Vario

TrueMetal.it presenta: ‘From The Depths’ Vol 03

Di Fabio Vellata - 13 Maggio 2018 - 20:41
TrueMetal.it presenta: ‘From The Depths’ Vol 03

FTD LOGO 1b$ 122a

Terza puntata del From The Depths, la rubrica di TrueMetal.it che s’immerge nelle profondità underground alla scoperta di nuovi artisti, grazie al lavoro dei nostri redattori sempre pronti ad ascoltare ed a proporre tutto ciò che può generare interesse. 

Buona lettura!

1- Chien Bizzare – ‘Outsider’ – 2018

Outsider cover

Già attivi da un lustro, i Chien Bizzare sono un’entità alternative dal sound atipico e multiforme, in bilico tra afflati mainstream e sussulti underground, dall’evidente raffinatezza stilistica e comprovate qualità compositive; forse un po’ difficile, va detto, da definire “hard rock”, seppure le derivazioni ascrivibili a Led Zeppelin e (ultimi) Queens of the Stone Age appaiono piuttosto conclamate ed evidenti.

Mettiamoci pure qualcosa dei Foo Fighters, senza tuttavia tralasciare la manifesta vicinanza con Timoria e Litfiba, pur se meno commerciali e con un profilo intellettualoide di maggiore preponderanza, ed il quadro per sommi capi potrà dirsi completo.

I Chien Bizzarre sono bravi, dannatamente bravi nel costruire melodie accattivanti che potrebbero senza grosse difficoltà ottenere numerosi passaggi in qualche radio indie: il cantato in italiano – aspetto nei confronti del quale non nutriamo mai particolare attrazione – agevola in tal senso la fruizione di testi mai banali e scontati, risaltando su trame musicali che hanno in suoni decisamente “superiori” uno dei punti di forza assoluti dell’intero cd.

Prodotto in maniera accurata, ‘Outsider’ è senza dubbio un album inconsueto, probabilmente molto diverso dagli ascolti abituali dei fruitori di questa rubrica, pur tuttavia si rivela meritevole d’attenzione, soprattutto da parte di chi possa dirsi dotato di una buona apertura mentale ed una decisa dimestichezza con ascolti diversificati e non rigidamente ancorati a dettami imprescindibili.

Come Cleopatra’, ‘Canzone d’Umore Nero’ e ‘Underground’ su tutte, le canzoni meglio riuscite di un cd dai risvolti interessanti, di sicuro un po’ fuori dagli schemi ma, proprio per questo, ricco di personalità e foriero di un gradito – seppur temporaneo – momento di stacco dall’universo hard n’heavy tradizionalmente conosciuto.

VOTO: 74/100 (Fabio Vellata)

https://www.facebook.com/lechienbizarre/

Label: indipendente/Autoprodotto

Tracklist:

1) Il Gigante 

2) Canzone d’Amore Nero 

3) Come Cleopatra 

4) Insensibile 

5) Empatia 

6) Preghiera Laica 

7) La Mia Generazione

8) Mantide 

9) Underground 80

10) Il Solito Caffè

Line-up:

Mauro Mosciatti,

Simone Freddi,

Lorenzo Eugeni,

Carlo Ciarrocchi

 

2 – State of Grace – ‘The Overcoming’ – 2017

Copertina State of Grace

Un esordio breve ma piuttosto significativo per gli State of Grace, band novarese attiva dal 2014 che con ‘The Overcoming’ manda a compimento il sogno della prima testimonianza discografica in carriera.

Attivo in territori molto classici, il quintetto offre un nucleo di canzoni influenzate un po’ da tutto l’immaginario hard rock-AOR in senso ampio, andando ad abbracciare riferimenti che spaziano dai sapori seventies di composizioni alla Dario Mollo quali ‘Warsav’ e ‘Wild Heart’ (supponiamo prodotti derivati da assidui ascolti di Rainbow, Deep Purple e Tony Martin), per transitare verso il melodic rock venato di tinte estive di ‘Believe’, il rock rurale di ‘If’ e l’epica drammaticità di ‘Dark is the Night’, heavy rock a tinte fosche che in una lunghezza superiore ai sette minuti di durata mette in mostra le notevoli capacità strumentali in dote al gruppo.

