Recensione Libro: I 100 migliori dischi del Progressive italiano

Di Stefano Ricetti - 31 Marzo 2014 - 12:30
Recensione Libro: I 100 migliori dischi del Progressive italiano

Tsunami Edizioni
Mox Cristadoro
I 100 MIGLIORI DISCHI DEL PROGRESSIVE ITALIANO

Collana I Tifoni
pagine 216
Euro 17

 

L’articolo che da solo vale il prezzo del biglietto de I 100 MIGLIORI DISCHI DEL PROGRESSIVE ITALIANO è… l’introduzione! Senza nulla togliere a tutto il resto, le sei pagine che fungono da anfitrione alle successive duecento e rotti condensano al meglio la premessa socio-cultural-ideologica necessaria per potersi godere al meglio le recensioni e il narrato che le attraversa. Massimiliano Cristadoro è un entusiasta, gli altri aggettivi che servono per inquadrarlo e in qualche modo classificarlo artisticamente vengono obbligatoriamente dopo. Un fan, nel senso più puro del Suo significato, un personaggio che grazie all’impegno e alla passione che profonde praticamente da quando ha mollato il “ciuccio” gli ha permesso di scrivere di Rock, suonarlo e diffonderlo via etere. Su questi schermi è già andata in onda la recensione del Suo libro riguardo la storia – e la chiusura – della mitica radio Rock FM (qui la recensione), uscito per Tsunami Edizioni, come del resto quest’ultimo, riferito al Prog made in Italy del periodo fra il 1970 e il 1977.

Proprio il trasporto dell’autore, che in molti casi sfocia addirittura nel proselitismo, segna la profonda  differenza fra questo lavoro e gli altri usciti nel passato, sempre riferiti alla stessa scena Progressive degli anni Settanta. Mi permetto un piccolo inciso personale: avendo avuto la fortuna di poter fruire di molti – non di tutti, ovviamente – dei dischi in vinile citati da Cristadoro all’interno del libro, in tempo reale, non di certo per merito né per appeal anagrafico ma solamente in virtù del fatto di avere dei familiari più grandi che li acquistavano regolarmente, nonostante fossi ancora verde come età, mi sollazzai parecchio con le copertine, autentiche opere d’arte, invero molto più che con le note emanate dai vinili color nero. Di quegli anni, infatti, ricordo nitidamente colori e odori, più che suoni, degli ellepì Prog, proprio perché ancora troppo piccolo per poter entrare in sintonia con quei capolavori Seventies. Evidentemente la mia anima sferragliante era ancora solo in embrione, a quel tempo, per poi esplodere in tutta la sua pienezza e fragore a fine anni Settanta, in coincidenza con le uscite che di lì a poco verranno definite appartenenti al periodo della New wave of British heavy metal.

Tutto ‘sto pistolotto per dire che la fruizione de I 100 migliori dischi del Progressive italiano raggiunge il proprio climax se in sottofondo – ma non troppo – scorrono le note di fuoriclasse quali Area, Banco, Le Orme, Biglietto per l’Inferno e compagnia cantante. Asserire questo, oggi, non vuol dire classificare siffatta azione come esercizio elitario ma esattamente il contrario: esistono mezzi e modalità multimediali alla portata di tutti affinché, ad esempio, la recensione di Caronte dei The Trip possa essere assaporata sulle note di L’Ultima Ora e Ode a Jimi Hendrix.

Altro particolare non da poco operato in sede di creazione da Tsunami è il fatto che le copertine dei vari album siano riportate a colori in una risoluzione cromatica degna. Sacrilegio infatti sarebbe stato averle in bianco e nero. La differenza fra le uscite Progressive e quelle tipicamente HM risiede nella piena libertà artistica della quale le prime possono godere, sebbene vada riconosciuto alle seconde una potenza visiva ineguagliabile. Proprio questa capacità a 360°, tipica del genere, si evidenzia all’interno della centuria portata in dote da Massimiliano, a fornire ulteriore motivo d’interesse per un’uscita di questo tipo.
I 100 migliori dischi del Progressive Italiano è libro accattivante, oltremodo stimolante nei confronti dell’approfondimento dei temi e delle recensioni trattate, figlio di un sogno antico e di un lavoro che parte sicuramente da lontano. In quest’ottica assume la tonalità di peccato veniale il fatto che Cristadoro talvolta si lasci un po’ prendere la mano nella stesura, scivolando nella sublimazione dell’esercizio letterario arzigogolato, anche se, pensandoci bene, proprio il richiamo insito nelle più recondite viscere del Prog può naturalmente portare a questo…

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti