Recensione: A Virgin And A Whore

Di Matteo Bovio - 19 Febbraio 2002 - 0:00
A Virgin And A Whore
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Anno: 2001
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75

Se volete apprezzare veramente questo Cd, dovrete prima “accettarlo”. Un passaggio al quale, mi dispiace, non si sfugge. Mi spiego meglio: ascoltandolo distrattamente sembrerebbe appartenere completamente al filone di Death melodico che attraversa in questi anni la scandinavia. Essendo gli Eternal Tears Of Sorrow finlandesi è poi immancabile che abbiano preso degli elementi dai loro “cuginetti” Children Of Bodom. Il problema è che ascoltando più attentamente il lavoro si vede come ci siano molti elementi che sembrano stonare; parti tastieristiche così anomale da risultare quasi fuori luogo.

Se all’inizio mi infastidiva sentire queste soluzioni così apparentemente molli, ho poi imparato ad accettarle e sono diventate alle mie orecchie uno dei punti forti del lavoro. Sono ciò che rende il prodotto diverso da tanti altri, sono una porta aperta verso possibilità ad altri precluse. A qualcuno potranno sembrare solo mosse per rendere il lavoro più commerciale, e non escludo questa possibilità; quello che conta però è il risultato ottenuto che, al di là del livello di vendibilità, è più che buono.

La prima traccia, Aurora Borealis, ci fa immediatamente apprezzare quanto descritto sopra: tastiere dal suono morbido che si snodano in arrangiamenti molto complicati, melodici e particolari. Non sono il solito tappeto powereggiante, potete fidarvi. Anche le chitarre comunque sanno far bene la loro parte, snodandosi in parti ritmiche molto rubate al metal classico, e andando a parare in assoli impeccabili: prendete quello iniziale di Prophetian, e dovrete per forza darmi ragione.

Non mancano poi di fare ricorso alla voce pulita, cosa che purtroppo rimane confinata ad un paio di episodi, in particolare The River Flow Frozen; dico “purtroppo” perchè è una scelta che, seppur non originale, si adatta bene a questo suono. Bè, in effetti può essere stata una decisione saggia quella di confinare il cantato pulito in pochi momenti, altrimenti avrebbero ottenuto un effetto contrario a quello desiderato.

Assolutamente fuori luogo Sick, Dirty And Mean, brano che cambia completamente come suono rispetto al resto del Cd; non ho ben capito neanche ora il motivo di questa parentesi. Arrivati a questo punto sembra quasi che lo stereo, stufo del precente Cd, si sia dato ad altro di sua spontanea volonta… Salvo questa leggera caduta comunque abbiamo un bellissimo prodotto; qualcosa che potrebbe portare un po’ di freschezza in un panorama sempre più grigio. Sicuramente da ascoltare.
Matteo Bovio

Tracklist
01. Aurora Borealis
02. Heart Of Widerness
03. Prophetian
04. Fall Of Man
05. The River Flow Frozen
06. The Last One For Life
07. Sick, Dirty And Mean
08. Blood Of Hatred
09. Aeon
10. As I Die

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