C’è ancora un po’ da lavorare, in effetti: la voce ha un buon timbro ma mostra alcune insicurezze nei toni alti, i suoni sono accettabili ma da migliorare ed il songwriting per ora, non brilla in personalità, preferendo rimaneggiare temi e melodie – comunque fascinosi – già ben radicati e per nulla sorprendenti.

D’altro canto, gli State of Grace mostrano comunque di “poterci stare”, grazie ad una preparazione tecnica per nulla malvagia (rimarchevoli, su tutti, chitarra e tastiere) ed un’encomiabile passione per il genere.

Tutto sommato e considerando che di EP di debutto pur sempre si tratta, elementi che consentono di ottenere un risultato magari imperfetto ma decisamente dignitoso.

Voto: 65/100 (Fabio Vellata)

https://www.facebook.com/Stateofgrace2014/

Label: Indipendente/Autoprodotto

Tracklist:

1) Believe 

2) Dark Is the Night 

3) If

4) Warsav

5) Wild Heart 

Line-up:

Mark Panaia – Chitarre

Carlo Bigatti – Basso

‘Pit’ Ramella – Voce

Tony Venci – Tastiere

Fabio Magagnato – Batteria

 

3 – VVILDERNESS – ‘Devour The Sun – 2017

WILDERNESS MARASCO

Gran bella copertina quella del debut del progetto Vvilderness. Un bello Skoll (il lupo che nella mitologia nordica, come suggerito dal titolo, divorerà il sole durante il Ragnarök) in quello stile un po’ cyber e un po’ Mucha cui sempre più artisti metal fanno affidamento per decorare i loro box.

Tuttavia Vvilderness, ovviamente una one-man-band dedita all’atmospheric black, non viene dalla truce Scandinavia ma, sorpresona, da Szombathély, altresì nota per essere la più antica città dell’Ungheria.

Atmospheric black, si è detto, e bisogna ammettere che si tratta di musica molto buona e molto ben suonata. ‘Devour the sun’ offre sei pezzi per appena 38 minuti di durata. Sei pezzi caratterizzati da atmosfere decisamente epiche, di facilissima assimilazione, tenute in piedi da un guitar work molto solido, fatto per larga parte di tremolo picking con sapienti intermezzi fatti di arpeggi rarefatti e sapienti. Vertice dell’album sono senza dubbio i 10 minuti della conclusiva ‘Aftershine‘, davvero un piccolo capolavoro del genere. Insomma, un black piuttosto classico che si sposa al post rock più roccioso, per un risultato non banale, ma di questi tempi neppure troppo originale.

L’augurio è che il magiaro Vvildr, tuttavia, continui proprio su questa strada perché, pur non brillando per personalità, ‘Devour the Sun’ mette in mostra un talento spiccato in termini di creazione di melodie e composizione di strutture complesse ma mai opprimenti.

VOTO: 70/100 (Tiziano Marasco)

https://www.facebook.com/vvilderness/

Label: Indipendente/Autoprodotto

Tracklist:

1) Starless Dark

2) Sól

3) Devour the Sun           

4) Life   

5) New Earth

6) Aftershine       

Line-up:

Vvildr – tutto

 

4- CELEPHAÏS – ‘MONAD’ – 2017

CELEPHAIS MARASCO

Celephaïs (che io chiamo ‘ce la fais?’ ma che in realtà deve il nome a un racconto di H.P. Lovecraft), è una one-man-band tedesca proveniente da Augusta (Augsburg). Monad (luna) è il primo disco, che segue un Ep, ed è realizzato solo in formato digitale.

Trattandosi di one man band, i più avranno già capito che il nostro va a infittire le già folte schiere di gruppi e progettini dediti all’atmosferic black. Vero, ma va detto che il nostro si contraddistingue per diversi aspetti: il primo è quello di tendere molto più al post metal che al black prima maniera; il secondo sta nel fatto che tutte le sue composizioni sono strumentali; il terzo, che fa veramente la differenza, è che Celephaïs è davvero molto bravo.

