Heavy

Intervista Ross The Boss (Ross The Boss)

Di Stefano Ricetti - 18 Settembre 2008 - 11:19
Intervista Ross The Boss (Ross The Boss)

Intervista con il barbaro Ross The Boss, in occasione della realizzazione del Suo ultimo disco, New Metal Leader, recensito (qui) sulle pagine di TrueMetal lo stesso giorno dell’uscita sul mercato. The Dictators, Manowar e molto altro, da scoprire nelle seguenti righe.

Buona lettura.

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

Ciao Ross, spiega per favore l’origine dei tuoi tre nickname: Ross Friedman, Ross Funicello e Ross The Boss.

Friedman è il mio cognome vero. Funicello me l’ha appioppato il primo manager dei Dictators, Sandy Perlman (Blue Oyster Cult), a mo’ di scherzo, mentre Ross the Boss è come mi conoscono tutti dal 1975. Quest’ultimo lo considero il mio “stage-name”.

So che hai origini italiane…

Si, da parte di mia nonna. Era dell’Italia del nord.

Come hai iniziato con i Dictators?

Ho formato la band insieme con Andy Shernoff in New Paltz, New York, nel 1974. Il resto è storia.

Descrivimi i seguenti Dictators album.

GO GIRL CRAZY – Grandi idee, grandi pezzi, grande atmosfera ma suono di batteria di m***a!

MANIFEST DESTINY – Ancora grandi brani, Mark “The Animal” Mendoza dei Twisted Sister al basso, produzione così così ma ottimi soli di chitarra.

BLOODBROTHERS – Il mio preferito, registrato in presa diretta con la “TRUE Dictators line-up”, comprensiva di Andy al basso. Ci abbiamo dato dentro alla grande!

Cosa ricordi dell’Heaven&Hell tour con i Black Sabbath?

Grandi emozioni e poi, soprattutto, Ronnie James Dio mi ha fatto conoscere Joey DeMaio quando eravamo in Inghilterra. Personalmente amo sia i Black Sabbath che i Blue Oyster Cult.

Riguardo il primo incontro con Joey DeMaio hai qualche aneddoto?

Mah, niente di particolarmente strano: Ronnie ci ha introdotto dicendo “Ross, this is Joey; Joey, this is Ross” e da lì è poi partito tutto.

Come sono nati i Manowar?

Nel backstage dei Black Sabbath, precisamente nei camerini. Io e Joey abbiamo iniziato a jammare su alcune idee che avevamo già in mente. Entrambi sapevamo già cosa volevamo, fin dalle prime note fra noi è nata una chimica particolare e da quell’istante in poi è stato un crescendo continuo.

Come avete scelto il nome della band?

Avevamo parecchi monicker in testa ma alla fine Manowar fu l’ovvio vincitore.

Come reclutaste Eric Adams e Donnie Hamzik?

Eric proveniva dalla stessa zona di Joey (Auburn, NY) mentre Donnie era amico dell’ingegnere che lavorò su Battle Hymns. Abbiamo fatto un specie di audizione, ci è piaciuto e così è nata la prima line-up dei Manowar.

Un tuo commento sugli album realizzati:

BATTLE HYMNS – L’inizio, il nostro biglietto da visita nei confronti del mondo. Amo qui pezzi.

INTO GLORY RIDE – Suono leggero ma grandi brani. L’esordio di Scott Columbus. Fatto in presa diretta in the studio, come sempre e come dovrebbero fare tutti.

HAIL TO ENGLAND – Jack Richardson alla produzione. Abbiamo registrato nello stesso momento le canzoni di Hail to England insieme con molte di Sign of the Hammer. Avevamo così tanto materiale che praticamente abbiamo fatto due album in soli dieci giorni!

SIGN OF THE HAMMER – Grandi pezzi, di nuovo. Al disco mancavano solo Sign of the Hammer e The Oath, il resto c’era già. Tony Platt alla produzione. Il nostro primo e ultimo album per la Virgin Records.

