Recensione libro: Sub Terra (Rock Estremo e Cultura Underground)

Di Stefano Ricetti - 14 Giugno 2012 - 9:20
Recensione libro: Sub Terra (Rock Estremo e Cultura Underground)

SUB TERRA

Rock Estremo e Cultura Underground in Italia (1977-1998)

di Eduardo Vitolo

Le Tempeste 11 – 352 pagine illustrate – 16×23 – ISBN 978-88-96131-41-1 – 20,00 Euro

Tsunami Edizioni

La presentazione di Sub Terra all’interno dell’azzeccata copertina riportante due pilastri della scena dura italiana come Steve Sylvester e AC Wild – risalente a una photo session a opera di Roberta Valentini del 1988 poi apparsa sulla rivista H/M numero 71 – sintetizza al meglio i contenuti e lo spirito dell’opera, cosa per nulla scontata in questi casi, ove l’autoreferenzialità spesso la fa da padrona:

La scena estrema sotterranea italiana (Death, Black, Doom Thrash, Hardcore, etc) ha da sempre sfornato band e progetti che per messaggio artistico e capacità personali sono stati avanti coi tempi, venendo additati da più parti come dei veri e propri precursori di correnti musicali e tematiche inedite. Il libro che tenete tra le mani si pone non solo Il compito di raccontare un’epoca di uscite pionieristiche e di progetti e band finiti troppo presto nel dimenticatolo, ma anche quello di evidenziare una serie di problematiche e di vicissitudini da sempre legate al mestiere del musicista di confine. Una precisa e puntuale disamina sul Rock Estremo Underground e insieme un reportage nel quale tutti i gruppi coinvolti hanno la possibilità di raccontare la propria esperienza attraverso testimonianze e documenti in esclusiva. 

 

Non meno calzanti le righe redatte da Tsunami stessa per inquadrare il libro:

Il concetto di “Underground Music”, da sempre alquanto elusivo, è stato oltremodo influenzato da visioni personali e fratture profonde. La scena estrema italiana non è da meno, presentandosi come un fenomeno complesso, sfuggente, da sempre in lotta per il riconoscimento definitivo. Frantumato in scene cittadine (Torino, Milano, Genova etc), coraggiose avventure in solitaria e congregazioni devote all’estremismo sonoro e tematico, l’underground nazionale è un crogiuolo di stili e influenze, ispirazione e trovate seminali. “Sub Terra, Rock estremo e cultura underground in Italia (1977- 1998)” è un vero e proprio reportage che oltre ad approfondire band e dischi ormai lontani nel tempo, ha l’ardire di raccontare il contesto culturale, sociale, antropologico e religioso nel quale tanti gruppi hanno dovuto sopravvivere e lottare.

Scopo del libro è quello di entrare nel “regno nascosto” dell’underground Rock estremo dall’inizio degli anni ’80 (e anche prima) fino ad arrivare all’avvento di Internet di fine anni ’90, quando il mondo della musica subisce stravolgimenti enormi che ne tranceranno le fondamenta… Un’indagine sugli anni pionieristici delle fanzine, dei demo fatti in casa e dei vinili in tiratura limitata fino all’irruzione del compact disc, condotta intervistando  tanti piccoli/grandi protagonisti e senza lesinare uno sguardo approfondito sulla realtà politica e sociale dell’epoca e sulle problematiche legate alla valorizzazione della musica da parte dei promoter, delle etichette, delle istituzioni locali e nazionali. Un vero e proprio viaggio nell’Ade della musica estrema italiana.


Oltre alle città citate sopra vengono enucleate altre realtà all’interno degli anni fra il 1977 e il 1998, altrettanto importanti nell’economia generale dell’opera: Roma e le regioni Campania, Puglia e Sicilia. In coda a queste, inquadrati nella seconda sezione di Sub Terra, vi sono tre diversi capitoli ad hoc per inglobare protagonisti imprescindibili della portata di Death SS, The Black, Black Hole, Paul Chain, Mortuary Drape, Opera IX, Necromass, Evol, Raw Power, In.Si.Dia e Glacial Fear, solo per citarne una decina. Interessanti e meritevoli di approfondimento sono l’incipit e l’epilogo del libro, righe che per davvero val la pena rileggere più di una volta. Vitolo fornisce un’inquadratura generale del proprio modus operandi denotando una cultura che nasce da lontano, figlia di infiniti ascolti, concerti ma soprattutto passione, che è poi il sugo di libri come questo. Fondamentale, rispetto a altri lavori che di altisonanti hanno solo titolo e copertina – quest’ultima neanche sempre, invero – l’approfondimento e il vissuto dei personaggi cardine del libro, intervistati contestualmente alla stesura dell’opera e quindi funzionali al racconto. La differenza sul resto dei trattati generalisti e Sub Terra è proprio questa: fornire una panoramica suffragata da dati e testimonianze reali, lasciando nell’angolo il presunto ed eliminando fisicamente l’inventato sul nascere. Ovviamente lo sbattimento per lo scriba cresce esponenzialmente rispetto alla cronaca asettica sul sentito dire e sul letto qua e là, ma alla fine il risultato vale assolutamente lo sforzo anche perché, parliamoci chiaro, di libri su tematiche simili difficilmente ne usciranno a milioni e il lavoro in questo modo assume fin a da subito un tono definitivo, anche se ovviamente perfettibile. 

