Recensione: A Time of Changes

Di Luca Montini - 7 Marzo 2015 - 0:00
A Time of Changes
Etichetta:
Genere: Power 
Anno: 2014
Nazione:
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60

Di quale paese è la bandierina qui sopra? Bravi! Ma che diavolo ci facciamo in Bulgaria? Non mi pare sia patria di rinomati signori del metallo. Eppure qualcosa dovrà averci pur spinti fin qui. Ah, già, la ricerca di uno straniero! Un cantante svedese, peraltro residente in America, è stato qui… e a quanto pare è ancora legato, in un certo qual modo, a queste terre. Il suo nome è Urban Breed (ex-Tad Morose, Trail of Murder), attualmente in tour con i Serious Black. Una band locale, tale Project Arcadia – che a dispetto del nome sono una band, non un progetto – l’ha ingaggiato per il suo secondo full-lenght, uscito nel settembre 2014, dal titolo: “A Time of Changes”. 
Eccolo qua, il disco… Argh! La copertina è orrenda! Da Sofia allo spazio: sullo sfondo a destra un pianeta di ferro che sta per essere colpito da un meteorite… che sia una metafora del grigio passato? A sinistra quasi fuori campo una piramide Maya, al centro il complesso di Stonehenge, dal quale sbuca una mano con una bottiglia di (un attimo che leggo bene il nome della bibita)… “Project Arcadia”. Eh?
 

“You’re now ready to descend…”
 

I Project Arcadia suonano power metal melodico stile Masterplan, e sin dalle prime note sembrano decisamente all’altezza della situazione, anche se con i relativi alti e bassi. Perfettamente padroni dei propri strumenti: tanta tecnica ed una discreta personalità. Buona l’opener tirata Here to Learn” (che consiglio di ascoltare in quanto icona del disco), sufficiente la successiva “Shelter Me” che mi ha ricordato nel ritornello (ehr… è uguale) “Out of the Fog” dell’ultimo Stratovarius. Ancora buono il tiro di “Beggars at the Door”, con un ritornello su tonalità alte molto catchy, doppia cassa furente e riffing sincopato. Tra le più riuscite del disco la ballad  “The Ungrateful Child”: buone melodie, buona atmosfera, buona interpretazione ma nulla di trascendentale. Ritornello ancora facile facile per “Timeless”, in un crescendo da acustico a power. Altra hit del lotto. 
Interessante intro acustica con arpeggio e armonici in “Joy”, prolusione alla titletrack “A Time For Changes”. Anche qui purtroppo sembra che gli stilemi si ripetano in un eterno ritorno: prima lento ed acustico, poi attacco e crescendo fino al ritornello, stavolta pure un po’ stiracchiato.
Poco convincente anche la successiva “A Formidable Foe”, anche qui un po’ moscia fino al ritornello di facile presa ma dalla melodia proprio banale. 
Trascurabile “The Deal”, ma chiusura in notevole risalita con “Shadow of the Night”, per certi versi virata verso un rock melodico anni ottanta con un buon tiro, una presa live pressoché assicurata ed un ottimo assolo su base arpeggiata.

Il punto, a voler essere proprio sintetici, è che “A Time of Changes” è un buon disco di metal melodico, emotivamente sentito, passionale e ben suonato. Molto di maniera, talvolta scontato, ma anche divertente. La voce di Urban, in una prestazione di livello ma non eccelsa, contribuisce a dare carattere ad un disco che personalmente mi ha convinto più sul lento che sul roccioso, più sul versante melodico (menzione particolare alle parti acustiche) che su quello prettamente metallico. Laddove infatti dai riffing alle sezioni soliste più tecniche le soluzioni risultino comunque materiale già usato e abusato, sono gli arrangiamenti ed alcune melodie vincenti a far guadagnare ai Project Arcadia un’agognata sufficienza. Comunque troppo poco per far uscire con la dovuta convinzione questo disco dalla terra natìa… per questo siamo dovuti andare noi a cercarli, anche se solo nel mondo della metafora. 

This love has no beginning
This love knows no end
This love burns with a fire
Oh love – Love, love is timeless…

 

Luca “Montsteen” Montini

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