Niente sconvolgimenti in questo album, il tedesco mette in mostra una classe sopraffina, tradotta in 6 episodi di atmoblack classico, ma dotato di una grazia rara e molto solido a livello compositivo. Un disco che riesce a trasportare e a coinvolgere l’ascoltatore pur muovendosi sempre su toni lenti e molto calmi.

Dedicato ovviamente agli amanti del genere, ma l’assenza di growl potrebbe aprire diverse porte insperate al progetto. Prova oggettiva della qualità di ‘Monad’ è il fatto che, dopo la sua uscita, Celaphaïs un contratto lo ha portato a casa.

VOTO: 75/100 (Tiziano Marasco)

https://www.facebook.com/Celepha%C3%AFs-580140312015931/

Label: Indipendente/Autoprodotto

Tracklist:

1) Anamnesis

2) Spirit

3) Mortality

4) Earthbound

5) Emptiness

6) Infinite

Line-up:

CLPHS – tutto

 

5 – Passion for Bleeding – ‘Zero Day’ – 2014

PASSION DONE'

Zero Day’ è la seconda fatica in studio dei friulani Passion for Bleeding. L’EP autoprodotto, pubblicato nel 2014, mette in luce una band che trae forte ispirazione dalle sonorità made in Svezia.  I Passion for Bleeding mescolano infatti elementi tipici del Goteborg sound ad altri di chiara matrice black di scuola Dissection. ‘Zero Day’ ci consegna una formazione con le idee chiare, che ha trovato la propria dimensione e che ha compreso quale sentiero musicale intraprendere. Evidenzia, però, alcune lacune: la personalità, prima di tutto. Le influenze sono infatti facilmente riconoscibili e, sebbene le canzoni possano vantare un’ottima struttura, la sensazione del già sentito aleggia in tutte le sei tracce che compongono L’EP. I Nostri peccano in originalità, a cui va a sommarsi qualche soluzione che poteva essere curata meglio, in particolare alcune linee vocali e alcune parti di batteria. I Passion for Bleeding dimostrano comunque di possedere ottime potenzialità che, se sviluppate a dovere, potrebbero consegnarci una band in grado di regalarci più di qualche soddisfazione in futuro. Non rimane che aspettare la prossima prova in studio, sperando di ritrovarci a parlare di una band in grado di maturare e sviluppare al meglio le proprie idee. Al momento i quattro friulani vengono rimandati a settembre.

Voto: 55/100 (Marco Donè)

https://www.facebook.com/PassionForBleeding/

Label: Indipendente/Autoprodotto

Tracklist:

1) Bleeding Machines                        

2) Human System Failure                 

3) Zero Day               

4) Soullicide               

5) Where the Light Dies                    

6) Into the Unknown

Line-up:

Federico “Jesus” Collaoni: Guitars, Vocals

Cad: Guitars

Doom: Bass

Ed Gein: Drums

 

6 – Run Chicken Run – ‘Open the Grill’ – 2016

Run Chicken Run Open The Grill DONE'

