Death

Intervista Mechanical God Creation (Luciana Catananti)

Di Daniele D'Adamo - 17 Aprile 2019 - 0:00
Intervista Mechanical God Creation (Luciana Catananti)

I deathster connazionali Mechanical God Creation hanno dato da poco alla luce un album strepitoso, allineato ai massimi livelli tecnico-artistici internazionali: “The New Chapter”. Di questo e di altri argomenti se ne è parlato con la “capitana” Luciana Catananti (voce). Buona lettura!

 

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“The New Chapter”. Un nuovo capitolo. Molti conoscono le vostre o meglio tue difficoltà a stabilizzare una formazione. Puoi riassumere e quindi approfondire l’argomento?

Ciao! Sono stati dodici anni piuttosto impegnativi per quanto riguarda la stabilità della band. Abbiamo avuto vari cambi di line-up, alcune volte per scelte personali di chi ha abbandonato il progetto altre volte per divergenze artistiche. Tutte situazioni che hanno portato al rallentamento dei lavori e anche per questo ci sono voluti sei anni per il successore di “Artifact of Annihilation”.

L’album è targato The Goatmancer Records. Una novità, rispetto al vecchio contratto con WormHoleDeath. Perché questo cambiamento? Cos’è cambiato, si suppone, in meglio? Come siete arrivati a “stringere” con i primi? Sono previsti altri album, con loro?

Con la WormHoledeath ci siamo trovati benissimo e tutt’ora siamo rimasti in ottimi rapporti. Dopo la registrazione del disco lo abbiamo inviato ad un po’ di label, tra cui la Goatmancer che, dopo averlo sentito, ci ha fatto una proposta interessante. L’accordo discografico è per un album e al momento non stiamo ancora pensando al nuovo, visto che abbiamo appena iniziato la promozione di “The New Chapter” che è uscito lo scorso 29 marzo.

“The New Chapter” segna una svolta inaspettata nella vostra carriera: da prodotti quasi artigianali a degna professionalità. Sai d’accordo con questa affermazione?

Sinceramente non mi trovo d’accordo con questa tua affermazione, perché a livello di produzione anche “Artifact of Annihilation” è stato fatto in maniera professionale, anche perché mix e mastering sono stati eseguiti dalla stessa persona, ho capito bene la tua domanda :-)? Se invece parli della qualità dei brani di “Artifact of Annihilation” e “The New Chapter” sono dischi molto differenti tra di loro. “The New Chapter” è molto più diretto rispetto al suo predecessore.

 

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La bontà del disco dipende, si suppone, anche dalla compattezza della line-up. Ricollegandosi alla prima domanda, cosa puoi dire, in merito a ciò? È vero? Come “vivete” la band, cioè? Siete solo compagni o siete anche amici?

Non è sempre vero ci sono mille fattori che influenzano la nascita e la crescita di un disco e non è necessario essere amici anche fuori. Comunque non è il nostro caso, infatti siamo amici anche al di fuori della band.

Chi è il fautore dello spaventoso sound di “The New Chapter”? La differenza con quanto da voi prodotto in passato è enorme: potenza, potenza e ancora potenza! C’è una mente sola, dietro a tutto questo, o è il frutto di un lavoro sinergico dei musicisti?

Mirko, il nostro chitarrista solista, arrivava sempre con le idee iniziali poi tutta la band lavorava all’arrangiamento del pezzo, sia a casa che in sala prove, per quanto riguarda le linee vocali me ne sono occupata personalmente.

Avete una buona distribuzione e un buon supporto pubblicitario, affinché le gesta del disco abbiano risonanza internazionale, come meritano, uscendo dai soliti confini nazionali?

Abbiamo una distribuzione mondiale per quanto riguarda il disco, sia fisico che in digitale. Per quanto riguarda la parte pubblicitaria abbiamo una parte gestita della casa discografica e una parte gestita dalla nostra agenzia di management, L’Alchimie Agency.

 

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Di conseguenza, avete in programma degli show a supporto dell’album? Festival estivi? Sia in Italia sia all’estero.

Si al momento abbiamo in programma dei festival estivi solo in Italia, situazione che ci piace molte perché si conoscono molte persone e si ascolta tanta musica. Per l’estero si sta muovendo la nostra agenzia. Suoneremo il 18 maggio al Dolometal Festival a Predazzo, il 25 al Metal Queen Burning Fest in Piemonte e il 20 luglio al Grave Party a Gaggiano.

Una domanda che ne vale tre. Com’è la tua vita quando registri? Quando sei in tour o comunque devi affrontare l’audience live? Quella normale di tutti i giorni?

La vita quando registri è fighissima in quanto stai dando forma a tutte le ore spese in sala prove, la vita live lo è altrettanto in quanto devi condividere la tua passione con il pubblico. Beh quella normale ogni tanto è una palla allucinate in quanto è dura stare sempre chiusi in un ufficio :-).

Come sono nate le song di “The New Chapter”? Dato il loro gran feeling, si direbbe non a tavolino…

Assolutamente, sono nate in sala prove tra tantissimo sudore e discussioni, ma non importa: l’importante è il risultato.

 

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Puoi spiegare il significato che nasconde il disegno di copertina?

Certo, la ragazza di spalle rappresenta la società, la croce con il cappio sono le religioni. Praticamente quello che volevamo trasmettere è che le religioni sono un cappio per la società, che viene rallentata nel suo sviluppo. Le tematiche dei testi di “The New Chapter” svariano dal terrorismo, alle guerre, odio, vendetta, ad altre tematiche di attualità.

Cosa significa, per te, essere donna in un mondo ancora “dominato” dagli uomini? Soprattutto in un genere specificamente nato e sviluppatosi grazie a musicisti maschi? Tutto sommato, anche se la “moda” (?) è già partita, sono ancora pochissime, in rapporto relativo, le female-band e/o le fronted-female. Ti sei sentita mai discriminata?

Ormai dopo così tanti anni ci ho fatto l’abitudine. I primi anni mi sono sentita discriminata, mi sentivo gli occhi addosso e mi sono sempre sentita come un’intrusa in un “mondo” prettamente maschile. Sinceramente ora non mi interessa più, e credo di essermi inserita ed essere stata “accettata”, anche perché mi sono fatta un culo disumano per questo progetto.

“The New Chapter” è un’opera davvero straordinaria. Ve ne siete resi conto? Avete avuto coscienza, mentre lo registravate, che stavate realizzando qualcosa di davvero speciale? Siete consapevoli di aver portato il death metal italiano in alto, molto in alto?

Che dire ti ringrazio per questa tua affermazione. Per i musicisti quando finisci un disco dici e pensi sempre che potevi fare di più e meglio. Comunque sapevamo di aver registrato un bel prodotto e speriamo di portare il death metal italiano sempre più in alto.

 

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Cosa vuoi comunicare ai lettori di TrueMetal.it? A te la parola, in libertà assoluta!

Grazie Daniele per lo spazio che ci hai dedicato e grazie a chi ha speso qualche minuto per leggere questa intervista. Speriamo di incontrarci a qualche concerto e se avete voglia spendete altri minuti per ascoltarvi il nostro album non ve ne pentirete.

 

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Intervista a cura di Daniele “dani66” D’Adamo