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Intervista Trick or Treat (Alessandro Conti)

Di Michele Puma Palamidessi - 25 Febbraio 2018 - 16:00
Intervista Trick or Treat (Alessandro Conti)

Meno male che ci hanno pensato i Trick or Treat! Con la release di “Re-Animated”, il sogno recondito di molti metallari, giovani e meno giovani, di riascoltare le sigle dei cartoni animati in un intero disco power metal è finalmente diventato realtà. Abbiamo quindi intervistato Alessandro Conti, mastermind e voce della band modenese, per raccontarci i retroscena di questo inaspettato e curioso progetto.

Ciao Alessandro e benvenuto sulle pagine di Truemetal.it! Oggi parliamo del vostro nuovo disco, “Re-Animated”, uscito il 9 febbraio scorso e contenente ben 19 sigle dei più celebri cartoni animati che hanno segnato la nostra infanzia (e non solo); protagonisti al microfono, oltre alla tua voce, numerose guest star del metal italiano. Il disco è stato finanziato tramite una campagna di crowdfunding su Musicraiser (alla quale hanno partecipato anche diversi loschi figuri della nostra redazione), ed al termine della campagna è stato superato il notevole traguardo di diciassettemila euro di finanziamento, con il 249% di risultato raggiunto rispetto al budget previsto all’inizio. Vi aspettavate un risultato del genere?

Ciao Ragazzi! Sinceramente ci aspettavamo di raggiungere il goal, ma che la campagna divenisse così “virale” è stata una bella sorpresa anche per noi… era un progetto che ci chiedevano in tanti ormai da anni, sono felice che nel momento in cui ci siamo decisi, tutti ci abbiano sostenuto alla grande!

Nella situazione di crisi generale del mercato discografico, il crowdfunding sembra essere un nuovo ed efficace metodo di produzione e promozione per una giovane band in ascesa, che oltre al finanziamento materiale va ad irrobustire la propria fanbase facendola sentir parte del vero e proprio processo produttivo. Pensi che il futuro vada sempre più in questa direzione o che si tratti di un fenomeno contingente? 

Sicuro, sono anni in cui molti settori si stravolgono velocemente, il crowdfunding per la musica sarà una valida alternativa ai canali tradizionali. 
Anni fa, se non riuscivi a chiudere un deal con una label rimanevi nell’anonimato. Oggi con una pagina facebook e un canale youtube gratuiti, puoi raggiungere il 100% dei tuoi fan potenziali. 
È tutto molto più democratico se vuoi, anche se è comunque difficile emergere in mezzo a tutte le proposte.  
Sicuramente il crowdfunding darà linfa vitale a band medie e piccole che si sono guadagnate sul campo una fanbase, ma che non sono riuscite a stimolare l’attenzione di grosse etichette strutturate per far crescere una band; senza che per essere “credibili” si debbano per forza affidare a piccole etichette che non offrono alcun pagamento o addirittura chiedono soldi per stampare l’album, facendo poi poco o niente per promuovere il lavoro dei musicisti.
Tuttavia non è tutto oro quello che luccica: una band che si propone ai fan con un crowdfunding, si mette in gioco e ci mette la faccia, può essere un successo o un fallimento sotto gli occhi di tutti.
Nel nostro caso abbiam pianificato la campagna quasi 4 mesi prima la messa on line, ho cercato di studiare una campagna promozionale efficace e divertente… credo di aver passato ore e ore guardando i filmati degli youtuber più seguiti, per capire il taglio che danno ai loro video, i tempi etc!

Quali feedback state ricevendo dai fan e dalla critica?

Dei feedback veramente positivi che vanno oltre la musica. Quando si vanno a toccare certe corde emozionali, si hanno delle reazioni che vanno oltre al gusto musicale… tutto il disco è un grosso tributo alla nostra infanzia, e per un oretta c’è chi riesce a rivivere quei momenti…

Tutto iniziò da una cover di “Robin Hood”, ormai nove anni fa, presente anche su questo disco. A chi è venuta l’idea di fare un disco intero di cover di cartoni animati? 

Io spingevo per fare questo disco già anni fa, ma per vari motivi i tempi non erano maturi, sopratutto per via dei 2 album “Rabbits’ Hill” che non volevamo separare con un progetto di questo tipo.

