Vario

S’impennano le vendite degli LP, ma sono davvero un problema per l’ambiente?

Di Orso Comellini - 20 Maggio 2019 - 17:15
S’impennano le vendite degli LP, ma sono davvero un problema per l’ambiente?

L’industria discografica ha vissuto un decennio di crescita esponenziale nelle vendite degli LP, tuttavia rimangono ancora dei dubbi sulla sostenibilità.

I numeri sono senz’altro impressionanti: nel 2017 sono stati venduti 14,3 milioni di dischi negli States, mentre nel Regno Unito lo scorso anno le vendite ammontano a 4,1 milioni. Un incremento del 200% anno dopo anno fino ad aprile 2019. E questa è solo una parte della storia. Questi numeri non tengono conto dei dischi venduti direttamente dalle band in tour o attraverso i propri siti internet e non tengono conto delle vendite dell’usato. Ryan Wilson della Concord Music Group ha detto:

Quello che l’industria del vinile non riconosce necessariamente è l’esistenza di una cultura del vinile che vive al di fuori delle nuove uscite, fuori da qualsiasi resoconto ufficiale o classifica.

Questa importante crescita, però, ha riportato alla ribalta il tema ambientale. La gran parte della produzione dei vinili si basa su vecchi modelli riconducibili al ’70. In più i materiali contengono sostanze nocive, specie se poi rilasciate nell’ambiente o nelle discariche. Decenni fa i dischi erano fatti con una resina naturale chiamata shellac (gommalacca), poi sostituita dal più resiliente vinile. Più esattamente il cloruro di polivinile. Il PVC viene prodotto dai combustibili fossili e non è riciclabile. Alcuni miglioramenti nella lavorazione industriale sono stati messi in atto, ma si pensa che sia sempre cancerogeno. I dischi prodotti con lo schellac erano più fragili ed inclini a danneggiarsi agli elementi, mentre il PVC dura molto di più. Così tanto che impiega centinaia di anni per decomporsi e rilascia materiale pericoloso nell’ambiente. Gli album moderni, infatti contengono un sorprendente numero di moderni additivi tossici, inclusi metalli pesanti e carbon fossile. 

A differenza di bottiglie o piatti e posate usa e getta, però, si suppone che i dischi non finiscano nell’ambiente, perché chi li compra lo fa per collezionismo, quindi per conservarli. Rimangono, comunque varie perplessità collegate al processo di produzione, con macchine a vapore che necessitano di carburanti fossili per funzionare o i liquidi anticorrosivi con conseguente produzione di acque reflue.

Qui l’articolo completo.