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Kataklysm (Maurizio Iacono)

Di - 1 Gennaio 2003 - 17:23
Kataklysm (Maurizio Iacono)

Sono passati oramai tre mesi da quando ho effettivamente realizzato questa intervista; per alcuni problemi tecnici mi ritrovo a pubblicarla solo oggi, avendone persa anche una parte che onestamente non mi azzarderei mai a riportare a memoria.
Nonostante questo, vi invito a leggere le parole di Maurizio, che si è dimostrato una persona molto disponibile ed intelligente; 12 anni di carriera certo non hanno compromesso l’umiltà artistica e la passione di una band degna di rispetto. Scusandomi ancora per il ritardo, vi lascio ad una interessante chiacchierata con uno dei personaggi della scena estrema internazionale più amato qui in Italia!Cosa vi aspettate dal vostro lavoro? Che aspettative avete?

Diciamo che sono 10 anni che operiamo in questo ambiente, allora credo che la prima cosa sia un po’ di rispetto e vedere che alla gente piace questo disco. Questo è importante, è la cosa più importante per me. Secondo, come tutti vogliamo un po’ di successo, che ci accada qualcosa di positivo. Io credo che il disco sia un disco forte, che può fare qualcosa di buono per noi, e speriamo che sia così.

A me è piaciuto molto il disco, e tra i punti di forza ho trovato innanzitutto un rafforzamento del suono e poi un approccio compositivo ai massimi livelli. Ho sentito anche parecchi stacchi melodici interessanti. Volevo sapere tu cosa ne pensi.

Sì, sono d’accordo. Una cosa che è sicura è che a creare questo impatto ha aiutato la produzione. Il chitarrista ha fatto un lavoro magnifico su questo disco perchè ha dato il massimo che poteva col tempo a disposizione e credo che abbia fatto una registrazione stupenda. A livello di scrittura, questo è il primo disco che facciamo tutti quanti insieme; non avevamo mai lavorato tutti e quattro su un disco. Abbiamo sempre collaborato io e il chitarrista, io e il bassista o io ed il batterista ma questa volta abbiamo deciso di fare tutto insieme e trovo che questo sia la maniera migliore, ma non la più facile. E quando quattro persone si trovano d’accordo nel dirsi soddisfatti di un lavoro vuol dire che è proprio buono.

C’è qualcosa che, adesso che il prodotto è finito, vorresti cambiare?

Direi che è un po’ troppo presto per saperlo. A dirti la verità io, di come è il prodotto finito, sono contento al 100%. Sicuramente come ogni altra cosa non può mai essere perfetto. C’è sempre qualcosa che cambieresti. Posso parlarti delle mie parole; musicalmente non posso dire che vorrei cambiare qualcosa. Da questo lato è molto completo: avevamo un’idea al principio ed è uscito esattamente come pensavamo. Lo sai che quando fai un disco la tua visione è sempre alta, è di fare qualcosa di buono, è di finire ed essere contenti di quello che è uscito. Poi magari fra un anno, quando lo avrò ascoltato 2000 volte, può darsi che ci sia qualcosa che cambierei.

Adesso volevo parlare un po’ dei testi, perchè di solito le vostre tematiche non sono come quelle degli altri gruppi Death. Di cosa parlano i testi di Shadow & Dust

“Shadow & Dust” vuol dire ombra e polvere, il che vuol rappresentare la condizione umana. Per me noi siamo solo polvere umana sopra questa terra; sicuramente dopo ci sarà qualcos’altro.
Per farti un esempio, quando una bomba nucleare scoppia vicino ad un posto abitato, può darsi che vicino ad un muro ci sia una persona: allo scoppio il suo corpo sparisce, ma la sua ombra rimane impressa sul muro, e dopo rimane solo polvere. Il concept di questo album parla di guerra, ma parla anche del valore di vivere giorno per giorno e non pensare di dover fare tutto per il futuro. Le mie parole sono più basate sull’aspetto umano; non mi piace parlare di cose gore. Io parlo della mia visione del mondo, di come lo vedo io, che poi la gente può accettare o no.

Non una visione quindi necessariamente negativa…

No, non è negativa. Io sono stato una persona molto negativa nel passato, poi maturando ho visto un altro aspetto della vita. Vedo molto male però vedo anche una speranza, capisci? Io sono sempre per il mandare un messaggio positivo.

6 album sono una gran bella cifra. Che sensazione si prova ad essere da così tanto tempo nella scena?

E’ una gran bella soddisfazione perchè è molti anni che siamo qui a fare questo genere di musica, e dopo tanti anni siamo stati capaci di sopravvivere a cose buone e cattive. Siamo ancora qui, e io credo che un buon gruppo non sia solo quello che fa un album e poi sparisce; un buon gruppo deve essere capace di sopravvivere album dopo album e di avere qualcosa da dire. I Kataklysm è 12 anni che sono in giro, hanno fatto 6 album e per me è una cosa che non tutti i gruppi sono capaci di fare, è una soddisfazione enorme, e una cosa che continuerò a fare fino a quando potrò.

