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Intervista Ship of Theseus (Marco Cardona e Michele Guaitoli)

Di Andrea Bacigalupo - 27 Marzo 2019 - 8:30
Intervista Ship of Theseus (Marco Cardona e Michele Guaitoli)

Approfittiamo dell’uscita del loro album di debutto, dal nome ‘Paradox’, per scambiare due parole con i nostrani Ship of Theseus. Buona Lettura.

Come sono nati gli Ship of Theseus, su quali basi sono stati scelti i vari componenti di questo particolare gruppo?

Tutto è nato da un’idea di Marco! La coincidenza ha voluto che proprio dopo la sua separazione con i Tystnaden, anche io – ben prima di entrare nei Temperance – mi sia ritrovato a dover “staccare” dal discorso Overtures dopo le varie vicissitudini trascorse. Vivendo nella stessa città, io e Marco ci conosciamo bene e parliamo spesso sul piano professionale e confrontandoci ci siamo resi conto di quanto questa coincidenza potesse avere un lato positivo: lui aveva nel cassetto una decina di brani davvero validi ma non una voce per poterli interpretare, io in quel momento avevo disponibilità di mettermi “al suo servizio”… ed in breve ci siamo messi al lavoro! L’idea è stata quella di completare la formazione con musicisti che fossero allo stesso tempo sia amici, sia artisti stimati. Giorgio (Terenziani) aveva già lavorato in passato con Marco ed è stato il terzo elemento a chiudere con entusiasmo le sue sessioni! Per quanto riguarda il drumming, abbiamo da subito pensato a Paolo (Crimi) malgrado anche lui (come tutti in questa band) fosse già ricchissimo di impegni … ma in realtà i brani hanno convinto al 100% anche lui, e dopo aver ascoltato le pre si è unito con determinazione al progetto!

Come è nata l’idea di incentrare un album sul tema dei paradossi?

(Michele) – Perché tutto, o quasi, oggi è un paradosso. E’ un concetto davvero molto più vicino a noi, nel quotidiano di ogni giorno. Molti aspetti delle nostre esperienze musicali passati sono stati paradossali, molte relazioni contengono paradossi al limite dello spiegabile e per quanto sia una visione un po’ catastrofista, se non impariamo a convivere con i paradossi attorno a noi, avremo sempre difficoltà ad accettare ciò che ci circonda.

Oltre al paradosso che dà il titolo alla band ed all’album (il paradosso della nave di Teseo), di quali altri se ne parla nel disco e sulla base di quali motivi sono stati scelti?

(Marco) – Mentre il Paradosso di Teseo è un paradosso filosofico, ed è, in quanto nome della band, frutto di una scelta consapevole e di una idea di Michele, i paradossi che alimentano i testi delle canzoni non sono stati strettamente “scelti”, più semplicemente, una volta completati i brani, ci siamo resi conto che ciascun di essi affronta una di quelle situazioni, del vissuto di un uomo come più in generale della società in cui viviamo, che come affermazione ti strappano un “è paradossale ma…”. Ti faccio qualche esempio (ma solo qualcuno, non voglio togliere ai lettori, se ne avranno il piacere, la possibilità di interpretare i testi secondo la loro personale visione delle cose…): ‘Wounded’ è un brano che parla di uno dei grandi paradossi della società in cui viviamo, ovvero il fatto che, nonostante il progresso scientifico e le meraviglie tecnologiche di cui ci circondiamo, la luce della ragione fatica comunque a farsi strada attraverso il buio dell’ignoranza e della superstizione, e lo fa parlando attraverso la voce del Caino dell’opera di Lord Byron (dalla cui tragedia omonima citiamo anche, nel breakdown, una parte del monologo di Lucifero)… In ‘Reflections In The Mirror’, il paradosso è come l’uomo, nel corso di una vita breve come il proverbiale battito d’ali di una farfalla, affronta con coraggio (e spesso molta follia) anche le esperienze che sa a priori che lo segneranno (come Ulisse che si fa legare all’albero maestro per ascoltare la voce delle sirene), prima che di lui non rimanga altro che il riflesso in uno specchio… ‘The Promise’ è dedicata a un amico che ha fatto la scelta più incomprensibile, quella di togliersi la vita: pur avendolo perso di vista da un po’, lo seguivo sempre sui social e sembrava esattamente la stessa persona della mia infanzia e della mia adolescenza, sempre pieno di gioia di vivere e col sorriso sulle labbra, mentre invece il paradosso è che a volte le persone vivono (soprattutto sui social) vite “prese in prestito”, dove è tutto brillante, mentre magari si stanno lentamente spegnendo dentro.

shipoftheseus2019album

Chi ha scritto le varie canzoni e chi si è occupato delle tastiere?

