Death

Node (Gary D’Eramo)

Di Andrea Bacigalupo - 26 Giugno 2016 - 11:28
Node (Gary D’Eramo)

Il messaggio delle camicie bianche macchiate di sangue è uno solo : chi si sta adoperando a distruggere la nostra società chi tira i fili di tutta questa involuzione, chi sfrutta bambini, distrugge famiglie, chi uccide la cultura e distorce la storia
(Gary D’Eramo)

Intervista a cura di Andrea Bacigalupo

Con la nascita, alla fine degli anni ’70, della “New Wave Of British Heavy Metal” (NWOBHM) risorgeva un genere sulla via del declino. Le sonorità proposte dalle nuove band, che tendevano ad aumentare la velocità dei brani senza perderne di vista la durezza, si discostavano sempre di più dalla matrice blues che permeava il vecchio sound. Questo, unito ad una maggiore espressività dei testi sempre più audaci ed espliciti, ha fatto si che sorgessero i primi sotto generi come il Black Metal e lo Speed Metal.

Un’ulteriore estremizzazione dei suoni in favore della velocità faceva nascere il Thrash Metal, ramo da cui si staccava il Death Metal che ne sottolineava la parte più brutale e cruda. Ogni principale novità introdotta, come ad esempio le voci liriche o gli strumenti folkloristici, battezzava un nuovo genere. Nacquero così il Techno Metal, il Metalcore, l’Industrial, il Melodic Death Metal, il Doom Metal, il Power Metal, il Symphonic Metal, il Viking ed il Pagan Metal e tanti altri. Alcuni gruppi fondono questi generi creando nuove atmosfere e sensazioni.

Così fanno i Node, combo storico connazionale che ben amalgama il più brutale Death, il veloce Thrash e le linee pure dell’Heavy Metal, ottenendo prodotti di una potenza ed un’energia sorprendente.

Nati nel 1994 a Milano, nel 1995 pubblicano l’EP “Ask” e nel 1998 il loro primo album “Technical Crime”, caratterizzato da alta velocità e sonorità cupe eseguite con buona tecnica musicale. Nel 2002 esce il secondo album “Sweatshops”, che evidenzia la maturazione del gruppo. Passaggi veloci sono alternati a momenti melodici e grande risalto viene dato alle parti musicali, soprattutto agli assoli. Gli arrangiamenti e le strutture delle tracce fanno emergere la grande passione e la grande professionalità del combo. Nel 2004 è la volta di “Das Kapital”, primo album registrato all’estero, precisamente in Svezia. Le canzoni, pur sempre aggressive e complesse, vengono composte con maggior attenzione alla melodia e con un cantato che lega il tutto. Il disco è un concept che ha come tema alcuni dei principali eventi del XX secolo ed un’ interpretazione dell’avvento del Nazismo e dello Stalinismo, con una riflessione su quello che sarà il futuro. Nel 2006 viene pubblicato “As God Kills”, album diretto ed aggressivo, con meno melodia dei precedenti ed una ricerca di tonalità sempre cupe, ma più moderne. Nel 2010 esce “In the End Everything Is a Gag” naturale prosecuzione del precedente album: un attuale Death Metal molto tecnico, grintoso, impreziosito da tonalità Thrash e Groove. Nel 2016, dopo sei anni di silenzio discografico, finalmente i NODE danno alle stampe il loro sesto album: “Cowards Empire”.

Il combo non si smentisce, proponendo un sound sempre più moderno, ricco di ritmi veloci e passaggi pesanti, evolvendo ulteriormente senza rinunciare al proprio background, anche se, dagli esordi, molteplici sono stati i cambi di formazione. Oltre all’ottima prova musicale, importanti sono i testi, che accusano la società di non progredire perché malata dentro. E’ un “Impero di vigliacchi” sancisce il titolo dell’album…

Mi ha colpito molto la cover dell’album. Messi da parte i temi fantascientifici ed i toni cupi ed oscuri dei precedenti lavori, l’artista Seldon Hunt (a cui vanno i miei complimenti) ha reso la sua lettura immediata utilizzando pochi colori senza però rinunciare ad una grafica ricca di particolari. Di chi è il volto dell’uomo bendato orrendamente sfigurato per metà? Che significato ha, nel contesto del disco, il manoscritto che s’interpone tra il volto e lo sfondo?   

