Thrash

Intervista Ultra-Violence (Loris Castiglia)

Di Andrea Bacigalupo - 12 Settembre 2018 - 8:30
Intervista Ultra-Violence (Loris Castiglia)

Approfittando dell’uscita di ‘Operation Misdirection’, il nuovo album dei Torinesi Ultra-Violence, prodotto da Candlelight Records, abbiamo scambiato con loro qualche parola. Buona lettura.

Partiamo da una domanda banale: vi chiamate Ultra-Violence, questo mi rimanda la memoria ad un gruppo statunitense dal nome Vio-lence, autore dello splendido album ‘Eternal Nightmare’ del 1988. C’è qualche connessione o è solo una coincidenza? Visto il loro sound, possono essere stati fonte d’ispirazione?

È una coincidenza, il nostro nome proviene dal film “Arancia Meccanica” come si evince dalle copertine dei nostri album. I Vio-Lence sono una band che adoro e il loro sound ci ha influenzato parecchio, soprattutto l’album da te citato.

 

Vuoi raccontare la vostra storia ai lettori di TrueMetal.it? Quale sono i motivi che hanno portato la band alla formazione attuale, con due nuovi ingressi rispetto al passato?

La band si è formata nel 2009, eravamo tutti giovanissimi ed eravamo alle prime armi con i nostri strumenti. Ci sono voluti tre anni per affinare la nostra tecnica, scrivere, registrare e pubblicare il nostro EP di debutto “Wildcrash” nel 2012. Da allora lavoriamo a questo progetto con dedizione e senza sosta, questo ci ha permesso di ottenere un contratto con l’etichetta italiana Punishment 18 Records e successivamente con l’inglese Candlelight Records e di tenere concerti in quasi tutta Europa e in Giappone. Durante questo percorso siamo cresciuti come musicisti e come persone e alcuni di noi hanno deciso di intraprendere strade e progetti diversi per il futuro. Per questo motivo abbiamo avuto due cambi di line up tra il 2015 e il 2016. I nuovi membri, Andrea Lorenti (basso) e Francesco “Frullo” La Rosa (batteria), hanno innalzato il livello tecnico della band e rinvigorito l’entusiasmo all’interno della formazione.

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Da pochi giorni è uscito il vostro ultimo album, dal titolo ‘Operation Misdirection’. Un’ opera aggressiva e, soprattutto, innovativa per atmosfere, sensazioni ed arrangiamenti. Parlateci di come è nato questo lavoro e di come siete riusciti a fare qualcosa di diverso dal canonico Thrash allargandone i limiti, pur rispettandolo.

È stato un processo naturale. Ci piace la musica veloce e aggressiva, ma anche quella melodica e atmosferica, per questo motivo non ci siamo posti dei limiti di genere musicale e abbiamo inserito elementi che non avevamo mai usato prima. Abbiamo bisogno di stimoli quando componiamo nuova musica ed è tutto molto più divertente e interessante quando esplori nuovi territori. Come diciamo spesso, scrivere un album puramente thrash sarebbe più facile e probabilmente riceverebbe meno critiche, ma non ci soddisferebbe artisticamente.

 

In generale, che temi tratta l’album e come nasce un brano degli Ultra-Violence? 

Ogni canzone tratta un tema diverso, abbiamo lavorato molto sui testi e sui messaggi che vogliamo trasmettere, molto più che in passato. I brani nascono prevalentemente da un riff di chitarra a cui ne vengono successivamente collegati altri per formare una struttura. La parte che richiede più tempo è proprio quella della formazione di una struttura funzionale, non banale e che riesca a contenere tutte le idee che abbiamo in mente per quella determinata canzone. Dopodiché perfezioniamo gli arrangiamenti di batteria e basso, per terminare poi con linee vocali, testi e assoli di chitarra.

 

In particolare: chi è l’acrobata?

Il testo della canzone dice: “Then like an acrobat I landed on my feet”. Quindi l’acrobata è chiunque abbia attraversato delusioni o difficoltà e sia riuscito a uscirne a testa alta e più forte di prima. Ho scritto il testo basandomi sulla delusione derivante da una delle mie ultime relazioni ed è stato un buon metodo per togliersi il peso dallo stomaco, la musica lo è sempre. Sono molto soddisfatto di questa canzone, nella quale ci siamo lasciati andare ad un punk/rock and roll molto energico e orecchiabile.

 

Riferendosi a ‘Nomophobia’, quanto è grave per voi la paura di rimanere isolati dalla rete dei telefoni cellulari?

