Heavy

Intervista Silverbones (Andrea Franceschi)

Di Stefano Ricetti - 2 Agosto 2017 - 12:30
Intervista Silverbones (Andrea Franceschi)

I Silverbones da Conegliano Veneto (TV) sono la risposta più credibile, a livello italiano, di coloro i quali fanno riferimento ai Running Wild. Mai, nell’intera storia dell’HM tricolore, una band si era spinta tanto in là, nei confronti del combo di Rolf Kasparek da Amburgo.

Attivi dal 2013, i Nostri esordiscono su full length sotto Stormspell Records l’anno scorso, tramite l’album Wild Waves, un tributo ai ‘Running sin dalla copertina… Dodici pagine di booklet in carta bella massiccia accompagnano il loro esordio discografico, con tutti i testi dei vari brani e una foto centrale a doppia anta dedicata alla band, che schiera: Andrea Franceschi (basso), Marco Salvador          (voce, chitarra), Ricardo Galante (chitarra) ed Enrico Santin (batteria).

La strumentale “Cry of Freedom” ha l’ardire di aprire il disco così come fece l’immensa The Rivalry sull’omonimo decimo album degli hamburger, poi la palla passa a “Wild Waves” e a un martellamento stile Running Wild lungo quaranta minuti sino al termine delle ostilità, decretate dal fischio finale lungo le note di “Black Bart”.

I Silverbones la lezione di Rock’N’Rolf l’hanno studiata per bene e infatti, da alunni preparati difficilmente si fanno cogliere in fallo: l’eroica dei teteschi di Cermania, i cori, le schitarrate malefiche fuoriescono senza timore alcuno consegnando all’HM made in Italy pezzi di sicuro appeal quali la stessa “Wild Waves”, ideale per i concerti, seguita da “Royal Tyrants”, “Queen Anne’s Revenge” e la stessa “Undead” non delude.

In generale “Wild Waves”, pur essendo totalmente derivativo, non dà l’occasione di “bollare” alcun filler vero e proprio piazzando il proprio indiscusso highlight a metà cammino con la devastante – anche dal vivo, i presenti all’ultimo Acciaio Italiano Festival VII a Bologna possono testimoniarlo – “Raiders of the New World”. Unico brani sottotono risulta essere “Wicked Kings”, troppo fiacco rispetto al resto del lavoro e si chiude “in levare” con “Hellblazer” seguita dai sette minuti della galoppante “Black Bart”.

Per entrare in sintonia con Wild Waves bisogna abituarsi alla voce di Marco Salvador, che paga fortemente pegno se paragonata – inevitabilmente – con quella di Rock’N’Rolf. Manca l’acidità e la cattiveria necessaria per puntare con decisione al Capitano di Amburgo, o quantomeno tentare di mettersi nella sua scia. Il tempo e l’esperienza potrà forse portare benefici in questo senso ma va anche detto, onestamente, che di Rolf Kasparek ce n’è uno e il 99% dei cantanti del mondo, anche i migliori, se messi al suo posto nei Running Wild risulterebbero “fuori contesto”.

Parola ora ai Running Wild italiani, nella persona di Andrea Franceschi…

Buona lettura,

Steven Rich

 

Silverbones logo

 

 

Quando e come nacque il vostro amore per i Running Wild?

Parlerò della mia esperienza personale. Accadde tutto abbastanza casualmente attorno al 2009, mentre stavo navigando sul web in cerca di una qualche musica che potesse stimolarmi. Attratto dall’immagine di un galeone minaccioso che solca il mare e dal titolo accattivante che recitava “Under Jolly Roger” (sono sempre stato affascinato dal mondo dei pirati fin da bambino) decido di dare un ascolto a questo brano: fu amore al primo ascolto! Scoprii successivamente che i Running Wild, che non conoscevo minimamente ancora, avevano una corposa discografia e per lo più incentrata su storie di pirateria. Non che fossero gli unici a dedicarsi a questa tematica, ascoltavo qualcosa di Alestorm e Swashbuckle all’epoca, ma la musica dei RW mi trasmise qualcosa che non avevo ancora mai sentito. La loro musica era seria e matura, un mix di energia, classe ed eleganza (anche estetica) che mi ha portato di li a poco a posizionarli in cima alle mie preferenze musicali, dove si trovano ancora oggi.

 

SILVERBONES 5

Andrea Franceschi

 

Ci sono band, nel mondo, che sentite vicine come proposta musicale?

Certamente, i Silverbones sono solo una delle ormai molte realtà musicali che traggono ispirazione dal genere del quale i RW furono i precursori. Posso citarti alcune band che apprezzo e che ascolto, come Crystal Viper dalla Polonia, i francesi Lonewolf, il compositore polacco Jean Paul con il suo progetto Pirate Hynm e, ultimo ma non ultimo, Cederick  Forsberg dalla Svezia con i suoi progetti principali Blazon Stone e Rocka Rollas. Ced, che da qualche anno si dedica molto professionalmente alla produzione dei propri album, ha curato in modo magistrale il suono del nostro debut album Wild Waves, cosa di cui siamo molto soddisfatti. Tra le grandi band del passato ci sentiamo affini, anche se in maniera più marginale, a Grave Digger , Judas Priest ed Iron Maiden.

 

Avete già incontrato Rock’N’Rolf di persona?

Guarda, l’occasione mi è presentata qualche giorno fa. Sono reduce dal Masters of Rock festival al quale sono andato per poter finalmente assistere ad uno spettacolo live dei miei RW, che ritenevo un sogno non più realizzabile dopo il loro show di addio a Wacken 2009. Sono rimasto veramente sorpreso dall’energia che Rolf riesce ancora a sprigionare dopo 30 anni di carriera. Uno spettacolo che mi ha appagato in pieno, non c’è che dire. A fine live io e compagnia ci siamo avviati verso il backstage nella speranza di scambiare in qualche modo una parola con Rolf ma la cosa non fu possibile. Finiti i preparativi i RW avrebbero presto preso il volo di ritorno per Amburgo. E così l’opportunità è sfumata, vedremo se in futuro avrò l’occasione di assistere ad un altro loro concerto e finalmente stringere la mano a Rock’n Rolf.

 

Rolf è al corrente della vostra esistenza?

Non ne sono sicuro ma probabilmente sì. Mi piace pensare che, benché Rolf sia sempre concentrato sulla propria musica senza farsi troppo influenzare da quello che richiede il mercato, tenga un occhio attento alle nuove proposte musicali che alla sua creatura fanno riferimento. Se non altro solo per curiosità. Se così fosse spero abbia trovato piacevole la nostra proposta visto che abbiamo pure una canzone (mi riferisco proprio a Black Bart) in comune per titolo e tematica.

 

SILVERBONES 4

Marco Salvador

 

Visto che conoscete i francesi Lonewolf, cosa pensi della loro musica?

Sono una band ormai consolidata nel loro panorama e macinano Heavy Metal dagli anni 90 producendo con costanza album di tutto rispetto. Li ritengo molto validi e piacevoli all’ascolto, hanno grinta e carica da vendere. La voce del cantante Jens è forse l’elemento più caratteristico di questa band che, come noi Silverbones, non nasconde il loro attaccamento ai RW. Consiglio a tutti gli appassionati dell’Heavy Metal più classico e diretto di dare un ascolto ai loro lavori.

 

Quali e perché i migliori album dei Running Wild della storia?

Domanda molto difficile per il sottoscritto. Trovo che il periodo che va da Under Jolly Roger a The Rivalry sia costellato da autentici capolavori e metterli in classifica è sempre cosa ardua. Tuttavia al primo posto metterei Black Hand Inn (1994). Trovo il concept dietro a questo album veramente intrigante, e la title track è oro colato. Piratesca al 100%. Il resto di brani è altamente godibile e le ritmiche serrate delle chitarre si incastrano alla perfezione con la batteria di Jorg Michael, che contribuirà a realizzare dei veri brani schiacciasassi anche nelle produzioni successive. La suite di 12 minuti in chiusura intitolata Genesis mi ha spinto alla lettura dei libri del controverso ricercatore Zecharia Sitchin, ai quali fa riferimento. A detta dello stesso Rolf, l’album più ispirato che abbia mai composto. Probabilmente al secondo posto metterei Pile of Skulls (1992), quest’album ha un suono davvero tagliente e particolare. Canzoni come Lead or Gold, Jenning’s Revenge e Treasure Island mi catapultano in ambientazioni caraibiche che sono a me sempre care. Mi fermo al terzo posto dove non so scegliere tra Death or Glory (1989) o Masquerade (1995). Adoro la voce di Rolf in entrambi gli album, benchè molto diversi tra loro, e le canzoni in essi contenute hanno semplicemente fatto storia.

 

Come sta andando il vostro full length “Wild Waves”?  Che tipo di riscontri avete avuto sinora?

Wild Waves ci ha dato molta soddisfazione e continua a darcene. I riscontri sono positivi per lo più, e spaziano tra opinioni diverse: Ad alcuni piace il nostro palese riferimento ai RW, altri lo trovano un po’ troppo accentuato. E c’è chi sente nella nostra musica un’identità propria che aspetta solo di emergere definitivamente. Probabilmente Wild Waves rappresenta tutte e tre le cose all’orecchio dell’ascoltatore, che lo giudica comunque come un album godibile e di buona fattura. Poiché è il nostro primo full length, e lavoro di una certa serietà, Wild Waves sarà sempre un lavoro importante per me e lo ritengo un ottimo punto di partenza per le future produzioni.

 

C’è qualche pezzo all’interno di “Wild Waves” che merita di essere raccontato? Prego…  

Ce n’è sicuramente più di uno, questa volta voglio parlare del brano Black Bart che ho citato prima di sfuggita. Dedicata al famigerato pirata di nome Bartholomew Roberts, uno degli ultimi grandi predatori dell’epoca d’oro della pirateria. Egli entrò nella storia dal momento in cui venne nominato successore di Howell Davis, precedente capitano pirata preso in trappola all’isola portoghese di Príncipe ed assassinato sul posto. Cosa curiosa è che Roberts era a bordo del vascello di Davis come prigioniero, ed era piuttosto restio ad intraprendere la carriera del fuorilegge. Ma da personaggio adatto al comando, quale era, ed avendo dato prova di essere un ottimo navigatore, qualità tenuta in gran considerazione e che faceva la differenza tra i pirati, venne eletto dalla ciurma. Roberts allora pronunciò le sue parole famose: Dal momento che le mie mani sono finite in acque fangose (riferito alla incresciosa situazione in cui si trovava), è meglio essere un comandante piuttosto che un uomo comune. Prese il comando e organizzò una rappresaglia per la morte del capitano Davis. In pochi giorni tornò sulle coste di Príncipe, saccheggiò il forte e ridusse la cittadina ad un cumulo di macerie fumanti. Poi salpò verso un breve ma glorioso futuro sotto il Jolly Roger. Questa è la particolare vicenda sulla quale si concentra la nostra canzone. Si dice che con la morte di Roberts, la stessa era d’oro della pirateria si avviò alla sua fine.

 

SILVERBONES WILD WAVES

 

 

Spendi due parole sulla copertina del disco…

La copertina è stata opera mia, tra le altre cose mi dedico con piacere a qualche illustrazione e i Silverbones mi permettono di unire questa passione alla musica che creo. L’artwork esprime il concetto dietro alla title track dell’album Wild Waves, il veliero pirata solca vittorioso le “selvagge onde del destino” così come ognuno di noi dovrebbe cavalcare il burrascoso mare di problemi, contrasti e preoccupazioni che quotidianamente minaccia di farci sprofondare nell’abisso. Vivere la vita alla maniera piratesca, seguendo fermamente i propri principi ed ogni tanto sfidando la sorte e la fortuna, potrebbe essere la chiave per un’esistenza appagante ed un ottimo modo per crescere come individui.

 

Che ricordo avete della vostra esibizione sulle assi dell’Estragon di Bologna durante l’ultimo Acciaio Italiano Festival VII?

Acciaio Italiano si è dimostrato un evento decisamente di qualità, abbiamo avuto il piacere di aprire le danze sul prestigioso palco dell’Estragon. Che dire, la nostra esibizione è stata di quelle brevi ma intense, abbiamo giocato le nostre carte migliori suonando i nostri brani di maggiore impatto. A fine concerto eravamo richiesti all’angolo del merchandising nonostante fossimo ancora nel backstage a cambiarci d’abito, segno che la nostra performance è stata apprezzata. I successivi live report ne hanno parlato bene e questo ci ha dato molta soddisfazione. Per noi è stato un onore prendere parte ad un evento così ben riuscito assieme alle migliori band del panorama Metal italiano. Auguriamo ad Anto di Jolly Roger Records di riuscire a promuovere il festival al meglio nelle edizioni a venire.

 

Curiosità: essendo tutti voi molto giovani, com’è che una band come i Running Wild vi è entrata così sottopelle? 

Beh, personalmente credo che non si possa mai essere troppo giovani o troppo vecchi per ascoltare i RW. Hanno saputo comunicare il loro messaggio in modo efficace ed i temi toccati dalle loro canzoni restano comunque attuali. Alcune loro canzoni sono delle vere lezioni di storia ma intrise di un’epicità che le rendono ancor più intriganti. In verità tra noi 4 giovani metalhead sono il più affezionato alla loro musica, fanatico a tratti 😉 Credo di avere un po’ di quella nostalgia che si ha per quelle epoche del passato che non ho potuto vivere e che immagino siano state grandiose. Non è un caso che una delle caratteristiche dei Silverbones sia quella di ricreare l’atmosfera dei concerti metal degli anni 80/90, ai quali non ho potuto assistere di persona perché troppo giovane.

 

SILVERBONES 1

 

 

Com’è la situazione riguardo locali e seguito nel trevigiano nei confronti dell’heavy metal?

Oserei dire che nella nostra regione la situazione sia decisamente negativa. Molti dei locali e live club dove un tempo c’era la possibilità di esibirsi con la propria metal band ora non danno più spazio a questo genere di eventi o chiudono. Non mi sento di fargliene una colpa perché questi locali hanno spese da coprire che difficilmente riusciamo a concepire, e la scarsa affluenza di pubblico porta inevitabilmente a queste tristi conclusioni. Pochi di questi locali tengono duro e offrono spettacoli validi, dando spazio al Rock e all’Heavy Metal, ma ho sempre avuto la sensazione, ed ora più che mai, che Metal ed Italia siano due realtà che non vanno bene a braccetto. Con gran rammarico nostro e di tutte le band che credono in questa forma d’arte.

 

Fate parte della schiera di quelli che NON vanno a vedere i concerti degli altri ma che pretendono viceversa partecipazione ai vostri? Come supportate, a vostro modo, la scena? 

 

Non mi definisco una persona che va sempre a concerti, spesso preferisco dedicarmi alle mie attività. Quando ho la possibilità di supportare una band di amici o di godermi un concerto che reputo interessante allora mi muovo più che volentieri, spesso con i miei compagni Ricardo, Marco ed Enrico. Non amo dover fare una determinata cosa esclusivamente per avere un tornaconto, dovremmo assistere ai concerti musicali perché ci fa piacere e non tanto per un senso del dovere. Faccio musica con i Silverbones seguendo questa logica e di conseguenza non ho mai preteso che qualcuno dovesse esserci ai nostri concerti. Abbiamo sempre avuto persone ai nostri live e mi compiaccio accorgendomi che quelle persone erano lì perché incuriosite o perché apprezzavano la nostra musica. Vero è che i tempi attuali sono decisamente critici riguardo le presenze ai concerti metal, e che dovremmo tutti supportare la scena presenziandovi. Ma credo che ogni band debba lavorare sodo per dare un motivo alle persone di alzare le natiche dal divano e venire ai loro concerti. Il mero lamentarsi e le pretese non giovano in alcun modo alla causa.

 

SILVERBONES 3

 

 

Prossime mosse in casa Silverbones?

Siamo presi con la composizione di nuovi pezzi al momento, senza metterci troppa fretta. Stiamo definendo alcuni miglioramenti da apportare al prossimo album, già annunciato nelle precedenti interviste, e continuando a cercare nuove ispirazioni per i nostri brani. Nel frattempo Metalmorfosi management si sta occupando di farci conoscere anche al di fuori dei confini italiani e a breve il nostro Wild Waves sarà disponibile anche sulle più importanti piattaforme digitali. Purtroppo dovremo affrontare un nuovo cambio di formazione, a giorni lo annunceremo sui nostri canali social, e siamo quindi forzati a prenderci una pausa dalle esibizioni. La cogliamo come un’opportunità per concentrarci sulla stesura dei brani e preparare un secondo full length degno dei Silverbones. Al momento opportuno ritorneremo sulla scena, promesso!

 

Spazio in chiusura a disposizione…

Ringrazio te, Steven, e TrueMetal.it per questa bella chiacchierata e per l’interesse dimostrato. Ho sempre piacere di poter spendere due parole riguardo ai miei cari RW. Come sempre invitiamo i lettori che ancora non hanno sentito parlare di noi all’ascolto di Wild Waves, qui il link all’album: https://www.youtube.com/watch?v=ncnVTsa2OKs

E qui il nostro videoclip: https://www.youtube.com/watch?v=UF6Ejkq0xkU

Andrea Franceschi

 

Articolo a cura di Stefano “Steven Rich” Ricetti