Recensione: A Legend to Believe in

Di Ottavio Pariante - 9 Dicembre 2012 - 0:00
A Legend to Believe in
Band: Fogalord
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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82

Salve e benvenuti alla prima e spero non ultima puntata de ”I consigli di Octicus”.
Oggi vi consiglieremo un “disco” tutto italiano, che saprà soddisfare anche i palati più raffinati.
Gli ingredienti, che a breve elencheremo, sono tutti stati testati e riconosciuti dagli addetti ai lavori del genere e non, sparsi nell’intero territorio.

1-Prendete un ottimo musicista.
2-Mettetelo alla guida di una band nella quale potrà scatenare tutto il suo talento
3-Aggiungete altri tre musicisti estremamente talentuosi
3-Addizionate al già ottimo potenziale altri due mostri sacri del genere
4-Shakerate con entusiasmo, badando bene che le varie parti si miscelino alla perfezione
Vi ritroverete tra le mani la next big sensation del metal italiano:I Fogalord.

Per chi non li conoscesse, i Fogalord sono nati artisticamente nel 2007, grazie alla volontà e al genio creativo di Dany All (al secolo Daniele Bisi), già tastierista dei Synthphonia Suprema.
In questa nuova creatura, l’artista di Carpi, oltre a comporre l’intero songwriting, dona alla causa un contributo non trascurabile anche dietro il microfono, sfoderando un’ottima prestazione, sia nei fondamentali, che per il lato squisitamente interpretativo.
Ma il nostro Dany All non è il solo responsabile di questo piccolo “gioiello” tutto italiano; è importante menzionare anche gli altri tre elementi che compongono tale collettivo, ovvero Stefano Paolini alla chitarra, Lorenzo Costi al basso e Francesco Zannarelli alla batteria.
Ad aumentare il già notevole tasso qualitativo della band, c’è da registrare la loro collaborazione con due  elementi di spicco del genere, nel caso specifico Alessandro Lotta e Pier Gonnella, attualmente in forza agli Ancient Bards, i quali contribuiscono notevolmente alla riuscita del progetto, mettendo a disposizione tutta la loro esperienza.
Entrando finalmente nel fulcro del discorso musicale, i Fogalord suonano un intrigante symphonic power metal dai fortissimi connotati epici, senza trascurare diversi richiami folk, che sono parte integrante del songwriting.


“A Legend to Believe in”, disco d’esordio dei Nostri, mette in mostra una band capace di creare un sound maturo e corposo, assolutamente in grado di reggere l’urto del tempo, poggiando le proprie basi su un gran lavoro di squadra.
Nonostante non brilli di originalità, la proposta dei Fogalord convince per l’ostinata ricerca di una propria identità e per il coraggio con la quale essa viene sviluppata.
Fregandosene degli accostamenti con band più famose, i nostri trovano la loro dimensione grazie a melodie intense e raffinate, interessanti inserimenti orchestrali e ad un energia senza eguali, che viene sprigionata da ogni singola nota.
Un lavoro per niente improvvisato; ciò lo si denota anche dall’accuratezza con la quale sono stati curati tutti i particolari, compresa una produzione di livello che permetterà all’ascoltatore di analizzare il contenuto in maniera efficace.
Sono dodici i pezzi che compongono questo”A Legend to Believe in”, tutti molto interessanti e ben integrati nel mosaico sonoro costruito con grande perizia dalla band.
Come vedremo andando nello specifico dei brani, qualche peccatuccio di gioventù in quest’album esiste ed è rappresentato da certi episodi un po’ troppo derivativi, che però non intaccano in maniera determinante il giudizio finale ed il valore tecnico/artistico della band.
Il viaggio comincia con un breve ma evocativo intro intitolato “Follow The Fog”, con il quale si incentiva l’attesa della battaglia di note e di riff che tra poco si scaglierà inesorabilmente sull’ascoltatore.
Neanche il tempo di pregustare il coro battagliero ed evocativo posto nel pezzo di apertura, che veniamo catapultati nella seconda traccia “At The Gates Of The Silent Storm”, che rappresenta la vera e propria opener del disco. L’atmosfera epica e sognante del pezzo precedente viene sostituita da un up tempo rabbioso e velocissimo, che imperversa felicemente lungo tutta la durata del pezzo. L’epic-power metal d’annata proposto dai Fogalord, in questo pezzo viene esaltato da un gran lavoro della sessione ritmica e da un refrain piacevole e di facile presa, che subito si piazza in testa.
Ottimo anche il lavoro orchestrale, sempre presente, ispirato e mai ingombrante, che la fa da padrone anche nel successivo intro “Black Era”, posto per creare un vero collegamento tra il pezzo precedente  e quello successivo.
Con “The Fog Lord”, la furia devastante impressa dalla band non sembra conoscere soste. Anche in questo pezzo le ritmiche sono impazzite: i riff di chitarra sono feroci, ma allo stesso tempo melodici e anche il lavoro di contorno è eseguito in maniera oculata e precisa.
Un caratteristica piacevole, che si evince subito in questi primi brani dei Fogalord, è rappresentata da una grinta ed una determinazione notevoli, che spero sia peculiarità primaria anche nelle prossime uscite.
Andando avanti con il nostro track-by-track, con il quinto pezzo “The Scream Of The Thunder”, ci  immergiamo nel primo episodio puramente folk, dove flauti e strumenti antichi la fanno da padrone. In questo brano, che ricorda alla lontana i Rhapsody di “Legendary Tales”, le dinamiche ossessive dei pezzi successivi vengono sostituite da un mid-tempo epico e danzereccio. Non male anche la performance di Dany, che grazie alle sue doti vocali riesce a dare profondità ad ogni singola nota.
Siamo arrivati al momento della title-track, che prende subito respiro e forza, grazie ad un lavoro di tastiere e orchestrale magistrale. Le coordinate sono più o meno simili rispetto ai pezzi precedenti.
Pertanto, epic power metal d’assalto con i sui tempi velocissimi e la doppia cassa sempre presente e precisa come un orologio svizzero. Anche questo brano è decisamente sopra la media e s’incastona nel perfetto mosaico tecnico e compositivo.
Il tempo di ascoltare il terzo e sinistro intro intitolato “The Dark Prophecy”,che le chitarre affilatissime di “A Day of  Fire”prendono subito il centro della scena. Abbiamo a che fare con la canzone più difficile dal punto di vista esecutivo del lotto: le soluzioni armoniche di facile presa dei prezzi precedenti vengono momentaneamente accantonate, per dare spazio ad una struttura un po’ troppo arzigogolata, che però esplode finalmente nella parte centrale. La melodia  portante del brano rimane anch’essa imprigionata nell’intricata rete tecnico/compositiva.
A scanso di equivoci, parliamo di un pezzo comunque pregevole e dannatamente epico, che però avrà bisogno di qualche ascolto supplementare per essere in pieno apprezzato.