La tecnologia è una cosa fantastica. È il modo in cui l’uomo la utilizza ad essere spaventoso. È evidente che i social media e tutto ciò che ne deriva ci stiano dirottando verso un punto di non ritorno. Quando ho pensato di scrivere un testo su questo argomento mi è sembrato strano che non l’avessero già fatto in molti, essendo una cosa così attuale. Riflettendoci ho capito che siamo tutti soggetti a questa dipendenza (o almeno la maggior parte di noi) ed è quindi complicato scrivere un testo che vada contro se stessi. Per questo motivo sono molto contento di questa canzone, perché è scritta in prima persona e non esclude il “narratore” dal problema, diventando una sorta di autocritica. Mi ha spinto a chiedermi “what have we become?” (per citare il testo) e a realizzare che anche io faccio parte di tutto questo e non riesco a farne a meno nonostante la consapevolezza di ciò che ne consegue.

 

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Come mai la scelta di proporre la cover di ‘Money for Nothing’ dei Dire Straits?

In ognuno dei nostri album è presente una cover. Questa volta volevamo metterci alla prova con una canzone che non fosse già di genere metal. Abbiamo considerato diverse canzoni rock (di cui non svelerò i titoli perché potremmo riutilizzarle in futuro) e abbiamo realizzato delle demo riarrangiandole e riproponendole nel nostro stile. “Money For Nothing” è stata una delle prime idee che abbiamo avuto e si è poi rivelata la scelta definitiva. Ci piace come suona in veste thrash metal e personalmente sono molto legato a questa canzone. Quando ero bambino mio padre ascoltava band come The Police, Dire Straits e Queen, e il riff iniziale di “Money For Nothing” è probabilmente uno dei primi riff di chitarra che ho sentito nella mia vita e ha catturato la mia attenzione fin da piccolo, spingendomi a imparare a suonare la chitarra e a scoprire la musica metal.

 

8) In Shining Perpetuityviene recitata una poesia in italiano, il cui testo fa entrare, per parole e stile di interpretazione, in un bosco scuro carico di sofferenza e disperazione. Perché la scelta di usare la nostra madrelingua?

Shining Perpetuity” è la prima canzone che abbiamo scritto per l’album e fino a poco prima di entrare in studio non avevamo esattamente idea di cosa fare di  quella atmosferica parte centrale. Abbiamo pensato di metterci un assolo di chitarra in clean, e penso avrebbe funzionato alla grande. Ma poi, con lo svilupparsi del testo, abbiamo considerato l’idea di metterci una parte narrata. La scelta di farlo in italiano è stata un azzardo, ma una volta registrata ci siamo resi conto che trasmette molta più sofferenza ed emozione e siamo tutt’ora curiosi di sapere come suona ad un orecchio che non ha familiarità con la nostra lingua. Mi piacerebbe dimenticarmi l’italiano per un attimo e provare ad ascoltarla.

 

Le copertine dei vostri lavori fanno tutte riferimento al film ‘Arancia Meccanica’. Cosa vi lega al capolavoro di Stanley Kubrick?

Il nostro nome è tratto dal film e utilizziamo “Funeral Music For Queen Mary” da sempre come intro per i nostri concerti. Non abbiamo mai scritto delle canzoni basate sul film e penso che mai lo faremo. Le tre copertine, realizzate da Ed Repka, fanno parte di una trilogia di album del quale “Operation Misdirection” è l’ultimo capitolo. Aspettatevi qualcosa di diverso in futuro.

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Come vedete le sorti del Thrash Metal, soprattutto di quello Italiano? Continuerà a sopravvivere nonostante gli alti e bassi che lo perseguitano da trentacinque anni?

Non è un ottimo periodo per il thrash metal in Italia, ma non scomparirà. Ci sono sempre nuove band e uscite valide provenienti dal nostro paese. Diciamo che esistono molte altre nazioni in cui il questo genere e di gran lunga più rispettato e apprezzato.

 

Domanda per i giovani che vogliono suonare: quanto è impegnativo far parte di un gruppo come gli Ultra-Violence?

Molto. Sono più gli investimenti che i guadagni e non puoi permetterti di avere un lavoro fisso. Ma se è quello che sogni di fare della tua vita e sei determinato al 100%, troverai un modo per farlo funzionare. Lavori saltuari, sacrifici, rinunce, tutto al servizio della band. Ma le soddisfazioni sono tante e valgono più di ogni altra cosa.

 

I vostri progetti? Avete in programma delle attività live per promuovere l’album?

Sì, stiamo lavorando a dei tour per il 2019. Vorremmo suonare dove non siamo mai stati e dove sappiamo di avere dei fan che vogliono vederci dal vivo. America Latina, Stati Uniti e Canada sono i paesi che vorremmo raggiungere. Speriamo non manchi anche qualche tour e festival in Europa.

 

Chiudiamo questa breve intervista ringraziando gli Ultra-Violence della loro disponibilità e lasciando a loro i saluti ai lettori di TrueMetal.it

Grazie a voi di TrueMetal.it e grazie a tutti quelli che ci seguono e ci supportano, a presto!