Il volto dell’uomo bendato e il volto della società moderna, una società che per metà vuole ostentare il proprio benessere esteriore, ma internamente è vuota e in fase di decomposizione, a causa della propria involuzione culturale. Il volto è bendato a causa delle tantissime cose futili delle quali l’uomo di oggi non può fare a meno, bendato anche perché tramite esse non può e non vuole vedere la miseria e il decadimento che lo circonda. Il manoscritto invece rappresenta un’antica pagina che faceva parte di un libro di anatomia, un tempo l’uomo cercava di scoprire e studiare se stesso, di progredire nella scienza per il bene  comune ora invece tutto è votato al profitto. Come puoi notare infatti la pagina è sbiadita e quasi invisibile rispetto a tutto il resto, proprio a sottolineare quanto tutto questo stia scomparendo.   

Attraverso il disco trasmettete un chiaro messaggio volto a far ragionare l’ascoltatore su quello che sta succedendo alla nostra Società. Chi costituisce “L’Impero dei vigliacchi”? Quelli che, detenendo il potere, tengono nascoste le verità oppure chi, pur avendo la possibilità di cambiare le cose, non ha il coraggio di agire?
 
L’impero dei vigliacchi sono entrambe le cose, Sia chi detiene il potere tenendo nascosta o meglio distorcendo a proprio interesse la verità e chi fa finta di non vedere il baratro nel quale stiamo finendo trovando il coraggio di agire solamente lamentandosi e non informandosi. La nostra storia insegna (e la storia si ripete sempre ricordatelo) che quando la cultura viene meno in un paese, in modo direttamente proporzionale,viene demolita ogni forma di protesta e di dissenso. Nel nostro caso anche la musica che da sempre è stata veicolo di cambiamenti rivoluzioni e protesta.

Cosa rappresentano le camicie bianche macchiate di sangue e le cravatte che indossate durante i vostri concerti?  

Il messaggio delle camicie bianche macchiate di sangue è uno solo: chi si sta adoperando a distruggere la nostra società chi tira i fili di tutta questa involuzione, chi sfrutta bambini, distrugge famiglie, chi uccide la cultura e distorce la storia e mette tutti contro tutti per aumentare il proprio profitto/potere senza un minimo di coscienza di buon senso di umanità; hanno tutti la camicia oramai ed è inequivocabilmente una uniforme precisa, ordinata, piacevole alla vista, ma è macchiata proprio dal sangue dei loro misfatti dei loro omicidi dei loro stupri e dei loro sfruttamenti.

Trovo geniale l’uso della tecnica growl accoppiata a quella scream, soprattutto la fluidità con la quale il vocalist passa da una all’altra nell’ambito della stessa canzone. Trattandosi di una vera e propria tecnica di canto e non di semplici urla primordiali come credono in tanti, suppongo non basti essere autodidatti. Quanto impegno ci vuole non solo per imparare, ma per mantenere la voce nel tempo senza “bruciarsi” le corde vocali?    
 
La tecnica growl e scream usate insieme in “Cowards empire” è stato frutto di tantissimo esercizio da parte di Sid. Abbiamo lavorato insieme per un anno per preparare la sua voce e imbastire i cantati con quello stile. Sid viene da una scuola, quella del brutal, poco incline ad usare la tecnica Scream. Ci ha dato dentro parecchio con esercizi sia tecnici che di respirazione e il risultato lo potete sentire. Siamo riusciti a trovare quel tipo di voce che non c’entra assolutamente niente con i lavori precedenti e per noi e per me specialmente è motivo di grande orgoglio, essere riuscito in sei album a proporre sempre qualcosa di nuovo non è cosa da poco.

