Hard Rock

Intervista Shabby Trick/Cappanera/Mantra (Andrea Castelli)

Di Stefano Ricetti - 4 Maggio 2007 - 0:00
Intervista Shabby Trick/Cappanera/Mantra (Andrea Castelli)

Signore e signori,
è con estremo piacere che posso significarVi, nelle prossime righe, l’interessante chiacchierata che ho effettuato con il bassista Andrea Castelli, personaggio storico dell’HM italiano, già membro di Airspeed, Shabby Trick, Cappanera, Rio Bravo e attualmente nei Mantra: uno che dice quello che pensa!
Buona Lettura.
Steven Rich

 

 

Nella foto: Andrea Castelli

Allora Andrea: facciamo un salto temporale di venticinque anni fino ad arrivare al 1982, l’anno della costituzione degli Airspeed. Primo demo, Morby nella line-up e… continua tu.

Primo demo e prima esperienza di studio per tutti noi. Avevamo già fatto esperienza live con cover dei gruppi metal della scena NWOBHM, decidemmo quindi di comporre e proporre solo musica nostra. Il demo fu accolto molto bene, anche se risentendolo ora si nota, oltre alla produzione non impeccabile, una certa ingenuità. In ogni caso ci fruttò la partecipazione al secondo raduno italiano di band heavy metal a Gazoldo degli Ippoliti.

Proprio di quel festival del 1984 volevo parlare: partecipate come Airspeed al Festival di Gazoldo degli Ippoliti, in provincia di Mantova. Della kermesse fanno parte, tra gli altri: Vanadium, Strana Officina, Sabotage e Dark Lord… molta della créme della NWOIHM. Se non erro fu un buon Festival dal punto di vista musicale, ma ci furono parecchi scazzi fra le varie band. Gradirei se tu potessi fare un sincero e cristallino affresco di quella situazione, tantissimi anni dopo. 

In effetti fu un buon festival, anche se la prima serata fu viziata dalla pioggia. Tutti i gruppi metal tricolori erano lì. Più che scazzi ci furono un paio di episodi ‘singolari’, che definirei più che altro aneddoti: quando l’organizzazione tolse la corrente agli Steel Crown perché avevano sforato di brutto il tempo concesso, per esempio. Yako de Bonis (r.i.p.), il cantante, inveì contro tutto e tutti, sbagliando pesantemente. Con Yako ero amico, ero stato con lui e Morby mesi prima a Livorno, per trovare i ragazzi della Strana Officina: una band vera, unica nella sua semplicità e schiettezza, dei grandi amici. Tornando a Gazoldo, due giornate piacevolissime: pranzo con Paul Chain (tranquillissimo ed educatissimo, affatto diabolico…) e Pino Scotto che faceva il guascone…

Nel 1983 ci fu il mitico Certaldo: ci partecipasti in qualità di spettatore? Se si cosa ricordi di quella storica giornata?

Si, l’anno prima di Gazoldo ci fu il mitico festival di Certaldo. Certo che mi ricordo tutto: mi venne a prendere Morby, ed andai con lui in qualità di spettatore. Fu bellissima l’atmosfera, una assoluta novità per l’Italia avere un teatro tenda alle porte del paese toscano dedicato all’HM tricolore. I Raff da Roma furono massicci, i Rollerball direi penosi, la Strana Officina devastante, gli Shining Blade raffinati e molto bravi, gli Steel Crown professionali (eravamo sotto il palco e quando Yako porse il microfono al pubblico, Morby lanciò un acuto che fece impallidire d’invidia il singer sul palco) e infine i Death SS con Paul Chain che dopo il concerto doveva tenere a bada il pubblico che voleva fregarsi i teschietti con le candele sistemati sul palco. Insomma: tutto molto naif ma assai eccitante!

Post Gazoldo Morby lascia gli Airspeed per i Sabotage. Racconta tutto quanto a riguardo.

Post Gazoldo, i Sabotage che cantavano in italiano come la Strana decisero di fare un salto di qualità ingaggiando Morby. Io pensai alla fine degli Airspeed, invece paradossalmente fu la nostra fortuna, perché entrò nella band il cantante/tastierista (diplomato in conservatorio) Nicola Costanti.
La musica sterzò su un hard-progressive allora alquanto inedito in Italia, fatto che ci distinse e ci elevò musicalmente e tecnicamente rispetto agli altri gruppi heavy metal.