Piacevole scoperta quella dei marchigiani Run Chicken Run. Formatisi nel 2014, i Nostri arrivano all’esordio su disco due anni dopo, nel 2016, con il godibilissimo “Open the Grill”. Il quartetto è dedito a un hard rock essenziale, grezzo e divertente, cogliendo in pieno lo spirito del genere. Nelle dieci tracce che compongono ‘Open the Grill’ incontriamo varie influenze, che vanno a pescare in particolare dagli anni Settanta e Ottanta, senza dimenticare di dare una ‘sbirciatina’ anche ai tempi più recenti. Le canzoni risultano ben strutturate e dotate di una dinamica curata, erette attorno a un guitarwork coinvolgente. Passiamo così da tracce caratterizzate da atmosfere in pieno stile AC/DC ad altre più blueseggianti, percorrendo soluzioni dal retrogusto southern rock e altre di settantiana memoria. I Run Chicken Run sono un gruppo che non ha nessuna intenzione di innovare o rivoluzionare il genere, vuole solo divertirsi e divertire. L’obiettivo è centrato in pieno, basta ascoltare la carica iniziale di ‘Open the Grill’, che nelle sue prime quattro tracce saprà regalare più di qualche soddisfazione agli amanti del genere. Il lavoro rallenta nella fase centrale, perdendo qualche colpo, risollevandosi però con il trittico finale, in cui viene ripreso lo spirito scanzonato e divertente che aveva caratterizzato la prima frazione di disco. Anche la produzione rispecchia in pieno gli intenti della band, risultando ben lontana dai suoni compressi che vanno per la maggiore in questi ultimi anni, donando un bel feeling alle composizioni. Unica pecca la prestazione vocale di Michele Montesi, che avrebbe potuto sicuramente essere curata in modo migliore. Come dicevamo, però, i Run Chicken Run sono diretti ed essenziali e, molto probabilmente, la scelta di una voce grezza e “sgraziata” potrebbe essere voluta. ‘Open the Grill’, nonostante una parte centrale un po’ sottotono rispetto al resto dell’album, risulta comunque un lavoro ben riuscito, consigliato ai die hard rockers. Una band da tenere d’occhio.

Voto: 65/100 (Marco Donè)

https://www.facebook.com/weregonnarockyou/

Label: Indipendente/Autoprodotto

Tracklist

1) We’re Gonna Rock You

2) Rolling Down

3) Take Aim and Shot

4) Blade of Sadness

5) Black Pantera

6) Revenge

7) Playful Guy

8) Guitar and Sex

9) Open the Grill

10) Run Chicken Run

Line-up:

Michele Montesi: voce e chitarra

Leonardo Piccioni: chitarra

Paolo Scarabotti: basso

Mirko Santacroce: batteria

 

7 – AMKEN – ‘Theater Of The Absurd’ – 2017

amken

Gli Amken sono un quartetto nato in Grecia nel 2011 e dedito ad un Thrash Metal privo di contaminazioni, legato alla scuola germanica, ma intriso della giusta modernità per dar corpo ad un sound veramente interessante.

Con all’attivo un EP nel 2015 ed uno Split con i Peruviani Maze Of Terror nel 2016, gli Amken fanno il ‘grande passo’ quest’anno, pubblicando il loro primo Full Length, dal titolo ‘Theater Of The Absurd’ il 7 aprile 2017 via No Remore Records.

Composto da otto tracce, della durata complessiva di poco più di mezz’ora, l’album è energia pura, che mai cala, anzi, in più parti s’intensifica.

Tutti i brani hanno un buon ‘tiro’, gli Amken giocano molto ad intersecare parti veloci, suonate a varie andature, con rallentamenti, accelerazioni e cadenze oscure.

Basso e batteria (Vasilis Chytiris e Sokratis M.) sostengono efficacemente ogni brano con buoni passaggi, che vanno oltre il semplice lavoro di accompagnamento ritmico. Le chitarre (Giannis K. E Vanias A.) sono molto taglienti e serrate, mentre la voce è graffiante ed arrabbiata al punto giusto, con un buon grado d’intonazione. In definitiva, il sound ricercato, pur se non dice niente di nuovo, è comunque abbastanza personale da far pensare che degli Amken si parlerà ancora molto, soprattutto considerato che tre quarti del combo sono alla prima esperienza.

Tra i brani più rappresentativi si citano la veloce ‘Shattered Sanity’, con un assolo dinamico sostenuto da una veloce batteria, la potente ‘Obedient Dogs’, la trascinante ‘Wired’ e ‘Sacred Machine’, con una buona melodia tessuta da basso e chitarra, ma anche i restanti brani meritano l’ascolto.

Lavoro d’esordio sopra le righe quello degli Amken, che, sicuramente, procureranno un bel po’ di dolore alla cervicale a chi deciderà di seguirli, visto che, con la loro musica, sarà impossibile tenere ferma la testa.

Giudizio più che positivo. Grandi.

VOTO: 77/100 (Andrea Bacigalupo)

https://www.facebook.com/amkenthrash/

Label: No More Records

Tracklist:

1) Shattered Sanity

2) Theater of the Absurd

3) D.A.P.