FIGHTING THE WORLD – L’esordio per l’Atlantic Records, rappresenta la nostra prima volta all’interno quell’incubo cosituito dai suoni di batteria digitali. Devo però ammettere che quel tipo di tecnologia, quantomeno agli inizi, fu fruttuosa. Per la prima volta ognuno di noi registrò le proprie parti senza gli altri intorno e la cosa mi infastidì parecchio.

KINGS OF METAL – Suono di molto migliore rispetto a Fighting the World, gran mix di pezzi e stili: Rock’n’Roll, Epic song, etc.etc.

Ross, ricordo come se fosse ieri la mia prima volta con i Manowar, in occasione del vostro esordio in terra italica, al Palatrussardi di Milano il 14 maggio 1987. Cosa ricordi di quel concerto con gli Skanners come supporter?

La nostra prima volta in Italia fu grandiosa: ricordo molto bene la location, molto grande e le migliaia di persone vestite tutte di nero che aspettavano di entrare. Mi impressionò parecchio quell’immagine tanto che l’ho stampata ancora in maniera netta nella mia memoria. Il concerto fu devastante, si respirava la voglia di Manowar nell’aria.

Personalmente considero Hail to England uno degli album più belli della storia dell’HM e senza dubbio il migliore dei Manowar. Hai qualche aneddoto da raccontare riguardo quel meraviglioso disco?

Non c’è niente di meraviglioso nel registrare due album in soli dieci giorni! Ah,ah,ah! Alla fine eravamo tutti esausti, ma ne è valsa sicuramente la pena, visti poi i risultati.

Ricordo che, per Vostra precisa scelta, suonaste il pezzo Hail to England solamente durante il primo tour in Gran Bretagna e poi mai più. Come mai?

Ahia! Non ricordo questo aneddoto, tieniti la domanda per Joey… ah,ah,ah!

Qual è stato il tuo momento migliore – e il peggiore – nei Manowar?

Il migliore quando abbiamo iniziato la collaborazione con la EMI. Il peggiore quando la spada di Eric Adams ha aperto in due la mia testa – per errore, neh? – durante il tour inglese del quale abbiamo parlato prima.

Ci sono dei rimpianti nella tua carriera?

Si, non aver cercato di mettere in piedi una mia band prima.

Cosa ricordi della collaborazione con gli italiani WOTAN?

Li ho conosciuti al Keep it True Festival, abbiamo jammato assieme e poi io ho suonato piano e chitarra su un loro brano del nuovo Cd.

Cosa pensi dei Virgin Steele?

Brave persone, senza dubbio. Mi piace la Loro musica.

Come è nata la Ross The Boss band? Intendo come hai fatto a mettere insieme Patrick Fuchs, Carsten e Matze.

Essi suonavano insieme, un bel giorno un amico mi ha spedito il loro disco e sono rimasto impressionato. Sono andato quindi in Germania, al Keep it True, e abbiamo suonato insieme. Li considero dei grandi interpreti e quindi abbiamo deciso di formare una band insieme.

Ho scritto la recensione del tuo disco New Metal Leader su TrueMetal. Esso contiene grandi anthem come I.L.H., Blood of Knives, God of Dying e Immortal Son. Quale di queste canzoni ti piace di più?

Matador, ah,ah,ah!

Si, va bene Ross, Matador è un brano interessante ma New Metal Leader, insieme a grandi pezzi di Epic Metal, soffre la presenza di tracce davvero deludenti come Constantine’s Sword e We Will Kill…

Sono totalmente in disaccordo con te! Amo ogni brano di quell’album!

Come sta andando il disco?

Da lunedì 1 settembre è all’interno delle reali classifiche in Germania. Finora i dati di vendita sono esaltanti e le recensioni per la stragrande maggioranza più che lusinghiere.

Verrai in Italia?

Si, stiamo imbastendo un tour mondiale per dimostrare come suona una True Metal Band. Da Voi suoneremo a Milano venerdì 14 novembre al Legend54 e sabato 15 al Siddharta di Prato.

Ok Ross, l’intervista è finita, chiudi come vuoi e Mille Grazie!!! – in italiano –

Grazie a te Steven, spero ci si veda dal vivo presto. Per noi sarà “an honor to crush everyone’s heads in again”. Ciao!!! – in italiano -.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti