Thrash

Intervista Nuclear Aggressor (Hellvis)

Di Andrea Bacigalupo - 10 Novembre 2016 - 10:55
Intervista Nuclear Aggressor (Hellvis)

‘Esattamente, “Cardiaco Acciaio” è un po’ una critica alla frenesia delle grandi città, da parte di chi è cresciuto in un paesino di 500 anime, in mezzo al verde e alla tranquillità. Una specie di “Ragazzo di Campagna” in versione nichilista, diciamo’
(Hellvis)

I goriziani Nuclear Aggressor sfoderano un Thrash Metal molto diretto, senza fronzoli od orpelli, che colpisce l’ascoltatore come un maglio sonoro. “Slow Dismemberment” è il loro nuovo album, pubblicato nel 2016 attraverso la label italiana Punishment 18, con la quale collaborano dal 2013 con il debut full-length “Condemned to Rot”. Sono passati circa tre anni dall’ottimo album d’esordio e l’idea di far descrivere ai lettori come è stato il percorso intrapreso per giungere a pubblicare “Slow Dismemberment” ha dato il via alla chiaccherata…

 

Beh, si può partire dal fatto che abbiamo iniziato a comporre i brani per il nostro secondo album subito dopo aver registrato il debutto; ed è stata una cosa assolutamente naturale, dato che sin dal primo giorno, nel 2010, non abbiamo mai smesso di produrre nuovi pezzi. La differenza maggiore tra i due album è appunto il metodo compositivo; quando con noi c’era Cris dietro le pelli, io e Fabio rispettivamente portavamo in sala prove dei brani già idealmente finiti. Dall’arrivo di Luka alla batteria (giugno 2013), invece, abbiamo iniziato a comporre e costruire i pezzi in sala prove. Abbiamo passato praticamente un anno e mezzo a scorrazzare tra i palchi tra nord-Italia ed Est Europa, periodo durante il quale la composizione è passata in secondo piano, diciamo, per poi tornare ad essere una priorità ad inizio 2015. A fine anno, poi siamo rientrati in studio, e a Febbraio di quest’anno avevamo in mano “Slow Dismemberment”, finito e pronto per essere affidato alla Punishment 18 Records.

“Condemned to Rot” presenta canzoni di breve durata, in linea con la matrice tipica dell’Hardcore. In “Slow Dismemberment” le composizioni, sempre dirette ed essenziali, sono più lunghe, articolate e con maggiori variazioni di tempo. Come nasce un brano dei Nuclear Aggressor? Quando componete adattate la musica ai testi o fate il contrario? Per questi ultimi, da cosa traete ispirazione?

Come ho accennato prima, fatta eccezione per due o tre pezzi di “Slow Dismemberment”, i brani sono nati tutti da un lavoro collettivo in sala prove. Abbiamo improvvisato molto più del nostro solito, partendo solitamente da un accenno di riff o da un’idea particolare. Per quanto riguarda i testi, direi che al 95% scrivo partendo dalla musica o comunque adattando ad essa un testo già fatto. Solo in un caso è capitato di comporre un brano partendo da un’idea di ritornello (“Death To The Hangman”). E parlando di ispirazioni, per scrivere mi è sufficiente dare un’occhiata allo schifo che ci circonda, in generale. Sin da quando mi sono preso l’onere di occuparmi di tutte le parti vocali, e quindi anche la stesura dei testi, ho volutamente accantonato le tipiche tematiche del thrash per dedicarmi ad argomenti che per me avessero un significato particolare, siano esse mie semplici opinioni sulla società moderna, o mie visioni ed esperienze personali. Per fare qualche esempio, “Domination Of The Sheep” parla del fatto che l’ignoranza, la mediocrità e la superficialità oggi vadano per la maggiore e che i “posti di comando” siano sempre in mano a inetti, ipocriti e benpensanti…per non parlare poi di questa moda del “politically correct” che sta infettando anche il mondo del metal; “Annihilation Of Life” sembra essere il classico testo sulla guerra atomica, in realtà è basato più sul concetto di arma nucleare come “deterrente”, sull’uso della paura di una guerra atomica che i cosiddetti “potenti” hanno usato (e usano tuttora) per tenere sotto scacco il mondo intero. Ultimo esempio, “My Last Pulsation” parla di un episodio che è capitato a me personalmente.

“Cardiaco Acciaio”, cantata in italiano, sembra una forte critica alla società moderna. Che messaggio vuole lasciare e come mai avete scelto l’uso della nostra lingua?

