Yes 07/07/2004: report

Di - 8 Luglio 2004 - 12:35
Yes 07/07/2004: report

Yes – 07/07/2004 Report

Ben ritrovati a tutti.

Prologo: dimenticatevi del report della data pavese: rispetto allo spettacolo odierno è da considerarsi come il più brutto dei concerti degli anglosassoni.

Il palabrescia è una sorta di piccolo teatro. Non ci sono posti in piedi, gli spettatori sono tutti rigorosamente seduti, la security, sicuramente molto più cortese dei signori di Voghera cura molto bene la buona riuscita del concerto facendo accomodare ognuno alla propria poltroncina al fine di non creare disturbi di nessun genere; a sinistra e a destra del palcoscenico ci sono due grossi monitor in aiuto di coloro che hanno il posto lontano e per concludere nessuno, compresa la band è stato divorato dalle zanzare.

Le luci si abbassano e finalmente, puntuali come orologi svizzeri, gli Yes fanno il loro ingresso nel loro migliore stile. Questa volta non c’è nessuna band di supporto, quindi niente ritardi dovuti al change-over di strumenti e coreografia altrui.

Chi ha già visto gli Yes a Voghera conosce già la scaletta, ma è conscio del fatto che gli inglesi hanno più tempo a disposizione e per buona sorte possono abbondare almeno di qualche assolo o brano in più. Dopo le ovvie Going for the one e Sweet dreams, questa volta più precise e meno impastate, sia nei suoni che nell’esecuzione c’è chiaramente I’ve seen all good people con un’atmosfera più calorosa. Gli spettatori dispensano un’ incantata sing-a-long e un batti mani a ritmo incalzante. Questo è il pubblico degli Yes e questi sono gli Yes. E’ a dir poco magnifico, la felicità è negli occhi di tutti.

C’è solo un piccolissimo problema: il basso di Squire ha sempre un volume spropositato e a volte copre i suoni di Rick Wakeman, questa sera più gaio del solito poiché almeno fino a Mind Drive, per altro eseguita in modo eccellente con il medley comprendente South side of the sky, (e in seguito NdR) non incontra problemi di nessun tipo con il suo immancabile set di tastiere Korg-Gem-Moog.

Alla fine del brano si presentano Steve Howe prima, munito di chitarra acustica, che esegue con molta carica e vigore The Clap e Wakeman dopo; non appena posa le sue dita sul Moog c’è una standing ovation notevole.

Le stupefazioni non cessano mai: la sequenza di note di Long distance runaround manda tutti in sbigottimento totale, tutti si alzano in piedi con una tale adrenalina in corpo che motiva ulteriormente i nostri eroi. A brano ultimato Wakeman e Anderson si allontanano dal palco lasciandoci nelle mani degli altri. Qualcuno ha detto Whitefish? YES! Steve Howe ci mette il marchio di fabbrica con gli armonici a corde aperte che spiana il percorso al signor Squire, il quale comincia a smontare i padiglioni auricolari con tanta violenza durante l’intermezzo nel quale si susseguono note su note. Non contento anche Alan White si mette in mezzo prima accompagnando i virtuosismi di Squire, poi indurendo ulteriormente il brano con rabbiosi stacchi in levare (Is It Progressive Metal?).

Durante Rhythm of love non capisco se Anderson sia sceso appositamente dal palco o sia stato vittima di una rovinosa caduta; sono troppo lontano per accorgermene. Va da se che continua a cantare senza perdere colpi.

Inutile sprecare parole per And you and I, brano che tutti ascolterebbero in loop giorno e notte per l’onirica atmosfera romantica che crea (Chris ti prego abbassa il volume del basso!!). L’incessante battito delle mani prosegue su Starship Troopers ed esattamente come a Voghera Roundabout chiude la set list di un’ esemplare esibizione con un saltellante e festoso pubblico in piedi scrupolosamente controllato dai ragazzi della security (qualcuno tenta di salire sul palco NdR).

Epilogo: la band si è completamente riscattata, è felicè quanto noi e lo ha dimostrato tutta la sera, difatti si è trovata perfettamente a suo agio pur non suonando in una location simile al Shoreline Amphitheater.

Commento: Magici, Sognanti, Motivati ma soprattutto YES!
Voto: 95
Ringraziamenti:

Jon Anderson, Chris Squire ,Steve Howe , Alan White, Rick Wakeman, Paul Silveira, Alina Bencini, Luca Casamento, Giorgio Salvadego, Maurizio Cavalca e tutto lo staff del nascente fan club Tempus Fugit, il promoter D’Alessandro e Galli per la concessione in extremis dell’accredito stampa.

Questo è tutto. Ci vediamo al prossimo tour.

Alessio Battaglia