Heavy

Intervista Saxon (Biff Byford)

Di Stefano Ricetti - 27 Maggio 2011 - 0:10
Intervista Saxon (Biff Byford)

Intervista a Peter Rodney Byford detto Biff, cantante e leader incontrastato dei Saxon, leggende viventi dell’heavy metal mondiale.

Qui di seguito la cronaca del face-to-face effettuato nel camerino della band prima del concerto tenuto domenica 22 maggio all’Alcatraz di Milano (Live Report qui).

Buona lettura

Steven Rich

Disegno di Strong Arm Of The Law su di “un” Chiodo…

 

Come mai una copertina così strana per il Vostro nuovo album Call To Arms?

Non è strana, contiene un’immagine forte, questo sì, che può essere assimilata tranquillamente a Strong Arm of The Law, ad esempio: diretta, essenziale, senza ricami o fronzoli di sorta. Al di là del personaggio rappresentato, il Field Marsal Horatio Herbert Kitchener, Call To Arms significa la chiamata al capezzale per tutti i fan dei Saxon, come spero avvenga stasera qui a Milano. La cover è la rivisitazione di un manifesto della prima guerra mondiale che recitava “YOUR COUNTRY NEEDS YOU”.

Si, certo, ma ammetterai che si discosta nettamente dagli standard degli ultimi album, infarciti di teschi, asce e serpenti, sebbene mai in primissimo piano ma a corollario dell’immagine portante.

In quel senso si, rappresenta una rottura ma ammetto che non ci abbiamo fatto caso più di tanto, quando l’abbiamo pensata e poi realizzata.     

Quando uscirà in Italia il disco?

Al momento è previsto per lunedì 6 giugno, se non cambia qualcosa nei prossimi giorni, visto che è già stato posticipato rispetto alle previsioni.

 

Biff Byford dal vivo sulle assi dell’Alcatraz di Milano (foto di Paolo Manzi)

 

Qualche tempo fa, durante uno dei tanti concerti nel Nostro paese, promettesti che aversi scritto un brano che riguardava anche dei soldati italiani, o quantomeno che si rifacessero fortemente allo stivale tricolore.

Infatti ho onorato il mio debito nei confronti dell’Italia attraverso il testo di Battalions Of Steel, che tratta dei guerrieri dell’antica Roma.  

Ah, non la avevo associata a Loro. Battalions Of Steel da Into The Labyrinth del 2009, a mio parere uno dei migliori tre brani dei Saxon degli ultimi venticinque anni.

Biff: (risata compiaciuta…) Pezzo che infatti stasera NON eseguiremo! Ah,ah,ah!   

Se ti dico Paul Di Anno cosa ti viene in mente?

Un personaggio, senza alcun dubbio, molto efficace nel primo periodo degli Iron Maiden. Persona dalla vita sempre al limite. A livello artistico perfettamente funzionale ai primi due album del gruppo, poi però è arrivato Bruce Dickinson e la solfa è decisamente cambiata, per Steve Harris e compagnia.

E di Lemmy?

Siamo buoni amici, ormai facciamo parte da tempo della tradizione britannica dell’heavy metal.

All’inizio lo vedevi come idolo, però.

Si, ai tempi del Bomber Tour del 1979, poi le cose sono cambiate, ovviamente, anche perché Lemmy e gli altri Motorhead ci hanno veramente trattati con rispetto e amicizia fin dal primo incontro. Sono legato anche a Fast Eddie Clarke, un altro grande interprete della musica inglese e affettivamente molto vicino ai Saxon.   

Conosci David DeFeis?

Ci siamo incrociati un paio di volte, se non erro una delle quali proprio qui in Italia. Ammetto però di non seguire quanto realizzato dai Virgin Steele da un bel po’.

 

Durante l’intervista (foto di Luca Bernasconi)

 

Penso che uno dei più grandi errori commessi dai Saxon in tutta la Loro storia sia inquadrabile nella pessima gestione della situazione legata allo split con Pete Gill, nei primissimi anni Ottanta.

