Doom

Intervista Ufomammut (Tutta la band)

Di Davide Sciaky - 16 Ottobre 2017 - 10:35
Intervista Ufomammut (Tutta la band)

Gli Ufomammut non hanno bisogno di presentazioni agli amanti di un certo tipo di sonorità: con il loro Doom a tinte psichedeliche in 18 anni di carriera hanno conquistato numerosi fan sia in Italia che all’estero, dove sono presentissimi live anche nei più grandi festival internazionali.
All’indomani dell’uscita del loro ottavo album, “8“, abbiamo incontrato tutta la band nel backstage del loro concerto di Stoccolma, a metà di un tour europeo che ha attraversato quasi tutto il continente e che precede un mini-tour italiano a novembre/dicembre.

Intervista a cura di Davide Sciaky

Siete circa a metà di questo tour in supporto del vostro nuovo album, poi dopo una pausa continuerete con un mini-tour solo italiano; com’è andata finora? Come sta rispondendo il pubblico alle nuove canzoni?

Poia: Eh, siamo a metà del tour in effetti, non ci pensavo neanche più di tanto…il pubblico sta reagendo bene, siamo molto contenti, per noi è comunque sempre un’esperienza eccitante cominciare a suonare un disco nuovo dopo aver suonato per due anni il disco precedente, quindi ogni volta c’è qualcosa di nuovo da scoprire anche sul palco, che un po’ la cosa bella del suonare.
Si parlava prima del fatto che abbiamo registrato per la prima volta dal vivo tutti insieme, adesso suoniamo dal vivo quello che abbiamo registrato, per cui ci rendiamo conto che anche così ci sono delle cose che vanno limate e affinate, man mano che progrediscono i giorni, le date ci rendiamo conto di sapere meglio quello che stiamo facendo, è un allenamento continuo, e siamo contenti , sicuramente.

Parlando del nuovo album ci troviamo di fronte a qualcosa di particolare già dal titolo: un 8 che può essere ruotato e letto come un infinito, un album che non ha un nome “definito” ma che si chiama “otto” in italiano, “eight” in inglese e via dicendo. Come nasce questa scelta?

Urlo: Banalmente perché è l’ottavo disco, poi col simbolo dell’otto sono venute fuori queste considerazioni, il fatto che si può ruotare e diventa un infinito…poi pensandoci anche il fatto che si può leggere in ogni lingua in modo diverso ci piaceva perché è un modo di unire tante cose differenti.
Poia: Come molte cose parte da un’idea principale, poi ti rendo conto che, sì, in effetti se lo esamini bene da ogni punto di vista riesci a ricavarne un sacco di materiale in più, anche come ispirazione per la musica stessa, come lo stesso simbolo che si rincorre è anche un suo continuo con la musica.

L’album procede, pesantissimo, senza interruzioni tra una canzone e l’altra, lo si potrebbe quasi considerare una suite unica: è effettivamente questa l’idea di base dietro all’album, o avete pensato a singole canzoni cercando solo in un secondo momento un modo di unirle?

Poia: È sempre stato il nostro pallino, di fare di ogni disco un flusso continuo di musica.
Urlo: In questo poi molto pezzi erano come un domino, abbiamo lavorato proprio su questo, molti pezzi sono così attaccati proprio perché nascono dall’idea di un pezzo che nasce dall’altro…
Poia: È come un gioco di scatole cinesi.
Urlo: E poi, sì, fin dall’inizio non abbiamo mai fatto un disco con gli stop.

Mi raccontate come si svolge il songwriting in casa Ufomammut?

Vita: Beh, prima di tutto trovarci insieme in sala prove, questo è fondamentale, la maggior parte delle cose vengono fuori quando siamo tutti insieme e suoniamo in sala prove.
A volte capita che qualcuno ha un’idea…”Eve”, per esempio, è stato un giro di chitarra che c’era ed è stato modificato, è evoluto e via dicendo, ma fondamentalmente si compone quando siamo tutti insieme, è la cosa che credo ci venga meglio.
E’ difficile che qualcuno arrivi da casa e dica, “Fermi tutti, ho questo riff, sentite qua”, può capitare ma è difficile, e se anche capita viene poi modificato, adattato…
Poia: Quello che stiamo facendo da un po’ di tempo è registrare ogni volta, quindi quando poi registri ti rendi conto se la cosa che hai fatto è valida.
 