4) Obedient Dogs

5) Wired

6) Soul’s Crypt

7) Sacred Machine

8) Addicted to Green                          

Line-Up:

Giannis K. – Guitars

Vanias A. – Vocals, Guitars

Vasilis Chytiris – Bass

Sokratis M. – Drums

8 – DISTARTICA – “In Flames We Rise” – 2017

Distartica In Flames We Rise

I Distartica si sono formati nel 2008 a Houston nel Texas. La loro particolarità è quella di non avere un front-man che si muove per il palco, essendo le parti vocali affidate al batterista, seguendo l’esempio di Dan Beehler degli Exciter e di Ventor dei Kreator.

In Flames We Rise’ è il loro Full-Length d’esordio, autoprodotto, pubblicato il 14 aprile 2017 e composto da undici tracce della durata complessiva di oltre un’ora.

Il sound proposto è un Thrash Metal ancorato alla Old School della Bay Area di Testament, Slayer, Metallica, Exodus ed Anthrax.

Il punto forte del combo è una buona padronanza musicale, espressa con riff taglienti, refrain che fanno scuotere la testa, in molti episodi rafforzati da un coro breve, ma incisivo e lunghi assoli melodici ed articolati.

La sezione ritmica imprime un ‘buon tiro’, con dinamiche serrate ed una timbrica massiccia data da basso e batteria. La voce è ben modulata per comunicare la rabbia che il genere chiama, ma anche una certa rassegnazione di fondo.

I Distartica non nascondono le influenze dei grandi, anzi, le elevano riuscendo comunque a dare un buon tocco personale al loro songwriting per mezzo di una carica energica e dirompente molto sentita.

I brani sono, grosso modo, tutti sullo stesso livello; si distaccano ‘Rising Torment’ e la conclusiva ‘’Til Death We Trash’, distinte da una maggiore velocità rispetto alle altre tracce, più improntate sulla forza data dalla cadenza dei tempi medi e su ritmi più controllati.

In definitiva, il lavoro d’esordio dei Distartica è più che riuscito nonostante qualche sbavatura qua e là, tipo alcuni assoli troppo lunghi, che potrà essere corretta con il maturare dell’esperienza.

Esprimiamo un giudizio positivo per un gruppo che, nel prossimo futuro, saprà sicuramente far parlare di se.

VOTO: 75/100 (Andrea Bacigalupo)

https://www.facebook.com/Distartica/

Label: indipendente/Autoprodotto

Tracklist:

1) Into Hell They Marched                                       

2) Legion of Cowards                                              

3) Rising Torment                                                     

4) Massive Strike                                                     

5) In Flames We Rise                                               

6) Hate Unending                                                     

7) Bloodlust                                                             

8) Beasts of Oppression                                           

9) When Darkness Blooms                                       

10) The Cybernetic Eye                                             

11) ‘Til Death We Thrash         

Line-Up:

Hector “Animal” Perez – Bass

Carlos Caceres – Guitars

Alex Paxtor – Guitars

Carlos Vasquez – Vocals, Drums

 

9 – RAVAGER – “Eradicate …. Annihilate …. Exterminate” – 2017

Cover RAVAGER Eradicate Annihilate Exterminate

Eradicate …. Annihilate …. Exterminate” è il primo album dei Thrasher Tedeschi Ravager, pubblicato il 17 febbraio 2017 via Iron Shield Records.

Nati nel 2014 nella Città di Walsrode in Bassa Sassonia, con all’attivo un primo EP dal titolo “Alarm Clock Terror”, i Ravager sfornano un Thrash nervosissimo e determinato, assimilando molto dalla “vecchia scuola” tedesca, docenti in cattedra Tankard ed Assassin, ma anche dalle produzioni d’oltreoceano più energiche.

Nei dieci brani che compongono il lavoro sono protagonisti riff e velocità a varia andatura, questi si affiancano a tempi più cadenzati per mezzo di “stop and go” repentini, rallentamenti spasmodici, ritmi marziali e cavalcate soniche, a dir la verità a volte secondo sequenze un po’ disordinate.