Abbiamo abbondantemente superato la metà del disco e ci avviamo alle battute finali di quest’opera veramente interessante.
Dopo tanti episodi tiratissimi ed epici, esiste in questo album anche un momento intimo e riflessivo, ci riferiamo alla nona traccia “Our Last Nightfall”. Inizia lenta, con un bellissimo assolo di chitarra, epico e melodioso; un duetto la fa da padrone per poi esplodere in un coro magistrale e tremendamente evocativo. Nel suo scorrere, si mantiene lento per esaltare le sue doti atmosferiche, che sapranno donare all’ascoltatore un momento di pace dopo tanta guerra.
Mancano tre tracce alle epilogo finale, due alla suite che chiude questo sorprendente esordio dei Fogalord.
Il tempo di ascoltare il quarto intro, posto a collegamento tra la nona e l’undicesima traccia e veniamo catapultati nelle giocose armonie celtiche di “The March Of The Grey Army”. Qui le dinamiche sono estremamente imprevedibili, la band accelera e decelera a suo piacimento. Un sublime lavoro di tastiera dona una certa eleganza al pezzo, che grazie alla sua melodia coinvolgente si piazza subito in  testa.
Siamo arrivati alla suite finale, di quindici minuti circa. L’inizio, come logico che sia, è un concentrato di epicità allo stato puro. I ritmi sono cadenzati per caricare di pathos l’episodio; tempo qualche secondo e i riff entrano in scena assieme a un delizioso tappeto di tastiera in sottofondo, sostenuto da un up tempo veloce e preciso, che prende velocità e potenza nelle strofe, con la doppia cassa subito in bella mostra.
La melodia è quanto di più bello la band potesse creare; le ritmiche, fino ad ora granitiche, hanno “un cedimento” subito dopo il secondo refrain, per dare spazio a un affascinante lavoro di tastiera, che serve ad incentivare tutta l’epicità trasmessa dalle singole note.
La seconda metà del brano mette in mostra l’aspetto più sinfonico ed evocativo della band, reso dinamico grazie ad un tosto e cadenzato mid-tempo. Ottima in questo frangente la performance del cantante, che raccoglie in sé tutta la drammaticità del momento, rendendolo reale alle orecchie dell’ascoltatore.
La parte cadenzata, anche se risulta particolarmente intrigante, non dura molto e ben presto lascia la scena alle velocità da capogiro, già protagoniste in apertura del pezzo.
Senza dubbio il migliore brano dell’intero album, che chiude degnamente questo gustosissimo esordio.

Un ottimo debutto,che sarà sicuramente utile per la crescita e per lo sviluppo di nuove tematiche dei programmi  futuri.

Tracklist

1)Follow The Fog  2’19
2)At The Gates Of The Silent Storm 4’54
3)Black Era 0’27
4)The Fog Lord 5’06
5)The Scream Of The Thunder 4,48
6)A Legend To Believe In 4’14
7)The Dark Prophecy 2’04
8)A Day Of Fire 6’23
9)Our Last Nightfall 3’51
10)Strength Of The Hopeless 0’32
11)The March Of The Grey Army 4’06
12)Of War And Resurrection 15,40

Line up:
Daniele Bisi (voce e tastiere)
Stefano Paolini (chitarra)
Lorenzo Costi (basso)
Francesco Zanarelli (batteria)


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