Quali sono le vostre aspettative per il futuro? Cosa manca ancora ai Kataklysm?

Io credo che non siamo ancora al livello che vorremmo raggiungere, anche nella scrittura dei pezzi. Quest’anno siamo stati molto soddisfatti del lavoro fatto, ma credo che possiamo fare ancora meglio. Non mi aspetto la fine del mondo, ma solo un’evoluzione positiva del gruppo. Abbiamo imparato molte cose, il nostro suono è maturato e ora sappiamo quello che stiamo facendo.

Pensando al vostro passato ed alla storia del gruppo, avete raggiunto per ora gli obiettivi che vi siete posti?

Io credo che gli obiettivi che la gente si pone cambino col tempo. E’ un po’ difficile dire «ora faccio questo, domani quell’altro». Per ora ho raggiunto quello che volevo: ho fatto il giro del mondo, in 19 paesi, ho visto tante cose, sperimentato. Però musicalmente mi piacerebbe migliorare ed arrivare ad essere soddisfatto del 100%.

Come è lavorare con alle spalle un’etichetta del calibro della Nuclear Blast?

Al principio abbiamo avuto alcuni problemi con loro; proprio all’inizio no, perchè ci hanno scoperti, hanno detto che avevamo possibilità che altri gruppi non avevano, un modo di scrivere originale e per questo hanno voluto tenerci. Nella seconda parte hanno cominciato a seguire altri generi, e a quei tempi non eravamo molto contenti. Ma ultimamente, negli ultimi 3 album, hanno fatto molte cose per noi, è una casa discografica che supporta assolutamente quello che stiamo facendo. E’ difficile avere questo tipo di supporto oggigiorno; si vede proprio la differenza, sia a livello personale che di gruppo. Abbiamo un supporto che non abbiamo mai avuto prima; ci credono in questo gruppo, e questa è la cosa più importante che puoi trovare. Perchè vedi, i Kataklysm non sono un gruppo come i Manowar che vendono centinaia di migliaia di dischi in tutto il mondo; vendiamo molto poco perchè facciamo musica estrema, ma nonostante questo riceviamo un trattamento buono. Questa è la cosa importante per me.

Io ho avuto l’occasione di vedervi in Italia e quello che ho notato è che il pubblico italiano vi adora, e lo dimostra. Per voi com’è suonare in Italia?

Per me è una cosa grandissima, sicuramente più che suonare in altri posti. Ogni volta che mi mandano le date dei tour vado sempre a vedere dov’è l’Italia perchè per me è il posto dove c’è la mia tradizione, il mio sangue. Una cosa completamente diversa che suonare altrove. Sicuramente il concerto che faccio è lo stesso, ma credo di metterci un po’ più di cuore perchè è un’occasione speciale. Dal primo giorno che ho messo piede in Italia per suonare ho capito che il rapporto fra me e la gente che viene a trovarci è una cosa incredibile.

In generale che importanza date ai concerti? Sono un mezzo di promozione o qualcosa di più?

Io credo che sia sicuramente un mezzo di promozione, è normale, però è anche la sede dove viene fuori il carattere del gruppo. Tu vai sul palco, suoni e fai vedere veramente come sei. Un gruppo falso si vede sulla scena. Per noi il rapporto che si crea quando sei faccia a faccia con la gente che viene a vederci è innanzitutto di ringraziamento verso loro che ci supportano e comprano i nostri dischi.

La scena Death metal canadese com’è? A parte i grandi nomi tipo voi, i Cryptopsy eccetera, c’è anche spazio per l’underground?

Sicuramente ci sono molti buoni gruppi e sicuramente alcuni che meritano più di quello che hanno. E’ normale che ci siano difficoltà: noi siamo vicini agli Stati Uniti, e le case discografiche in cerca di talento vanno prima lì e poi vengono da noi. Questo è un handicap che ci portiamo dietro ma io credo che nel futuro si sentirà parlare di più di gruppi canadesi.

Cosa pensi invece dei vari trendy che attraversano la scena? Credi che siano solo delle mode o che diventeranno il futuro del genere?

Come in tutte le cose c’è stato sempre un trendy dominante; è normale in tutte le scene musicali. Però sono le cose vere che rimangono. Le mode vengono e se ne vanno. Sono gruppi che suonano quello che al momento gli piace ma non credono in quello che fanno. Tu devi fare la musica che ti senti dentro, che va bene a te; non certo per vendere i dischi.

Ti ringrazio, a nome mio e di truemetal; sei stato veramente disponibile. A te la conclusione…

Spero che avremo la possibilità di suonare ancora da voi tra poco. Vi ringrazio per il vostro supporto e per il tempo che avete dedicato a noi con questa intervista!!! Ripeto ancora una volta: viva l’Italia!