Si, infatti, gli Airspeed cambiano il proprio genere: da classic HM si passa a prog metal. Una scelta molto coraggiosa per l’epoca. Continua tu…

Molto coraggiosa, è vero, oserei dire alquanto controtendenza per allora! Si unì a noi anche il chitarrista Fabrizio Pieraccini (ex Bud Blues Band e Bad Toys, attualmente nei Green). Il nostro demo fu un successo: un incrocio tra Yes, Rush, Saga e Pallas, il tutto sorretto da una base hard.
Tengo a sottolineare che il prog metal doveva ancora nascere ed i Dream Theater stavano ancora imparando…

Intorno al 1988 gli Airspeed si sciolgono. Puoi spiegare le vere ragioni di tale scelta?

Il cambio di genere fu una scelta sicuramente coraggiosa, perché allora andava il metal puro senza tanti fronzoli, anche se devo ammettere che eravamo assai stimati e considerati. Partecipammo a una compilation per un’etichetta inglese che riuniva il meglio del prog europeo, dove tra l’altro era presente anche l’ex Genesis Antony Phillips. Nicola nel frattempo coltivava la sua passione cantautoriale (tre anni fa ha vinto il festival Tenco e sta incidendo il suo secondo cd) così come
Fabrizio spingeva per non accasarci con le piccole etichette che non ci davano certezze. Avevamo due proposte da valutare, ma la musica leggera attirava Nicola e Fabrizio (che partecipò al Festivalbar) e decidemmo di porre fine a questa esperienza.

Entri a far parte degli Shabby Trick di Max Bronx, insieme con Andrea Sixtynine. Esce l’Lp Bad Ass, da me recensito durante la storia della NWOIHM su Metal Maniac. Secondo me la band aveva un buon potenziale, che però non è stato adeguatamente sfruttato. Nonostante questo aveste notevoli riscontri anche in Giappone. Poi lo split. Cos’hai da dire riguardo il tuo periodo Shabby Trick (1989-1991)?

Ritengo l’esperienza Shabby Trick positiva. Il Cd fu stampato anche in Giappone (non ci abbiamo mai suonato, purtroppo) ma abbiamo girato l’Italia con concerti al fulmicotone! Lasciai gli Shabby perché Max e Andy non volevano assolutamente darmi il minimo spazio per la composizione del secondo disco. Erano convinti che i pezzi (così come i Kiss, gli Aerosmith e altri…) li dovessero comporre solo il cantante e il chitarrista. Insomma, se la menavano di brutto ed erano convinti che Firenze fosse un sobborgo di Los Angeles. Naturalmente siamo rimasti in ottimi rapporti e con Max volevamo ricostituirci, ma Andy (Andrea Pieroni, boss della Live) ha troppi impegni e poco tempo da dedicare a questa cosa. Vedremo cosa succederà in futuro. Intanto Max ha un gruppo da paura: i Bronx Raid. Sentiti la loro musica sul loro sito: spaccano!


Nella foto: SHABBY TRICK.
Da sinistra: Max Bronx, Andy 69, Andrea Castelli (quello in piedi), Alex Marcellino

Penso di non sbagliare dicendo che uno degli highlight della tua carriera sia stato però il periodo insieme con Fabio e Roberto Cappanera per l’incisione del disco Non c’è più Mondo, già recensito dal sottoscritto sempre su TrueMetal. Lascio a te la parola Andrea, perché presumo che ne abbia di cose da dire…

E’ vero, la collaborazione con Fabio e Roberto è stata esaltante, dal punto di vista musicale ma soprattutto dal lato umano. Persone splendide, dei veri amici. Partivo da Siena verso Livorno periodicamente, ed ero loro ospite per i giorni necessari alle prove, alle incisioni e alle mangiate di cacciucco dal ‘Voliani’. ‘Non c’è più Mondo’, a mio parere, è un grandissimo album di rock blues. Mi lasciavano molto spazio e tenevano molto in considerazione i miei consigli per le decisioni finali. Venne da Milano anche Ruggero Zanolini dei Vanadium, per incidere le parti di tastiera e girare un video che fu mandato in rotazione su Videomusic (così si chiamava l’attuale Mtv)


Foto al Topsy di Livorno durante le riprese del video Aurelia Freeway per i Cappanera.
Da sinistra: Andrea Castelli, Jonnhy Salani, Fabio Cappanera, Roberto Cappanera, Ruggero
Zanolini

La leggenda parla anche di un fantomatico disco dei Cappanera con Morby alla voce, mai uscito per circostanze misteriose. Puoi spiegare qualcosa di più a riguardo?