Le sonorità di “Cowards Empire” intrecciano ritmi veloci e potenti di derivazione Death-Thrash con aperte melodie, espresse soprattutto nei passaggi di chitarra, richiamando la composizione dei primi lavori senza perdere di vista la modernità dei suoni. Questo in contrasto con il quarto ed il quinto album, più diretti ed aggressivi. Lo sguardo rivolto al passato è una cosa voluta, oppure si è trattato della semplice maturità evolutiva che i NODE hanno sempre dimostrato di possedere?
 
Gran parte delle canzoni dei Node anche nel passato avevano la mia firma. Per questo può sembrare che anche nelle nuove tracce ci sia qualcosa di vecchio… quello è il marchio di fabbrica,  alla fine io sono presente nella band da ventitrè anni. “As god kills” e In the end erano stati concepiti con mood molto diretti anche perché sono stati fatti molto di fretta con problemi interni che si stavano sviluppando e che poi hanno trovato il loro apice dopo il quinto album. Questo nuovo disco invece è molto più ragionato molto più tecnico perché è stato fatto con molta calma e molto più affiatamento dei precedenti due. In quegli album purtroppo l’unico che aveva ancora linfa e voglia di fare ero solo io, gli altri ragazzi avevano o iniziavano ad avere altri impegni importanti che li distoglievano dalla concentrazione verso la band, E questo influisce direttamente nel modo di comporre e di lavorare. La maturità evolutiva come tu la chiami è merito dei nuovi componenti che tecnicamente oltre che essere superiori ai precedenti hanno anche molta più voglia e molta più fame.  

Dagli esordi ad oggi i cambi di lineup sono stati molteplici. In molte band questo porta a mutamenti sostanziali nel modo di suonare, soprattutto se a cambiare è il vocalist (citiamo l’essenziale cambio tra Paul Di’Anno e Bruce Dickinson negli Iron Maiden). Invece i NODE, nonostante questo, hanno continuato a progredire in modo costante, come se i cambi di formazione fossero parte naturale della propria evoluzione. Quale è la formula che ha permesso tutto ciò, consentendo di raggiungere il risultato di alto livello rappresentato da “Cowards Empire”?

La formula si chiama Costanza e coerenza! Io sono sempre stato un grande rompicoglioni all’interno della band perché ho sempre voluto migliorarmi e migliorare chi suonava insieme a me, in tutti questi anni questa mia filosofia ha contribuito ad allontanare molti membri rendendomi antipatico davanti a tante persone, sopratutto tra gli addetti ai lavori. Ma alla fine chi lavora coscienziosamente e conscio dei risultati che si possono ottenere, non guarda in faccia a niente e a nessuno. Ci vogliono anni per trovare le persone giuste e ci vuole il coraggio e ripeto la coerenza per portare avanti un discorso che ormai dura da ventitrè anni, e con l’ultimo capitolo, che è il migliore di tutti gli altri a mio avviso, questa teoria è stata ulteriormente avvalorata.

“Cowards Empire” è l’album più lungo di tutta la vostra carriera, durando oltre 55 minuti. La maggior parte dei dischi di così lunga durata rischiano di risultare noiosi. Cosa ha dettato questa coraggiosa scelta, peraltro a mio giudizio azzeccata? Ed ancora, quale è il motivo che vi ha portato a chiudere l’album con un brano strumentale?

Il motivo è molto semplice i brani erano nati così e tagliandoli ci sembrava veramente troppo innaturale. Li abbiamo lasciati lunghi abbiamo rischiato e la cosa funzionato la durata di tutto l’album ci soddisfa pienamente! L’importante è che tutto scorra e tutto effettivamente scorre. Il brano strumentale che chiude l’album alla fine è un qualcosa che fa parte della costante di ogni nostro album partendo da the Plot thickens presente in “Sweatshops”, passando da the Manhattan project in “As god kills” fino a In death you love presente nell’album “In the End everything Is a Gag” ,ci sono sempre brani strumentali o comunque con parti sperimentali ed atmosfera al proprio interno. Ho voluto lasciare anche questo marchio di fabbrica per dimostrare ulteriormente che i Node sono tuttora vivi e vegeti.

