Recensione: A season of eternal sadness

Di Claudio Casero - 7 Maggio 2005 - 0:00
A season of eternal sadness
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Anno: 2004
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70

I Mornful Grace nascono dai due fondatori degli ormai sciolti OneiroS, band dedita ad power metal abbastanza modaiolo. Dopo alcuni cambi di line-up il gruppo si stabilisce con Dawn of a Black Sun (voce), Die With Pain (chitarra), Historiae (basso) e Finis Hominis (batteria). Il quartetto ci propone, con questo “A season of eternal sadness”, un buon demo di doomdeath metal con chiare influenze di gruppi come My Dying Bride, Paradise Lost e Candlemass.

Si inizia con “Despise, in the name of hate”, un brano di death metal tirato e molto ben strutturato. La voce di Dawn of a Black Sun è alquanto potente e gutturale e ricorda in alcuni frangenti quella del cantante dei Six Feet Under; a volte il ritmo esasperato e iper-veloce lascia lo spazio a momenti più lenti e squisitamente doom, parti che sono decisamente piacevoli grazie soprattutto al cantato pressoché impeccabile. L’assolo lancinante di chitarra, pur non essendo particolarmente complesso aiuta ad aumentare il senso di sofferenza e di pathos presente in tutto il brano.
Con “Thorns” ci spostiamo verso lidi chiaramente doomdeath; i riff lentissimi, cupi e granitici danno una pesantezza quasi insostenibile al brano che diventa quasi claustrofobico in alcuni punti in cui la voce di Dawn of a Black Sun dà il meglio di sé con un growl ben utilizzato. Purtroppo non posso dire la stessa cosa per quanto riguarda il cantato pulito che risulta essere stonato e lamentoso senza il benché minimo tiro o un leggero cambiamento di intonazione.
Il demo si chiude con la titletrack senza dubbio il brano in cui viene resa meglio l’atmosfera doom; in questa canzone infatti l’idea di sofferenza raggiunge livelli estremi senza mai però risultare né noiosa ne particolarmente ovvia; anche in questo caso però le parti vocali pulite deludono per gli stessi precedenti motivi rovinando un brano che altrimenti sarebbe stato eccellente e che non avrebbe avuto nulla da invidiare a gruppi più blasonati del genere.

In conclusione questo “A season of eternal sadness” è senza dubbio un buon demo di un genere che qui in Italia non ha mai avuto un grandissimo seguito e che non ha mai avuto, a parte qualche raro caso (Dark Quarterer per esempio), gruppi di grande rilievo. Unica grossa pecca di tutto il lavoro è, come ho già sostenuto, le parti vocali pulite, alquanto approssimative e deludenti; con una cura maggiore di questi parti, magari prendendo un altro cantante più abile in questi frangenti da accostare a  Dawn of a Black Sun che nelle parti growl è veramente abile. Sono proprio curioso di sentire un vostro lavoro futuro, visto che le carte in regola per essere un ottimo gruppo ci sono tutte.

TRACKLIST:
1. Despise, in the name of hate
2. Thorns
3. An eternal season of sadness

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