm. Com’è nato quel pezzo?

C’è molta aggressività nel pezzo, viviamo un mondo molto difficile, ci sono molte cose che succedono.
Io cerco di scrivere le parole in maniera aperta in modo che la gente possa interpretarle in modo personale, per come vivono loro la vita, perché per me vuole dire una cosa e per altri un’altra.
Noi siamo un gruppo che ha sempre avuto una forte influenza melodica, su questo disco siamo andati un po’ più profondi su questo lato; Jeff, il chitarrista, il suo gruppo preferito sono gli Iron Maiden e lui voleva andare davvero in questa direzione più melodica, più melanconica.
E’ nata così, abbiamo deciso di fare una canzone corta ma che vada, come dicono in inglese, “straight to the point”, con tutte le cose che sono i b, l’aggressività, la melodia, i groove, che sono molto importanti per noi.

In contrasto a ‘Guillotine’, ‘Outsider’ è invece dura, arcigna, cattiva. E come ‘Outsider’, ‘The Last Breath I’ll Take Is Yours’ e ‘What Doesn’t Break Doesn’t Heal’. Avevate lo specifico obiettivo di suonare più cattivi, o è semplicemente come vi siete evolute le canzoni?

Penso che sia stata una cosa molto naturale perché eravamo tutti insieme a suonare nello stesso posto.
A volte non c’erano idee, facevamo colazione poi provavamo e non succedeva niente; altri giorni, giorni di 12 ore di lavoro, quindi dipende dal feeling, da come venivano le idee.
Una canzone come ‘Outsider’ è una canzone molto importante perché rappresenta i Kataklysm, noi siamo sempre stati un gruppo un po’ fuori dal genere del Death Metal perché abbiamo tante influenze, non abbiamo mai fatto parte di un “clique”, un gruppo di gruppi come in Florida ci sono Deicide, Cannibal Corpse, noi non abbiamo mai fatto parte di quel gruppo o altri, siamo sempre stati molto indipendenti e fuori dal sistema “convenzionale”.
Noi siamo sempre stati “outsiders”, questa canzone rappresenta anche la gente che non fa parte di un’organizzazione né niente, soprattutto oggi col clima politico che c’è, a noi non ce ne frega un cazzo di tutte quelle cose, sono tutti bugiardi e noi vogliamo solo fare musica per dare incoraggiamento alla gente.
Penso che la maggior parte della gente la pensi così e penso che questa canzone sia molto importante, quindi fra poco vedrai che succederanno cose con ‘Outsider’ perché sarà il terzo singolo, esce il giorno che esce l’album e ci sarà un video.

Davanti a questo suono più cattivo il titolo dell’album, “Meditation”, sembra quasi una contraddizione; me lo puoi spiegare?

È per questo! [ride]
Adesso c’è questa cosa che molta gente ha bisogno di fare meditazione, ha bisogno di togliere gli stress, e per qualcuno funziona mettersi per terra e fare esercizio, per me non funziona e la guarigione interna è sempre stata la musica.
“Meditations” vuol dire che ogni canzoni dell’album può essere qualcosa che può aiutare, perché per me nel momento in cui schiaccio play e inizia la musica il resto del mondo scompare, questa è la mia meditazione da metallaro.

C’è stata qualche cambiamento nel tuo modo di cantare? Al contrario della musica, sembri meno “cattivo”. È vero?

Non sto provando ad essere super aggressivo nello stile Death Metal, per me è importante che la gente capisca quello che dico e la voce che ho su questo disco è la mia voce naturale.
Sono più a mio agio a suonare così, sono più sicuro di me stesso su questo album, per me era il momento di esprimermi in maniera più naturale invece di provare ad essere come i Suffocation o i Cannibal Corpse e cantare con una voce più profonda, non è più importante per me, quando ero più giovane per fare competizione può darsi, adesso non me ne frega un cazzo [ride].
Questo è quello che siamo davvero, e alla gente sembra piacere di più.

Sempre a proposito di “Meditations”, quale sono i temi trattati nei testi?

Sono principalmente basati su temi sociali e sulla mentalità della gente, diciamo che dal punto di vista mio personale tratta anche di ferite che non guariscono mai completamente e sono cose che se non vengono risolte possono ritornare anni dopo.
Per me questo è una cosa che mi stressa molto nella mia vita, quindi ho deciso di parlare di cose che mi sono successe però ho cercato di metterle in maniera più poetica, aperta come dicevo, in modo che la gente possa interpretarlo come vuole.

Allora, quali ritenete che siano le differenze sostanziali fra “Of Ghosts and Gods” e “Meditations”?