Facendo un passo indietro, pongo una domanda su “Das Kapital”, terzo album dei NODE della cui formazione dall’ora è rimasto solo Gary D’Eramo. Quali sono state le difficoltà nel realizzare un concept avente un tema così importante e delicato come il totalitarismo senza cadere nel banale e nello scontato, sapendo che la trattazione di certi argomenti può aprire il fianco verso chi critica a prescindere (vedi “Angel of Death” da “Reign in Blood” degli Slayer)?

La nostra fortuna a  quei tempi era la profonda conoscenza accademica della storia che aveva un signore all’interno della band che rispondeva al nome di Daniel Botti, non fu particolarmente difficile anzi fu molto stimolante andare a cercare nei libri di storia, consultare archivi anche audio e passare serate e nottate in un pub a discutere insieme a lui  tutto il concept. Forse non è risultato banale proprio perché nel fallo ci siamo divertiti tantissimo senza alcun momento di noia. Tra l’altro quel periodo fu uno dei più’ felici della mia vita.

L’uso di internet da una parte aiuta le band a farsi conoscere a livello mondiale, dall’altra ha senz’altro prodotto un calo delle vendite degli album. Inoltre, secondo me, ha diminuito l’aggregazione tra i giovani, che passano più a tempo al computer od al cellulare invece che stare assieme, magari dentro un negozio di dischi. Quale è il vostro pensiero in merito?
 
Il mio pensiero è che Internet come in tutte le cose abbia la sua parte buona e la sua parte cattiva; sicuramente l’esposizione maggiore per una band… è cosa buona quindi, ma purtroppo abbiamo perso ciò che si può fa crescere come uomini e come società e anche nella stessa vita interna di una band. Sto parlando del confrontarsi e mettersi in discussione faccia a faccia condividere esperienze di vita non foto o pensieri… questo sta distruggendo lentamente il nostro progresso sociale e di questa cosa ne parliamo bene nella traccia Liar.com presente in Cowards Empire.

Parlando in generale, oggi i capisaldi del Thrash Metal sono gli stessi degli anni ’80. Manca un vero ricambio generazionale, pur se sono tanti i gruppi formati da giovani che hanno buone idee e che forse sanno suonare i propri strumenti meglio dei loro predecessori. A cosa pensate sia dovuto tutto ciò?
 
Penso che siano diminuite le persone che vogliono sforzarsi di andare a cercare qualcosa di nuovo, o di saper apprezzare le novità. Viviamo in un mondo che va di fretta e non ti lascia neanche il tempo di pensare di riflettere. Viviamo in un mondo dove se vuoi un disco non  devi alzare il culo andare al negozio, basta che digiti un indirizzo e lo trovi immediatamente. Tutto questo porta un deterioramento della passione e di conseguenza anche una sorta di apatia nei confronti di chi propone qualcosa di nuovo!  Il ricambio generazionale che fa più danni in questo senso è proprio quello di chi ascolta la musica non di chi la fa. Ho notato che quelli della mia generazione supportano ancora  band più giovani e nuove proposte più di tutti gli altri.

Il Death Metal moderno è un genere dalle mille sfumature e dalle svariate sonorità e per apprezzare le qualità di un album non basta ascoltarlo una volta. Come si fa a trasmettere queste sensazioni dal palco, dove tutto è immediato e magari l’acustica della location non è perfetta per i volumi e le distorsioni ricercate? Questa domanda me lo sono posta guardando il video del ventennale, dove il pubblico sembra molto attento all’ascolto.
 