Le prime città trattate in Sub Terra risultano un po’ ostiche per il semplice fatto che l’autore si concede recensioni fin troppo approfondite riguardo alcuni dischi, togliendo così ritmo e scorrevolezza alla lettura. Il volume però ingrana subito dopo, nel momento in cui viene dato il giusto spazio alla descrizione dei vari album e più incisività all’andamento romanzesco, indispensabile per stuzzicare quel livello di curiosità atto a far arrivare in fondo a qualsiasi lettura di questo mondo. 

Vitolo lo sfiora in qualche occasione ma in generale NON commette l’errore di scrivere per mero esercizio di stile: un libro è fatto per il lettore, non per gli accademici, non per i giornalisti e neppure per gli editori. La frase di pagina 88 quando parla di Errare Humanum Est… Perseverare Diabolicum dei Creepin’ Death è emblematica, in questo senso: “…quella scienza altamente imperfetta che è la critica musicale dedicata al Rock e affini” della quale lui stesso fa parte, così come lo scrivente. Una autocritica bella e buona, che denota la giusta umiltà e un’etica vecchio stampo.

L’autore, come ormai da tradizione Tsunami, pone particolare attenzione nel cercare di evitare refusi nei nomi e cognomi delle persone citate, scivolando però sulla classica buccia di banana – sempre ben in agguato dietro l’angolo – a pagina 98, durante l’excursus sui Jester Beast, quando riporta il vero nome di Morgana come Roberta Laudade, forse per laudare il ritorno sia su disco che dal vivo della heavy metal queen che di cognome fa Delaude.    

Sub Terra si rivela libro intrigante, pregno di dichiarazioni di prima mano e di curiosità, ben equilibrato nel dosare gli spazi alla varie band trattate e non lesina di certo le chicche, come quando, esaminando i Negazione, si concede uno stacco temporale sulla scena norvegese. Euronymous, infatti, fin dal principio della carriera, elenca il combo torinese come una delle principali influenze del  periodo sublimato dall’Ep Deathcrush. Anche i Necrodeath hanno un peso notevole nei primi anni dei Mayhem, la foto che ritrae Peso e Oystein mentre si scambiano i vinili di Fragments Of Insanity e Deathcrush fa ormai parte della storia dell’estremo.    

Particolarmente stuzzicanti, per chi ama queste cose, le due appendici in fondo al libro: l’Underground Italiano all’estero e l’Underground italiano allo specchio, in pratica i pensieri sulla scena tricolore estrema da parte di musicisti stranieri e nostrani. Dodici pagine ove, oltre ai mostri sacri, anche band di culto culto culto ottengono il classico momento di visibilità.

Emblematica, agghiacciantemente vera e da segnarsi, al di là dei temi sviscerati in Sub Terra, la frase con la quale Mario “The Black” Di Donato chiude il proprio intervento all’interno della seconda appendice riguardo i Misantropus, ma esportabile da subito al centro del cuore di ciascuno: “…trasmette emozioni contemporanee come è la vita di oggi per i giovani, abbandonati a se stessi da questa società crudele e fredda che come una voragine inghiotte i meno preparati e gli indecisi”.    
 

 

Tanto per far capire la portata del lavoro svolto, Sub Terra si è cibato di dichiarazioni in esclusiva da parte di:

Steve Sylvster (Death SS), Mario Di Donato (The Black), Roberto Mammarella (Monumentum/Avantgarde Music), Nicola (Nick) Curri (Flash Magazine), Fabban  Funeral (Oration/Aborym), Mark “Peso” Pesenti (Ghostrider/Necrodeath), AC Wild e Andy Panigada (Bullldozer), Vincenzo Barone (H/M), Francesco Palumbo (My Kingdom Music), Massimo Cottica (H/M/Mad Poltergesit/Expiatoria), Agghiastru (Inchiuvatu, Mediterranean Scene) Massimo Gasperini (Black Widow Records), Carmelo Orlando (Catacomb/Novembre), Mauro Berchi (Ras Algethi/Canaan/ Eibon Records), Achille Testa (Black Prophecies), Stefano Zanardin (Terror From Hell Records), Giulio “The Bastard” (Cripple Bastards), Francesco Morese/Verminaard (Ugluk/From Depths/Apolokia),Von Blackfrost (Apolokia), Umberto Giannini eRoberto Figliolia (Mayhem/Enslaved), Fabio Calluori (From Depths), Tony D’Alessio e Marco Di Filippo (Lost Innocence), Rosario Reina (Hidden Hate),  Jaiko (Detestor), Walter Maini (Mortuary Drape), Trevor e Tommy Talamanca (Sadist), Max Marzocca (Natron), Alberto Penzin (Schizo), Ain Soph Aour, Nachzehrer Mara,John Cordoni (Necromass), Andrea Signorelli (Braindamage), Gianni Colonna (Incinerator, Social Mayhem), Michele Montaguti (Electrocution), Cristiano Borchi (Stormlord), Tommy Massara (Extrema), Gianluca Molè (Glacial Fear), Nicola Bianchi (Handful Of Hate), Samael Von Martin (Evol), Manul Merigo (IN.SI.DIA), Andry Verga (Broken Glazz), Diego Banchero  (Malombra), Carlo Ortolano (Dracma Records), Ossian (Opera IX), Sophya Baccini (Presence), Adriano Cucinotta (Sinoath), Maurilio Rossi (Goad), Ivo Punzo (Randagi), Antonio Pucciarelli (Undertakers), Claudio Nigris (Dunwich), Anthony Drago (Fingernails), Claudio Callegari (Jester Beast).
 

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti