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Mayhem: Attila, “La prima volta che incontrai Euronymous e Varg pensai che fossero dei gentlemen”

Di Davide Sciaky - 28 Ottobre 2019 - 17:33
Mayhem: Attila, “La prima volta che incontrai Euronymous e Varg pensai che fossero dei gentlemen”

In una nuova intervista di TrueMetal.it con Attila Csihar, il cantante dei Mayhem, che sarà pubblicata prossimamente, il cantante ha parlato del rapporto tra Euronymous Varg Vikernes (Burzum) dalla sua prospettiva.
Come è noto, Varg Vikernes (al basso nei Mayhem dal 1991 al 1993) uccise Euronymous (fondatore e chitarrista della band) con 23 coltellate alle spalle.

Ovviamente tutti sanno dell’omicidio di Euronymous: tu sei entrato nella band non molto tempo prima, e sei stato nei Mayhem per la maggior parte del tempo in cui anche Varg Vikernes ne ha fatto parte.
Cosa ricordi del rapporto tra Varg e Euronymous?

Sono stato in contatto con Euronymous per alcuni anni prima di incontrarlo, ma la prima volta che li ho incontrati personalmente nel 1993 c’erano Euronymous e Varg ed il resto della band, Snorre e Hellhammer.
La mia prima impressione è stata che fossero dei fighi, dei tipi davvero notevoli: erano entrambi lì quando sono arrivato in treno, mi aspettavano in stazione, e Varg indossava una cotta di maglia, sai, come quelle usate dagli eserciti durante le crociate, hai capito di cosa parlo?

Sì, ho visto delle foto di lui con la cotta di maglia addosso.

[Ride] Sì, era forte.
La mia impressione è stata che fossero dei gentlemen, forti, molto squadrati, molto sobri e anche intelligenti.
Pazzi, ma in un altro senso [ride], non nel senso di festini alcolici, niente del genere, si trattava sempre di musica: ascoltavano molta musica, ho registrato molta musica per i lavori di Euronymous, entrambi i ragazzi mi fecero un’ottima impressione e diventammo amici, direi, almeno così è come mi sentii, la vedevamo in modo simile.
Ma, tornando alla tua domanda, sì, potevo percepire qualcosa [di strano], entrambi si parlavano un po’ alle spalle e io pensavo, “Magari dovreste parlare tra di voi”, ma non ci prestai troppa attenzione, non sembrava niente di grave.
Sai, un po’ di black humour, ma pensavo che semplicemente fossero esausti perché le registrazioni erano durate anni e avevano richiesto grandi sforzi.
Era una grossa produzione, in particolare per quegli anni, registrare al Grieghallen in Norvegia, a Bergen, quello era un bel posto: un ottimo studio, molto costoso, non avevamo un’etichetta alle spalle, quindi la band aveva dovuto fare molti sforzi per riuscire a pagarlo.
Quindi questo è quello che ho pensato, “Tutti saranno più tranquilli una volta che l’album sarà uscito e quando cominceremo a suonare dal vivo”, questo era il piano.
Tutti furono carini e amichevoli con me.

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