E, una volta che siete insieme in sala prove, quanto è improvvisazione e quanto è songwriting più “ragionato”?

Vita: Be’, all’inizio è quasi tutto improvvisazione, poi come diceva Poia, registriamo le cose, ci sentiamo, ci sentiamo inteso come noi ci sentiamo suonare, e magari ti viene in mente una modifica, varie cose, il cantiere è sempre aperto fondamentalmente, specialmente nei dischi precedenti facendo le sessioni separate intervenivamo sempre per modificare magari qualcosa all’ultimo momento, cosa che è successo invece raramente con l’ultimo disco, sì, sono state tagliate un paio di parti ma…niente di che.
Però sì, alla fine l’essere insieme e l’improvvisazione è quello che ci aiuta di più, ci fa fare di più insomma.

L’artwork è nuovamente disegnato da voi, come nasce una vostra copertina?

Poia: Ogni cosa nasce sempre dalla musica, quindi la copertina è ancora un passo successivo rispetto a tutto il resto.
La musica in questo caso, oppure il titolo, suggerisce delle forme o delle idee che poi vengono tradotte in immagini, però ogni copertina ha una storia a se, in alcuni casi sono copertine molto simboliche con molti punti di riferimento e diverse forme che si rincorrono, in altri casi si tratta di un flusso di immagini confuse che non hanno una ben definita forma, quindi anche in questo caso non c’è un’unica regola per come si sviluppa un’immagine.


Si sente a volte parlare della “morte del Metal in Italia”, ed è effettivamente vero che molti locali sono stati costretti a chiudere negli anni; innanzitutto, cosa ne pensate di quest’affermazione?

Vita: Non è tanto il Metal che muore in Italia, quanto il fatto che la maggior parte dei gestori di locali preferiscono magari far suonare cover band perché il pubblico preferisce le cover band, non è tanto il Metal in sé, è generale.
C’è sempre stata comunque poca cultura Rock o Metal in Italia…
Se il locale chiude, io ho visto alcuni locali che hanno chiuso intorno a dove abitiamo noi, hanno chiuso perché si sono impuntati a fare solo tribute band e alla fine la gente si rompeva le palle di vedere sempre le stesse canzoni ogni settimana fatte da gente differente, alla fine è così, è quello che ha tagliato le gambe a questi locali.
Poi è logico, se tu vuoi avere un locale…cioè, io non ho mai avuto un locale ma questa è la mia idea, non è che puoi ogni volta avere solo un guadagno, magari a volte con una band hai un guadagno superiore, con altre hai un guadagno un po’ inferiore, ma è tutto l’insieme che ti fa mandare avanti, cioè dovrebbero crearsi uno zoccolo duro di pubblico che va lì a prescindere dalla band che suona, potrebbe esserci una band Punk o una band Thrash Metal, farsi uno zoccolo di pubblico, invece non glie ne frega niente, non pagano le band, non gli danno da mangiare, non gli danno un panino, una birra.
E gli sta bene alle cover band, no, nel senso, senza offendere nessuno, capisco che magari musicalmente e tecnicamente parlando sono molto bravi però…cioè, stai nella tua saletta prove, se vuoi fare le canzoni degli altri stai nella tua saletta prove, non è che devi fare il figo davanti alla tua fidanzata o all’amica, tanto l’amica non te la dà se tu fai le cover.
Poia: Dipende da che gusti musicali ha l’amica [ride]
Vita: Sì, però in generale…non te la dà [ride]
Urlo: Una cosa che notavo anche è che il Rock, Metal, ormai non sono più di moda, di giovani ne vedi pochi…
Poia: Il cambio generazionale, vanno su altre generi.
Urlo: Il Metal super-classico, quelle cose lì, il Black Metal, il Thrash Metal funzioneranno sempre, il Metal un po’ più diverso forse ha bisogno di un po’ più spinta…
Vita: Di badanti [ride].
Poia: Però comunque sì, ho notato che è come se mancasse una generazione, nel senso che ho notato recentemente qualche ragazzino in più rispetto a quello che poteva essere qualche anno fa, poi diciamo gente più o meno della nostra età.
Manca quel gruppo di persone che invece è più attirato dal…non so, dal mainstream.
Chi è vecchio e saggio, e chi è giovane e ribelle, è ancora più o meno interessato a sentire sonorità differenti, un po’ più cattive…

