Recensione: A Drowning Peace For A Dreamer’s Death

Di Onirica - 12 Maggio 2003 - 0:00
A Drowning Peace For A Dreamer’s Death
Band: Synaptic
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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95

Sono ancora senza parole. Non capita spesso di trovarsi di fronte ad un demo di questa portata, per questo sono felice di annunciare al nostro paese la scoperta di un gruppo italiano che con il suo primo demo sculaccia a dovere la tradizione svedese dimostrando certo di aver imparato molto da questa, soprattutto che non ci sono limiti al rinnovamento. E chi poteva parlare di questo disco se non uno studente di psicologia, grande amante del teatro ed esperto in quanto ad argomenti di carattere onirico, profondo ammiratore della musica scritta in progressione: i quindici minuti che compongono il lavoro che vi sto presentando sono tutto questo, sono tecnica e audacia, concept e professionalità. L’impegno e l’accuratezza dei minimi particolari in una semplice dimostrazione di forza sono gli elementi che fra tutti mi hanno maggiormente spinto nel giudicare in modo positivo questo demo, contenente riferimenti alle opere più famose di Shakespeare e alle illusioni percettive di Maurits Escher. A Drowning Peace For A Dreamer’s Death è stato autoprodotto dal gruppo di Macerata nei mesi di settembre/ottobre 2002 sotto la supevisione dell’esperto chitarrista degli Edenshade Stefano Wosz e avvalendosi della collaborazione di Paolo Ojetti (Infernal Poetry) per il drum engineering, presso i Potemkin Studios di Andrea Mei a Civitanova (MC). La produzione risultante è mostruosa, davvero complimenti a questa mezza dozzina di folli indemoniati.

Giancarlo Belligoni: 7 strings guitar
Mauro Bonfiglio: guitars
Federico Montironi: vocals
Daniele Sampaolesi: 5 strings bass
Simone Polenta: drums and percussions
Massimiliano Wosz: electronics

Molto bene. Perchè ho parlato di concept? Le liriche di Federico Montironi e lo spirito con cui è stata scritta la devastante musica che nutre questo disco, sono tutti elementi riferiti ad un’ambientazione angosciante che vede l’uomo costantemente oppresso dal desiderio di raggiungere un traguardo, l’obiettivo principe che ognuno di noi conserva nella propria vita, pronto a soddisfare qualsiasi tipo di condizione pur di raggiungerlo. Ma non è tanto riuscire nell’impresa ciò che conta, perchè comunque vada saremo sempre spinti alla ricerca, tendenzialmente oppressi dal bisogno di metterci alla prova. Lo stesso Federico Montironi ci spiega che non si possono stabilire punti di arrivo o di passaggio, ma solo punti di partenza: quello che ci appare come un traguardo raggiunto, in realtà non è che un nuovo inizio da cui partire per spostarci poco più avanti nel complicato labirinto senza luce in cui viviamo. Questo il contenuto dei quattro brani, da Scream Inside fino alla morte purificatrice di Ofelia, che lentamente si lascia annegare nella sprezzante The Final Chant.

Che dire poi della musica. Stiamo parlando di un death metal melodico che non disdegna la giusta dose di elettronica, nè tantomeno i deliziosi spunti progressivi di cui mi ritengo vittima nel pezzo iniziale. Una struggente sezione ritmica regge l’immensa struttura a sei e sette corde, veloce e spesso controtempo, oltre che maestosamente incazzata nera nel terzo capitolo chiamato My Darkest Mood (dove troviamo Lorenzo Morresi e Stefano Wosz come guest vocals). La parte solista risulta anch’essa originale ed incisiva, si fonde bene con il resto dei riff e cosa più importante non si rivela in alcun modo banale. A proposito di Lorenzo Morresi, ricordo che questo ragazzo è stato il primo cantante della formazione ufficiale dei Synaptic, successivamente però è stato sostituito perchè la sua band principale (Edenshade) potesse godere al meglio della sua disponibilità. Al suo posto Federico Montironi, ottima voce a mio parere più efficace nello screaming che nel growl. Insomma non ho mai dato un voto così alto ad un demo, ne ho ascoltati parecchi quindi sappiatevi regolare. 

Andrea’Onirica’Perdichizzi

TrackList:

01. Scream Inside
02. Neverending Stairway
03. My Darkest Mood
04. The Final Chant

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