Tengo a sottolineare che Pete se ne è andato, nessuno l’ha licenziato dal gruppo.

Si, ok Biff, ma da subito è subentrato Nigel Glockler che è poi divenuto un membro effettivo dei Saxon.

Pete poteva rientrare quando voleva e non l’ha fatto. In quel momento non disponevamo del tempo necessario per gestire in altro modo la cosa. I problemi con lui già esistevano nel periodo di scrittura dell’album Denim And Leather. Nigel si è comportato bene e poco dopo l’inizio del Denim And Leather Tour l’abbiamo reclutato come membro effettivo della line-up.     

Se Glockler fosse stato ingaggiato esplicitamente come session man temporaneo le cose avrebbero avuto ben altri sviluppi.

Biff: (sguardo inequivocabile per far capire di andare oltre…)   

Ok, chiudiamo la questione con quest’ultima domanda: sei ancora in contatto con Pete?

No, però so che non se la passa bene, a livello fisico, necessita dell’uso di stampelle per dei problemi motori.

Cosa pensi dell’addio alle scene dei Judas Priest?

Mi spiace molto, sono una band che ha ancora tanto da dire a livello artistico, secondo me. Assolutamente non sono bolliti, sanno scrivere ottima musica. Se comunque hanno deciso di chiudere con l’HM avranno i Loro buoni motivi e vedrò di saperne di più direttamente da Glenn, Rob e Ian nelle date che terremo insieme in Spagna a inizio agosto.

Rimanendo in tema, fin quando dureranno i Saxon?

L’idea di mollare per ora manco ci sfiora, siamo in forma e in salute, con ancora voglia ed energia per scrivere buoni album e fare tour. Sentirete ancora per molto il Nostro nome in giro per il mondo.

In Saxon Chronicle, il Vostro Dvd del 2003, dicesti che in quattro o cinque anni avreste chiuso baracca e burattini.

Ah,ah,ah! Acqua passata!      

Ci sono dei gruppi che in un certo qual modo hanno ereditato la Saxon-attitude?

Metallica e Motley Crue sono stati fortissimamente influenzati da noi.

Intendevo band più recenti. Vedi in qualcuna di loro i nuovi Saxon?       

Mmmmhhhh… (pausa piuttosto lunga), mah, forse gli olandesi Vanderbuyst che aprono per noi stasera. Altri al momento non me ne vengono in mente.  

Vivi ancora nel Nord della Francia?

No, sono tornato con tutta la famiglia in Inghilterra, dalle mie parti. Oddio, non proprio dove sono nato e vissuto i primi anni della mia vita ma nemmeno troppo distante da quelle zone.

Durante lo sviluppo dell’incendio che ti ha distrutto la casa in Francia nel 2005 immagino tu abbia perso la maggior parte delle tue memorabilia. Qual è la cosa che ti è spiace di più non avere ancora fra le mani?

Una chitarra Gibson Les Paul del 1971, senza dubbio, alla quale ero molto legato.  

 

Altro scatto durante l’intervista (foto di Luca Bernasconi)

 

Mi sono sempre chiesto perché agli inizi della carriera dei Saxon a ogni concerto ti dilettavi nel lancio del coltello fino a ficcarlo con forza nelle assi del palco. Ricordo che Bruce Dickinson rimase molto colpito dalla cosa, come dichiarò in un’intervista al magazine francese Hard Rock.    

Avveniva durante la performance di Street Fighting Gang. Non aveva un significato preciso, si trattava di una goliardata fine a se stessa che amavo fare. A quel tempo eravamo dei veri mattacchioni… ah,ah,ah! See ya soon in the hall! Mile Grazzie!
 

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti
 

 

Foto a corredo dell’intervista scattate da Luca Bernasconi (www.lucabernasconi.com). Quelle dal vivo, scattate da Paolo Manzi (www.paolomanzi.it), si riferiscono al concerto di cui sopra.