A novembre è uscito “Duets – Tutti cantano Cristina”, disco in cui Cristina d’Avena canta… le sigle dei cartoni animati in duetto con le star del pop italiano. Ve la siete presa quando avete scoperto che Cristina vi ha rubato l’idea? 

Ahahah! Non credo proprio ci abbia rubato l’idea, abbiamo proposto a Cristina di partecipare al disco ma le tempistiche non funzionavano, proprio perché impegnata sulla produzione di “Duets”. È comunque una bella coincidenza, segno che le persone hanno voglia di spensieratezza, diventare grandi è una bella fregatura in fondo! 
 

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In risposta voi avete collaborato con Giorgio Vanni, presente su disco con la ‘sua’ “What’s My Destiny Dragon Ball”, che ha anche condiviso il palco con voi dal vivo. Come siete entrati in contatto con lui e com’è andata questa collaborazione? È vero che avete raccolto le sette sfere del drago per evocarlo?

Ahah esatto! Quando abbiamo raggiunto il traguardo del 150% abbiamo pensato fosse bello averlo sul disco, così il nostro manager Fulvio Trinca lo ha contattato, e devo dire che Giorgio si è dimostrato veramente entusiasta, sentire la sua voce sulla nostra versione è stato emozionante! Anche averlo sul palco con noi durante i due showcase a Modena e Milano è stato veramente divertente e gli show sono stati un successo, spero di poter ripetere questa esperienza anche nel prossimo futuro!

Durante la campagna Musicraiser avete utilizzato delle clip video con protagonista il buon (?) vecchio Uan, intento ad interrogarvi per scoprire i segreti del disco e dei suoi ospiti. Come siete riusciti a sfuggire dalle sue grinfie?

Non è stato facile!  L’idea di utilizzare una versione di Uan per pubblicizzare l’album e descrivere la campagna  mi è venuta proprio l’estate scorsa… non potevamo usare dichiaratamente Uan, infatti è sempre inquadrato da dietro in ombra… l’idea dell’interrogatorio era perfetta!
Tutto però è stato possibile solo grazie a Daniele Tellini, un imitatore incredibile scovato su youtube, che riproduce perfettamente la voce indimenticabile di Muratori, voce originale di Uan, purtroppo scomparso negli anni 90.

Tra i goodies della campagna c’erano dei brani “scelti dal pubblico”: quali sono?

Nella campagna crowdfundig due brani erano acquistabili tramite ricompensa: uno era “King Arthur and the Knights of Justice”, ordinato da un ragazzo canadese, mentre il secondo è stato “Diabolik”.

Che mi dici invece di “Let it Go”, brano in inglese con ospite Adrienne Cowan? Erano previsti pezzi in lingua straniera nei vostri primi progetti per questo disco?

“Let it go” è una cover che avevamo già proposta a natale di qualche anno fa e inizialmente non doveva essere sull’album, poi grazie a Mark Pastorino ho conosciuto Adrienne, una voce veramente incredibile e abbiamo deciso di chiederle la guest… sono sicuro che in futuro si sentirà parlare parecchio di lei!

Anche l’overdrive utilizzato da i Luca e Guido per il disco era anche disponibile tra i goodies. Ci confermate che per testarlo non avete sfruttato Pokèmon di tipo elettrico come avrebbe fatto il Team Rocket? 

Non confermiamo e non smentiamo. No comment! …altrimenti la lega “protezione Raichu” potrebbe sabotarci i live!

Bella anche la sorpresa di risentire “Pegasus Fantasy” in lingua giapponese… quel “Dakishimeta kokoro no kosumo” fa sempre venire i brividi. Chi è l’ospite? Siete stati in tour in Giappone, qual’è il vostro rapporto coi vostri fan nipponici?

Registrammo Pegasus fantasy proprio in occasione del nostro tour in Giappone, per omaggiare i fan che sono sempre tra i più calorosi al mondo!  
Durante gli show avevamo i Rakshasa come band opener, e la loro cantate Yuri è la guest chiamata per la nuova versione… io mi sono impegnato a rendere il mio giapponese credibile, ma una madrelingua è tutta un’altra cosa!
 


 

I brani scelti spaziano dall’inizio degli anni ’80 (quella di Jeeg Robot è addirittura del ’79) fino a sigle di cartoni animati molto recenti come Beyblade e Pokèmon, quindi probabilmente ogni ascoltatore finirà per avere le proprie canzoni preferite in base all’età. Come avete effettuato la selezione? C’è qualche pezzo particolare che vi è dispiaciuto non inserire del lotto?