(Michele) – Come ti accennavo Marco si è occupato di tutto il processo compositivo: il disco contiene brani di vecchia data e brani recenti, scritti negli anni da Marco e mai portati a “compimento” con i suoi vari progetti. Vista da fuori, mi viene quasi da dire che questo disco è il completamento di una serie di opere lasciate in sospeso…e Marco ne aveva davvero bisogno perché ha lottato con anima e corpo per far sì che ogni pezzo avesse esattamente il suono che aveva in mente! Le tastiere invece sono state tutte quante gestite da Luca Zanon, che definirei l’ospite principale del progetto “Ship of Theseus” per quantità di apparizioni. Direi che quasi che è nel limbo tra l’ospite d’onore e il sesto elemento del gruppo! Si tratta di un musicista fenomenale con una capacità esecutiva ed un gusto davvero eccezionali, sopratutto quando si parla di elettronica! Anche i testi tra l’altro, sono tutti opera di Marco!

Nell’album si dà spazio creativo a tutti i musicisti e di conseguenza a tutti quelli che siamo abituati a chiamare ‘generi’ che saltano fuori creando un corpo unico e solido. E’ stato difficile coordinare la cosa sia in fase compositiva che di arrangiamento, viste le singole e varie esperienze di ogni musicista?

(Michele) – Come forse saprai mi sono occupato anche del mixaggio di questo lavoro, per cui ho visto i brani prendere forma passo passo dallo stato più grezzo a quello finale…e posso dirti con certezza che questa miscela “senza limiti” di generi è stata davvero la cosa più naturale del mondo nella sua fase di sviluppo! Marco ha scritto i brani e ci ha inviato le pre-produzioni, poi ogni musicista ha registrato le sue parti senza subire alcun tipo di freno e senza porsi alcun limite! Per farti capire il progetto: Marco ha registrato ed editato le chitarre, io le voci ed i cori, Luca le tastiere, Giorgio i Bassi e Paolo le batterie e NESSUNO di noi ha vicendevolmente interferito nel lavoro dell’altro. Tutto quello che si sente nel disco è la forma espressiva con le scelte di arrangiamento dei singoli musicisti, con la linea guida fornita da Marco e con il proprio sviluppo personale. Dove si voleva modificare qualcosa, ognuno è stato libero di farlo. Io in fase di mixaggio mi sono limitato a prendere tutti i pezzi, metterli assieme e godermi lo spettacolo …

Chi è la cantante che duetta con Michele in ‘Blue’?

E’ una bravissima performer che ha tuttavia scelto di rimanere anonima, ed è una scelta che rispettiamo…

SHIP OF THESEUS band 2019

Come è nata la collaborazione con Greg Bissonnette e come mai è stato scelto di riproporre una nuova versione di ‘Time has come’ (seconda traccia dell’album – ndr) invece di proporre un brano inedito?

(Marco) – ‘Time Has Come’ è un brano nato per il disco InstruMentality, che pubblicammo (Giorgio Terenziani al basso e io alla chitarra) nel lontano 2006, e che vedeva alla batteria, in tutto il disco, appunto Gregg Bissonette, un mio caro amico e batterista con cui ho avuto la fortuna di esibirmi dal vivo diverse volte. Quel brano era l’unico nato come “canzone” in un disco interamente strumentale, quindi alla fine scegliemmo di farne una versione strumentale per coerenza col resto del materiale (tra l’altro Gregg suona uno splendido assolo di batteria su un loop che ricorda l’ossessivo ticchettio di un orologio… direi piuttosto adeguato per un brano che parla di… insonnia!); quando Michele ed io ci trovammo per decidere quali brani inserire, gli feci sentire anche la versione originale (cantata da me: povero Michele!) di Time Has Come e gli piacque tantissimo: secondo me ne intuì, a livello espressivo, delle potenzialità che solo lui poi avrebbe potuto sviluppare brillantemente! Quindi, in definitiva, musicalmente la versione originale del pezzo è quella con Gregg, ma per contestualizzarlo al meglio nel disco e per dare anche a Paolo il giusto spazio, abbiamo scelto di registrarlo ex novo e di aggiungere la versione originale come bonus track…

Vedremo gli Ship Of Theseus sui palchi? E’ previsto un tour?

