Hard Rock

Intervista Quiet Riot (Frankie Banali)

Di Marco Tripodi - 4 Agosto 2017 - 8:00
Intervista Quiet Riot (Frankie Banali)

Dopo 11 anni di silenzio discografico (parzialmente interrotto da “Number 10” nel 2014) e dopo aver regolato diversi conti col Destino, Frankie Banali ed i suoi Quiet Riot (forti ancora di Chuck Wright in formazione) tornano a presentare il conto alla storia del Rock con un nuovo album di inediti ed un ritrovato entusiasmo dovuto ad un innesto che potrebbe far discutere la fan base della band. La parola alle pelli tonanti di Mr. Banali.

 

 

Benvenuti su True Metal e grazie per questa intervista. Innanzitutto, immagino che ogni nuovo disco rappresenti per voi una scommessa, una ripartenza, siete sempre elettrizzati nonostante la vostra lunga carriera?

Fin dalla prima sessione di registrazione della batteria, quando avevo 16 anni, ho sempre amato il processo creativo dello scrivere nuove canzoni, provarle e infine registrarle. Creare musica continua ad eccitarmi e i Quiet Riot hanno continuato a farlo. Lavorare con i tipi di Frontiers è stata una fantastica esperienza e sono molto orgoglioso di quanto realizzato con “Road Rage”, che è la prima release ufficiale della band da 11 anni a questa parte.

 

La pubblicazione dell’album ha scontato qualche complicazione. Cosa è andato storto con Seann Nicols?

In sostanza non era il cantante e  persona giusta per i Quiet Riot.

La scelta di Durbin potrebbe sembrare per qualcuno la strada più facile ed immediata per ricevere attenzioni dal mondo dei Media, dei social media, per avere un riscontro commerciale più ampio. Molti musicisti importanti (non ultimo Bruce Dickinson) si sono scagliati pesantemente contro la formula e la filosofia dei talent show televisivi. Durbin è indubbiamente un cantante dotato ma in definitiva perché avete optato proprio per un personaggio televisivo? Non temete che qualcuno possa nutrire qualche diffidenza per una decisione del genere?

La mia valutazione di chiedere a James Durbin di cantare nei Quiet Riot non ha avuto molto a che fare con le sue apparizioni ad American Idol. Ho basato tutto sulle sue abilità vocali e sulla sua presenza sul palco. Non ho seguito regolarmente lo show in tv; lo vidi per la prima volta un certo numero di anni fa perché qualcuno mi disse che c’era un cantante che chiamavano il tizio “rock” o “metal” . L’ho visto esibirsi con Judas Priest e Zakk Wylde e ho pensato che avesse molto talento, ma all’epoca non ero alla ricerca di un cantante. Quando ho avuto bisogno di un cantante, dopo aver firmato con Frontiers, James fu la prima persona a cui pensai di chiedere se fosse interessata. In effetti lo era, ma aveva appena firmato per un altro progetto. James era stata la mia prima scelta. La seconda fu Jacob Bunton, ma aveva appena deciso di lavorare a Los Angeles e di non andare in tour. Quindi, in ultima analisi, ho optato per la terza scelta, che non ha affatto funzionato. Penso che sia importante capire che ho scelto James per le sue capacità vocali, le sue capacità di scrittura delle canzoni e la sua presenza scenica, e non per le sue apparizioni televisive. I Quiet Riot hanno una storia nota oramai da 40 anni. Non ho scelto James per ottenere attenzione.

Ti avrei chisto se dovevamo considerarlo come una singola performance o un membro effettivo e permanente della band, ma a questo punto immagino di conoscere la risposta….

Vorrei che James rimanesse tutto il tempo desiderato nei Quiet Riot, tutto il tempo che ciò gli garantisse soddisfazione.

 

Credi che si adatterà bene al vostro repertorio “classico”? Pensando a DuBrow (ma anche al più recente Jizzy Pearl), beh, era un tipo di vocalità e di attitudine agli antipodi….

