Recensione: King Of The Nordic Twilight

Di Simo Narancia - 9 Novembre 2001 - 0:00
King Of The Nordic Twilight
Band: Luca Turilli
Etichetta:
Genere:
Anno: 1999
Nazione:
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75

Questo che vado a recensire è il primo lavoro solista per Luca Turilli già noto ai più come leader, insieme ad Alex Staropoli, dei nostrani Rhapsody. Per l’occasione si è circondato di un nutrito e valido numero di collaboratori tra i quali spiccano l’ottimo cantante Olaf Hayer, gli immancabili Sasha Paeth e Miro rispettivamente al basso e alle tastiere, Huneke-Rizzo alla batteria nonchè un coro d’opera, vari strumentisti classici e la slpendida voce del soprano Rannveig Sif Sigurdardottir. La musica proposta è molto simile a quella del gruppo principale, anche se è alleggerita parecchio delle partiture orchestrali che hanno reso celebri i Rhapsody (che pur sono presenti in questo lavoro). Il cd si apre con l’ormai classica intro a cui segue la sparatissima Black Dragon: uno dei migliori pezzi scritti da Turilli ( per la verità molto ispirato in questo suo lavoro) dove il tributo a Sua Maestà Malmsteen è più che evidente. Già da questo primo pezzo si intuiscono le doti principali del cantante, ovvero potenza, tecnica e capacità di prendere note imprendibili ai più. Queste caratteristiche ovviamente faranno storcere il naso a qualcuno, ma non agli amanti come me di cantanti stile Kiske. Il lavoro prosegue con Legend of Steel dove un piccolo preludio per flauto e clavicembalo introducono un bel pezzo,non velocissimo, caratterizzato da un bel ritornello epico. Si passa così ad un altro gran pezzo Lord Of The Winter Snow: basato su una “marcetta” russa sfocia anch’essa in un coro molto orecchiabile in classico stile power. Pricess Aurora è invece una ballad per voce soprano e pianoforte molto evocativa ed emozionante. Si arriva così a quello che è sta anche il singolo apripista, ovvero The Ancient Forest Of Elves: classicissimo pezzo power, molto cathcy che nulla aggiunge e nulla toglie alla storia di quest’album. Trone Of Ice invece è un breve interludio basato sull’alternarsi di un coro di voci bianche che intona una nenia in stile “Gam Gam”(ricordate il famoso canto ebraico?) ad una parte un po’ elettrica ed un po’ orchestrale dove il coro è invece quello d’opera.Segue quindi un bel mid tempo power, alla maniera di Turilli, Where Heroes Lie, dove si intrecciano le melodie da tarantella metal.Davvero un pezzo riuscito. Il disco si chiude con due pezzi sopra la media. Il primo Warrior’s Pride è un pezzo lento, epico come non mai, tutto giocato sulla voce di Olaf Hayer (accompaganata dal coro) che nel finale arriva veramente dove arrivano in pochi. Il secondo è l’ormai classica suite da oltre 11 min dove vengono mischiate con estrema maestria epicità e velocità, cori da Carmina Burana e melodie sempre molto efficaci, passaggi power e orchestrazioni, il tutto per ottenere il pezzo più “Rhapsodiano” di tutto il disco. Non c’è che dire veramente bello. Infine c’è ancora spazio per una bonus track per sola voce soprano: sembra di stare in una chiesa!! I testi sono ovviamente fantasy, basati su una storia inventata ancora una volta dal nostro Turilli: lascio a voi la “gioia” di scoprire le gesta del prode cavaliere. In conclusione: ci troviamo difronte ad un disco che se l’avesse fatto qualcunaltro si sarebbe gridato al miracolo, ma avendolo fatto Luca Turilli non possiamo che confermare la nostra stima ad uno dei migliori esponeti della scena power europea, anche se in un progetto solista ci si aspetterebbe qualche “sperimentazione “in più rispetto al gruppo di provenienza.

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75