Recensione: A Touch Of Evil Live

Di Stefano Ricetti - 15 Luglio 2009 - 0:00
A Touch Of Evil Live
Band: Judas Priest
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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80

Quando uscì Angel of Retribution, nel 2005, appena dopo l’acquisto, venni sbattuto indietro dall’onda d’urto provocata dal brano di apertura: Judas Rising. Nei mesi successivi, ascolto dopo ascolto, immaginai quanto sarebbe stato bello se un dì, il Sacerdote di Giuda, avesse avuto l’ardire di registrare un live album e di piazzarci dentro quel brano devastante. Allora, l’ipotesi risultava ancora peregrina. Il figliol prodigo Robert Halford detto Rob era tornato alla casa del padre dopo i gozzovigli all’interno di altri generi musicali – parentesi con gli “Halford” a parte – ed era ancora tutta da testare la consistenza della band nella sua dimensione live. Altro punto importante da considerare, il numero degli album dal vivo dei Nostri all’attivo, ben già quattro. L’eminente Unleashed in The East aprì la serie – a livello personale lo comprai al volo, quando uscì nel 1979 e fu il primo, immenso, disco dei Priest della vita, quello che mi permise di scoprire gli album precedenti – che poi continuò con il discusso Priest… Live del 1987 e si concluse con l’accoppiata ’98 Live Meldown del 1998 e Live In London(2005), valido soprattutto il primo, entrambi con Tim “Ripper” Owens alla voce. Il tempo passò e i Judas dimostrarono di esserci ancora, radunando le folle dei bei tempi durante i concerti e sfornando, tre anni dopo Angel Of Retribution, l’ultimo Nostradamus, un disco spiazzante, uscito nel 2008.        

A Touch of Evil si legittima quindi come “la prima” live ufficiale su Cd dopo il come back di Halford. Si compone di undici canzoni, registrate fra il 2005 e il 2008, durante i World Tour della band. Pubblicizzato come un album composto da pezzi inediti nella loro versione dal vivo – quantomeno a livello audio -, in realtà l’affermazione è vera solo per quanto attiene Rob dietro al microfono. Con Ripper, infatti, Painkiller, Touch Of Evil e Beyond The Realms Of Death, tanto per citarne solo tre, videro la luce sia all’interno di ’98 Live Meltdown che di Live In London. Esorcizzare il passato facendo finta che niente sia accaduto fra Jugulator e Demolition non è elegante, nelle presentazioni, ma rispetta un perverso copione già scritto da altri big, suffragato dai ritorni commerciali attesi, quindi niente di nuovo sul fronte occidentale anche per il combo originario di Birmingham.

Nonostante ben sei canzoni siano presenti anche all’interno del Dvd Rising in the East del 2005 – Riding On The Wind, A Touch Of Evil, Judas Rising, Beyond The Realms Of Death, Hellrider e Painkiller A Touch Of Evil possiede un suo perché, propriamente insito nel supporto fisico. Per chi ha visto i Judas Priest almeno una volta nella vita risulta impagabile immaginarli durante l’ascolto di uno dei qualsiasi pezzi dell’album, riandando ai momenti indimenticabili del concerto. Il Dvd mostra tutto e azzera la magia. Al di là di questo aspetto, comunque, le nuove DeathRobert nel disco la presenta come Messenger Of Death – e Prophecy, tratte da Nostradamus, fanno la loro onesta, porca figura in mezzo agli altri classici. Personalmente l’acquisto dell’album è stato provocato essenzialmente da tre pezzi: Judas Rising, Riding On The Wind e Eat Me Alive. E non hanno deluso, assolutamente. La prima, soprattutto, posta in apertura, mi ha letteralmente travolto con bordate di Metallo Classico rafforzate da gragnole di riff impressionanti. La galoppante Riding On The Wind riporta ai fasti di Screaming For Vengeance e Eat Me Alive è l’archetipo di una HM song: non si discute e dal vivo rende ancora alla grande. Qualche lieve differenza di suono, dovuta a location e impianti differenti, nonché a tour compiuti in anni diversi, è comprensibilissima e non inficia il risultato finale dell’album: diretto e possente, con una produzione “in your face”. Qualche lieve e perdonabile perplessità nasce durante l’ascolto di Painkiller, il brano che chiude l’album, ma bisogna tenere conto che il peso specifico del pezzo risulta realmente gravoso e soprattutto Robert John Arthur Halford è nato nel 1951, quindi nel 2005 aveva 54 anni e oggi viaggia per i 58, che compirà il prossimo 25 agosto. Quindi chapeau! Un piccolo rammarico riguarda la scaletta dei pezzi: al posto di alcuni brani non particolarmente altisonanti avrei desiderato sentire Desert Plains in accoppiata con la devastante, ma molto poco sponsorizzata Leather Rebel. Sarà per la prossima.       

I Judas Priest sono ancora proponibili oggi, nel 2009, vedere un concerto dei cinque Defenders Of The Faith rappresenta sempre un avvenimento ed è lungi da loro presentarsi come le caricature di se stessi. Quando accadrà probabilmente appenderanno gli strumenti al chiodo con buona pace per tutti. A Touch Of Evil Live sta lì a dimostrare che di acqua sotto i ponti ne scorrerà ancora tanta, prima di quel momento.

    
Stefano “Steven Rich” Ricetti              

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Tracklist:
       
JUDAS RISING

HELLRIDER
                                         
BETWEEN THE HAMMER & THE ANVIL         

RIDING ON THE WIND
                                           
DEATH         

BEYOND THE REALMS OF DEATH

DISSIDENT AGGRESSOR 
                                          
A TOUCH OF EVIL
                                
EAT ME ALIVE
                                                         
PROPHECY 
                                                                
PAINKILLER

Line-up:
Ian Hill – Bass
Rob Halford – Vocals
K.K. Downing – Guitar
Glenn Tipton – Guitar
Scott Travis – Drums

 

 

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