Hard Rock

John Diva and The Rockets of Love (John Diva)

Di Fabio Vellata - 19 Febbraio 2019 - 0:01
John Diva and The Rockets of Love (John Diva)

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Ironia o realtà? Personaggio vero o semplice maschera costruita nel tentativo di ottenere spazio e qualche chance di visibilità in più?
A leggere la biografia di John Diva, carneade della scena hair metal, qualche perplessità è inevitabile. Collaborazioni illustrissime (Bon Jovi, Aerosmtih, Van Halen, Guns n’Roses..e cos’altro?), partecipazioni alla stesura di brani leggendari, esperienze con i grandissimi del rock.
Viene da domandarsi dove si fosse nascosto sino ad ora un artista tanto di talento e prestigio…com’è possibile che non ne avessimo mai sentito parlare?

Abbiamo provato ad approfondire con il diretto interessato in una breve intervista, senza tuttavia riuscire a fugare i nostri dubbi.
Quel che ci rimane tra le mani è, ad ogni modo, un disco solido, molto godibile, fatto di canzoni che trent’anni fa avrebbero preso d’assalto MTV e le stazioni radio dell’epoca.
Che sia tutto vero o frutto d’ingegnosa finzione, non importa: il progetto John Diva and The Rockets of Love funziona alla grande, ed il messaggio che porta con se si rivela, dopo tutto, persino costruttivo e di buon auspicio…

 

Intervista a cura di Fabio Vellata

 

Prima di ogni altra cosa, benvenuto e…congratulazioni per il tuo album d’esordio. Mi è sembrato un disco molto valido, perfetto per chi apprezza certi suoni tipici dell’hair metal e dell’arena rock anni ottanta. Da dove parte il tuo progetto, proprio da qui?

Ciao Fabio, grazie molte davvero per averci concesso questa opportunità.
Diciamo che il mio progetto nasce prima di tutto dal desiderio di rendere di nuovo grande il Glam Metal negli States. Viviamo in tempi oscuri e siamo alla disperata ricerca di un po’ di glitter, sentimenti e divertimento all’americana. La nostra band è stata a lungo in tour e si è costruita una solida fan-base, tanto che I concerti sono ormai come una sorta di riunione di famiglia…con la differenza che molte persone tra quelle presenti, magari ti stanno anche più simpatiche di qualche zio o cugino!

Senti, vogliamo essere sinceri? Chi è davvero John Diva? Sul vostro sito ci viene riferito che sei stato coinvolto con grandi artisti come Bon Jovi, Aerosmith, G n’R, Kiss e Van Halen, in qualità di coach, songwriter e manager. Onestamente sono curioso e spero tu non te la prenda se nutro qualche dubbio in merito…si tratta di uno scherzo o c’è del vero?

Ahimè…vorrei poterti dire di più ma sono attualmente coinvolto in una serie di cause legali…spero di poter raccontare come stanno davvero le cose il prima possibile. Nel frattempo non possiamo far altro che parlare dei recenti sviluppi discografici…

 

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Va beh…parliamo dell’album allora! Ascoltandolo pare proprio che gli anni ottanta siano per voi come una specie di religione. Da dove nasce questo tuo amore viscerale per quel periodo?

Siamo cresciuti nei giorni gloriosi di questo genere, quando una canzone rock in radio spesso era qualcosa di eccezionale. Come un messaggio arrivato da chissà dove, nel mezzo della tua mediocre vita da teenager, con il potere di cambiare (o magari pure salvare) la tua esistenza. 
E quindi sì, per noi il Rock n’Roll in qualche modo è come una religione, perché ci connette con una fonte di energia che è più grande della vita stessa!

E credi che esista ancora spazio nei gusti degli ascoltatori per questo tipo specifico di musica rock?

Assolutamente! Assolutamente sì! I vecchi eroi sono cresciuti ed invecchiati…qualcuno è anche già passato a miglior vita. Ma esiste un’intera nuova generazione che meriterebbe di sperimentare cosa sia il rock n’roll. 
Il rock riguarda l’amicizia, i sentimenti: è concreto, tangibile…lo puoi assaggiare, sentire, qualche volta addirittura odorare.
Onestamente, in un mondo come quello odierno in cui tutto è reperibile via internet, uscire di casa per andare ad un concerto rock è quasi come una specie di ribellione. Lo riconosco.
Però è necessario provarci: uscire, incontrare gente “vera” non virtuale, magari per accorgersi che il mondo non è poi quel posto così brutto che si dice!

Se ti volti all’indietro per un istante, cosa noti di particolarmente diverso nel business musicale tra gli anni ottanta ed oggi?

All’epoca era realmente un grande business. Ad un certo punto dovevi parlare con i contabili invece che con musicisti e produttori. Essere un artista sotto contratto negli anni ottanta era quasi come lavorare per una banca. Oggi invece le label non sono più così influenti come un tempo. MTV non c’è più ed attraverso internet una band può fare promozione per se stessa con un piccolo budget a disposizione. La creatività sta diventando di nuovo importante…e questa non può essere che una buona notizia!

 

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Parlando proprio di etichette, come siete venuti in contatto con SPV?

Abbiamo avuto parecchie offerte per la pubblicazione del nostro disco d’esordio, ma SPV è stata quella che ci ha fatto capire di volerlo maggiormente.
Sono sempre stati una label molto seria e lo sono tutt’ora. Siamo davvero molto grati e lieti di aver lavorato con Olly Hahn ed il team SPV.
Hanno fatto davvero un gran lavoro!

Secondo te, quale elemento può essere identificato come il vero valore aggiunto in grado di rendere “Mama Said Rock is Dead” davvero diverso e forse superiore rispetto ad altri album melodic rock pubblicati in questo periodo?

E chi lo sa…devi dirmelo tu! Quel che posso dire è che questo disco era davvero dentro di noi… probabilmente lo avevamo in testa sin dalla fine degli anni ottanta…
Una volta che abbiamo deciso di iniziare a scrivere, le cose hanno assunto un grande slancio: abbiamo trovato un nuovo management, una label, un booking partner molto forte. Tutto nell’arco di pochi mesi.
Evidentemente stiamo facendo le cose per il verso giusto!

Van Halen, Whitesnake, Alice Cooper, Def Leppard, Danger Danger, Bon Jovi…chi altro possiamo includere tra le vostre influenze principali?

Ne hai già citati tanti, ma oltre a questi, sono probabilmente il più grande fan al mondo di Phil Lynott. Le mie radici, tuttavia, vanno indietro sino agli anni sessanta: l’unica cosa che mio padre mi ha lasciato in casa è stata una copia di “Abbey Road” dei Beatles…credo di averlo ascoltato un milione di volte.

Se potessi avere indietro qualcosa dal passato cosa vorresti?

Sicuramente la mia Camaro del 1987…non è sopravvissuta ad una selvaggia notte d’agosto a Venice beach…ma quella notte l’ho vissuta, per l’amor del cielo!!!

Per concludere, cosa ti aspetti da questo disco e dal proseguimento della tua carriera?

Sono sincero nel dirti che non ci aspettavamo che un disco come “Mama Said Rock is Dead” potesse ricevere così tanta attenzione nel 2019, ma c’è riuscito. Nulla di strano, significa che mia madre aveva torto! E non solo lei: il genere è tornato, è vivo. La gente sta tornando ad amarlo. Anche perché è adorabile. Semplicemente adorabile!

 

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Sito ufficiale John Diva and the Rockets of Love