Esattamente, “Cardiaco Acciaio” è un po’ una critica alla frenesia delle grandi città, da parte di chi è cresciuto in un paesino di 500 anime, in mezzo al verde e alla tranquillità. Una specie di “Ragazzo di Campagna” in versione nichilista, diciamo. Il testo è nato un po’ per caso, in un periodo in cui andavo spesso a Milano; e ispirato un po’ dal caos cittadino, dal grigiore e dai ritmi frenetici della metropoli, sono usciti questi versi, che successivamente ho adattato alla musica. Ho voluto mantenerlo in italiano, rischiando un po’, dato che non è per nulla semplice scrivere testi efficaci nella nostra lingua, per mantenere intatto il suo significato. E poi suona anche meglio, oggettivamente.

“My Last Pulsation”, che chiude l’album, oltrepassa gli otto minuti, durata insolita per un brano dei Nuclear Aggressor. Volete raccontare come è nata e quale è il suo messaggio? 

Ecco, questo è un piccolo errore in cui tanti sono caduti ahahah! In realtà “My Last Pulsation” dura poco più di 4 minuti; poi, dopo circa 3 minuti di silenzio, inizia la “hidden track”, che è un altro pezzo vero e proprio, che si intitola “W.A.R.”, acronimo che sta per…non dico cosa, la risposta è racchiusa nel testo. Tornando alla domanda, il pezzo è nato un po’ come tutti gli altri; poi, in fase di pre-produzione, ho voluto provare ad inserirci quella parte acustica con cantato pulito, idea che è subito piaciuta anche a Fabio e Luka ed abbiamo voluto tenerla. Il finale, poi, è quasi doom, con i cori che gridano “Morte” (in italiano)…per me è uno dei brani più riusciti del disco.

Impreziosisce l’album la partecipazione di diversi artisti metal appartenenti alle scene underground sia italiane che tedesche; come è nata questa collaborazione e come è stato lavorare con loro? Il loro contributo è previsto anche in ambito live o avete altre idee per portare sui palchi i brani registrati con loro?

Guarda, non ho idea di dove sia uscita sta cosa degli ospiti tedeschi, perchè sono tutti italiani ahahah! Ma non ha molta importanza. Sono tutti amici, musicisti delle nostre parti a cui abbiamo chiesto se volessero partecipare e tutti hanno accettato molto volentieri. A me personalmente piace collaborare o avere ospiti sui nostri dischi, anche solo per il fatto di avere qualche voce in più per le backing vocals o un chitarrista che spari un bell’assolo. Per quanto riguarda i live, penso che alla prima occasione porteremo Karlo (ex-Screaming Whores – nel frattempo si sono sciolti) a cantare “Cardiaco Acciaio” con noi.

Parliamo della cover: una città tenuta divisa da una morte tiranna e solcata da una fossa comune. Rappresenta quello che è successo a Gorizia nel dopoguerra od è riferita ad uno dei brani? Il segnale di “stop” in basso a destra può significare che atrocità del genere devono essere fermate? 

La cover è ispirata principalmente dalla title track, “Slow Dismemberment”, il tiranno che attira a se i suoi adepti per poi togliere loro la vita…che vuole essere una metafora/critica anch’essa alla società moderna, in particolare della politica e del dio-denaro. Il segnale di “stop” penso sia solo un particolare aggiunto dal disegnatore, non ha nessun significato specifico. Però si, effettivamente potrebbe essere anche un messaggio del tipo che hai citato tu…ovvero che cose del genere andrebbero fermate…ma non con metodi pacifici, questo senza dubbio. La cosa migliore, utopisticamente parlando, è fare tabula rasa e ripartire da zero. Che è un po’ il “filo rosso” che collega gran parte dei brani di “Slow Dismemberment”, nonostante non sia un concept album.

Lo stile grafico richiama i brani dell’album: diretto ed essenziale. Chi è l’autore con cui bisogna complimentarsi?

L’autore della copertina è un ragazzo molto talentuoso che sta dalle nostre parti, Manuel Scapinello (facebook.com/Manuel-Scapinello-Illustration). Ha appena 20 anni ma si sta già facendo notare per lo stile particolare dei suoi disegni. Tutto il lavoro di grafica ed impaginazione, invece, è stato fatto da me con l’aiuto della fotografa, Sara Clozza (facebook.com/SaraClozzaPhotography), anche lei giovanissima ma con molto talento.

Cosa ne pensate dell’attuale scena Thrash europea e, soprattutto, italiana?

Mah…qua potrei risponderti con un enorme punto di domanda. Ovviamente si tratta solo di una mia opinione (quindi probabilmente una stronzata), ma vedo una scena quantomeno morente, con i “big” di un tempo che si trascinano sfornando album a raffica che secondo me non hanno molto senso…e vanno ancora avanti solamente grazie a ciò che hanno fatto in passato. E i cosiddetti gruppi “nuovi”, senza fare nomi, mi sembrano per la maggior parte tutti uguali, tutti a scopiazzare a piene mani dai Violator o dagli Exodus…perlomeno parlando di quei gruppi che negli ultimi anni hanno avuto più visibilità rispetto ad altri; vedo gruppi tecnicamente molto preparati ma vuoti. Settemila note…e poi? Cosa hai capito? Cosa ti rimane di un disco del genere? La plastica. E ancora una volta, bisogna andare a cercare nell’underground più profondo per trovare qualcosa di veramente valido. Ora, io non dico ste cose per invidia, per il fatto che gruppi del genere siano più “famosi” di noi, non me ne frega un cazzo; nè tantomeno voglio fare a gara tra noi e loro (altra cosa che purtroppo va di moda…ormai, per la maggior parte, il metal estremo è una gara di atletica). Loro hanno il loro approccio alla musica, che a me non trasmette nulla se non una gran noia…noi abbiamo il nostro, che è grezzo, diretto, senza fronzoli; diciamo quel che abbiamo da dire con tecnica sufficiente per farlo, e basta. “Zero tecnica, solo impatto” (cit.). Riguardo la scena italiana…beh, il discorso è praticamente lo stesso, con la differenza che, per fortuna, qualche gruppo “marcio” come piace a me (r)esiste ancora. Anzi, a dirla tutta, ora come ora ascolto per la maggior parte gruppi del nostro paese, soprattutto gli immensi Schizo.

Quanto può essere importante un mezzo come internet per promuovere una band? Ritenete che il suo largo uso abbia avuto, come conseguenza, un minor afflusso di gente ai concerti?  

Non saprei quanto internet abbia influito sull’affluenza ai concerti, sono anni che sento dire le teorie più disparate per spiegare il perché la gente se ne stia a casa invece che a far casino sotto un palco. Secondo me, semplicemente, la gente se ne stava a casa anche prima, solo che, senza sti cazzo di social wc-network, non poteva lamentarsene col mondo intero. In ogni caso, internet, se usato con criterio e sfruttando i canali “giusti”, può essere molto importante per promuovere una band; il difficile è appunto trovare il modo giusto per giostrarsi ed emergere nel marasma infinito dei gruppi odierni.

Che consiglio potete dare alle giovani band del nostro paese che intendono emergere?

Se c’è una cosa che ho imparato in 15 anni di ”carriera”, è che circondarsi di persone che abbiano i tuoi stessi intenti e le stesse motivazioni è la cosa migliore per un gruppo. Basta che anche un solo componente, ad un certo punto, per qualsiasi ragione (solitamente per puttanate) venga meno agli impegni del gruppo, per far sì che tutto vada in malora. Quindi, posso dire questo: mettete subito in chiaro che intenzioni avete, quando formate un gruppo, altrimenti potreste trovarvi a dover rinunciare a fare dischi o tour perché il vostro batterista ad un certo punto preferisce andare a troie o a studiare scienze delle merendine. Altra cosa importante: cercate di fare musica più personale possibile, fate qualcosa che sentite veramente “vostro” senza preoccuparvi di “trend” del momento o altre menate; se non avete nulla da dire, o volete suonare per divertirvi, fate una cover band, piuttosto. Ci sono già troppi gruppi inutili al mondo, non ce ne servono altri. E alcuni di essi calcano palchi molto importanti…ma ancora una volta non voglio fare nomi.

Avete in programma attività live? Se si, potete anticipare il contenuto della setlist?

Stiamo lavorando alacremente insieme a Claire Airchinsky, la nostra manager, per pianificare l’attività live; non c’è ancora nulla di confermato ma presto faremo uscire le prime news a riguardo. Cosa importante da dire, abbiamo da poco allargato la formazione. Da qualche mese, infatti, io ho smesso di fare il bassista/cantante per occuparmi solamente delle parti vocali, e abbiamo affidato le 4 corde a Sioba, nostra vecchia conoscenza nonché batterista negli Aganis, gruppo pagan doom/black metal nel quale io suono la chitarra. Quindi, appunto, abbiamo dovuto prenderci il nostro tempo per prepararci al palco. Di sicuro servirà una data di rodaggio ma sono già molto soddisfatto del lavoro fatto finora, come quartetto. Riguardo la setlist, abbiamo per forza di cose dovuto dare maggior spazio ai brani dei nostri due album; abbiamo messo a punto una scaletta che non lascia scampo…tirata e coi brani più violenti che abbiamo. Senza pietà.

Purtroppo siamo arrivati alla conclusione. Un sentito ringraziamento ai Nuclear Aggressor per la loro disponibilità. Lasciamo a loro i saluti ai lettori di TrueMetal.it. Grazie!

Grazie mille a TrueMetal.it per lo spazio concesso! E complimenti a tutti i lettori che hanno avuto la malsana idea di arrivare fino alla fine di questa intervista ahahahah!