Death

Live Report: Hour Of Penance + Ulvedharr + Scream 3 Days @Circolo Colony, Brescia 18/02/2017

Di Daniele Ruggiero - 19 Febbraio 2017 - 21:17
Live Report: Hour Of Penance + Ulvedharr + Scream 3 Days @Circolo Colony, Brescia 18/02/2017

HOUR OF PENANCE – ULVEDHARR – SCREAM 3 DAYS

18/02/2017 @Circolo Colony, Brescia

INTRO

É dal Circolo Colony di Brescia che parte il tour italiano dei nostri Hour Of Penance, impegnati a promuovere la loro ultima fatica: “Cast the First Stone”. Il settimo sigillo della band capitolina, pubblicato il 27 gennaio 2017  per la Prosthetic Records, è dunque pronto ad abbattersi, come un ciclone, sulla scena live italiana ed europea. A supportare i ragazzi, in questa prima uscita, ci sono ben due gruppi nostrani: gli Scream 3 Days e gli Ulvedharr, rispettivamente da Torino e Clusone (BG). Si preannuncia quindi una serata all’insegna di un death metal vecchia scuola che non guarda soltanto alla tecnica ma punta soprattutto al coinvolgimento.

 

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SCREAM 3 DAYS

In un Colony ancora freddo e poco gremito, fa il suo ingresso sul palco il quintetto piemontese pronto a scaldare le poche anime che timidamente restano distanti dal palco. Gli Scream 3 Days propongono un death di stampo svedese che non tarda a coinvolgere i presenti. In scaletta sono presenti i pezzi che andranno a comporre il nuovo album “Kolera 666” in uscita questa primavera grazie all’accordo siglato con l’etichetta Punishement 18 Records. Il sound della band è convincente, senza troppi virtuosismi punta ad esprimere una solidità sonora d’impatto che viene plasmata dalle buone capacità tecniche del gruppo. Sul palco i ragazzi sono a loro agio e mostrano una notevole padronanza scenica. I ritmi elevati delle sette tracce si intrecciano ad assoli di chitarra incisivi, ad un drumming martellante e ad un growling profondo ed efficace che, come un magnete, attrae il pubblico sotto il palco. Una prova equilibrata e persuasiva che stuzzica, senza dubbio, la curiosità di ascoltare il nuovo lavoro. Un buon inizio.

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Setlist:
01. Intro
02. Sweetdirge
03. No One
04. The Goddess
05. The Worst
06. Apocalypse
07. Hatepusher
08. Kolera 666

 

ULVEDHARR

Ed ecco salire sul palco coloro che fin da subito sembrano essere i veri mattatori della serata: gli Ulvedharr. Sostenuti dallo zoccolo duro di un gruppetto di fans, la band bergamasca sprizza adrenalina da tutti i pori contagiando un pubblico ora più numeroso. La notevole presenza scenica dei quattro ragazzi desta un’attrazione fatale sui presenti che, sin dalle prime note, paiono stregati dall’energia dilagante degli Ulvedharr. Il loro è un death metal vecchia scuola ma a tinte epiche la cui peculiarità è quella di essere tremendamente infettivo. Il sound è granitico, i riff sono potenti ed ogni brano riesce nell’impresa di trascinare con sé nuovi adepti. I ragazzi ci sanno fare, eccome se ci sanno fare: headbanging virali, incitazioni continue e ritornelli corali incorniciano un’ottima prestazione. Oltre alle buone capacità tecniche, la band possiede una cospicua dose di autoironia che mette a proprio agio qualsiasi spettatore. Il finale è così entusiasmante da provocare una vera e propria invasione pacifica sul palco. Alcuni ragazzi infatti si ritrovano abbracciati e vicini ai propri beniamini mentre il concerto volge al termine. Gli Ulvedharr sotterrano l’ascia di guerra e lasciano la scena ma l’acclamazione è tanta da farli ritornare per altri due brani. Durante il live la band ha ripercorso la propria carriera discografica presentando, inoltre, alcuni brani che presto faranno parte del nuovo intrepido lavoro. Un piacevole spettacolo che spalanca le porte agli headliner della serata.

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Setlist:
01. The Last Winter
02. War Is in the Eyes of Berseker
03. Wolves
04. Legion
05. Skjaldborg
06. Master of Slavery
07. Onward To Valhalla
Encore:
08. When the Fog Still Burn
09. Flagellum Dei

 

HOUR OF PENANCE

Allo scoccare della mezzanotte ecco apparire i quattro musicisti più attesi: Paolo Pieri, Giulio Moschini, Marco Mastrobuono e Davide Billia. Signore e signori gli Hour Of Penance. Si percepisce all’istante un cospicuo sgorgare di professionalità dovuto soprattutto alla concentrazione tangibile della band che ha una voglia matta di inaugurare questo tour. Senza troppi fronzoli i nostri imbracciano gli strumenti e aprono le macabre danze con ‘Theogony’, una massiccia scarica di energia che dimostra chi realmente ci si trovi davanti. I suoni inizialmente risultano un po’ ovattati ma dopo qualche accorgimento si trova un buon equilibrio sonoro tra i vari strumenti. La tecnica sopraffina dei quattro è ciò che salta più all’occhio, ormai i ragazzi hanno acquisito una tale esperienza che raggiunge livelli molto alti. La prima parte dell’esibizione si concentra principalmente sui successi di “Paradogma” e “Sedition” che lacerano i timpani riversando sulla platea un fiume di brutalità e violenza. Occorre dunque arrivare quasi a metà concerto per assaporare il primo pezzo tratto da “Cast The First Stone”, ovvero ‘XXI Century Imperial Crusade’. L’opener dell’album è un concentrato di potenza sonora infiammata da assoli e deliranti accelerazioni, qui eseguita con incisiva veemenza. Davide Billia, entrato nella line-up da poco meno di due anni, non fa rimpiangere  l’ex James Payne. Inserito alla perfezione nel marchingegno Hour Of Penance, il batterista è assolutamente a suo agio dietro le pelli, è una macchina da guerra precisa e letale. Il suo curriculum parla chiaro: Davide suona anche con Antropofagus, Beheaded, Repulsive Dissection, Septycal Gorge e Xenomorphic ContaminationGiulio Moschini e Marco Mastrobuono sono impeccabili e professionali, si scambiano le posizioni restando sempre sul pezzo mettendo in mostra l’assoluta dimestichezza con il proprio strumento ed un’eccepibile padronanza sul palco. Paolo Pieri, nell’inconfondibile posa, appare concentrato e determinato a rovesciare sul pubblico il suo growl intenso accompagnato dai riff monolitici della sette corde. C’è ancora il tempo di assaporare ‘Resurgence of the Empire’, tratta dal penultimo album “Regicide”, così evocativa ed aggressiva da far accapponare la pelle. L’esibizione sembra concludersi con uno dei pezzi più vecchi del repertorio della band romana: la velocissima ‘Misconception’. Senza sbavature gli Hour Of Penance danno un’ulteriore prova di forza e abilità destreggiandosi nel loro passato. I ragazzi lasciano il palco ma è soltanto il solito gesto di rito perché manca all’appello ‘Slavery in a Deaf Decay’ che puntualmente, come una bomba, viene fatta deflagrare all’interno del Colony, per la gioia di tutti. La prima è andata, è andata benissimo.

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Setlist:
01. Theogony
02. Sedition Through Scorn
03. Paradogma
04. Incestuous Dynasty of Worms
05. Incontrovertible Doctrines
06. Ascension
07. XXI Century Imperial Crusade
08. Cast the First Stone
09. Reforging the Crowns
10. Resurgence of the Empire
11. Shroud of Ashes
12. Misconception
Encore:
13. Slavery in a Deaf Decay

 

CONCLUSIONI

La serata è stata indubbiamente gradevole, un trittico che ha convinto e coinvolto il pubblico presente. Personalmente speravo in una maggiore affluenza di persone vista la caratura degli attori protagonisti e vista la data prefestiva. La presenza di pubblico equivale alla sopravvivenza del nostro piccolo pianeta musicale e di tutto ciò che gli ruota attorno. Alla fine non resta che andare al bancone, ordinare una birra e ripensare col sorriso sulle labbra alla nostra splendida ora di penitenza.

Daniele Ruggiero