Hard Rock

Report : Europe “The Final Countdown 30th Anniversary” – Alcatraz Milano 20.11.16

Di Elena Pisu - 30 Novembre 2016 - 15:18
Report : Europe “The Final Countdown 30th Anniversary” – Alcatraz Milano 20.11.16

Report : Europe “The Final Countdown 30th Anniversary” – Alcatraz Milano

Report e Photoreport a cura di Elena “DraconianHell” Pisu

Giornata milanese epocale quella di oggi! La stagione dei grandi eventi prosegue in tutta Italia , e qui a Milano si stà per celebrare uno degli eventi Top di questo 2016. La data degli Europe è un sold out, si parla di oltre 3000 avventori che non aspettano altro di poter ritornare indietro di 30 anni e di rivedere, o vedere per la prima volta, in chiave live quel capolavro fine anni ottanta che è stato “The Final Countdown”, il must degli svedesi più amati dalla mia generazione e non solo.

La fila fuori dall’Alcatraz è già bella lunga quando arrivo e immancabilmente persiste una pioggerellina che però non fa rattristare gli animi. 

E’ tempo di inziare. Sul palco sale la band spalla , i britannici Tax the Heat, band che fino ad oggi mi era completamente sconosciuta e della quale mi sono informata al volo giusto per capire cosa mi dovessi aspettare.Il quintetto di Bristol propone un Rock ‘n’ Roll con influenze Blues e fa parte del rodster della Nuclear Blast e qui la sopresa a stata tanta, percui son davvero curiosa di sentirli per la prima volta sul palco. Con scenografia è minimale se non del tutto assente i Tax the Heat fanno il loro ingresso sul palco. Inforcano gli strumenti e fanno di tutto per cercare di smuvere un pubblico difficile come quello di stasera all’ Alcatraz… Con la opener ‘Stood On The Platform’ fanno rimanere tutti abbastanza di stucco. Le sue sonorità molto brit pop anni ’60 lasciano perplessi, non tanto per la qualità e la loro bravura come musicisti, ma sul criterio di scelto dell’ abbinamento delle due band. I toni si alzano con ‘Animals’ e una parte del pubblico inizia a sentirsi coninvolto dal loro sound. I Tax the Heat stasera hanno avuto una sorta di spada di damocle  appesa alla testa, ma a mio parer se la sono cavata egregiamente. A prescindere da tutto la band  ha suonato bene, interagiva con il pubblico il quale rispondeva senza troppi legami mentali dovuti al genere proposto dalla band britannica. In questa specifica situazione qualsiasi band fosse stata scelta come opener degli Europe avrebbe sortito lo stesso effetto sul pubblico, che fremeva solo ed esclusivamente per sentire “The Final Countdown”. I Tax the Heat sono una band meritevole di attenzione con il suo Rock Blues semplice e divertente, a prescindere dai gusti personali. La band lascia il palco tra gli applausi.