Non è stato facile! Ognuno di noi ha scelto due/tre sigle in base ai propri gusti… “Devilman” è stata scelta tramite sondaggio su la nostra pagina facebook, oltre le due song acquistate dai raisers… ovviamente ci sono una marea di sigle rimaste fuori, non basterebbero 10 dischi ad accontentare tutti!

Durante l’ascolto l’impressione è che in alcuni brani abbiate cercato di esaltare il lato power metal delle canzoni, mentre in altri invece siete rimasti più fedeli alle rispettive versioni originali… come avete gestito tra voi i riarrangiamenti? Pensate di aver trovato un buon equilibrio?

Credo di si, generalmente non volevamo stravolgere delle song che sono comunque dei “classici” ma allo stesso tempo volevamo che tutte suonassero “Trick or Treat”, tenendo anche conto che il disco è andato forte fuori dall’Italia, dove probabilmente non hanno mai sentito le versioni originali…

Un tema ricorrente nelle nostre recensioni è il rapporto tra un certo power metal e le sigle dei cartoni animati: l’impressione è ci sia un legame molto forte, almeno nel nostro inconscio collettivo di ascoltatori, che lega quelle melodie e quei motivi epici ed eroici a quelle, molto simili, di questo sottogenere del metal tutto tastiere, doppia cassa e ritornelli anthemici. Credi anche tu che esista un qualche legame di questo tipo?

Beh certo, le sigle dei cartoni animati sono sempre allegre, con accordi maggiori etc, ed è una caratteristica comune al power più “happy” alla Helloween per intendersi… in Giappone poi molte sigle sono già originariamente rock o metal, ma questa è un’altra storia…

Alessandro, oltre ad una carriera di tutto rispetto come cantante sei pure un ottimo vignettista e tatuatore… ne è una prova l’ottimo artwork di quest’album. Quali sono le tue principali fonti di ispirazioni come disegnatore? Come è nata questa tua vocazione professionale?

Ti ringrazio e devo dirti che mi sono avvicinato al canto piuttosto tardi mentre sono nato con “la matita in mano” quindi probabilmente la passione per l’arte e il disegno è ancor più radicata che quella per la musica. In generale mi sento molto fortunato a poter vivere delle mie passioni. 
Per la copertina di “Re-Animated” nello specifico, è un piccolo tributo all’arte di Tim Jacobus, illustratore dei “Piccoli Brividi” con un po’ di atmosfera alla Derek Riggs per dargli quel tocco metal che serviva! Lo slime in abbondanza un po’ ovunque ha fatto il resto!

Sempre restando sull’artwork, sulla lapide dietro Uan si legge “I”, “1”. Dobbiamo interpretarlo anche come il primo volume di altre raccolte? State già pensando al secondo capitolo?

Oddio non ci avevo pensato, in realtà doveva essere un richiamo al nome… o forse è un lapsus freudiano! 

Vista l’ottima risposta dei fan, pensate di portare ulteriormente questo disco in giro con spettacoli dal vivo dedicati principalmente a “Re-Animated”? 

Si, abbiamo programmati alcuni show da qui all’estate in cui promuoveremo “Re-Animated”, l’idea sarebbe di portare sempre degli ospiti del disco, anche se logisticamente non è facilissimo da organizzare…


 

Siete già al lavoro anche sul prossimo disco dei Trick or Treat? 

Certo, avevamo diverso materiale pronto già prima di annunciare Re-animated, ora a mente libera, passato il periodo di promo, decideremo bene come procedere..

Ultima domanda aperta: lasciate un messaggio ai nostri lettori, piccoli e grandi nostalgici di Bim Bum Bam! 

Certo! Innanzi tutto un ringraziamento a tutti i lettori che ci hanno supportato, e un ringraziamento anche a voi della redazione che avete gradito e appoggiato le nostre fatiche! Truemetal è uno dei portali che leggo sempre volentieri, e ogni tanto sbircio anche il forum che è molto attivo e propositivo anche sotto la nostra voce! Un saluto speciale però lo faccio all’utente Theinvoker visto che so che la mia voce gli fa…cagare! Spero di fargli cambiare idea in futuro! Ovviamente sto scherzando, continuate a scrivere tanto che ci fa piacere! Rooock!
 

Intervista a cura di Luca “Montsteen” Montini e Michele Puma Palamidessi