James ha già partecipato a diversi concerti con i Quiet Riot e ha fatto un lavoro incredibile cantando il vecchio materiale. I fan lo hanno accettato. Kevin DuBrow aveva una straordinaria gamma vocale e altrettanto vale per James, il che rende possibile cantare le canzoni “classiche” dei Quiet Riot. Kevin DuBrow è stato anche uno showman incredibile, pieno di energia, e lo stesso vale per James, quindi la combinazione è perfetta per un concerto. La differenza è che James ha il suo stile personale e io apprezzo che lo trasferisca nelle nostre vecchie canzoni, rinnovandole un po’. Non sarei a mio agio con qualcuno che tentasse di imitare Kevin Dubrow. C’è stato un solo Kevin Dubrow.

In che modo “Road Rage” ha il tipico marchio Quiet Riot e come invece lo porta avanti arricchendolo di nuove sfumature?

Ci sono alcune canzoni sul disco che hanno somiglianze con il nostro repertorio classico. Penso a “Freak Flag” e “Wasted”. Ma ci sono molte canzoni che sono diverse. I Quiet Riot si sono sempre comportati così. Abbiamo sempre scritto pezzi che ci ricordassero il nostro passato ma in ogni album abbiamo anche scritto brani che erano decisamente differenti da ogni nostra vecchia registrazione.

Vi vedremo prossimamente in Europa e segnatamente in Italia magari?

Abbiamo partecipato a tre festival europei nel 2016. Siamo stati headliner in Galles, UK e Svizzera, e siamo stati ospiti in un altro festival in Svezia. Vorremmo suonare di più in Europa ma deve venirsi a creare la giusta situazione, sia per noi che per i fan. In effetti non ci siamo mai esibiti in Italia.

 

“Metal Health” è stato un lavoro spartiacque, uno di quegli album che può anche schiacciare una band per il troppo successo. Come siete sopravvissuti alla “Metal Health syndrome”? Avete mai avuto la sensazione che i dischi successivi, pur buoni, come “Condition Critical” o “QR III”, abbiano dovuto scontare l’enorme riscontro ricevuto da “Metal Health”?

Siamo stati fortunati ad avere un numero 1 in America con “Metal Health”, che ha venduto più di 6 milioni di copie in Usa e oltre 10 milioni a livello mondiale, almeno fino al 2003, quando abbiamo smesso di contarle. Quando hai un disco così importante tutti dicono che i successivi non lo sono stati. Rido sempre quando i critici sostengono che “Condition Critical” è stato un fallimento perché ha venduto “solo” 2 milioni di copie negli Stati Uniti…

Dovendo indicare il podio dei migliori album dei Quiet Riot quali sarebbero le tue tre scelte?

“Metal Health” (1983), “Rehab” (2006) , “Road Rage” (2017). Ma ovviamente amo ancora molto “Condition Critical”, “QR III”, “Down To The Bone” e “Guilty Pleasures”. In verità amo tutti I nostri dischi.

La fortuna non vi ha mai assistito troppo. Pensi che i Quiet Riot non abbiano ricevuto quanto avrebbero meritato? Da parte vostra, ritenete di aver compiuto degli sbagli?

Eccomi qua, 35 anni dopo essere entrato in uno studio per registrare “Metal Health”; continuo ad esibirmi dal vivo ogni anno e a registrare nuova musica. Nulla è perfetto nella vita, sono fortunato ad avere avuto molti successi e lo apprezzo. Ognuno fa degli errori ad un certo punto e si impara da quegli errori, e si continua a progredire. Non ho rimpianti, soprattutto per quelle cose che nessuno può controllare. Io sono il sogno americano perché ho lavorato duramente per questo e continuerò a farlo. Nessuno mi ha dato nulla, mi sono guadagnato tutto.

Grazie per il prezioso tempo dedicatoci, niente da aggiungere per salutare i nostri lettori?

La mia speranza è che tutti ascoltiate “Road Rage” è che possa piacervi! Grazie per le eccellenti domande! Ciao 🙂
Best,
Frankie