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L’ansia ora comincia ad essere palpabile. L’ Alcatraz è pieno in ogni suo angolo, tutti fremono e cercano di arrivare più vicini al palco nonostante gli irriducibili delle prime file non mollino la presa dalle transenne. Il palco sta iniziando a prendere vita e la batteria in acrilico di Ian Hougland è stata scoperta. Tutto quello che moltissimi attendono da trentanni stà per diventare realtà.. ed ecco che si abbassano le luci e parte il video di inizio dello show degli Europe. Finalmente Ian, Mick, John N. e John L salgono sulla scena accolti da un ovazione generale. Ultimo a salire sul palco è Joey Tempest il carismatico leader della band e sogno di una gran parte delle adolescenti di allora. Joey immediatamente annuncia la particolarità dello show che prevede ben due album eseguiti per intero ovvero l’ultimo lavoro della band “Kings of War” e nella seconda parte dello show il maestoso “The Final Countdown” che festeggia quest’anno, come precedentemnete detto, il suo trentennale. La band è carica di energia che riversa sul pubblico senza risparmiarsi un’ attimo e posso asserire con estrema chiarezza che gli Europe sono una band che con gli anni è migliorata sempre più e che sul palco ha tutta la potenza che sono le grandi band di quell’epoca hanno mantenuto negli anni. Con “War of King” la band ha raggiunto una sorta di status intoccabile, un album da molti definito come “strano” o addirittura “debole” ma che sicuramente sarà rivalutato dopo aver assistito all’ esibizione dal vivo di pezzi fondamentali come ‘Hole in My Pocket’ , ‘Vasastan’, ‘Praise of You, ‘Californian 405’ e proseguendo per tutto l’ intero album. Un autostrada di emozioni fatta di chiaro-scuri che ti fanno capire il percorso e l’evoluzione che gli Europe hanno intrapreso in quasi 40 anni di attività. Una prima parte di concerto grandioso supportato dai megaschermi posizionati dietro la band in cui le parole diventavano immagini che ti trasportavano in questo ulteriore viaggio sensoriale, in cui il quintetto di Stoccolma suona in maniera impeccabile. Lo show fa riemergere le loro qualità individuali di musicisti eccellenti come nel caso dell’assolo tastieristico di Mick Michaeli poco prima di ‘Rainbow Bridge’. La prima parte della loro esibizione si chiude con la title track, ovvero ‘War of Kings’ …poi tutto si fa nero. Si riaccendono i video con l’ennesimo intro che ci catapulta nella seconda, e forse, più importate parte della serata, sicuramente quella attesa da tutti. Il promo finisce e viene proiettato il video originale di ‘The Final Countdown’ e tutti vengono travolti da un ondata di sensazioni che ci trasportano indietro nel tempo, facendo magari tornare alla mente ricordi sopiti negli anni. 
Mentre tutti noi stiamo con il naso all’ insù a guardare i rpimi istanti del video la band torna sul palco e inizia a suonarne la versione live mentre il video continua a scorrere. Un boato e l’esaltazione collettiva sono alle stelle. La carrellata dei brani prosegue come da tracklist originale con ‘Rock the Night’, la pluri premiata ‘Carrie’ nella cui esibizione, al posto degli accendini, l’ Alcatraz viene invaso dalle luci dei telefonini, chi per fare coreografia e chi invece per registrarsi la canzone. Lo show prosegue con ‘Danger on the Track’ che si dimostra, anche dopo 30 anni, la più debole dell’intero album, almeno per la sottoscritta. L’evento prosegue con ‘Ninja’ e ‘Cherokee’ si rialza la curva di attenzione del pubblico che ci trascina vero la grande ‘Time has Come’, ‘ Heart of Stones’, ‘On the Loose’ per finire con ‘Love Chaser’... in cui il sogno si compie e finisce. Con una sorta di tristezza ed esaltazione lo show che tutti attendevamo finisce e torniamo nel 21° secolo.Gli Europe hanno dato la conferma che anche se gli anni passano ma magia persiste ancora.  Nei monitor continuano a scorrere tantissime foto d’ epoca dei Europe, tra cui molte private e personali che la band ha rispolverato per l’ occasione e anche con immagini dei fans. Generazioni a confronto con un unica grande passione chiamata Europe.

Musicalmente magistrali e in perfetta sintonia tra di loro, ma una nota di merito va spesa nei confronti di quel grande leader che è Joey Tempest che ha tenuto botta per ben 2 ore con la sua voce e che, nonostante aleggiassero timori sulla performance per la seconda parte dello show, ha retto in modo grandioso le parti vocali e con la sua presenza scenica ha inglobato in se tutta l’energia che il pubblico emanava. 
All’uscita nonostate ci aspetta un pioggia battente ma tutti escono sorridenti, con un grande ricordo e un grande carico di emozioni stampate nelle mente e nel cuore.

Cose che solo la buona musica può fare.

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