(Michele) – Nella vita non bisogna mai escludere nulla! Quello che è certo è che ad oggi TUTTI siamo dei musicisti estremamente impegnati. Io tra Temperance e Visions of Atlantis ho un calendario che supera facilmente le 100 date annue, e ho anche un impegno attivo con i Kaledon che intendo mantenere. Giorgio tra Arthemis, Living Theory & co. non è certo più libero ed anche Paolo è veramente pienissimo, tra i Beer Bong ed il suo lavoro come session man! Con questo non voglio dire che gli Ship of Theseus siano uno studio project, ma sicuramente non saremo una band costantemente sui palchi! Se ci saranno occasioni di poter esprimere questi brani anche dal vivo in situazioni dove la loro resa non sarà limitata, saremo felicissimi di farlo!

Soprattutto, seguiranno altri album?

(Michele) – Questo invece credo sia un dato di fatto! Pensa che dopo aver registrato i brani di “The Paradox” avevamo già per le mani anche un ulteriore pezzo “fresco fresco” che abbiamo scelto poi di non inserire per non sovraccaricare la tracklist, già estremamente completa dal mio punto di vista. Quindi potrei dirti che esiste già un brano pre-prodotto per il successore di “The Paradox”!

Visti gli svariati impegni, quanto tempo riuscite a dedicare al progetto Ship of Theseus?

(Michele) – La fortuna di questa realtà è che è fatta da 5 musicisti che nella vita fanno i musicisti. Quando la situazione è questa, è difficile dire “non riesco a trovare del tempo per fare della musica”. E’ solo questione di organizzazione. Spesso si pensa alla realizzazione di un disco come un processo lungo, che richiede ore ed ore in sala prove e ore e ore di studio…ma la realtà è che – dal mio punto di vista – questo succede solo quando la musica non è una priorità e bisogna “scavare del tempo” tra i vari impegni per potersi dedicare alla scrittura. Negli “Ship of Theseus” tutti abbiamo preso un impegno a cui dedicheremo il giusto tempo e spazio, anche nel caso di chi come me, Giorgio o Paolo vive in realtà con un’attività in generale più intensa!

Cosa ne pensate dell’attuale scena Metal italiana? E di quella passata, anni ’80 – 90 diciamo?

(Michele) – Oggi come oggi ci sono davvero molte realtà musicali, l’ambiente tende a diventare sempre più “affollato” in termini di quantità di band, molto più che negli anni ’80 e ’90…ma come tutti sappiamo quello che tendono a mancare sempre di più sono i locali a causa di tutte le varie problematiche di gestione, promozione eventi ecc. ecc. Personalmente trovo sia bello vedere come malgrado tutte le difficoltà, ci sia comunque tantissima voglia di fare musica in Italia. Ci sono band storiche che stanno ritornando, band nuove che lottano per proporsi … siamo un ambiente davvero vivo e questo – personalmente – mi fa sorridere in senso positivo! L’unico “avviso” che mi sento di dare è quello di interrogarsi sempre su quanto in fondo si vuole arrivare. Un’altra verità con cui spesso mi trovo a dovermi rapportare è che troppe volte noi Italiani tendiamo a partire in quinta, per poi fare una brusca frenata quando incontriamo le difficoltà, tendendo ad incolpare chi il pay to play, chi i gestori, chi le altre band, chi le etichette ecc. ecc. Chi vuole vivere di musica deve essere disposto a sacrifici, a lottare, a dare tutto sè stesso alla musica con la capacità di rinunciare al confort e la sicurezza, perché prima di avere stabilità…bisogna anche saper rischiare!

Chiudiamo questa breve intervista lasciando agli Ship of Theseus i saluti ai lettori di TrueMetal.it.

Ringraziamo davvero tutti quelli che si stanno interessando a questo progetto, ovviamente vi invitiamo a seguirci sui nostri canali e ad ascoltare la nostra musica e aspettiamo con curiosità il vostro parere per cui…scriveteci e ancora grazie…ed ovviamente: GRAZIE TRUEMETAL!