La produzione è molto diversa, abbiamo preso Andy Sneap per “Of Ghost and Gods” e lui ha una produzione molto stretta, anche un po’ più distorta.
Per questo disco abbiamo deciso di andare con un produttore un po’ più commerciale, un po’ più “clean”, Jay Ruston che sta a Los Angeles, anche lui è canadese ma non lo sapevamo prima, e non ha mai lavorato con un gruppo Death Metal prima.
Abbiamo preso questo rischio, però i dischi su cui ha lavorato, gli Stone Sour, l’ultimo degli Anthrax, hanno una grande produzione quindi abbiamo deciso di andare in questa direzione.
Ci sarà gente che dirà che è troppo clean, però se prendi il disco e lo confronti con gli altri vedi che non è una produzione piccola, la gente critica a volte perché lo ascolta su YouTube ma non è la stessa cosa.
Poi abbiamo preso Paul Logus che ha lavorato con i Pantera e c’è questo lato di questo disco che vedi un po’ a là Pantera, la produzione aggressiva, clean, se ascolti “Vulgar Display of Power” o “Far Beyond Driven” sono dischi potenti, noi volevamo questo edge e l’ho trovato.
Siamo stati fortunati, la prima volta che Jay l’ha sentito ha detto, “This is really fucking heavy man!” [ride], gli abbiamo detto, “Okay, però lo puoi fare?”, “Sì, sì, sì”, è solo che lui non era abituato a trigger e cose simili e quindi non li abbiamo usati.
Questa è una cosa che mi ha fatto ridere, quando è uscito ‘Guillotine’ c’è chi si è lamentato, “Oh, è troppo processed, ci sono trigger”, e a me fa ridere perché non ci sono!
E’ un album naturale; non abbiamo detto niente perché alla fine la gente dice quello che vuole, adesso internet è un pozzo di merda [ride], sei miliardi di persone sulla Terra e ci sono sei miliardi di opinioni diverse, quindi a volte lasci che la gente dica quello che vuole.

Come avete passato i tre anni fra “Of Ghosts and Gods” e “Meditations”?

Siamo cresciuti molto da “Of Ghost and Gods” ad oggi, il gruppo è in una buona posizione.
In questo momento il batterista, Ollie, che ci ha raggiunto tre dischi fa ha raggiunto una chimica con tutti noi davvero forte, sembra di essere in un nuovo gruppo con lui.
Penso che ora stiamo entrando in un momento in cui siamo davvero a nostro agio.
Per me il meglio per noi non è ancora arrivato, con questa lineup abbiamo ancora tanto da fare; siamo più vecchi ma abbiamo ancora da zappare, come diceva mio nonno [ride].
Mi diceva, “Non fare la musica, vai a zappare!” [ride].

Cambiando un attimo discorso, “The Immortal Wars” è uscito un anno fa, perché avete aspettato tanto per andare in tour con gli Ex Deo?

Perché non è un gruppo in cui abbiamo mai deciso che dobbiamo fare tour.
E’ un gruppo che a me piace molto, specialmente in studio, ma anche a fare i video, cose un po’ pazze e fuori: non esiste niente come gli Ex Deo, abbiamo cominciato quando sono usciti tutti gli Amon Amarth e gruppi del genere, mi sono detto, “A me non va, non è questa la mia cultura”, è una cosa che abbiamo fatto perché mi piace l’antica Roma e la storia.
Abbiamo aspettato un anno perché non c’era veramente un tour che aveva senso, non c’era tempo; ora tra il disco dei Kataklysm che era finito e l’uscita è il momento perfetto per fare questo tour.

Abbiamo parlato un po’ di produzione, voglio farti una domanda più ampia: voi siete con la Nuclear Blast dal vostro debutto e negli ultimi anni la label è diventata molto grossa. Insieme al successo sono arrivate delle accuse da parte dei fan che sostengono che la Nuclear Blast imponga una produzione simile per molte band.
Dato che, come dicevo, lavori da vent’anni con loro, mi puoi dire se avete mai ricevuto pressioni dall’alto per usare un certo tipo di suoni?

No, penso che sia perché siamo lì dal principio, può darsi che i nuovi gruppi abbiamo una mano un po’ più stretta su di loro, non lo so, però per noi no.
In questo momento ci sono solo tre gruppi che dal ’93, ’94 sono rimasti con la label, Kataklysm, Hypocrisy e Meshuggah, siamo le tre band che stanno da più tempo con l’etichetta.
E’ molto tempo che siamo insieme, siamo quasi come una famiglia; adesso il contratto era finito, avevo quattro o cinque label che volevano prendere i Kataklysm ma siamo rimasti con loro, in famiglia.
Ci hanno scoperto, avevo 18, 19 anni quando ci hanno scoperto, quindi…
All’epoca loro avevano solo 5 anni, nel ’93 hanno scelto il nostro primo singolo, credo che fosse ‘Shrine of Life’, e nel ’94 abbiamo fatto il contratto.

Questa era la mia ultima domanda, ti ringrazio e ti lascio questo spazio per salutare i tuoi fan.

Solo un grande grazie, per me l’Italia è sempre stata importante perché la mia cultura è italiana, quindi un grande in bocca al lupo a tutti in Italia e spero di rivedervi presto.
Adesso verremo a Milano con gli Hypocrisy, sono 3, 4 dischi credo che non veniamo in Italia quindi sarà un bel concerto, spero che veniate in tanti in modo da passare bella serata!