Voi invece, come dicevo prima, farete un mini-tour italiano il mese prossimo; voi sentite meno questo problema italiano?

Poia: Sì, noi parliamo sempre dell’Italia come un posto lontano dalla cultura Rock, ed è sicuramente vero, però…alla fine il paese dove abbiamo sempre più date in assoluto è sempre la Germania e negli altri paesi spesso non è che facciamo tante date, lo stesso dicasi per la Norvegia, la Danimarca…
Vita: Anche perché sono paesi con pochi milioni di abitanti.
Poia: Però in Italia già riuscendo a suonare in 2-3 città, se ci penso poi non è così male.
Vita: Però se pensi alla Svezia, 5 milioni di abitanti, l’Italia ne ha 60 milioni…
Urlo: Poi in Italia si lamentano sempre, quando abbiamo suonato a Milano poi abbiamo postato le date del tour e un sacco di gente poi, “Eh, ma non suonate a Milano?”…cioè, c’abbiamo suonato l’altro ieri.

 

Magari chi si lamentava ha visto solo la locandina del tour europeo dove non ci sono le date italiane…

Urlo: Però l’evento di Milano è stato pubblicizzato tantissimo, infatti è stato anche un successo, c’era tanta gente, però c’è sta cosa che la gente ancora si lamentava, “Quando venite a Milano?”.
Vita: Oppure gente che abita dalle nostre parti che dice, “Quando suonate dalle nostre parti fammelo sapere che vengo sicuro” e poi chi li vede.
Poia: Sì, poi c’è sempre una certa esterofilia.

Dato che siete molto attivi all’estero, mi fate un confronto tra la scena estera e quella italiana? Quali sono secondo voi i punti di forza e di debolezza dell’Italia, nella musica, rispetto all’estero?

Urlo: Notiamo sempre che la musica italiana, i gruppi che vanno a suonare all’estero, che fanno qualcosa di particolare in Italia ci sono e hanno delle loro peculiarità che altre band straniere non hanno.
Sto notando che ora all’estero viene solo roba riciclata, imitazioni di altri gruppi, tranne poche band che portano avanti il discorso…o ci sono le reunion o ci sono gruppi che suonano come Janis Joplin, o che fanno cose come Black Sabbath che vanno poi per la maggiore, il problema è anche quello, se la gente invece di andare a vedere questi gruppi andasse a cercare qualcosa di più particolare, forse…
Poia: Sì, sono delle cover band anche quelle.
Urlo: La scena italiana adesso secondo me non ha molto da invidiare all’estero, anche in Italia ci sono gruppi che imitano altri gruppi, e ci sono gruppi che invece hanno le loro particolarità.
Poia: Abbiamo visto che purtroppo sono gruppi che, un po’ per colpa del gestore del locale, in senso lato, di chi si occupa di promuovere la musica, un po’ per via della pigrizia degli spettatori che piuttosto che vedere un gruppo super valido come possono essere i Morkobot, preferisce andare a 60km da casa per sentire il gruppo di grido che viene dagli Stati Uniti che non aggiunge nulla di nuovo alla musica.

 

O la reunion dei Guns N’ Roses.

