Recensione: A Climb to Eternity

Di Mario Munaretto - 3 Febbraio 2005 - 0:00
A Climb to Eternity
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Anno: 2004
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70

A Climb to Eternity è il secondo full-length, dopo Wings of Wrath, dei The True Endless. La band novarese vanta una militanza sulla scena italiana che risale al 1997 e annovera parecchi live show oltre a una copiosa produzione di demo e split con altri gruppi. Attualmente la line-up è composta da Astraghon alla voce, Soulfucker al basso, Mayhem alla batteria e infine il poliedrico M, singer anche di Opera IX e deus ex-machina in altri project estremi come Skoll e A Forest, alla chitarra e alla seconda voce.

Senza aver bisogno del solito e canonico pezzo sinfonico, pseudo-ambient o noise-industrial che dir si voglia, diventato ormai un “must” per essere “à la page” in quasi tutte le produzione black metal degli ultimi tempi, l’album scaglia l’omonima title-track nell’attacco e nell’assedio dei padiglioni auricolari dell’ascoltatore. A Climb to Eternity è come un’orda di barbari assetata di sangue, che con estrema violenza e disinvolta brutalità tenta di divellere le porte e scalare le mura a protezione del nostro senso uditivo. E’ un massacro che si abbatte senza pietà in puro stile true norwegian black metal, fatto di blast beat senza respiro, di riffing ossessivi e screaming acido. La breccia nelle difese viene presto aperta sotto i colpi di ariete portati da The Sea and the Deep Water, pezzo intervallato da un lungo mid-tempo cupo e angosciante, e Dominion of Euphonia, brano tirato e granitico, simile per struttura alla precedente traccia. Prelude è una canzone minimale, scarna, costituita da un semplice riff di chitarra, prolungato e ripetuto, e da un recitato quasi sussurrato; il tutto è contornato dalla cacofonia provocata dai rumori di una battaglia: il clangore dell’acciaio, il sibilare delle frecce, il nitrire dei cavalli e le urla dei moribondi.

Il pezzo successivo, Margoroth, rappresenta uno degli episodi più interessanti dell’intero album. Su questo brano sembra aleggiare come un nume tutelare lo spirito di Quorthon e ascoltandolo il pensiero non può che andare ai Bathory, quelli di Blood, Fire e Death e Hammerheart. Colpiscono la dinamica da mid-tempo cadenzato e incedente, il riffing epico e guerresco, e il doppio cantato in screaming/voce pulita, il tutto reso con un’intensità davvero coinvolgente. Legion of Dark Horizon e The New Glacial Era, dove torna ancora la voce pulita, si allontanano dalla furia mostrata nella prima parte dell’album. La prima presenta inizialmente una struttura simile alla splendida Margoroth, per poi crescere e muoversi su un’alternanza di selvagge sfuriate e aperture più melodiche. Going to Nordland, caratterizzata da alcuni passaggi marziali, conclude l’album.

Un accenno doveroso va fatto anche alla scelta di cantare in italiano parte delle liriche e in conclusione non mi resta che consigliare l’ascolto della buona prova dei The True Endless.

Tracklist

01. A Climb to Eternity
02. The Sea and the Deep Water
03. Dominion of Euphonia
04. Prelude
05. Margoroth
06. Legion of Dark Horizon
07. The New Glacial Era Part I and II
08. Going to Nordland

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e-mail: huginnproduction@libero.it

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