Si trasmette anche grazie alle tante prove che facciamo per preparare un concerto .La cosa fondamentale e cercare sempre di suonare durante le prove nelle situazioni diciamo più difficili appunto  con l’acustica non perfetta e volumi non ricercati. Sì prova con l’essenziale “si può sentire?” Ok, “gli altri li sento abbastanza?” Ok suoniamo… Ciò che si fa sul palco è una parte a se’. Anche se l’acustica non è ottimale devi suonare bene l’importante è ciò che arriva all’ascoltatore cioè dall’impianto in sala. Per quanto riguarda quello  abbiamo il nostro fonico che livella lui volumi e crea in sala il feeling che noi vogliamo ricreare sul palco. Il fonico è il sesto elemento della band. E approfitto per ringraziare Andy Testori che tutte le volte dal vivo crea il nostro sound.

C’è differenza tra registrare un album nel nostro Paese od all’Estero, considerando che in molte Nazioni l’Heavy Metal fa parte della propria cultura musicale, mentre in Italia si fa ben poco per promuoverlo?

Quindici anni fa in Italia la preparazione di chi registrava i dischi non era ancora a livelli competivi. Ai giorni nostri non è più così abbiamo produttori e studi di registrazione che hanno tirato fuori dei dischi veramente di altissimo livello cito fa tutti: “Are you Kidding Me? No!” dei Destrage prodotto anch’esso dal nostro producer Larsen Premoli, “Delirium” dei Lacuna Coil prodotto da Marco di Barusso e “The King” dei Fleshgod Apocalypse prodotto da Marco Mastrobuono… Album che stanno dettando legge in tutto il mondo. In Italia il metal viene promosso poco è vero ma abbiamo una scena che spacca il culo a tutto l’universo e se da noi non viene considerata pazienza si prende e si va  dove ci sono paesi dove siamo apprezzati molto di più nessuno ci obbliga a restare in Italia.  

Le prossime attività live previste?

Siamo appena tornati da un tour in Russia assieme ai Kataklysm, purtroppo per quest’estate non siamo riusciti a trovare degli slot per i vari festival riprenderemo quindi in autunno a fare date, la prima confermata il 17 settembre alla Rock pub Centrale di Erba. pian piano arriveranno anche le altre.

Vedete la scena italiana del Metal cambiata dai vostri esordi ad oggi?   

Nella scena italiana non è cambiato assolutamente niente, sicuramente in vent’anni è diminuita la passione di chi lo segue ma per quanto riguarda le band ce ne sono una più brava dell’altra. In Russia ho conosciuto ragazzi tra i nostri fans che conosco tantissime band della nostra scena che non conoscevo neanche io. L’interesse verso il nostro paese all’estero c’è , io consiglio a tutti di non mollare perché le cose È vero qui non funzionano, ma solamente in Italia non funzionano credetemi! Fuori da qui tutti apprezzano e stimano la nostra scena Metal.

Infine, cosa deve fare un gruppo Death/Thrash italiano di oggi per emergere dall’underground e cosa comporta rimanere ai vostri livelli, sicuramente alti visto che il vostro nome è ben conosciuto anche all’estero?

Deve solamente suonare e credere in se stesso senza pretese senza obiettivi e con la consapevolezza che sta suonando solo per perdere i soldi. Questo ha portato i Node dove sono per ventitrè anni. Lacrime sudore sacrificio e passione , vi garantisco che se queste componenti vengono applicate come si deve le soddisfazioni arrivano. Il lavoro premia sempre.

Grazie mille Gary… siamo giunti a fine tempo massimo… Grazie ancora e lasciamo a te i saluti ai lettori di TrueMetal.it. Grazie!
 
Grazie a te Andrea e grazie a Truemetal …e a tutti i vostri lettori! È stato un piacere fare questa chiacchierata. Lasciatemi ringraziare di nuovo tutti voi per l’attenzione che è stata data alla mia band! È difficile riuscire a trovare qualcuno che  offra spazio per poter parlare e che presti attenzione al tuo lavoro di questi tempi… GRAZIE ANCORA!

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