Per il secondo album Fabio e Roberto volevano un solo cantante (nel primo si alternarono in tre alla voce) e io li convinsi a provare Morby. Sulle prime rimasero dubbiosi perché sentendolo solo con i Sabotage non conoscevano le potenzialità e la duttilità della sua voce. Ma quando lo portai a Livorno si esaltarono e rimasero stupefatti. Registrammo quindi il nuovo Cd con lui. La musica si era raffinata ulteriormente perché doveva uscire per una major, sempre mantenendo però la sua impronta rock-blues. Melodie e arrangiamenti curati, quindi, ma quando Fabio faceva cantare la sua chitarra si capiva subito di che pasta era fatto. Su quelle tracce ci sono dei soli che ancora adesso mi fanno accapponare la pelle. In settembre era prevista la firma del contratto, purtroppo qualche mese prima però Fabio e Roberto ci lasciarono tragicamente. Sarebbe bello che questo lavoro vedesse la luce, se non altro per rendere merito ad un grandissimo chitarrista.

Insieme con l’attuale singer di Domine e Sabotage dai poi vita ai Rio Bravo, con tra l’altro il fondatore dei Sabotage Dario Caroli alla batteria. Tanti  buoni propositi ma solo un demo alle spalle e la frustrazione di rimanere nel circuito delle birrerie a livello concertistico. Cosa pensi di quanto da me affermato?

Io, Morby e Giacomo Castellano (attuale chitarra di Gianna Nannini, Vasco Rossi, Celentano ecc…) formammo i Rio Bravo per un hard rock influenzato un po’ dal funky un po’ dal vecchio hard. I Sabotage si stavano sciogliendo, noi forse non eravamo sufficientemente convinti tanto che 
Morby se ne andò con i La Rox, che avevano un disco in cantiere, e quindi ci salutammo. Incidemmo, a mio avviso, un ottimo demo… peccato per come siano andate le cose!


Nella foto: RIO BRAVO.
Da sinistra: Giacomo Castellano, Andrea Castelli, Morby, Dario Caroli

Poi, finalmente, l’uscita del tuo disco solista. Più le gioie o i dolori?

Il Cd solista lo feci per ‘solitudine’, diciamo così. Non suonavo con nessun gruppo e avevo dei pezzi pronti che volevo mettere su disco. Fui aiutato da alcuni amici: Manu Appelius, (ex Shabby Trick e Wardog) si era trasferito a Los Angeles da qualche anno e lì ha registrato le sue parti. Poi grazie a Klaus Byron conobbi un bravissimo chitarrista di Pisa, ovvero Matt Cafissi, che mi diede una mano. Quattro cantanti mi hanno prestato la voce, tra cui Morby e Jacopo dei Mantra. Alla fine tornò dalla Germania, dove viveva, Gianluca Galli, che rifinì il tutto e da lì nacque l’idea di fare un gruppo insieme a lui e Jacopo. Purtroppo il disco ha un suono non all’altezza… pazienza!

Infatti, da qualche anno fai parte dei Mantra, il gruppo che nelle proprie file vede Jacopo Meille, il cantante degli NWOBHM hero Tygers of Pan Tang. Puoi spiegare la tua entrata nella band e i presupposti che animano i Mantra?

Come ti spiegavo prima, il gruppo è nato così: loro si chiamavano Mad Mice ma erano in stand by da alcuni anni, da quando Gianluca si era trasferito in Germania per lavorare alla Gibson Europa di Amburgo. I presupposti erano quelli di proporre un sano hard rock con matrici blues, come i gruppi inglesi che hanno caratterizzato la nostra nascita di musicisti: Led Zeppelin, Bad Company, Free ecc. Il tutto però visto con un’ottica fortemente moderna, cosa che abbiamo fatto grazie all’ingresso nel gruppo del batterista Senio Firmati. I presupposti sono quelli di continuare su questa strada ed i riscontri dell’ultimo disco ‘Hate Box’ ci danno ragione.

Come Mantra avete aperto per alcune recenti date degli Europe. Che esperienza è stata? Avete mantenuto i contatti con Joey Tempest & Co.?