Vita: Ma perché dietro queste band hanno le radio, senza fare nomi, tanto è inutile, hanno le radio che…tipo ce n’è una che sta facendo già da mesi pubblicità per il concerto del prossimo anno dei Metallica.
Cioè, loro tutti i giorni martellano il pubblico dicendo, non so la data, sparo a caso, “Il 18 febbraio 2018 i Metallica, prendi il biglietto, biglietto in vendita qui, compra…”, alla fine uno lo prende!
Questo non sono né io, né tu, né loro, ma un’alta percentuale di persone lo fa.
Gli AC/DC: quando meritavano veramente 90.000 spettatori avevano 5-6000 spettatori a concerto, adesso che meriterebbero di avere 30 persone al concerto ne hanno 90.000.
I Guns N’ Roses uguale, a me non sono mai piaciuti, però a fine anni ’80, inizio anni ’90, quando davvero meritavano 90.000 spettatori non ne avevano 90.000, adesso ne fanno 90.000…solo perché ci sono le radio dietro che spingono, “Prendi il biglietto, prendi il biglietto, prendi il biglietto”.
E’ un po’ anche come la vendi la cosa, i Rolling Stones a Lucca, io ho letto delle recensioni, “Penosi”, poi c’è gente che dice, “Eh, non è vero, non capisci un cazzo, loro suonano così”…suonano così perché sono vecchi e non ce la fanno più.
Chi sponsorizza questo concerto, chi supporta questo concerto, magari investe 2 milioni di euro perché progetta di farne 4 milioni, quindi per forza…la gente poi si lamenta, “Neanche ho visto il palco”, cosa ti lamenti? Vai ad un concerto del genere, è così, è così che funziona.
Non fraintendere, io sto solo dicendo come funziona questa situazione.

Negli ultimi anni c’è stato un boom dello Stoner con la nascita di tanti nuovi gruppi che stanno raccogliendo un buon riscontro, penso a band come Elder, Monolord e Stoned Jesus, al punto che un mega-festival come l’Hellfest, dove voi stessi avete suonato qualche mese fa, ha dedicato un palco esclusivamente a queste sonorità. Quali sono per voi i gruppi più interessanti e promettenti tra le nuove leve?

Urlo: A me non dispiacciono live i Conan…anche i Monolord, anche se è musica che personalmente non ascolto più di tanto.
Mi piace cercare quella musica, tipo ultimamente ho trovato i Dead che sono interessanti, però non è un genere che riesco ad ascoltare molto…però Conan e Monolord sono già più originali rispetto a gente come i Graveyard, i Blues Pills, che anche lì hanno dietro l’etichetta che investe, è il discorso di prima.
Poi comunque devi fare la musica che ti piace, se loro si divertono così…
Vita: Ma non credo che nessuno li obblighi a fare quel genere di musica, ci sono occupazioni molto meno onorevoli…quello che voglio dire, anche tornando al discorso di prima delle cover band, poi ognuno fa quello di cui ha voglia, capito, qua si esprime solo un giudizio, per me chi non ha nulla di personale da dire potrebbe tranquillamente starsene a casa o in sala prove con gli amici, ubriacarsi, fumare davanti alla fidanzata e basta.
Questo è solamente un mio pensiero, poi quando diventerò dittatore del mondo proibirò le cover band, di Vasco Rossi soprattutto.

 

Siete sempre stati molto attivi e, a parte rare eccezioni, non sono mai passati più di 1-2 anni tra un album e l’altro; vi metterete già a lavorare a nuova musica presto o aspettate un attimo per ricaricare le pile?

Vita: “8” è appena uscito ma per noi è vecchio, l’abbiamo registrato ad agosto del 2016, perciò…
Urlo: Stiamo battendo la fiacca, quindi non lo sappiamo…
Poia: Più che altro a capire questo disco c’è voluto un po’, provarlo, riuscire a farlo rendere dal vivo è stato più difficile che registrarlo.
Però conoscendoci dopo un po’ ci annoiamo, quindi non c’è nulla in cantiere al momento ma…l’idea, la speranza e la voglia di fare cose nuove c’è sempre comunque.

Ragazzi, grazie della disponibilità, vi lascio questo spazio finale per un saluto o un messaggio ai nostri lettori.

Vita: Non fate cover band.