La voce, pur se graffiante, rabbiosa e selvaggia non è ancora molto incisiva e gli assoli puntano più sull’effetto “velocità” che non sulla melodia.

Nonostante questi limiti, al combo non mancano le buone idee, anche se espresse rudemente, attraverso un songwriting a volte molto eclettico, multiforme e troppo legato agli schemi consueti del passato, composto apportando poco di nuovo. Questo si traduce essenzialmente nell’esecuzione di un discreto “compito in classe”, ma anche in una mancanza di personalità e di stile.

Le potenzialità comunque ci sono e si può ipotizzare una buona crescita dei Ravager, che per emergere dovranno sviluppare un sound più personale che li faccia distinguere.

Per ora, tenuto conto del buon impegno, il giudizio è poco più che sufficiente.

VOTO: 62/100 (Andrea Bacigalupo)

https://www.facebook.com/ravagerthrash/

Label: Iron Shield Records

Tracklist:

1) Burn The Cross

2) Deathbringer

3) Human Sacrifice

4) War Without End

5) The Walking Dead

6) Superior Forces

7) Unknown Dreams

8) Trapped Inside

9) Dr. Mad

10) Alarm Clock Terror

Line-up:

André Sawade – Drums

Marcel Lehr – Guitars

Dario Rosenberg– Guitars

Philip Herbst – Vocals

Justus Mahler – Bass

10 – MALEDIA – ‘Human Trash Deluxe’ – 2017

Maledia

I Maledia sono una band nata nel 2000 a Roma, che suona un Metal dalle trame oscure e gotiche, intriso di ricca melodia e con inserti potenti e veloci.

Human Trash Deluxe’ è il loro secondo Full-Length, pubblicato il 31 maggio 2017 attraverso la label Via Nocturna.

Composto da dieci canzoni, della durata complessiva di quarantasette minuti, il lavoro si presenta ben strutturato, con pezzi variabili che ben evidenziano le capacità sia compositive che strumentali del combo.

Colpisce l’avvicendamento di sezioni molto melodiche, cariche d’atmosfera e di enfasi, con altre molto potenti, imperniate su un buon groove e con altre ancora che sono vere e proprie sfuriate tirate ‘dritto per dritto’, quasi a generare confusione.

Buona è l’alternanza della voce in chiaro, comunicante un senso di tragicità, alla voce growl, forse un po’ troppo cavernosa ma ben modulata.

Grande attenzione è stata posta all’uso della chitarra solista e delle tastiere, che completano sapientemente ogni singolo pezzo.

Le tracce più rappresentative sono ‘Not Homologated’, che gioca sullo scambio tra la velocità potente ed il tempo medio oscuro, con un struggente inserto di pianoforte sul finire, la più melodica ‘The Evil Inside’, con le sue accelerazioni ed i suoi rallentamenti, ‘Stop Call’, dove viene data alternanza a due voci in ‘clean’, una melodica e drammatica, l’altra arrabbiata e dura e ‘Endless’, pezzo che inizia lento, con il growl a dare un senso di tragicità, per poi accelerare e trasformarsi prima in una sezione groove e poi in un Death forsennato.

Human Trash Deluxe’ è, in definitiva, una buona unione tra più generi Metal che riesce a soddisfare più di un palato. Con esso i Maledia continuano il loro percorso con buona evoluzione.

VOTO: 68/100 (Andrea Bacigalupo)    

https://www.facebook.com/maledia.official/

Label: Via Nocturna

Tracklist:

1) Intro                                                                                                             

2) Not Homologated                                                                                        

3) The Evil Inside                                                                                              

4) Sweep Away                                                                                               

5) Open Again                                                                                                  

6) Illusion                                                                                                         

7) The Blood Is Cooling                                                                                   

8) Stop Call                                                                                                      

9) Endless                                                                                                        

10) Dark Passenger    

Line-Up:

Mechanix – Drums 

Daniele – Guitar and Vocals

Marco – Keyboards and Screaming

Maleun – Bass

Hedon – Guitar and screaming