Abbiamo fatto con loro l’intero tour italiano, due anni fa, e si era creato una sorta di cameratismo fra noi, sia tra musicisti che tra staff e tecnici. Un’atmosfera molto bella, davvero! Li abbiamo rivisti lo scorso dicembre in occasione della data al Tendastrisce di Roma, dove abbiamo fatto i supporter. Ci hanno accolto molto bene anche se il tempo a disposizione era minimo perché venivano da un pomeriggio impegnatissimo tra interviste ed incontri con i fan. Fanno ancora dei concerti bellissimi ed anche noi abbiamo dato il massimo visto che il pubblico romano ci ha ripagati in pieno.

Il vostro ultimo disco, Hate Box, ha ricevuto critiche pressoché positive ovunque. Avete in cantiere qualcosa di nuovo per il futuro?

Continuare su questa strada, suonare e fare dischi. Oppure fare dischi e suonare! Ah,ah,ah!


Nella foto: Shabby Trick

Tornando agli anni formidabili della NWOIHM, dimmi cosa ti viene in mente se ti propongo questi nomi:

DEATH S.S. – Ganzi, coraggiosi ed originali per l’epoca

ROLLERBALL – Non mi piacevano… il cantante con quella vocina stridula poi…

BULLDOZER – Massicci

CRYING STEEL – Un gran tiro dal vivo. Grande Alberto!

SKANNERS – Li vidi a Bologna. Furono molto bravi.

ELEKTRADRIVE – Mi piacevano molto.Grande rock.

VANADIUM – Gran gruppo.

STRANA OFFICINA – I migliori !

Qual è stata la tua più grande emozione in qualità di musicista?

Non ho dubbi in merito: suonare con Fabio e Roberto Cappanera


Nella foto, da sinistra: Roberto Cappanera, Andrea Castelli, Jonnhy Salani e Fabio Cappanera

In qualità di bassista, cosa ne pensi di Joey De Maio e Lemmy?

Sono bassisti? A me sembrano chitarristi! Ah,ah,ah! A parte gli scherzi, usano il basso come fosse una chitarra. Lemmy fa gli accordi, Joey usa un basso con corde sottilissime ed una tastiera molto piccola come una chitarra. Anche i loro suoni distorti ricordano di più una chitarra. Preferisco Geddy Lee, Chris Squire, ed altri bassisti ‘veri’….

Sinceramente, hai mai avuto in passato scazzi seri con altre band tricolori?

Fortunatamente mai, non avrebbe senso, visto che in Italia sarebbe una guerra tra poveri. Nessuno ci mangia con l’hard rock. E’ molto più semplice e produttivo per tutti darsi una mano a vicenda. Purtroppo ci sono poche occasioni per frequentarsi e conoscere altri musicisti che fanno lo stesso genere. Sarebbe molto bello avere uno scambio di opinioni, esperienze e di collaborazioni.
Gente brava in Italia ce n’è veramente molta.

Cosa pensi degli unici gruppi italiani che finora ce l’hanno fatta come Lacuna Coil e Rhapsody of Fire?
Grandi! Sono felice per loro. Spero che escano altre band ed inizi un era nuova per i nostri musicisti.

Tu hai vissuto l’heavy metal praticamente dagli inizi, quindi hai seguito la nascita e l’evoluzione delle riviste specializzate del settore. Cosa pensi del rapporto fra le webzine e la carta stampata? Cosa pensi in generale dei portali HM su internet?

Le webzine stanno rivoluzionando il modo di fare giornalismo. Sono grandi e le visito spesso. Con la carta stampata è diverso. Le riviste sono maggiormente legate alla pubblicità (hanno tante spese rispetto ai portali) e quindi a volte certe scelte influenzano lo spazio ed i giudizi verso quell’artista che è spinto maggiormente dalla propria etichetta. Insomma, se ti compro paginate e paginate di pubblicità permettendoti di fare la rivista, non mi puoi stroncare il mio artista di punta! O no?
Quindi ben venga l’heavy metal su internet, basta che i giudizi siano obiettivi e non controversi come a volte succede. Se sei appassionato di hard/classic non puoi stroncare un gruppo grind e viceversa. Fallo fare a chi segue il genere e ne apprezza le sfumature, perché attenzione: non tutti si possono improvvisare giornalisti e recensori. Ci vuole buon senso… fortunatamente in Italia resistono ancora un paio di eccezioni!

E’ tutto Andrea: grazie e chiudi l’intervista come vuoi.

Grazie a te per avermi fatto fare  un piacevole salto nel tempo di venticinque anni e per supportare la scena italiana come hai sempre fatto. Ricordatevi di visitare il nostro sito: www.mantrarock.com

Stefano “Steven Rich” Ricetti