Vario

Progetti solisti – Nicola Fassi

Di - 14 Maggio 2003 - 22:03
Progetti solisti – Nicola Fassi

1-Truemetal incontra Nicola Fassi (32 anni di Monza), chitarrista solista che con il demo pubblicato quest’anno può essere senza ombra di dubbio annoverato tra le grandi promesse future del nostro paese. Allora Nicola, iniziamo subito con un tuo commento riguardo questa bella notizia: hai trovato un gentile liutaio che ha creduto nelle tue capacità e adesso ti sponsorizza con le chitarre che porti sul palco. In che modo è nata questa collaborazione?

 

Era da tempo che desideravo poter collaborare personalmente alla realizzazione degli strumenti che utilizzo live ed in studio e, quasi per caso, questa possibilità è ora diventata realtà. Navigando in rete ho scoperto il sito di Rash Guitars (www.rashguitars.it) e subito sono rimasto colpito. La personalità delle forme di chitarre e bassi e la cura dei dettagli li rendono unici ed esteticamente molto accattivanti. La qualità dei componenti utilizzati, pickup, meccaniche, legni, etc, è altissima e molto varia ed ho subito capito che Rash può costruire uno strumento di liuteria artigianale soddisfacendo in pieno le richieste personali di qualsiasi musicista. Dopo un primo contatto via e-mail, ho incontrato il titolare Ruggero Ascione e da allora è cominciata la nostra collaborazione.

 

2-Che genere di studio dello strumento hai effettuato e quali sono state le tue più grandi influenze nel corso degli anni?

 

Ho studiato sempre privatamente, per più di dieci anni. Per un periodo ho studiato con quattro insegnanti contemporaneamente. Sono sempre stato interessato alla conoscenza della musica e, mentre prendevo lezioni di chitarra moderna da una parte e chitarra rock-metal dall’altra, studiavo armonia classica da un’altra parte…Gli insegnanti più importanti per la mia formazione sono stati Stefano Pecorelli, che ora è mio collega nella scuola dove insegno, ed il grandissimo Giorgio Cocilovo. Questi due musicisti mi hanno insegnato come “imparare” e quindi come affrontare lo studio della musica ed hanno fatto sì che il mio percorso di musicista e didatta sia diventato il più costruttivo possibile. Molto interessanti sono state le purtroppo brevissime esperienze di studio con Nando Bonini e Andrea Braido coi quali abbiamo trattato chitarra rock ed improvvisazione. Dall’anno scorso sto perfezionando i miei studi di chitarra jazz al CEMM di Walter Donatiello. Le mie influenze sono tante e sicuramente hanno contribuito a forgiare il mio modo di suonare. Ciò che riesce a farmi veramente sentire i brividi quando ascolto un chitarrista è l’intensità del tocco e del fraseggio; non importa se sono quattro o mille note ma “come” sono suonate. Non c’è nulla che colpisca lo stomaco con tanta forza come un bending di Satriani o di Stevie Ray Vaughan. La discorsività del fraseggio di Greg Howe ed il suo modo blueseggiante di trattare qualsiasi tipo di armonia e situazione ritmica mi piacciono molto e nonostante so che non suonerò mai con quello stile, anche per via dell’abissale divario tecnico, lo stimo moltissimo. La dedizione al jazz degli ultimi anni mi ha portato verso altri ascolti ma non posso non ricordare Jeff Beck, Jimmy Page, Robben Ford, Larry Carlton, Mark Knopfler, Hendrix, David Gilmour, e Paul Gilbert tra i miei preferiti in assoluto. Tanti sono i generi ed i gruppi di cui ho macinato vinili e cassette: Supertramp, Allman Brothers, Deep Purple, Mahavisnu Orchestra, Pantera, Primus, Eagles, Van Halen, Doors, Police, Queen ed i fantastici Emerson Lake & Palmer.

Da tutta sta roba…sono venuto fuori io.

 

3-Siamo curiosi. Parlaci un pochino della tua strumentazione.

 

Oltre alle chitarre Rash che ormai utilizzo praticamente per tutto sia studio che live, possiedo una gloriosa Setinberger GM7TSA Cherryburst con pickup Emg, una Squier Stratocaster equipaggiata con pickup Texas Special ed una Godin Acousticaster. Per quanto riguarda l’amplificazione, oltre a vari moduli rack e ampli combo accumulati durante gli anni utilizzo i prodotti Tubeworks che sono distribuiti da Basszone www.basszone.it l’importatore italiano di prodotti hi-end per basso e chitarra. Per la realizzazione del demo ho utilizzato due setup differenti che ho collegato alla Soundblaster Live!.

 

4-Ma non hai una band tua in cui esprimere nel modo più completo l’influenza di tutti questi gruppi? Nicola Fassi è impegnato solo in un progetto solista?

 

In realtà quello solista è l’unico progetto che non riesco a seguire…purtroppo. Sono totalmente impegnato fra lezioni, il gruppo ed i lavori in studio. Il mio gruppo si chiama “The birds of fire” e nasce come trio dall’ incontro fra Fabio Rigamonti, Paolo Frigerio e me. Non ci siamo mai dati un riferimento preciso per scegliere come comporre o cosa suonare e così abbiamo fuso tutte le nostre esperienze e sono venuti fuori i pezzi del nostro primo album. Alla registrazione del disco hanno partecipato due grandi amici che sono Massimo Annoni alle tastiere e Maurizio Signorino al Sax. Dall’anno scorso Massimo Annoni fa parte stabilmente del gruppo. Il nostro repertorio spazia dagli standard jazz al jazz rock di Miles Davis fino al Rock degli Allman Brothers. Non è così facile suonare in giro queste cose ma durante i concerti ci divertiamo alla grande! La varietà degli ascolti fatti mi aiuta molto soprattutto in ambito lavorativo.Quando ti chiedono di arrangiare una data progressione di accordi in stile rock, oppure bossa o dance etc. (e magari l’originale suona come una mazurka…), devi essere in grado di suonare qualcosa di convincente e di farlo nel tempo più breve possibile altrimenti vai a casa. Se poi ti trovi in difficoltà perché ti dicono “e così è troppo rock…e così è troppo bossa…” poter attingere da un vasto repertorio di ascolti ti aiuta a trovare al volo quella piccola variazione da fare per accontentare in pieno colui per cui stai lavorando.

 

5-Qual e pensi possa essere l’apice della carriera di un chitarrista professionista? Rivelaci il tuo grande sogno.

 

Per me l’apice sarebbe sicuramente poter suonare la mia musica e concentrare tutte le mie risorse solamente sulla mia crescita come musicista e sulla composizione. Se potessi vivere solo di quello non credo che smetterei di insegnare e di lavorare in studio ma l’approccio verso le altre attività sarebbe diverso e potrei decidere personalmente la quantità di tempo da dedicare ad una cosa e quanto ad un altra… Per ora mi ritengo comunque molto fortunato. Mantenersi con la musica richiede molto impegno, anni di studio ma anche una discreta dose di fortuna.

 

6-Questo sito ha presentato ai suoi lettori un Demo 2003 dal sapore frizzante e pieno di sorprese. Chi meglio di te può parlare del suo contenuto? Quanto tempo hai impiegato per scriverlo e come ti sei organizzato in fase di incisione?

 

Il demo è nato dal tentativo di registrare qualcosa in casa con la soundblaster… dopo aver terminato “Rock in Blue”, ormai due anni fa, il risultato non mi parve così male e decisi di provare a completare le idee frammentarie che avevo in testa per altri due o tre pezzi. “Mah, chi può dirlo?” è nato riesumando un riff di otto anni fa. Trovato il tema principale il pezzo era quasi fatto…“Rebel Hot”, che è stato inserito nella compilation “Fret-Essential” in uscita per quest’estate, è interamente imperniato sul riffone principale ed è stato registrato in due giorni, violenza pura e via! “New Miles”, che andrebbe completamente riarrangiato, ha completato il primo gruppo di quattro pezzi. Agli amici ed ai colleghi musicisti il lavoro, seppur rudimentale, è piaciuto molto e mi sono deciso a metter giù qualcos’altro e completare quindi un demo vero e proprio. Nascono così “Risveglio” e “Apripa” che insieme alla vecchissima “Spot”, nel cassetto da tantissimo tempo, completano l’insieme di sette tracce.

 

7-Quali consigli daresti a chi sogna di diventare un grande   chitarrista?

 

Primo: se riuscite, non fatevi mai condizionare dal guitar hero di turno. Secondo: la musica è conoscenza. Arrivare al livello di preparazione che ti permette di quantificare quanto è vasto ciò che ancora non conosci costa tanta fatica, immagina raggiungere il livello che ti può soddisfare, ammesso che ce ne sia uno…Terzo: la “tecnica” è quanto bene riesci a trasmettere in musica il pensiero e le sensazioni che vuoi, nient’altro. Mai e poi mai passare gli anni sveglio la notte coi pattern del tuo beniamino e basta. Il rischio è che, oltre alla mancanza di versatilità di generi musicali, ti ritrovi (come alcuni miei allievi) a saper suonare nota per nota i pezzi più pirotecnici ma ti accorgi che se devi fare veramente della musica e quindi trattare le note per quello che sono cioè “suoni” da sistemare nel tempo nel rispetto di durate, pause, dinamiche, armonia, battere e levare, la tua velocità di esecuzione scende a ottavi a 60 bpm…quando va bene. Io, ci sto ancora provando…se mai diventerò un grande chitarrista, mi spiegherò meglio.

 

Noi tutti lo speriamo Nicola! Vuoi salutare i fedeli lettori di Truemetal…

 

Beh, sicuramente un grazie a chi è arrivato a leggere fin qui!

Un saluto ed un ringraziamento a tutti i lettori di Truemetal perché è grazie a gente come loro, anzi…come noi,  se puoi ancora incontrare un ragazzino sedicenne con i Deep Purple o i Metallica nel Walkman e se i Dokken ed i RacerX possono ancora registrare e vendere dei dischi.

Ciao a tutti!

Nicola Fassi

 

 

Andrea’Onirica’Perdichizzi